Simulacro della divinità, nella mia gioventù si andava in pellegrinaggio e
ai suoi piedi si passavano le notti fra canti e spensierata armonia.
Queste righe vogliono essere un omaggio a quel “altare” che rappresentava,
l’altra religiosità legata alle antiche tradizioni contadini che veneravano gli
alberi maestosi con le medesime liturgie adattate nei riti delle religioni
orientali.
Allego questo articoletto che ho trovato in rete e che puntualizza in
maniera garbata e precisa la storia di un albero sacro e che era venerato!
Gli ultimi
anni della Roara
La roara, la grande quercia che per secoli era stata quasi un monumento per
Tregnago, fu più volte danneggiata da fulmini.
Per questo, uno dei più recenti proprietari del terreno dove essa si
trovava, il generale Francesco Pellegrini, negli anni successivi alla Seconda
Guerra Mondiale, volle prendersene cura incaricando un suo dipendente,
Augusto Piccoli – nonno di Roberto Piccoli che ha fornito questa informazione –
di proteggere il “cuore” dell’albero con una copertura di lamiera e cemento che
veniva rinnovata ogni marzo e ottobre. Questa misura protettiva fu realizzata
fino al 1954 circa.
Tempo dopo, il terreno – e l’albero con esso – fu venduto ma i nuovi
proprietari non furono altrettanto attenti alla salute della pianta, che fu
duramente provata dalle estati calde e asciutte del 1983 e degli anni seguenti.
Alcuni dei rami più grandi si seccarono.
Nel 1986, le parti secche furono attaccate da un insetto parassita del
legno che in pochi anni proliferò attaccando anche il fusto principale.
Nell’ottobre 1989 il gruppo” Cultura e Territorio” di Tregnago
pubblicò e affisse in paese un manifesto dal titolo “La roara sta morendo” allo
scopo di informare e sensibilizzare l’opinione pubblica e di sollecitare un
intervento urgente, che avrebbe forse consentito alla pianta di sopravvivere.
Tuttavia non fu messo in atto alcun intervento pratico.
In seguito, dopo un ulteriore cambio di proprietà, il terreno fu recintato
interrompendo il percorso pedonale storico che saliva dalla valle e, nel 2010,
la pianta venne tagliata.
Purtroppo nessuno si curò di verificare l’età dell’albero, che era stimata
intorno ai settecento anni.
E’ interessante notare che presso il sito dove cresceva albero vi sono
altre due querce abbastanza grandi, e che altre si trovano, più o meno alla
stessa quota, sulla colline di Cogollo e in val Tramigna. E’ possibile che
questi grandi alberi avessero un significato, per esempio segnalate il
passaggio di una via di comunicazione.
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