Etruria : La Porta di Accesso ad Agarthi nel Lago di Bolsena
Gli Etruschi sono uno dei popoli più enigmatici del nostro territorio .Dalle loro avanzatissime conoscenze, dai riti e dalle loro credenze emergono una serie di somiglianze con altre antiche civiltà come quella dei Celti e degli Inca.
Plinio, nel descrivere le città e i popoli dell’Etruria al tempo di Augusto, parla di VESENTINI, antichi abitanti della città Etrusca di VESENTUM, situata sulla sponda meridionale del Lago di Bolsena, sul colle che da essa ha ereditato il nome MONTE BISENZIO.
“Fra gli Etruschi…e noi [Romani] c’è questa differenza: noi riteniamo che i fulmini scocchino quando c’è stato uno scontro di nuvole, essi credono invece che le nuvole si urtino per far scoccare i fulmini. Infatti, dal momento che attribuiscono ogni cosa alla divinità, essi sono convinti non già che le cose abbiano un significato in quanto avvengono, ma piuttosto che avvengono perché debbono avere un significato” (Seneca, Nat. Quaest., 2, 32)
In questo brano di Seneca troviamo l’idea di base della religione etrusca e di tutta la concezione della vita : che qualsiasi fenomeno naturale è l’espressione della volontà divina . E’ un segnale che la divinità invia all’uomo e il suo dovere è fare il possibile per capirlo adeguandosi ad esso.
Il centro sacrale di questa terra si troverebbe sul Monte Labbro, non molto lontano da S.Fiora, sul versante sud-ovest del Monte Amiata.
Santa Fiora è citata da Dante Alighieri nel VI canto del Purgatorio della Divina Commedia,
Vieni a veder Montecchi e Cappelletti,
Monaldi e Filippeschi, uom sanza cura:
color già tristi, e questi con sospetti!
Vien, crudel, vieni, e vedi la pressura
d’i tuoi gentili, e cura lor magagne;
e vedrai Santafior com’è oscura!
Ogni anno i re-sacerdoti etruschi, chiamati ‘lucumoni’ (Lukmnes), si riunivano a Volsinii , l’odierna Bolsena sul lago di Bolsena, centro morale, religioso e politico di tutta l’Etruria, capitale della confederazione delle dodici città-stato etrusche.
Gli Etruschi avevano un rapporto molto stretto con il ‘magico’ che studiavano e decodificavano grazie a norme e principi tratti da discipline come ad esempio la numerologia e l’astrologia.
Il culto della natura, la divinazione della “Madre Terra”, il legame tra le “Vie di Pietra”celtiche e le Vie Cave” etrusche, direttrici di quel magnetismo terrestre che avrebbe condotto alla conoscenza, sono solo alcune delle somiglianze inspiegabili tra queste antiche civiltà così lontane nel tempo e nello spazio.
È proprio dall’osservazione delle “Vie Cave”, immani precipizi, nascosti nella vegetazione e scavati con il solo aiuto di scalpelli e piccoli martelli, che potrebbe dare un aiuto a capire il mistero degli etruschi. Uno squarcio profondo trenta metri, scavato nelle profondità di quella Terra che gli Etruschi consideravano sacra.
Lo studio delle vie cave solleva interrogativi inquietanti: a cosa potevano servire queste opere colossali? Perché ogni via cava passa per una necropoli? Perché dalle alte pareti si affacciano continuamente aperture di tombe antiche? Perché chiese templari e romitori come questo sono sorti nelle loro vicinanze? E come mai alcuni credono che, ancora oggi, questi luoghi abbiano un “potere” particolare, tanto da celebrare al loro interno riti di iniziazione spirituale?
La spiegazione del mistero sarebbe da cercare nell’origine dei riti e dei miti etruschi.
La dea creatrice per gli Etruschi è Uni, la Madre Terra. Il suo potere sacrale ispira tutta l’arte etrusca, terrena e ultraterrena.
Secondo la leggenda è il primo re-sacerdote Tarkun a ricevere gli insegnamenti sacri direttamente da un essere soprannaturale: Tages, fanciullo con voce da anziano, che sorge dal solco di un aratro nella Terra. Tages, prima di inabissarsi nel sottosuolo, detta a Tarkun e ai dodicisacerdoti etruschi (i Lucumoni) i Libri Acherontici: testi sacri sul viaggio delle anime oltreil fiume dell’Aldilà, verso il regno sotterraneo di Ade e Persefone. E’ il libro dei morti etrusco, la via d’accesso agli inferi. Per gli Etruschi esisteva dunque nel sottosuolo una divinità dispensatrice di forza e conoscenza. Tutto il loro culto della Terra è la penetrazione fisica e rituale del mondo sotterraneo, alla ricerca di sapere e di potere sacro.
Ma c’è un’altra civiltà arcaica che onora lo stesso culto: sono gli Inca dell’antico Perù.
L’oscuro regno sotterraneo di Ukupacha è analogo agli inferi etruschi, e il suo signore,Washarinka, quando viene evocato dai sacerdoti Inca emerge, come Tages, a dispensare potere e conoscenza.
Ma questa non è l’unica analogia trale due civiltà…
Le vie cave sarebbero, dunque,cammini sacri, passaggi rituali che conducevano dalle città dei vivi a quelle dei morti. La loro profondità sarebbe servita a renderli più vicini al sottosuolo, a contatto con quella che gli Etruschi consideravano la fonte diretta del potere sacro. In che modo questa ipotesi sarebbe allora legata alla scomparsa degli etruschi?
La mappa delle vie sacre finora rinvenute mostra come la loro distribuzione sembri obbedire ad un grande disegno geometrico. E’ come se tutte le vie cave convergessero verso un preciso centro geografico: il lago di Bolsena. Velzna era l’antico nome dell’attuale Bolsena, il più grande lago vulcanico d’Europa. Intorno al lago sorgeva il Fanum Voltumnae, il più importante bosco sacro dell’Etruria, dedicato alla dea dell’acqua. Il lago
fu scelto dai sacerdoti come omphalos, cioè ombelico sacro di tutta la civiltà etrusca.
Qui,una volta l’anno, i dodici Lucumoni si riunivano per celebrare l’unità spirituale del popolo etrusco. Al centro del lago sorgono due isole: la Martana e la Bisentina. Quest’ultima era considerata dagli Etruschi un’isola sacra, il vero cuore geografico e spirituale di tutta la “nazione” etrusca. Il maggiore tempio sacro, però, non è mai stato ritrovato e testi antichi fanno pensare che fu probabilmente occultato dagli stessi sacerdoti, insieme alle sue torri d’oro e ai suoi tesori segreti.
Il lago di Bolsena ha però una somiglianza impressionante con l’andino Titikaka, lago sacro e centro spirituale della civiltà Inca.
Anche sul Titikaka affiorano due isole, e anche lì, gli Inca ne scelsero una come loro ombelico sacro. Sotto le sue acque i sacerdoti ritenevano infatti che abitasse lo spirito di Washarinka.
Per entrambe le civiltà, dunque, l’isola sul lago rappresentava la porta di comunicazione con l’oscuro e sacro mondo dell’aldilà. Proprio come per gli Inca, alcuni pensano che una parte del popolo etrusco possa allora aver deciso di scomparire inabissandosi nel sottosuolo. In quest’ipotesi fantasiosa, l’Isola Sacra Bisentina rappresenterebbe uno degli accessi alla mitica e favolosa Agarthi.
Livio, pur nominando più volte il Fanum, non ne fornisce l’esatta ubicazione: “Così, le due città, inviati gli ambasciatori ai dodici popoli chiedendo che fosse indetto un concilio di tutta l’Etruria presso il Fanum Voltumnae…”; “Le assemblee per stabilire se muovere guerra si tennero presso Volsci ed Equi e in Etruria, presso il Fanum Voltumnae…”; “essendosi tenuto un grande raduno degli Etruschi presso il Fanum Voltumnae…”.
Presso il Santuario di Voltumna si svolgeva “ogni primavera, il congresso federale delle 12 città etrusche . Il congresso prendeva prima in esame gli affari comuni di carattere generale, e quelli di politica estera,deliberava la pace e la guerra…
Nel tempio di Voltumna veniva affermata l’unità della nazione… della lingua, e, soprattutto, della comune fede religiosa… Il FANUM VOLTUMNAE, espressione viva dell’unione e della fede del popolo etrusco, non cessò mai, anche dopo la conquista romana, di rappresentare il ‘cuore’ dell’Etruria…”.
Un’altra ipotesi piuttosto recente suggerisce che il Santuario Federale degli Etruschi si trovasse presso la “Civita” di Grotte di Castro: infatti, nella pianura intorno alla chiesa di San Giovanni in Val di Lago, sulla costa del lago di Bolsena, “sino al 1799… ogni anno il 24 giugno… aveva luogo una antica e rinomata fiera, frequentata anche dagli abitanti limitrofi della bassa Toscana e dell´Umbria” .
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Gli Etruschi sono uno dei popoli più enigmatici del nostro territorio .Dalle loro avanzatissime conoscenze, dai riti e dalle loro credenze emergono una serie di somiglianze con altre antiche civiltà come quella dei Celti e degli Inca.
Plinio, nel descrivere le città e i popoli dell’Etruria al tempo di Augusto, parla di VESENTINI, antichi abitanti della città Etrusca di VESENTUM, situata sulla sponda meridionale del Lago di Bolsena, sul colle che da essa ha ereditato il nome MONTE BISENZIO.
“Fra gli Etruschi…e noi [Romani] c’è questa differenza: noi riteniamo che i fulmini scocchino quando c’è stato uno scontro di nuvole, essi credono invece che le nuvole si urtino per far scoccare i fulmini. Infatti, dal momento che attribuiscono ogni cosa alla divinità, essi sono convinti non già che le cose abbiano un significato in quanto avvengono, ma piuttosto che avvengono perché debbono avere un significato” (Seneca, Nat. Quaest., 2, 32)
In questo brano di Seneca troviamo l’idea di base della religione etrusca e di tutta la concezione della vita : che qualsiasi fenomeno naturale è l’espressione della volontà divina . E’ un segnale che la divinità invia all’uomo e il suo dovere è fare il possibile per capirlo adeguandosi ad esso.
Il centro sacrale di questa terra si troverebbe sul Monte Labbro, non molto lontano da S.Fiora, sul versante sud-ovest del Monte Amiata.
Santa Fiora è citata da Dante Alighieri nel VI canto del Purgatorio della Divina Commedia,
Vieni a veder Montecchi e Cappelletti,
Monaldi e Filippeschi, uom sanza cura:
color già tristi, e questi con sospetti!
Vien, crudel, vieni, e vedi la pressura
d’i tuoi gentili, e cura lor magagne;
e vedrai Santafior com’è oscura!
Ogni anno i re-sacerdoti etruschi, chiamati ‘lucumoni’ (Lukmnes), si riunivano a Volsinii , l’odierna Bolsena sul lago di Bolsena, centro morale, religioso e politico di tutta l’Etruria, capitale della confederazione delle dodici città-stato etrusche.
Gli Etruschi avevano un rapporto molto stretto con il ‘magico’ che studiavano e decodificavano grazie a norme e principi tratti da discipline come ad esempio la numerologia e l’astrologia.
Il culto della natura, la divinazione della “Madre Terra”, il legame tra le “Vie di Pietra”celtiche e le Vie Cave” etrusche, direttrici di quel magnetismo terrestre che avrebbe condotto alla conoscenza, sono solo alcune delle somiglianze inspiegabili tra queste antiche civiltà così lontane nel tempo e nello spazio.
È proprio dall’osservazione delle “Vie Cave”, immani precipizi, nascosti nella vegetazione e scavati con il solo aiuto di scalpelli e piccoli martelli, che potrebbe dare un aiuto a capire il mistero degli etruschi. Uno squarcio profondo trenta metri, scavato nelle profondità di quella Terra che gli Etruschi consideravano sacra.
Lo studio delle vie cave solleva interrogativi inquietanti: a cosa potevano servire queste opere colossali? Perché ogni via cava passa per una necropoli? Perché dalle alte pareti si affacciano continuamente aperture di tombe antiche? Perché chiese templari e romitori come questo sono sorti nelle loro vicinanze? E come mai alcuni credono che, ancora oggi, questi luoghi abbiano un “potere” particolare, tanto da celebrare al loro interno riti di iniziazione spirituale?
La spiegazione del mistero sarebbe da cercare nell’origine dei riti e dei miti etruschi.
La dea creatrice per gli Etruschi è Uni, la Madre Terra. Il suo potere sacrale ispira tutta l’arte etrusca, terrena e ultraterrena.
Secondo la leggenda è il primo re-sacerdote Tarkun a ricevere gli insegnamenti sacri direttamente da un essere soprannaturale: Tages, fanciullo con voce da anziano, che sorge dal solco di un aratro nella Terra. Tages, prima di inabissarsi nel sottosuolo, detta a Tarkun e ai dodicisacerdoti etruschi (i Lucumoni) i Libri Acherontici: testi sacri sul viaggio delle anime oltreil fiume dell’Aldilà, verso il regno sotterraneo di Ade e Persefone. E’ il libro dei morti etrusco, la via d’accesso agli inferi. Per gli Etruschi esisteva dunque nel sottosuolo una divinità dispensatrice di forza e conoscenza. Tutto il loro culto della Terra è la penetrazione fisica e rituale del mondo sotterraneo, alla ricerca di sapere e di potere sacro.
Ma c’è un’altra civiltà arcaica che onora lo stesso culto: sono gli Inca dell’antico Perù.
L’oscuro regno sotterraneo di Ukupacha è analogo agli inferi etruschi, e il suo signore,Washarinka, quando viene evocato dai sacerdoti Inca emerge, come Tages, a dispensare potere e conoscenza.
Ma questa non è l’unica analogia trale due civiltà…
Le vie cave sarebbero, dunque,cammini sacri, passaggi rituali che conducevano dalle città dei vivi a quelle dei morti. La loro profondità sarebbe servita a renderli più vicini al sottosuolo, a contatto con quella che gli Etruschi consideravano la fonte diretta del potere sacro. In che modo questa ipotesi sarebbe allora legata alla scomparsa degli etruschi?
La mappa delle vie sacre finora rinvenute mostra come la loro distribuzione sembri obbedire ad un grande disegno geometrico. E’ come se tutte le vie cave convergessero verso un preciso centro geografico: il lago di Bolsena. Velzna era l’antico nome dell’attuale Bolsena, il più grande lago vulcanico d’Europa. Intorno al lago sorgeva il Fanum Voltumnae, il più importante bosco sacro dell’Etruria, dedicato alla dea dell’acqua. Il lago
fu scelto dai sacerdoti come omphalos, cioè ombelico sacro di tutta la civiltà etrusca.
Qui,una volta l’anno, i dodici Lucumoni si riunivano per celebrare l’unità spirituale del popolo etrusco. Al centro del lago sorgono due isole: la Martana e la Bisentina. Quest’ultima era considerata dagli Etruschi un’isola sacra, il vero cuore geografico e spirituale di tutta la “nazione” etrusca. Il maggiore tempio sacro, però, non è mai stato ritrovato e testi antichi fanno pensare che fu probabilmente occultato dagli stessi sacerdoti, insieme alle sue torri d’oro e ai suoi tesori segreti.
Il lago di Bolsena ha però una somiglianza impressionante con l’andino Titikaka, lago sacro e centro spirituale della civiltà Inca.
Anche sul Titikaka affiorano due isole, e anche lì, gli Inca ne scelsero una come loro ombelico sacro. Sotto le sue acque i sacerdoti ritenevano infatti che abitasse lo spirito di Washarinka.
Per entrambe le civiltà, dunque, l’isola sul lago rappresentava la porta di comunicazione con l’oscuro e sacro mondo dell’aldilà. Proprio come per gli Inca, alcuni pensano che una parte del popolo etrusco possa allora aver deciso di scomparire inabissandosi nel sottosuolo. In quest’ipotesi fantasiosa, l’Isola Sacra Bisentina rappresenterebbe uno degli accessi alla mitica e favolosa Agarthi.
Livio, pur nominando più volte il Fanum, non ne fornisce l’esatta ubicazione: “Così, le due città, inviati gli ambasciatori ai dodici popoli chiedendo che fosse indetto un concilio di tutta l’Etruria presso il Fanum Voltumnae…”; “Le assemblee per stabilire se muovere guerra si tennero presso Volsci ed Equi e in Etruria, presso il Fanum Voltumnae…”; “essendosi tenuto un grande raduno degli Etruschi presso il Fanum Voltumnae…”.
Presso il Santuario di Voltumna si svolgeva “ogni primavera, il congresso federale delle 12 città etrusche . Il congresso prendeva prima in esame gli affari comuni di carattere generale, e quelli di politica estera,deliberava la pace e la guerra…
Nel tempio di Voltumna veniva affermata l’unità della nazione… della lingua, e, soprattutto, della comune fede religiosa… Il FANUM VOLTUMNAE, espressione viva dell’unione e della fede del popolo etrusco, non cessò mai, anche dopo la conquista romana, di rappresentare il ‘cuore’ dell’Etruria…”.
Un’altra ipotesi piuttosto recente suggerisce che il Santuario Federale degli Etruschi si trovasse presso la “Civita” di Grotte di Castro: infatti, nella pianura intorno alla chiesa di San Giovanni in Val di Lago, sulla costa del lago di Bolsena, “sino al 1799… ogni anno il 24 giugno… aveva luogo una antica e rinomata fiera, frequentata anche dagli abitanti limitrofi della bassa Toscana e dell´Umbria” .
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