Il 5 ottobre ricorre la festa romana del "Mundus Cereris", in cui il pozzo di Cerere veniva aperto (mundus patet) mettendo in comunicazione il mondo dei vivi con quello dei morti. E' una classica festa calendariale celebrata in prossimità dell'equinozio d'autunno, nel momento in cui il sole inizia a "morire".
"Come riporta Eliade, sulla linea perpendicolare all'abisso (apsu per i Babilonesi, tehòm per gli Ebrei ecc.) gli antichi ponevano di solito la pietra angolare, o pietra di fondazione, delle loro città, assunte a immagini in miniatura del mondo. A Roma, secondo l’uso etrusco, si fondava la città seguendo le norme del mundus (parola corrispondente al greco kòsmos), mediante il tracciamento del cardo (asse nord-sud) e del decumano (asse est-ovest), immagini terrestri del coluro solstiziale e del coluro equinoziale. Mundus era anche la fossa ove si officiavano i sacrifici propiziatori all’atto della fondazione, ed erano compiuti nel nome degli dèi Mani. Una pietra, il lapis manalis, veniva collocata sopra la fossa a sancire la separazione del mondo dei vivi da quello dei morti. La pietra (associata spesso anche a un albero) era di vitale importanza, poiché impediva alle acque abissali di salire e invadere il mondo di superficie. L’aggettivo manalis, evidentemente collegato agli “inferi Mani”, qualificava particolarmente una fonte da cui sgorga acqua copiosa; e d’altra parte, manalis lapis designava innanzitutto una pietra magica dalle virtù pluvie. Perfino tra i Semang della Malacca si parla di un’enorme roccia, chiamata Batu-Ribn, che è posta al centro del mondo e al di sotto della quale vi è l’inferno. Al di sopra di questa roccia, poi, un tempo cresceva un albero che giungeva fino al cielo. È quasi superfluo dire che tale schema ricalca pedissequamente la tripartizione tradizionale del cosmo, con il cielo australe in qualità di abisso, o inferno, il mondo dell’eclittica in qualità di “terra” e il cielo boreale in qualità di cielo propriamente detto."
A. Casella, "Alle radici dell'albero cosmico"
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