Secondo una qualsiasi definizione da dizionario, il
termine “viaggio” indica uno spostamento da un preciso luogo di partenza ad un
altrettanto preciso punto di arrivo. Ma se fosse solo questo, non susciterebbe
tanto interesse da parte di chi lo compie. “Nostos”, il corrispondente greco di
“viaggio”, origina la parola “nostalgia”, quindi dolore, mancanza; infatti esso
non va inteso soltanto come un qualcosa di concreto e realistico, ma anche in senso
simbolico di
desiderio, tensione di conoscenza e di ricerca e – viceversa – di distacco, di
esilio, di perdita, di allontanamento da sé e dalle cose più care. L’itinerario
di Odisseo non consiste dunque solo nel raggiungimento di un porto finale, la
sua nativa Itaca, bensì nel superamento di mille prove e pericoli, che gli
costeranno la vita di molti compagni.
L’eroe omerico deve affrontare maghe e mostri
incivili, e deve resistere a diverse tentazioni, come quelle
offertegli dalle Sirene e da Calipso; il poema rivela la varietà di
atteggiamenti che assume Odisseo durante il suo peregrinare: la tenacia nel
sopportare le avversità naturali, l’astuzia nell’aggirare difficili imprevisti
(il Ciclope), l’audacia nel valicare la sfera del conoscibile (l’oltrepasso
delle Colonne D’Ercole e la discesa negli Inferi), l’abilità retorica nel
narrare le varie tappe del suo errare (il racconto ad Alcinoo), nonché la forza
fisica.
Ulisse, a un certo punto del viaggio, è tremendamente combattuto tra la sua irrequietezza dettata
dal desiderio della scoperta e la razionalità data dalla sua
invidiabile intelligenza, che anima sempre più in lui la voglia di rivedere la
moglie Penelope e il figlio Telemaco che, ormai da dieci anni, attendono il suo
ritorno.
Secondo un celebre aforisma cinese “chi torna da un
viaggio non è mai la stessa persona che è partita”, il re di Itaca infatti
rientra nella sua terra con un bagaglio carico di esperienze, di avventure e
disavventure che non hanno fatto altro che accrescere le sue capacità
intellettive e migliorare le sue qualità morali.
Il ritorno alla normalità, la fine della sofferenza si
ha con il rimpatrio ad Itaca, e l’incontro con Penelope, un momento denso di
emozione, segna il ricongiungersi di un amore ma in particolare il culmine del
nostos, o meglio il compiersi del suo scopo.
Il tema del viaggio è
divenuto ricorrente nella letteratura, la quale prende spunto proprio
dall’Odissea, che ne è il primo esempio, ed indica in ogni opera che tratta
tale argomento l’evolversi della psicologia dei personaggi.
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