« Quel che Simone rimprovera al cristianesimo, nella forma che ha assunto attraverso il precisarsi della sua dottrina mediante i dogmi, è proprio il fatto di aver puntato troppo sui concetti di persona, libertà e storia, anziché su quelli di impersonale, necessario ed eterno. Ciò a suo avviso, ha creato una grande distorsione del messaggio originario di Cristo. Quando Egli, infatti, insegna che per essere suoi seguaci è necessario 'rinunciare a sé stessi', intende dire che la condizione essenziale per essere cristiani è l'abdicazione a tutto ciò che è personale, ossia particolare e contingente. È la rinuncia alla volontà propria, nella quale si radica il nostro io, per metterci nelle mani della volontà divina. Occorre dunque capire, attraverso l'umiltà, che finché non ci spogliamo del tutto dal nostro attaccamento all'io personale, sempre storicamente determinato, non potremo mai essere liberi davvero, né essere capaci di amare veramente, disinteressatamente, così come Cristo ha amato noi. Rimanere legati all'io, alla persona, alla volontà, ci condanna dunque a essere sempre agiti dalla ' pesanteur ', subendone il peso fino a esserne schiacciati, ridotti in schiavitù. Ciò risulta particolarmente evidente quando è la ' bestia sociale ' - il ' grosso animale ' platonico - ossia uno dei prodotti della dimensione sociale, a imporci come dobbiamo essere per servire ora questa moda, ora questa ideologia, ora qualunque altro idolo del momento. Ebbene, solo quando si è fatta esperienza di tutta questa catena di condizionamenti, si affaccia chiaramente la consapevolezza di esserci illusi sul nostro valore e la nostra libertà, si capisce di essere un nulla; si prende cioè coscienza della miseria della condizione umana e si aspira sinceramente alla salvezza. Questa può essere data solo dall'intervento della grazia, che, appunto, è gratuita, non condizionata; essa viene a sostituire le tenebre in cui ci troviamo e a illuminarci sulla seguente verità: ' due forze regnano sull'universo: luce e pesantezza'. »
Passo tratto dall' Introduzione di S. Moser, in S. Weil "L' attesa della verità", Garzanti, Milano 2014, pp. 22-23
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