giovedì 21 febbraio 2013

Il Vaticano S.P.A. luogo di perdizione

Stralcio estratto dall'articolo di Ludovico Polastri titolato "Una sparizione fatta passare per sequestro" http://www.bacchiega.it/articolo%20orlandi.htm l’incredibile intervista rilasciata dal cardinale Silvio Oddi al quotidiano “Il Tempo”. Emanuela Orlandi – disse il cardinale – non venne sequestrata all’uscita dalla scuola di musica ma quella sera tornò a casa a bordo di un’automobile di lusso sulla quale ripartì. L’ignoto accompagnatore attese la ragazza alla Porta di Sant’Anna, uno degli ingressi della Città del Vaticano, probabilmente (dice Oddi) per non farsi vedere dalle guardie svizzere che avrebbero potuto riconoscerlo”. Spiega poi Oddi: “Non ho nessuna idea di cosa possa essere successo alla ragazza, ma è noto che molte fanciulle occidentali che spariscono vanno poi a finire negli harem e nei bordelli d’Oriente”. L’Avv. Bacchiega in una sua trasmissione riprende questa pista commentandola approfonditamente. Questa ipotesi chiamava in causa come attore principale il poroprato Julius Paetz, all’epoca stretto collaboratore di Papa Voityla, che faceva parte del cosiddetto “can polacco” (capeggiato da monsignor Dziwisz) e ben noto come pedofilo nell’entourage del Santo Padre a tal punto che il Papa stesso fu costretto ad allontanarlo: era accusato di aver abusato sessualmente di alcuni giovani seminaristi e di averne insidiati altri, nel corso degli anni ottanta. Sembra anche che avesse un debole per le minorenni ed in particolare per Emanuela Orlandi che era molto conosciuta, per gli incarichi che aveva suo padre presso la Santa Sede, da tutti i monsignori dell’epoca. Sembra che i due avessero una relazione e che il frutto di questo rapporto stesse per fiorire nel grembo di Emanuela. E’ evidente che una tale notizia avrebbe creato non poco subbuglio nell’ambiente pontificio. Bisognava in qualche modo porre rimedio. A quei tempi i lavori sporchi di una certa entità erano appaltati ad una banda di delinquenti che avrebbero legato la loro fama ad una serie di efferate imprese criminali nell’aera romana: la banda della Magliana al cui capo, in questo periodo, c’era Renato de Pedis, Renatino. A lui sembra fu affidato il compito della sparizione della ragazza. Del resto fu appurato, grazie alle intercettazioni e confessioni della sua amante e moglie del calciatore della Lazio, Giordano, che era invischiato in un traffico di minorenni slave e italiane. Si spiegherebbe così anche il sequestro antecedente della povera Mirella. Renatino fu ampiamente gratificato per questa operazione al tal punto che gli fu riservata con tanto di lettera firmata dal cardinal Poletti un posto per l’eternità, per i servigi fatti al Vaticano, nella basilica di Santa Appollinare in Roma, dove tutt’ora giace. Una telefonata pervenuta ad una nota trasmissione che si occupa di persone scomparse invitava gli inquirenti ad andare a vedere chi (o cosa) c’era sepolto in realtà in quella tomba, cosa a cui il Vaticano si è sempre opposto. Passata la buriana al padre di Emanuela fu riservato un importante incarico all’interno dello IOR. Di Manuela Orlandi, come di Mirella Gregori non si seppe più nulla. Di sicuro non si trattò di un sequestro perché i rapitori non portarono mai prove dell’esistenza in vita delle ragazze. Si trattò invece di una sparizione operata dal Vaticano stesso. Sembra altrettanto improbabile che il Papa non sapesse nulla della vicenda. Penso che questa storia rimarrà sempre avvolta nel mistero anche se questa che ho descritto è la pista più affidabile.

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