Ostia Antica, scoperta parte segreta. Soprintendenza: “Più grande di Pompei”

Ostia Antica più grande di Pompei? Scoperta una parte di Ostia Antica fino ad oggi segreta, più grande di Pompei.


Rovine di Ostia - Macine in pietra lavica nel caseggiato dei Molini
Immagine dal sito Wikimedia Upload

ROMA - Ostia Antica più grande di Pompei? Scoperta una parte di Ostia Antica fino ad oggi segreta, più grande di Pompei. Ad annunciarlo è la Soprintendenza archeologica di Roma. Recenti indagini archeologiche, spiega la Soprintendenza, “svelano che era molto più vasta di quanto ritenuto”.

La Soprintendenza archeologica di Roma parla di “risultati eccezionali: nel I secolo a.C, il Tevere non chiudeva la città a nord, ma la divideva in due parti”.

Ostia Antica “diventa ora una vera e propria città” e rivela tutta la sua grandezza, come nessuno l’aveva mai immaginata fino a oggi.

I risultati della ricerca sono stati presentati oggi (16 aprile - NdT) a palazzo Massimo dalla soprintendente ai beni archeologici di roma, Mariarosaria Barbera, Paola Germoni, Simon Keay e dall’archeologo Fausto Zevi. “E’ una sorpresa – ha detto Barbera – ma anche il risultato di una progettazione comune che ha trovato terreno fertile non solo con gli accordi con gli istituti stranieri, ma che affonda le sue radici nella politica di tutela degli anni sessanta. Il vincolo apposto nel ’62 – ha specificato Barbera – ha consentito la conservazione e il successivo varo di questo progetto a cui la soprintendenza pensava da molto tempo. I risultati sono strepitosi e ci inducono a ben sperare nel futuro”, anche se “non sara’ più sotto forma di campagne di scavi, che non ci possiamo più permettere, ma sarà con scavi mirati sulla base dei risultati della ricerca geofisica”.


La città segreta

Torri e magazzini, insieme alle mura di cinta finora mancanti hanno restituito agli studiosi la pianta integrale della città. La scoperta è il risultato di un impegno che ha visto lavorare insieme le autorità statali italiane, rappresentate da Angelo Pellegrino e Paola Germoni (Soprintendenza speciale per i beni archeologici di Roma) e due università inglesi, rappresentate dai professori Simon Keay (University of Southampton-British School at Rome) e Martin Millet (University of Cambridge). La magnetometria ha consentito di scansionare il paesaggio, permettendo ai geofisici di verificare le anomalie e identificare le antiche mura sepolte, i tracciati stradali e le strutture presenti nel sottosuolo.

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