sabato 14 giugno 2014

Anche la lega coinvolta con il fiume di denaro del MOSE


«Tangenti alla Lega in Veneto?
E' il vecchio romanzo di Belsito»

 
di Alvise Fontanella
VENEZIA - Nel fiume di milioni che filtra dalle dighe mobili del Mose nuotavano in molti, almeno stando al quadretto delineato dalla pubblica accusa: dalla Guardia di Finanza al Magistrato alle Acque, ministri e giudici contabili, Forza Italia e il Pd, Galan, Chisso e Marchese. Ma Zaia, no. Il governatore e la sua Lega escono immacolati dall’inchiesta sul Mose. Ma ci pensa L’Espresso a ripristinare a viva forza la par condicio del fango. Il settimanale piazza una bella foto di Luca Zaia insieme al titolo «Tangenti alla Lega in Veneto». L’indagine, naturalmente, non riguarda il Mose, ma è invece un capitolo, ripescato al volo, del vecchio romanzo di Francesco Belsito, il tesoriere di Bossi, quello dei diamanti in Tanzania.

Sono stati infatti - molti mesi fa - il cassiere Belsito e il suo consulente Stefano Bonet a tirare in ballo il segretario della Liga Veneta, Flavio Tosi, e il suo predecessore Gian Paolo Gobbo, accusandoli di essere almeno a conoscenza di un presunto canale illegale di finanziamento del Carroccio in Veneto, alimentato dalla Siram, una multinazionale dell’energia: i denari transitavano, secondo Bonet, da Enrico Cavaliere, uomo di fiducia di Tosi. Ma Belsito dichiarò di avere, in un’occasione, «parlato» anche alla presenza di Zaia e di Gobbo di un milione in arrivo dalla Siram che Bossi avrebbe attribuito «ai veneti». Zaia se ne indigna con L’Espresso: «Dispiace - scrive il governatore - che non abbiate ritenuto di confrontarvi con me prima di procedere alla pubblicazione dell'articolo cui viene accostata maliziosamente una mia fotografia».

Zaia ricorda che le accuse di Belsito sono vecchiotte e già pubblicate l’anno scorso da Repubblica, «un quotidiano del vostro gruppo». E il giorno stesso «ho denunciato Belsito per calunnia». «Avrete notato che neppure il signor Belsito osi dire che io abbia ricevuto una qualche remunerazione, e che non sono stato raggiunto da nessun avviso di garanzia». Anche per Gian Paolo Gobbo vale lo stesso discorso: le accuse di Bonet alla base della "inchiesta segreta" di cui L’Espresso scrive oggi, le ha già tutte smentite a dicembre, quando la notizia apparve la prima volta.
Tosi annuncia querele. «Notizie infamanti, senza uno straccio di prova, nei miei confronti. La macchina del fango costruita con notizie false e non verificate continua la sua attività senza che nessuno intervenga».

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