I culti ofiti - dal greco antico: ὄφις, "serpente" - o Naasseni - dall'ebraico: nâhâsh, "serpente", e in indiano "nagas" - sono trai più antichi noti. Sembrerebbero derivare dall'antico aggettivo attribuito ad alcuni dèi e, in ispecie, al dio Enki.
In ordine cronologico, tale simbolo è stato riferito alle seguenti divinità o personaggî della Storia e del Mito: 1) Enki; 2) i Faraoni; 3) Hermes o Mercurio; 4) Asclepio o Esculapio; 5) Mosé, in quanto faraone; 6) Buddha; 7) Cristo, in quanto discendente di Mosé.
PS: Tale simbolo è attestato persino trai Daci e Geti - come nel caso della scultura in oggetto -, nonché trai Germani: i Longobardi avevano monili a forma di serpente e nel carme norreno Rígsþula (Canto di Ríg) si dice che i Nobili - Jarl - abbiano "occhi di serpente". Difficile comprendere l'origine di tale simbolo e di tali significati. L'ipotesi più banale, ma probabilmente non corretta, è rappresentata dalla teoria dei cosiddetti "Rettiliani".
In ordine cronologico, tale simbolo è stato riferito alle seguenti divinità o personaggî della Storia e del Mito: 1) Enki; 2) i Faraoni; 3) Hermes o Mercurio; 4) Asclepio o Esculapio; 5) Mosé, in quanto faraone; 6) Buddha; 7) Cristo, in quanto discendente di Mosé.
PS: Tale simbolo è attestato persino trai Daci e Geti - come nel caso della scultura in oggetto -, nonché trai Germani: i Longobardi avevano monili a forma di serpente e nel carme norreno Rígsþula (Canto di Ríg) si dice che i Nobili - Jarl - abbiano "occhi di serpente". Difficile comprendere l'origine di tale simbolo e di tali significati. L'ipotesi più banale, ma probabilmente non corretta, è rappresentata dalla teoria dei cosiddetti "Rettiliani".
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