martedì 30 dicembre 2014

La particella di Dio

MARGHERITA HACK DISSE: "IO ATEA,
IL BOSONE DI HIGGS È IL MIO DIO" -




martedì 8 ottobre 2013, 14:10
ROMA - Margherita Hack, la scienziata italiana scomparsa alcune settimana fa, in un'intervista parlò del bosone di Higgs, dicendo "è il mio Dio".
L'INTERVISTA Che cos'è il bosone di Higgs?
«È una particella che si ipotizzava esistesse, ma che non era mai stata osservata. C'è una teoria, il Modello Standard, che supponeva l'esistenza di una particella molto più grossa del protone, cioè del nucleo dell’atomo, e che avesse la proprietà di spiegare come le particelle acquistano massa, ossia come si formano». Quindi, la scoperta è davvero rivoluzionaria?
«È la conferma di una teoria, ossia di quella teoria che spiega la formazione della materia. Tutto ciò che esiste è fatto di materia e a questa nuova particella si deve la formazione di tutte le altre. Ecco perché Higgs l'aveva denominata anche Particella di Dio».

Lei è atea, cosa le suscita questo appellativo?
«È solo un modo di dire. Io in Dio non credo, ma posso dire che per me Dio è il bosone di Higgs perché è in grado di creare la materia».
Perché è stato impiegato l'acceleratore del Cern?
«Perché dispone di un'altissima quantità di energia e da Einstein in poi conosciamo l'equivalenza tra massa ed energia. Se si dispone di abbastanza energia si può creare materia, in base alla relazione E=mc2». Credeva che si sarebbe giunti a questa scoperta?
«Ci speravo: e dopo mesi e mesi di caccia con i maggiori ricercatori del mondo, ce l'abbiamo fatta». E se non fosse accaduto?
«Voleva dire che o non si disponeva di energia sufficiente, e che quella particella era ancora più grossa di quanto si prevedesse; o che la teoria era sbagliata». Il prossimo passo? Capire come il bosone si forma?
«Quello è decisamente molto difficile. Semmai si dovrà spiegare cos'è la materia oscura e trovare altre particelle sconosciute». Come verrà applicata questa scoperta?
«Ancora non si può dire: per ora, si tratta di comprendere a fondo la struttura della materia. A partire dalla conoscenza pura non ci si pone il problema delle applicazioni, che possono arrivare anche dopo molti anni». Quanti anni?
«Einstein studiava il comportamento fotoelettrico cioè il comportamento di certa materia. Ma solo dopo molti anni questo tipo di comportamento è stato impiegato per il funzionamento di telefonini e ipod».

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