Landvættir. Sono gli «spiriti del Paese» che sotto diverse forme dimorano in un luogo prima che vi giungano gli uomini; hanno in un certo senso potere sulla natura del luogo e possono dunque soccorrere chi vi si stabilisca senza dare loro disturbo [...]. L’idea che gli spiriti dei morti dimorino nella casa dove abitarono da vivi (e nella quale presso il focolare o la soglia dovettero un tempo essere sepolti) è all’origine della credenza che essi si manifestino talora come folletti o come nani che garantiscono protezione alla famiglia […]. L’antichità della tradizione è attestata altresì dalla presenza di analoghe figure in altre aree del mondo indoeuropeo (cfr. i lares latini) […]. Per l’Islanda abbiamo la testimonianza della "Saga della cristianizzazione", dove è riferito di un tale Koðrán di Giljá il quale venerava uno spirito che viveva in una pietra. Questi gli prediceva il futuro e lo consigliava in ogni cosa. La saga racconta che il vescovo Friðrekr, giunto nella fattoria, distrusse la pietra con preghiere, salmi e acqua santa. Qui si ritrova un’idea insistentemente propagata dai fautori della nuova dottrina: quella cioè che ogni essere o divinità venerato nel periodo pagano non fosse altro che una manifestazione del demonio (Gianna Chiesa Isnardi; I miti nordici, pp. 347-349).
Nell'immagine: geni del luogo e lares, affresco (Casa dei Vettii, Pompei).
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