- Il Serapeo splendido al punto che le parole non farebbero che diminuire la sua bellezza, ha stanze così spaziose, fiancheggiate da colonne, adornate da statue così realistiche e una moltitudine di altre opere d’arte, che accanto al Capitolium, con la quale la venerata Roma si eleva all'eternità, il mondo intero non vede niente di più magnifico. – Ammiano Marcellino, storico (330 d.C. Antiochia di Siria – 400 d.C. Roma)
Costruito da Tolomeo I (367 a.C – 282 a.C.) sull’acropoli di Alessandria e successivamente rivoluzionato per opera dell'imperatore romano Claudio (Lione 10 a.C. – Roma 54 d.C.) che lo portò alle dimensioni di grande santuario (185 x 92 metri). Con questo intervento l'acropoli alessandrina si abbellì di numerosi edifici: tempio di Serapide con annessa biblioteca, tempio di Anubi, quello di Ibi, la necropoli degli animali sacri, gli obelischi di Seti I e la colonna di Serapide, che risulta essere ancora al suo posto nel III secolo.
Il Serapeo era nato per ospitare adeguatamente la grande statua di Serapide, in forma classica, priva di quelle caratteristiche egiziane, come l’uso di volti di animali, che i greci non amavano.
Il dio Serapis viene raffigurato come un barbuto e saggio Zeus con un cesto di grano in testa a simboleggiare la fertilità e il suo legame con Osiride. Ai suoi piedi c’era Cerbero, il cane a tre teste degli inferi greci.
Clemente d'Alessandria santo (150 d.C. Atene - 215 d.C. Gerusalemme) racconta il procedimento utilizzato dallo scultore, Briasside, di Atene:
- impiegò nella sua esecuzione una miscela di vari materiali. Poiché aveva limatura di oro, argento e piombo, e inoltre stagno; e di pietre egiziane non mancava una, e c'erano frammenti di zaffiro ed ematite, e smeraldo e topazio. Dopo aver macinato e mescolato insieme tutti questi ingredienti, ha dato alla composizione un colore blu, da cui la tonalità scura dell'immagine.
Il Serapeo di Alessandria fu chiuso nel luglio del 325 per ordine dell’imperatore Costantino e distrutto nel 391, al tempo di Teodosio, in nome dei suoi editti.
Tirannio Ruffino (Aquileia 340 d.C. - Messina 410 d.C.) noto per la sua storia ecclesiastica così racconta i fatti:
- Uno dei soldati, più protetto dalla fede che dalla sua arma, afferra un'ascia a doppio taglio, si tiene saldo e, con tutte le sue forze, colpisce la mascella della vecchia statua. Colpendo più volte il legno tarlato, annerito dal fumo sacrificale, lo abbassa pezzo per pezzo, e ognuno viene portato al fuoco che qualcun altro ha già acceso, dove il legno secco svanisce tra le fiamme. La testa scende, quindi i piedi vengono tagliati e infine gli arti del dio vengono strappati dal busto con delle corde. E così accade che, un pezzo alla volta, il buffone senile venga bruciato proprio davanti alla sua adoratrice, Alessandria. Il torso, rimasto illeso, fu bruciato nell'anfiteatro, in un ultimo atto di contumacia. [...]
Un mattone alla volta, l'edificio viene smontato dai giusti nel nome del nostro Signore Dio: le colonne sono rotte, i muri abbattuti. L'oro, i tessuti e i marmi preziosi vengono rimossi dalle pietre empie imbevute di diavolo. [...]Il tempio, i suoi sacerdoti e i malvagi peccatori sono ora sconfitti e relegati alle fiamme dell'inferno, mentre la vana superstizione (paganesimo) e l'antico demone Serapide vengono finalmente distrutti. –
Eunapio, storico dell'ultimo periodo neoplatonico (Sardi 347 – 414) scrive:
- senza una ragione plausibile, senza il minimo rumore di guerra, il tempio di Serapide venne distrutto. Le statue e le offerte votive furono rubate. Solo il pavimento del tempio non venne asportato, dato che le pietre erano troppo pesanti. E dopo quella distruzione, i cristiani, si vantavano di aver distrutto gli dei [...]
Nessun commento:
Posta un commento