giovedì 28 febbraio 2013
Saluto al Papa con parole antiche
Un saluto al Papa come lo scrisse Carducci al Pontifex Mastai Ferretti
Io maledissi al papa or son dieci anni,
Oggi co ‘l papa mi concilierei.
Povero vecchio, chi sa non l’assaglia
Una deserta volontà d’amare!
Forse, ei ripensa la sua Sinigaglia
Sí bella a specchio de l’adriaco mare.
Aprite il Vaticano. Io piglio a braccio
Quel di sé stesso antico prigionier.
Vieni: a la libertà brindisi io faccio:
Cittadino Mastai, bevi un bicchier!
CARDUCCI, Il canto dell'amore, 1878
La storia falsa di Jesse Owens
JESSE OWENS: MITO E REALTA'
Fonte: Institute for Historical Review (http://www.ihr.org/jhr/v5n1p123.html)
A cura di: Mark Weber
Tratto da: The Journal of Historical Review, Primavera 1984 (Vol. 5, N° 1), pag. 123-125
Jesse Owens, il popolare corridore olimpico di colore che vinse quattro medaglie d’oro ai Giochi Olimpici di Berlino nel 1936, morì nel 1980 all’età di 66 anni. Come avvenne spesso durante la sua vita, anche l’occasione della sua morte venne sfruttata dalle principali reti televisive e dai media della carta stampata per divulgare calunniose falsità già ampiamente accreditate grazie al loro ripetersi negli anni. Oltre ad aver intitolato una strada a Jesse Owens a Berlino nel Marzo del 1984, si era presentata ora un’altra occasione per le fanfaronerie mediatiche di diffondere indecenti mistificazioni. Particolarmente idiota e spregevole fu il racconto della NBC Night News di domenica 4 Marzo 1984.
I miti, che di solito vengono spacciati come fatti reali, asseriscono che il cancelliere tedesco Adolf Hitler era furioso quando Owens vinse, che Hitler si rifiutò di stringergli la mano perché era nero, che i tedeschi erano imbarazzati perché la vittoria di Owens “smentiva” l’idea tedesca sulle differenze razziali ecc.
Owens invece fu acclamato dai berlinesi nello stesso entusiastico modo riservato agli atleti tedeschi. Lo stesso Owens disse che, in un occasione, mentre era allo stadio, arrivò in vista di Hitler: “ quando passai davanti al Cancelliere, egli si alzò, facendo un gesto di saluto nei miei confronti ed io gli ritornai il gesto “.
Per quanto riguarda il presunto snobba mento, i fatti riguardanti raccontano una storia molto diversa da quella che normalmente si sente. Hitler era sul suo palco durante il primo giorno delle gare quando Hans Woelke conquistò il record olimpico nel lancio del peso e, tra l’altro, divenne il primo tedesco a vincere un campionato olimpico di atletica leggera. Su richiesta di Hitler, Woelke assieme al vincitore del terzo posto, un altro tedesco, vennero portati al palco per ricevere le personali congratulazioni del Cancelliere.
Subito dopo Hitler salutò personalmente tre finlandesi che vinsero le medaglie nella corsa dei 10.000 metri. Poi si congratulò con due donne tedesche che vinsero il primo e secondo posto nel lancio del giavellotto femminile. L’unico altro evento programmato per quel giorno era il salto in alto che era previsto sul tardi. Quando tutti i saltatori tedeschi furono eliminati, Hitler lasciò lo stadio all’imbrunire sotto un cielo che minacciava pioggia e non fu presente a salutare i tre vincitori, tutti statunitensi, due dei quali erano neri.
Hitler se ne andò perché era tardi e non perché non voleva salutare nessuno. Inoltre all’ora che Hitler se ne andò non poteva sapere se i vincitori finali fossero bianchi o neri. Il Conte Bailet-Latour, presidente della Commissione Olimpica Internazionale, inviò un messaggio al leader tedesco dicendo che, in qualità di ospite d’onore ai Giochi, egli doveva congratularsi con tutti o con nessuno. Così quando Jesse Owens vinse la finale dei 100 metri il giorno dopo, egli non venne pubblicamente salutato da Hitler e non lo furono nemmeno gli altri vincitori di medaglie in quella o altre discipline.
Qualsiasi accenno al fatto che i tedeschi erano “imbarazzati” per le vittorie dei non-bianchi ai Giochi di Berlino è ridicolo. Jesse Owens viene rappresentato in primo piano in Olympia, il documentario ufficiale dei Giochi. Il capolavoro cinematografico di Leni Riefenstahl dedica anche parecchia attenzione a molti altri non-bianchi, inclusi gli eccezionali atleti giapponesi. La stessa cosa viene rappresentata nel lussuoso libro semiufficiale illustrato che commemora i Giochi, Die Olympische Spiele 1936 (i giochi olimpici 1936), pubblicato dalla Cigaretten-Bilderdienst. Jesse Owens viene rappresentato sette volte in questo libro, più di qualsiasi altro atleta e viene definito con ammirazione come “il più veloce del mondo”. Un ampia foto nel libro riporta la cesellatura dei nomi dei vincitori in granito allo stadio e nella foto si distingue “Owens U.S.A.”.
Nonostante le notevoli prestazioni di Jesse Owens e di altri atleti di tutte le razze, la Germania vinse più medaglie d’oro di qualsiasi altra nazione, “vincendo” di fatto le Olimpiadi, un fatto solitamente ignorato nelle discussioni che riguardano i Giochi del 1936.
In una lettera del 14 Marzo 1984 al direttore della rete televisiva tedesco-occidentale ZDF, l’ex atleta tedesco Walther Tripps protestò per un falso resoconto dato da una rete televisiva tedesca che affermava che Adolf Hitler non salutò pubblicamente Owens perché era un negro. Tripps fu lui stesso un grande staffettista ai Giochi del 1936. Dopo l’invio della lettera, Tripps affermò verbalmente che dopo le Olimpiadi, Hitler invitò tutti i vincitori olimpici, incluso Owens, ad un ricevimento presso la Cancelleria del Reich. Hitler si congratulò personalmente e strinse la mano a ciascun vincitore, incluso Owens, che confermò la cosa in varie occasioni.
Questo il testo della lettera di Tripps:
Al Direttore della
ZDF (secondo canale televisivo tedesco)
OGGETTO: Trasmissione “Heute” (oggi) del 10 Marzo 1984
Durante il racconto sullo scoprimento della targa stradale “Jesse-Owens-Allee” davanti allo Stadio Olimpico di Berlino, il vostro presentatore fece un affermazione totalmente non vera. Egli ripeté la stupida menzogna che nel 1936 Adolf Hitler si rifiutò di incontrare l’impareggiabile Jesse Owens, quattro volte vincitore olimpico, a causa del colore della sua pelle e della sua discendenza dalla razza nera. Sembra che il presentatore cercasse di mettere in chiara evidenza la cosidetta dottrina dell’odio razziale. Questa storia non è solo fantasia ma una misera menzogna. Oggi la verità è soppressa presumibilmente per ragioni politiche. Ma essa non morirà. Ci sono troppi testimoni contemporanei. Io sono uno di quelli.
In effetti Adolf Hitler ricevette e si congratulò con i vincitori dei Giochi Olimpici del 1936 al posto d’onore dello Stadio Olimpico. Gli 800.000 spettatori giornalieri, inclusi molti visitatori stranieri, applaudirono entusiasticamente l’avvenimento. La D.ssa Gisela Mauermayer (che vive oggi a Monaco), Tilly Fleischer-Grothe (che vive oggi a Lahr), Gerhard Stoeck (che ive oggi ad Amburgo) e altri, erano tra quelle persone omaggiate.
Fu inoltre disposto di omaggiare nello stesso modo il grande ed indimenticabile Jesse Owens. Ma a quel punto, il Presidente del Comitato Olimpico Internazionale, Conte Bailet-Latour, fermò l’intenzione di Hitler facendo notare che questa pratica era in conflitto con le norme del Comitato. Il Conte, comunque, non ebbe niente da obiettare al fatto che si tenesse questo tipo di ricevimento congratulatorio alla Cancelleria del Reich.
Il Dr. Karl Ritter von Halt, presidente del Comitato Olimpico Nazionale tedesco e capo dell’associazione tedesca di atletica, confermò in seguito questi fatti durante un incontro di ex membri della squadra tedesca. Io ero uno dei presenti a questo incontro a Stoccarda, con l’indimenticabile Ritter von Halt, che si tenne poco tempo dopo il suo rilascio dal campo di concentramento di Sachsenhausen gestito dai russi (tra le altre cose, in quel campo vi morirono l’attore Heinrich George e l’allenatore Dr. Netz). Erano anche presenti Borchmeyer (che gareggiava nella corsa finale contro Owens e che ora vive a Francoforte), Blask, Hem. Tilly Fleischer, la D.ssa Gisela Mauermayer, il Dr. Metzner, Hornberger, Stoeck, Syring, Dessecker e molti altri. Possono tutti testimoniare la verità.
I fatti verranno pubblicati nella rivista degli “Sport Clubs degli ex Campioni Tedeschi”. Come ha giustamente affermato il Presidente del Comitato Olimpico Nazionale Daume durante la cerimonia a Berlino, l’onore appartiene a coloro che lo meritano. I personaggi che usano il microfono per diffondere menzogne sullo schermo televisivo non appartengono a questo genere.
Firmato: Walther Tripps
A onor del vero, Jesse Owens stesso non diede mai alcun contributo ad alimentare il mito. Egli sottolineò ripetutamente il calore col quale fu ricevuto in Germania e la sua gioia durante quei giorni a Berlino. Ma non poté impedire che altri lo usassero come simbolo, sia in vita che in morte, per la calunniare la Germania per motivi loro.
Traduzione a cura di: Gian Franco SPOTTI
lunedì 25 febbraio 2013
I culti misterici legati ai santuari Greci
La sacralità nonché tutta la religiosità dell'Occidente nasce dal pensiero Greco, nulla di nuovo sotto il sole ( sembra un paradosso, ma la scienza nasce in parallelo con il sacro, l'aspetto mistico e sciamanico è la Via della conoscenza da cui scaturirò la tecnica)
"Io arrivai ai confini della morte, posai il piede sulla soglia di Proserpina, e poi tornai
indietro passando attraverso tutti gli elementi: nella notte vidi risplendere il chiaro
fulgore del sole; mi avvicinai agli dèi inferi e a quelli del cielo, e li adorai da vicino."
(Apuleio, Metamorfosi, XI, 23)
I Misteri dell'antichità classica erano culti iniziatici che miravano ad assicurare agli adepti un più diretto contatto col divino attraverso un'esperienza mistica indimenticabile, capace di trasfigurare la loro esistenza. L' iniziazione ai Misteri era una pratica segreta parallela ai culti ufficiali che offriva, prima di Cristo, consolanti prospettive di salvezza e rinascita. Questi riti entrarono nella storia dell'uomo a partire dal VII secolo a.C. e, con l'eccezione dei culti mitraici, erano aperti anche alle donne, che nella comunanza misterica trovavano uno specifico e rispettato ruolo.
I misteri più famosi del mondo greco erano i Misteri eleusini, legati al culto di Demetra e Kore. Accanto a questi, sono da ricordare quelli legati al culto di Dioniso, sfociati poi nell'Orfismo, i misteri dei Cabiri in Samotracia, quelli di Zeus Ideo a Creta e di Ecate ad Egina. Nel sincretismo religioso tipico dell'età ellenistica, e più tardi romana, ebbero notevole importanza le religioni misteriche di origine orientale: i culti di Cibele e Attis , di Iside e Osiride e i Misteri di Mitra.
I culti misterici erano contraddistinti da elementi comuni, il più importante dei quali era la segretezza: l'accesso era vincolato a una cerimonia di iniziazione, rito indispensabile alla piena partecipazione al culto. Non era lecito conoscere i segreti della divinità prima dell'iniziazione e, in seguito, non era permesso rivelare ai profani quanto si era visto e appreso (e proprio questo vincolo al silenzio ha fatto sì che giungessero fino a noi solo notizie incerte e frammentarie). L'iniziazione avveniva per gradi, con accesso allo stadio superiore solo dopo aver superato quello precedente, e culminava nella solenne celebrazione notturna in cui l'adepto realizzava l'unione con la divinità. I culti avevano inoltre in comune l'aspetto rituale delle cerimonie che consistevano in esperienze individuali e collettive, con danze, invocazioni, penitenze, abluzioni purificatrici, digiuni, esibizione di oggetti sacri e preghiere.
Un'altra componente di alcuni riti era, secondo alcuni studiosi, l'uso di allucinogeni, finalizzato a favorire l'estasi mistica. Tuttavia non tutti sono d'accordo con questa ipotesi, e neppure esiste un'uniformità di vedute sul tipo di sostanza psicotropa eventualmente assunta dai partecipanti ai misteri. Frequente era anche il riferimento all'agricoltura, con il parallelismo simbolico alle vicende naturali di morte e rinascita, tipiche “stazioni” di ogni iniziazione. Le pratiche specifiche che ogni culto osservava, invece, erano diverse: dalle danze orgiastiche ed estatiche dei Misteri dionisiaci, il cui effetto era accresciuto dal digiuno o da sforzi fisici prolungati, ai riti sanguinosi che prevedevano l'evirazione dei sacerdoti e cerimonie di possessione nel culto di Cibele.
L'aspetto più visibile delle celebrazioni misteriche era legato al piano emozionale, poiché con tali cerimonie si intendeva provocare un'esperienza che rimanesse indelebile nella mente di chi vi si accostava. L'azione sconvolgente sulla psiche dell'adepto era in gran parte dovuta al carattere duplice dell'esperienza misterica, alla continua alternanza di gioia e paura. Buona parte dei rituali utilizzati nelle iniziazioni erano infatti volti a suscitare turbamento e anche vero e proprio terrore, con il fine di rendere il più intenso possibile il sollievo che seguiva a queste prove. In tal modo, il contrasto tra l'esperienza sconvolgente e la conclusione rasserenante rappresentava simbolicamente la rinascita dell'anima e l'iniziato, grazie a questo passaggio dalle tenebre alla luce, avvertiva con più forza il valore salvifico dell'esperienza cui si era sottoposto.
Ma il rito di iniziazione non consisteva in una pura e semplice esperienza emozionale: numerose fonti testimoniano il compiersi di una vera e propria forma di “trasmissione”. Più problematico è determinare quale fosse l'effettivo contenuto di tale trasmissione: le fonti sono abbastanza unanimi nell'affermare che alla base dei misteri stesse uno hieròs lògos, un racconto sacro, nel quale venivano narrati particolari aspetti del mito legato alla divinità tutelare o erano enunciate caratteristiche della divinità stessa che sfuggivano alla conoscenza dei profani.
Nell’Antica Grecia gli dei e le dee del suo pantheon controllavano le forze della natura, venerate nei santuari e nei templi con preghiere e sacrifici vegliavano sulla quotidianità dei mortali.
Tuttavia, parallelamente a questa religione ufficiale, esistevano altri culti mistici, spesso relativi alla fertilità, risalenti a prima dell’epoca classica.
I più celebrati erano i Misteri Eleusini, che erano tenuti molto segreti, c’era il rischio di condanna a morte per chi fosse stato scoperto a spiarne i riti, e l’adepto che ne avesse rivelato i segreti poteva subire la confisca dei beni.
Ma gli iniziati erano talmente motivati a rispettare il loro giuramento, in cambio della vita eterna, che tutt’ora molti di questi misteri restano tali.
Gli studiosi hanno ricostruito un quadro frammentario dei Misteri Eleusini, grazie a qualche riferimento, spesso indiretto, letto nei testi antichi e agli scavi che hanno riportato alla luce il grande santuario di Eleusi.
Nel tempio di Demetra (il Telesterio), gli archeologi hanno rinvenuto sculture e dipinti su vasi che illustrano alcuni riti.
Il rituale si ispirava alle vicende della dea Demetra e di sua figlia Persefone , rapita da Plutone, dio degli Inferi.
venerdì 22 febbraio 2013
Mitra suggerirà il nome del nuovo Pontefice
Istruzioni per eleggere il Papa
UN MITREO SOTTO LA CAPPELLA SISTINA
Istruzione per eleggere il Papa
Tratto da:-IL CAPPELLO DEI MAGI- di Luigi Pellini ed. Aurora Verona 2002
Per approfondire il mitraismo uno storico dell'arte ci viene in aiuto,
chiarendoci molti aspetti di questo strano ed antico culto sviluppatosi parallelamente nel Mediterraneo con l'inizio del cristianesimo.
In "Orto aperto" di Federico Zeri, nel capitolo "Enigmi della Sistina" troviamo: <<...Venni a sapere, ad esempio, che il colle del Vaticano, ai tempi dell'Impero,era il centro dei culti di Cibele e di Mitra, tanto che in alcune città il Quartiere dove era situata la grotta di questa divinità redentrice si chiamava allora Vaticanum (come a Lugdunum, l'odierna Lione).
Mi fu insegnato anche i sette gradi dell'iniziazione mitraica (da un signore di origine balcanica), di cui il più alto (a suo avviso)corrispondeva ad una carica simile a quella del vescovo cristiano: il suo nome era Pater Patratus ,cioè Papa ,e mi assicurava che a Roma il Papa di Mitra risiedeva in Hortis Vaticanis.
Nel corso di una visita alla Biblioteca Vaticana mi chiese quale fosse l'origine di quello che è il più vistoso attributo nelle immagini di San Pietro, le due chiavi, non lo sapevo, e allora mi mostrò, li accanto, due statue provenienti da un santuario mitraico, e raffiguranti il Dio Padre, per così dire, di quella teologia, Aiòn, che non soltanto è munito di due enormi chiavi, ma ha i suoi piedi di gallo, l'animale legato per antica tradizione al Principe degli apostoli.
Non per nulla ,il campanile dell'antica Basilica Vaticana era sormontato, prima della demolizione cinquecentesca, da un enorme gallo metallico. Del resto, aggiunse, i legami tra Cristianesimo e il Mitraismo erano indicati anche dal giorno di Natale ,il 25 dicembre, che già secoli prima di Cristo era considerato il giorno della nascita di Mitra, la divinità munita di cappuccio frigio rosso.
Non sarò qui a riferire quali fossero le sue conclusioni; egli era certo che l'attuale Cappella Sistina occupa il medesimo luogo dove si trova la massima grotta mitriaca di Roma, quella in cui si celebrava il Pater Patratus (ipotesi questa molto seducente ma che, a verificarla, bisognerebbe procedere ad una indagine archeologica sotto l'attuale livello di quello straordinario monumento).
In seguito mi dedicai alla lettura di tutto ciò che esiste su Mitra, la Magna mater, Atys, Sabazio, aiutato e consigliato dal massimo specialista del campo, l'olandese Maarten Vermaseren; e man mano che mi inoltravo in quel misterioso e inquietante panteon ne rimasi talmente affascinato da dimenticare le ricerche sulla Cappella Sistina e sui tanti interrogativi che essa pone.
A confronto con momenti indimenticabili ,come la visita al mitreo di Ptui
in Slovenia (l'antica Petovio).................. >>
Nonostante questo Federico Zeri ,dopo la sua morte ,dona una piccola parte delle sue collezioni ai Musei Vaticani costituita per la gran parte: in un ritratto proveniente da Fayum e da una nicchia di una tomba ipogea proveniente da Palmira.
Lo stato Italiano dovra accollarsi anche le spese del conclave per eleggere il nuovo Papa
Conclave 2013: ma quanto ci costi?
Dal 1929 i Patti Lateranensi obbligano lo stato italiano a sostenere i costi del conclave. Facciamo i conti in tasca alla prossima rielezione del papa.
Claudio Tanari
4,5 milioni di euro. Questo ci costerà «salvaguardare l'immagine della Nazione e della sua Capitale nel Mondo» garantendo «il massimo dell'assistenza a tutti i pellegrini» in occasione dell'ormai prossimo conclave. Sono i passaggi chiave della missiva al presidente del Consiglio Mario Monti con cui il sindaco di Roma Gianni Alemanno batte cassa con una certa urgenza. Dal 28 febbraio trasporti pubblici, nettezza urbana, Protezione civile, dispositivi mediatici (maxischermi, accoglienza) e naturalmente servizi di sicurezza a cura della Polizia di Roma Capitale dovranno affrontare un incremento delle presenze turistiche che qualcuno ha valutato del 10% superiore alla media attuale. Tutto, rigorosamente, a carico dello stato italiano.
Sono i Patti Lateranensi, bellezza, e tu non puoi farci niente... Nell'articolo 21 si recita infatti: «Cura, inoltre, l'Italia che nel suo territorio all'intorno della Città del Vaticano non vengano commessi atti, che comunque possano turbare le adunanze del Conclave» formula vaga ma cogente che sobbarca dei costi dell'evento la collettività. Così è dal 1929, così venne confermato nel 1984 da Bettino Craxi buonanima.
L'emanazione del provvedimento che metterà a disposizione di Roma Capitale il discreto malloppo - in tempi, ricordiamolo, non proprio di vacche grasse - non manca, del resto, di un certo appeal politico: un sindaco lontanissimo dalla sua rielezione potrebbe lucidare un'immagine opaca ed appannata grazie alla gestione accorta dell'effetto-conclave; e il premier Monti rafforzerebbe vieppiù il suo profilo di uomo della Curia.
4,5 milioni. Rispetto agli 8 del conclave del 2005 un bel risparmio.
Riflesso di sensibilità sociale? Solidarietà vaticana rispetto alle difficoltà del paese? No. Stavolta, com'è noto, mancheranno i funerali.
Claudio Tanari
giovedì 21 febbraio 2013
Il Vaticano S.P.A. luogo di perdizione
Stralcio estratto dall'articolo di Ludovico Polastri titolato "Una sparizione fatta passare per sequestro" http://www.bacchiega.it/articolo%20orlandi.htm
l’incredibile intervista rilasciata dal cardinale Silvio Oddi al quotidiano “Il Tempo”. Emanuela Orlandi – disse il cardinale – non venne sequestrata all’uscita dalla scuola di musica ma quella sera tornò a casa a bordo di un’automobile di lusso sulla quale ripartì. L’ignoto accompagnatore attese la ragazza alla Porta di Sant’Anna, uno degli ingressi della Città del Vaticano, probabilmente (dice Oddi) per non farsi vedere dalle guardie svizzere che avrebbero potuto riconoscerlo”. Spiega poi Oddi: “Non ho nessuna idea di cosa possa essere successo alla ragazza, ma è noto che molte fanciulle occidentali che spariscono vanno poi a finire negli harem e nei bordelli d’Oriente”. L’Avv. Bacchiega in una sua trasmissione riprende questa pista commentandola approfonditamente.
Questa ipotesi chiamava in causa come attore principale il poroprato Julius Paetz, all’epoca stretto collaboratore di Papa Voityla, che faceva parte del cosiddetto “can polacco” (capeggiato da monsignor Dziwisz) e ben noto come pedofilo nell’entourage del Santo Padre a tal punto che il Papa stesso fu costretto ad allontanarlo: era accusato di aver abusato sessualmente di alcuni giovani seminaristi e di averne insidiati altri, nel corso degli anni ottanta.
Sembra anche che avesse un debole per le minorenni ed in particolare per Emanuela Orlandi che era molto conosciuta, per gli incarichi che aveva suo padre presso la Santa Sede, da tutti i monsignori dell’epoca. Sembra che i due avessero una relazione e che il frutto di questo rapporto stesse per fiorire nel grembo di Emanuela.
E’ evidente che una tale notizia avrebbe creato non poco subbuglio nell’ambiente pontificio. Bisognava in qualche modo porre rimedio. A quei tempi i lavori sporchi di una certa entità erano appaltati ad una banda di delinquenti che avrebbero legato la loro fama ad una serie di efferate imprese criminali nell’aera romana: la banda della Magliana al cui capo, in questo periodo, c’era Renato de Pedis, Renatino. A lui sembra fu affidato il compito della sparizione della ragazza. Del resto fu appurato, grazie alle intercettazioni e confessioni della sua amante e moglie del calciatore della Lazio, Giordano, che era invischiato in un traffico di minorenni slave e italiane. Si spiegherebbe così anche il sequestro antecedente della povera Mirella. Renatino fu ampiamente gratificato per questa operazione al tal punto che gli fu riservata con tanto di lettera firmata dal cardinal Poletti un posto per l’eternità, per i servigi fatti al Vaticano, nella basilica di Santa Appollinare in Roma, dove tutt’ora giace. Una telefonata pervenuta ad una nota trasmissione che si occupa di persone scomparse invitava gli inquirenti ad andare a vedere chi (o cosa) c’era sepolto in realtà in quella tomba, cosa a cui il Vaticano si è sempre opposto. Passata la buriana al padre di Emanuela fu riservato un importante incarico all’interno dello IOR.
Di Manuela Orlandi, come di Mirella Gregori non si seppe più nulla. Di sicuro non si trattò di un sequestro perché i rapitori non portarono mai prove dell’esistenza in vita delle ragazze. Si trattò invece di una sparizione operata dal Vaticano stesso. Sembra altrettanto improbabile che il Papa non sapesse nulla della vicenda.
Penso che questa storia rimarrà sempre avvolta nel mistero anche se questa che ho descritto è la pista più affidabile.
lunedì 18 febbraio 2013
Monti l'uomo menzogna
L’UOMO MENZOGNA. MONTI CI HA PRESI IN GIRO ANCHE CON IL CANE: ERA AFFITTATO DALLA ENDEMOL, NON UN TROVATELLO
Pubblicato il 18 febbraio 2013 da giorgio
Il 6 febbraio scorso il lugubre Mario Monti provava a svelare il suo cuore tenero e la sua vena animalista adottando un cagnolino preso da un canile davanti alle telecamere della trasmissione “Invasioni Barbariche”, condotta da Daria Bignardi su La7.
Nessuno si commosse per la vicenda, essendo palese l’ipocrisia del premier speditoci dall’Europa, intenzionato a fare campagna elettorale sfruttando il delicato tema dell’abbandono degli animali domestici.
La rete impazzì, facebook venne immediatamente invaso dalle foto in cui si vede il povero cagnolino in braccio a Monti con un’espressione visibilmente terrorizzata, avendo evidentemente capito con chi ha a che fare. Scoppiò la mania del “toto-nome”, si moltiplicarono i sondaggi dall’intento ironico e scherzoso in cui ci si chiedeva come il Prof avrebbe chiamato il cane (Imu? Choosy? Spreed? Loden? ecc.). Alla fine Monti optò per Empy, diminutivo di Empatia.
Oggi però sappiamo che, strano a dirsi, è stata tutta una presa in giro. Monti non ha affatto adottato un cane trovatello di un canile, ma semplicemente ha preso in braccio un cane affittato dalla trasmissione. Una recita, in pratica.
A rivelarlo è stata la stessa Daria Bignardi su twitter
Presto coltivare l'orto sara vietato
AGRICOLTURA
LE ISTITUZIONI STATALI E GOVERNATIVE ROTHSCHILDIANE ED I MONOPOLI GLOBALI ROTHSCHILDIANI CONTINUANO SISTEMATICAMENTE IL LORO ATTACCO CONTRO QUEGLI AGRICOLTORI CHE SONO INADEGUATAMENTE COSCIENTI, INADEGUATAMENTE PREPARATI ED INADEGUATAMENTE ORGANIZZATI A RESISTERE, DIFENDERSI ED A CONTRATTACCARE EFFICACEMENTE CONTRO TUTTE LE FORZE ROTHSCHILDIANE GLOBALI E LOCALI CHE LI AGGREDISCONO E LI STANNO PROGRESSIVAMENTE STERMINANDO DA SECOLI DAPPERTUTTO IN ITALIA E NEL RESTO DEL MONDO
di Italo Romano
“Chi controlla il petrolio controlla le nazioni, chi controlla il cibo controlla il popolo“, è questo il pensiero di Henry Kissinger, ex Segretario di Stato dell’era Nixon e Ford e membro portante del gruppo Bilderberg.
Forse la possente azione dell’Unione europea, imbastita per dare l’assalto alla sovranità alimentare dei singoli stati, ha avuto origine da questo spassionato consiglio del famoso politico statunitense.
Fin dal 1998 è in vigore una direttiva comunitaria che riserva la commercializzazione e lo scambio di sementi alle ditte sementiere (Monsanto e altre multinazionali) vietandolo agli agricoltori.
Ciò che i contadini hanno fatto per millenni è diventato un reato.
Per far fronte a questa imposizione sono nate varie associazioni di volontari impegnati nel recupero delle varietà antiche e tradizionali, con lo scopo di preservare e distribuire a chi le richiede, sementi fuori dal catalogo uffìciale affidato alle mani delle multinazionali.
Con sentenza del 12 luglio, la Corte di Giustizia della UE ha confermato il divieto di commercializzare le sementi delle varietà tradizionali e diversificate che non sono iscritte nel catalogo ufficiale europeo.
Con questa sentenza sono messe fuorilegge anche le suddette associazioni di volontari. Essi sono criminali delle sementi, sporchi tradizionalisti che mirano alla condivisione incontrollata del bene comune.
Ma non è finita qui.
Il nostro premier golpista Mario Monti ha fatto ricorso alla Corte Costituzionale contro l’agricoltura a “chilometro zero”.
In pratica il governo vuole bloccare alcuni atti normativi della Regione Calabria, rea di aver legiferato oltre la sue competenze stabilite in materia.
Secondo il governo oligarchico la legge regionale contiene delle disposizioni che, nel favorire la commercializzazione dei prodotti regionali, ostacolerebbero la libera circolazione delle merci in contrasto con i principi comunitari.
In sostanza, la normativa regionale viene considerata alla stregua di un provvemento di natura quasi autarchica tale che i prodotti regionali avrebbero un vantaggio considerato contrario al principio di libera circolazione delle merci rispetto ai prodotti extraregionali.
(Qui troverete il Comunicato ufficiale del governo tecnocrate contro l’agricoltura a “Km zero”)
E’ chiaro che il ricorso mira a liberare il campo alle multinazionali da qualsiasi tipo di concorrenza.
Distruggono le aziende locali, devastano il tessuto sociale e rendono il popolo completamente dipendente da strutture extraterritoriali e multinazionali senza scrupoli. Annientano la tradizione, distruggono l’identità e le coscienze per imporre il loro progetto di governo mondiale.
Il controllo delle sementi, quindi dell’agricolura, e di conseguenza degli alimenti è il chiaro segno che si aprono il varco per l’introduzione delle colture Ogm.
Attentano alla basi della coesione sociale. L’agricoltura, ricordiamolo, è un bene comune nato 10.000 anni fa.
Da quando l’uomo ha fatta propria questa arte, sono nati i primi centri urbani, le prime aggregazioni civili, è stata la base dello sviluppo della società che oggi andiamo demolendo.
Il culto dell’ugualianza e dell’omologazione sta per convertire le diversità agro-alimentari.
Quando tutto il cibo apparterrà alle multinazionali come faremo? E’ questa l’anticamera della nuova schiavitù?
Cercate in rete :
L’Ue e il governo Monti proscrivono anche la sovranità alimentare
Nove Semi (Navdania) – La Biodiversità di Vandana Shiva
L’Europa cancella le sementi tradizionali
Unione europea: dittatura delle sementi
Le Multinazionali della morte: L’uomo della Mon(santo) ha detto si!
Il codex alimentarius, la paura alimentare del nuovo millennio
Dove portano gli Ogm
L’Ue e la dittatura delle sementi
Il mondo secondo Monsanto
Due millenni di persecuzioni e di sangue
Perché nessuno paragona i scellerati crimini perpetrati dalla Chiesa di Roma a quelli nazisti. Con la differenza che il nazismo ebbe una vita brevissima circa un quarto di secolo, mentre la Chiesa di Roma uccise in nome di Dio per millenni!
« Verrà un giorno che l'uomo si sveglierà dall'oblio e finalmente comprenderà chi è veramente e a chi ha ceduto le redini della sua esistenza, a una mente fallace, menzognera, che lo rende e lo tiene schiavo... l'uomo non ha limiti e quando un giorno se ne renderà conto, sarà libero anche qui in questo mondo »
Il 17 febbraio del 1600 Giordano Bruno venne condotto in piazza Campo dei Fiori con la lingua bloccata, dalla mordacchia in modo che non potesse parlare o gridare, fu denudato e arso vivo. Per evitare che le sue spoglie mortali potessero diventare oggetto di culto le sue ceneri furono sparse nel Tevere.
In Bruno «Ermete e Machiavelli si incontrano nel quadro di una rinnovata visione dell’uomo, della natura, della scienza e della civiltà. Ebrei e Cristiani si allontanano nella notte della decadenza; Egizi e Romani affiorano alla luce del giorno che, finalmente, torna» (M. Ciliberto)
sabato 16 febbraio 2013
Mamma mia che spazzatura la stampa italiana,
Certo in nome della libertà di stampa molti cercano ancora di difendere questi professionisti dell'informazione tutti ben incasellati in un preciso ambito politico, pagati in fin dei conti dai vari schieramenti, oggi nessuno di questi ha visto, non potevano vedere.
Oggi a Torino c'erano oltre 20.000 persone e una informazione seria non può tacere il fatto,
e invece lo fa sputtanandosi sempre di più su i social network girano le foto la gente vede e capisce,
a Torino ci sono 20.000 persone ma il corriere parla del nuovo cagnolino di monti,
Roba da voltastomaco, ma qualcosa sta cambiando la fine dei vecchi partiti è iniziata,
il m5s è in testa ai sondaggi con chi parlo parlo di qualsiasi età ricchezza e estrazione sociale voterà il m5s solo i brogli possono salvare la casta, ma figuratevi se la stampa tace su 20000 persone in piazza figuriamoci se vi racconterà mai come stanno le cose,
E se poi penso che questi produttori di notizie farlocche vivendo alla grande sulle nostre risorse pubbliche mi sale la pressione,
Ma qualcosa sta cambiando la gente sta aprendo gli occhi, sento un grandioso cambiamento che si avvicina ora dopo ora!
venerdì 15 febbraio 2013
Le ultime affannate scelte del cardinal Bertone
Siamo agli sgoccioli, ma Bertone non molla, ormai dei danni ne ha fatti talmente tanti che non si ravvede. In questi ultimi giorni di regno vuole in fretta e furia mettere l'uomo giusto al timone dell IOR forse per ostacolare anche il nuovo Pontefice e il suo staf.
Ernst von Freyberg, barone dello Ior
Dopo un papa, un banchiere tedesco. Chi è il successore di Gotti Tedeschi al comando della Banca vaticana. Dopo un papa arriva anche un blasonato banchiere tedesco. Dentro le segrete mura della Santa Sede, l'analista e avvocato Ernst von Freyberg, laureato in Legge all'Univeristà di Monaco e Bonn, è pronto per l'investitura alla presidenza dell'Istituto per le opere di religione (Ior).
Il nuovo banchiere di Dio, scelto «meticolosamente e fuori dalla conoscenze personali dell'ex pontefice» tra una rosa di 40 candidati, come hanno informato dallo Stato pontificio, avrà il compito gravoso di ripulire la banca vaticana dagli scandali finanziari, affiancato dallo svizzero cacciatore di fondi neri René Brülhart.
Non sarà facile. Nel maggio scorso il predecessore Ettore Gotti Tedeschi si dimise, cacciato, si scrisse allora, dalle alte sfere proprio perché voleva introdurre regole più severe contro il riciclaggio.
Ufficialmente fu sfiduciato dal Consiglio di Sovrintendenza dell'istituto «per non avere svolto funzioni di primaria importanza per il suo ufficio». Ma il banchiere dell'Opus dei confessò addirittura di temere per la sua vita.
LA POLTRONA DI GOTTI TEDESCHI. Si dice che per gli alti prelati sia stata una via crucis trovare candidati ambiziosi, di alto profilo e disponibili a sedere sulla spinosa sedia dello Ior.
Alla fine, la fumata bianca è arrivata all'indomani delle clamorose dimissioni di papa Benedetto XVI dal soglio pontificio. Il nuovo superbanchiere, di origini sveve, oltre ad avere una carriera finanziaria internazionale alle spalle, milita nel Sovrano ordine militare dei cavalieri di Malta ed è un cattolico di provata fede, frequentatore dell'Arcidiocesi di Berlino nonché fervente organizzatore dei pellegrinaggi cristiani a Lourdes.
Tra le critiche subito rilevate sul suo curriculum, c'è quella di essere diventato, nel 2012, presidente onorario dei cantieri Blohm Voss di Amburgo, costruttori di navi da guerra e civili controllati da ThyssenKrupp, dopo che la società d'investimento Star Capital, di cui Freyberg era consulente, ne aveva acquisito il ramo civile.
Dal castello in Baden Württemberg, il barone della finanza trasloca a Roma
(© Sovrano ordine di Malta) Una riunione dei Cavalieri dell'Ordine di Malta.
Nato nel 1958, in Germania il barone von Freyberg è noto per le battute di caccia nella tenuta del suo castello di Allmendingen, in Baden Württemberg.
E per aver fondato nel 1991, e poi diretto, la Daiwa corporate advisory partners (ex Close Brothers ed ex Freyberg Hambros), società paneuropea con 17 sedi e oltre 300 collaboratori, che offre supporto in operazioni di fusioni, acquisizioni, finanziamento del debito e ristrutturazioni di aziende.
Dal suo quartier generale di Francoforte, il barone della finanza ha poi allargato il raggio d'azione alla piazza asiatica, inglobando nel suo pacchetto europeo la banca d'investimento giapponese Daiwa Securities, istituto acquisito nel 2009 che ha dato poi il nome a tutto il gruppo.
L'intenzione del banchiere tedesco era cavalcare «l'onda asiatica» che, con miliardi di abitanti e un'economia ruggente, «cresce 10 volte più dell'Occidente». Tuttavia, dopo essere stato contattato della società di executive search Spencer & Stuart per la poltrona vacante allo Ior, ha evidentemente cambiato i suoi obiettivi.
DAL PRIVATE EQUITY ALLO IOR. Il nuovo presidente, impegnato in passato a smembrare e riassemblare decine di società straniere, dovrà risanare una banca dai mille lati oscuri, con i bilanci noti a un cerchia ristrettissima di cardinali, e minata alle fondamenta dai maggiori scandali finanziari dell'ultimo mezzo secolo: dalla vicenda del Banco ambrosiano al più recente caso Anemone sulla corruzione nelle grandi opere. Fino alle ultime inchieste sul riciclaggio internazionale.
Più difficile sarà capire se von Freyberg avrà davvero la voglia di andare verso il cambiamento, ponendosi come l'anti Marcinkus (l'ex presidente pesantemente coinvolto nello scadalo del crac Ambrosiano) dello Ior. Il suo impegno ai vertici tedeschi dell'Ordine medievale dei cavalieri di Malta lo descrive come orgogliosamente addentro a un sistema di potere ultra-conservatore ed elitario, come lo è, del resto, quello delle radici secolari e cristiane del suo casato.
L'ORDINE MILITARE DI MALTA. L'Opus dei di Gotti Tedeschi non era, d'altra parte, una struttura meno tentacolare e potente dell'Ordine militare che vanta lo status di osservatore permanente alle Nazioni Unite. Smessi gli abiti dei crociati, i cavalieri svolgono opere assistenziali nel mondo, incluso il supporto medico nelle missioni di peace keeping.
Nominato a novembre direttore dell'Autorità per l’informazione finanziaria (Aif) della Santa Sede, il 'James Bond' dell'antiriciclaggio Brülhart pareva intenzionato a smuovere le acque. Ora resta da vedere se il 'maltese' von Freyberg sarà in grado di essere il crociato dello Ior.
Venerdì, 15 Febbraio 2013
giovedì 14 febbraio 2013
Riti sessuali nella tomba etrusca forse svelato l'ultimo mistero dei Templari
Da Repubblica Roma / Cronaca
Riti sessuali nella tomba etrusca
svelato l'ultimo mistero dei Templari
A rivelare il segreto sono i graffiti incisi in un sepolcro di Tarquinia: la "Tomba Bartoccini", scoperta nel '59 e restaurata dalla Soprintendenza per i Beni archeologici dell'Etruria Meridionale
di SARA GRATTOGGI
Un misterioso rito a sfondo sessuale, suggellato da un giuramento. A svelare l'ultimo segreto dei Templari sono i graffiti incisi in un sepolcro etrusco di Tarquinia: la "Tomba Bartoccini", scoperta nel '59 e restaurata dalla Soprintendenza per i Beni archeologici dell'Etruria Meridionale, che martedì prossimo ospiterà la presentazione del libro Graffiti templari. Scritture e simboli medievali in una tomba etrusca di Tarquinia. Alla base del testo, edito da Viella, la scoperta del paleografo Carlo Tedeschi, dell'Università di Chieti.
Uno studioso che, interpretando simboli religiosi e graffiti in volgare sulle pareti del monumento, ha ricostruito pratiche finora sconosciute dell'ordine religioso forse più controverso della storia. "Le scritte sono esplicite: si annotano, con formula ricorrente, atti sessuali compiuti nel sepolcro con i nomi dei partner" racconta Tedeschi. Che si rese conto dell'origine medievale (databile intorno al XIII secolo d. C.) e non etrusca di quelle parole già nel 2000.
A portare Tedeschi sulle tracce dei Templari, una serie di indizi che, insieme, si sono trasformati in prove: "All'inizio pensavo fosse un luogo di piacere usato dagli abitanti della zona, poi la ripetizione del testo in maniera formulare mi ha fatto intuire che si trattasse di un rito. Un'ipotesi confermata da un graffito in cui si citava un giuramento e da una scritta in latino in cui si dichiarava che quella era la grotta del frate maestro Giovanni".
Gli ordini religiosi che prevedevano il titolo di maestro erano pochi e i simboli presenti hanno condotto Tedeschi alla soluzione: quel luogo fu scelto dall'ordine per tenere i propri riti, forse vere e proprie iniziazioni, al riparo da occhi indiscreti. "Quando dopo il 1307 cominciarono i processi ai templari, messi fuorilegge da Filippo il Bello, uno dei capi d'accusa riguardava proprio le pratiche sessuali con cui si sanciva l'accettazione di un nuovo adepto. Non sappiamo se il caso di Tarquinia sia un'eccezione o una prova di una pratica diffusa".
La truffa dei patti laterenensi
Mussolini con la stipulazione dei Patti Lateranensi fu considerato un traditore da molti dei suoi sostenitori. Personaggi come il pitagorico Reghini, Evola, lo stesso Giovanni Gentile ebbe a criticare duramente quell'accordo scellerato che porterà sciagure. Altri uscirono dall'Italia fedeli e traditi in quei principi mazziniani che erano il fondamento sacro della sofferta unità d'Italia nei profondi principi di quell'esperimento straordinario ed eroico che fu la Repubblica Romana, che diede, in gran parte, e che pose dei principi di saggezza e di buongoverno. Quei Patti scellerati nonostante la caduta del Fascismo sono stati più volte ratificati, im varie occasion: da Bettino Craxi prima e anche da Berlusconi, frutto di interessi e che hanno mantenuto nel tempo i privilegi del vaticno, pagati dal Governo Italiano . Volete saperne di più sull'inciuccio costituzionale del 1947 con la riconferma dei Patti lateranensi frutto dell'intesa: de Gasperi Togliatti “Lo Stato e la Chiesa cattolica sono, ciascuno nel proprio ordine, indipendenti e sovrani. I loro rapporti sono regolati dai Patti Lateranensi”Patti blindati ed intoccabili per sempre e che non possono essere sottoposti a referendum come fissa la Costituzione della Repubblica Italiana!
Benedetto Croce fu una delle pochissime voci che reagìrono con forza come parlamentare all'inserimento nella costituizione dell'articolo 7 che riproponeva i Patti Lateranensi firmati da Mussolini,
Grecia al collasso la gente assalta!
Nessuno ne parla!
La Grecia è crollata, definitivamente. Stanno assaltando i supermercati!
Inserito da: nole biz 0 Commenti
FEB 12
La Grecia è crollata, definitivamente, sotto il peso dei debiti contratti con la BCE.Ma in Italia nessuno ne parla perche' siamo in campagna elettorale,l'attenzione dei media e' stata spostata sulle dimissioni del Papa,mentre l'Europa brucia!
Stanno assaltando i supermercati. Ma non si tratta di banditi armati. Si tratta di gente inviperita e affamata, che non impugna neanche una pistola, con la complicità dei commessi che dicono loro “prendete quello che volete, noi facciamo finta di niente”. Si tratta della rivolta di 150 imprenditori agricoli, produttori di agrumi, che si sono rfiutati categoricamente di distruggere tonnellate di arance e limoni per calmierare i prezzi, come richiesto dall’Unione Europea. Hanno preso la frutta, l’hanno caricata sui camion e sono andati nelle piazze della città con il megafono, regalandola alla gente, raccontando come stanno le cose.
Si tratta di 200 produttori agricoli, ex proprietari di caseifici, che da padroni della propria azienda sono diventati impiegati della multinazionale bavarese Muller che si è appropriata delle loro aziende indebitate, acquistandole per pochi euro sorretta dal credito agevolato bancario,quelli hanno preso i loro prodotti della settimana, circa 40.000 vasetti di yogurt (l’eccellenza del made in Greece, il più buon yogurt del mondo da sempre) li hanno caricati sui camion e invece di portarli al Pireo per imbarcarli verso il mercato continentale della grande distribuzione, li hanno regalati alla popolazione andandoli a distribuire davanti alle scuole e agli ospedali
Si tratta anche di due movimenti anarchici locali, che si sono organizzati e sono passati alle vie di fatto: basta cortei e proteste, si va a rapinare le banche: nelle ultime cinque settimane le rapine sono aumentate del 600% rispetto a un anno fa. Rubano ciò che possono e poi lo dividono con la gente che va a fare la spesa. La polizia è riuscita ad arrestarne quattro, rei confessi, ma una volta in cella li hanno massacrati di botte senza consentire loro di farsi rappresentare dai legali. Lo si è saputo perché c’è stata la confessione del poliziotto scrivano addetto alla mansione di ritoccare con il Photoshop le fotografie dei quattro arrestati, due dei quali ricoverati in ospedale con gravi lesioni.
E così, è piombata la sezione europea di Amnesty International, con i loro bravi ispettori svedesi, olandesi e tedeschi, che hanno realizzato una inchiesta, raccolto documentazione e hanno denunciato ufficialmente la polizia locale, il ministero degli interni greco e l’intero governo alla commissione diritti e giustizia dell’Unione Europea a Bruxelles, chiedendo l’immediato intervento dell’intera comunità continentale per intervenire subito ed evitare che la situazione peggiori.
Siamo venuti così a sapere che il più importante economista tedesco, il prof. Hans Werner Sinn, (consigliere personale di Frau Angela Merkel) sorretto da altri 50 economisti, avvalendosi addirittura dell’appoggio di un rappresentante doc del sistema bancario europeo, Sir Moorald Choudry (il vice-presidente della Royal Bank of Sctoland, la quarta banca al mondo) hanno presentato un rapporto urgente sia al Consiglio d’Europa che alla presidenza della BCE che all’ufficio centrale della commissione bilancio e tesoro dell’Unione Europea, sostenendo che “la Grecia deve uscire, subito, temporaneamente dall’euro, svalutando la loro moneta del 20/ 30%, pena la definitiva distruzione dell’economia, arrivata a un tale punto di degrado da poter essere considerata come “tragedia umanitaria” e quindi cominciare anche a ventilare l’ipotesi di chiedere l’intervento dell’Onu”.
http://www.comedonchisciotte.org/site/modules.php?name=News&file=article&sid=11461
domenica 10 febbraio 2013
Porzûs. Violenza e Resistenza sul confine orientale
"Porzûs. Violenza e Resistenza sul confine orientale" a cura di Tommaso Piffer
Il Mulino, 162 pp., 15 euro
Essendo stato richiesto a questi giovani, veramente eroici, di militare nelle file garibaldino-slave, essi si sono rifiutati dicendo di voler combattere per l’Italia e la libertà; non per Tito e il comunismo. Così sono stati ammazzati tutti, barbaramente”. Così il 21 agosto 1945 Pier Paolo Pasolini spiegava in una lettera l’eccidio delle Malghe di Porzûs: località del Friuli orientale in cui il 7 e 8 febbraio 1945 un centinaio di partigiani comunisti trucidò venti componenti delle formazioni Osoppo. Erano state in origine create dal Partito d’Azione, ma avevano poi accolto una gran quantità di cattolici, e che comunque si contrapponevano alle rivendicazioni titine. Tra gli assassinati, Guido Pasolini, fratello minore del grande intellettuale e il comandante Francesco De Gregori: omonimo e zio del cantautore.
Non fu l’unico scontro interno a una resistenza italiana in realtà meno concorde di quanto tramandato dalla vulgata storiografica, anche se – a differenza di Polonia, Jugoslavia, Grecia o Albania – le istanze dell’unità finirono comunque per prevalere. Di certo quello di Porzûs fu l’episodio più grave e scandaloso, aggravato dalla vicinanza temporale con l’altra grande tragedia rimossa delle foibe. Di qui un infuocato dibattito che non si è ancora del tutto appianato. Senza negare l’ “esagerazione” dell’accaduto, la storiografia resistenziale canonica, da Battaglia a Bocca e a Pavone, ha liquidato Porzûs in qualche nota; oppure ha tacciato gli assassinati di essere stati personaggi discutibili, poco combattivi e troppo inclini alla polemica contro i comunisti. Nel 1997 il film di Renzo Martinelli scatenò accuse di “delegittimazione della Resistenza”: l’Anpi diffidò sindaci e presidi dal diffonderlo, e la Rai, pur detenendone i diritti, non l’ha mai trasmesso. La stessa Anpi nel 2001 sconfessò l’ex commissario politico della divisione Garibaldi Natisone, Giovanni Padoan, che aveva chiesto perdono per l’eccidio all’ex cappellano delle Osoppo, don Redento Bello.
Tommaso Piffer è uno studioso della resistenza che già da anni sta cercando di uscire dagli stereotipi, a partire dal suo “Banchiere della resistenza” del 2005 su Alfredo Pizzoni, il liberale presidente dimenticato del Clnai. Riservandosi un’analisi sulla strategia e politica delle formazioni partigiane comuniste italiane, per aggredire il nodo di Porzûs ha messo in campo una squadra di altissimo livello, tra i quali l’istriana Orietta Moscarda Oblak, che ha affrontato il tema della “Violenza politica e presa del potere in Jugoslavia”; lo storico delle Foibe, Raoul Pupo, ha trattato “La violenza del dopoguerra al confine tra due mondi”; Patrick Karlsen ha analizzato “il Pci di Togliatti tra via nazionale e modello jugoslavo (1941-1948)”; Elena Aga-Rossi ha scritto su “L’eccidio di Porzûs e la sua memoria”; e Paolo Pezzino, si è occupato di “Un termine di paragone: casi di conflitti interni alla Resistenza toscana”.
La conclusione generale è che l’uso della violenza nei confronti dei concorrenti politici non derivò dall’esasperazione del contesto storico, ma era una delle tecniche di presa del potere collaudate con la rivoluzione di ottobre. Il Pci, attraverso la linea Gramsci-Togliatti, ne applicava una variante machiavellica – ammortizzare i metodi del leone con quelli della volpe. Tito, invece, fece ricorso a una strategia più estrema, collegato al nazionalismo jugoslavo, che rifiutò da subito ogni finzione pluralista. La dirigenza del Pci nella penisola tese a marginalizzare gli estremisti fautori dei metodi titini, ma al confine orientale dovette invece sottostare al loro contagio. Per questo Porzûs raggiunse vertici che in altri contesti furono evitati, e che annunciano la ferocia delle foibe.
9 marzo 2012 © - FOGLIO QUOTIDIANO
Gino Paoli: i miei parenti finiti nelle foibe
«Resto comunista ma non amo le bande».
Gino Paoli: i miei parenti finiti nelle foibe
Il cantautore ligure: la sinistra è responsabile culturalmente, sono state coperte le connivenze tra titini e partigiani rossi
Gino Paoli alla chitarra nel salotto di casa (Olympia)
La vita e la storia devono essere davvero più complicate di quanto si creda, se accade di scoprire quasi per caso, in fondo a due ore di conversazione, che Francesco De Gregori non è l’unico cantautore simbolo della sinistra (mai rinnegata) ad aver vissuto in famiglia i crimini compiuti dai comunisti, sul confine orientale, al finire della guerra.
Racconta Gino Paoli che «mio padre, figlio di un operaio analfabeta delle ferriere di Piombino, aveva fatto l’accademia di Livorno ed era arrivato ai cantieri di Monfalcone come ingegnere navale. Là aveva sposato mia madre, che invece veniva da una famiglia benestante, i Rossi. Io sono nato nel 1934 e ho vissuto i primi mesi Monfalcone, poi ci siamo trasferiti a Genova. Dieci anni dopo, parte della famiglia di mia madre morì infoibata.
Una scena de "La luna nel pozzo", film dedicato alla tragedia delle foibe
I miei parenti non erano militanti fascisti, erano persone perbene, pacifiche. Ma la caccia all’italiano faceva parte della strategia di Tito, che voleva annettersi Trieste e Monfalcone. I partigiani titini, appoggiati dai partigiani comunisti italiani, vennero a prenderli di notte: un colpo alla nuca, poi giù nelle foibe. Mia madre e mia zia non hanno mai perdonato. Mi ricordavano spesso i nomi dei loro cari spariti in quel modo, senza lasciare dietro di sé un corpo, una tomba, una memoria. Peggio: una memoria negata. Per questo mia zia odiava gli jugoslavi; e per me è stata una bella sorpresa, da adulto, andare per la prima volta in Jugoslavia e scoprire che non erano affatto tutti così».
Con la figlia Amanda e l'ex moglie Stefania Sandrelli (Olympia)
Interviene Amanda, la splendida figlia che Paoli ha avuto dal suo amore con Stefania Sandrelli diciottenne: «Papà, ho fatto una lettura pubblica sull’eccidio di Sant’Anna di Stazzema, e non hai idea di cosa abbiano commesso i nazisti...». «Sì invece Amanda, conosco bene quella storia. È atroce ma, vedi, le atrocità ci sono state da entrambe le parti. È la guerra che rende l’uomo atroce; per questo io odio la guerra. Una parte della nostra famiglia è finita nelle foibe e di queste cose per decenni non si è parlato. E la sinistra porta una responsabilità culturale, perché il partito doveva coprire la connivenza dei partigiani rossi con la strategia di Tito. Vedrai che ci vorrà un altro mezzo secolo perché le passioni si spengano e se ne parli liberamente. Atrocità hanno commesso anche gli alleati che risalivano l’Italia. Le truppe d’assalto avevano il diritto, riconosciuto per iscritto, di saccheggiare e stuprare: e le truppe d’assalto erano per gli americani i neri, per i francesi i marocchini, per gli inglesi gli indiani. Le conseguenze le hanno patite le donne italiane, finché queste truppe non si sono attendate al Tombolo, in Toscana, in un accampamento frequentato da femmine alla disperata ricerca di cibo, finché non sono arrivati gli americani ad arrestare tutti. Io stesso, Amanda, dovetti scendere dal treno che ci riportava a Genova e passare tra le macerie di Recco distrutta dal bombardamento alleato - non avevo ancora dieci anni - camminando tra due pile di cadaveri. È un ricordo indelebile. Per questo, quando le due torri crollarono, ho reagito diversamente da chi la guerra non l’ha conosciuta, da chi bombardamenti non ne ha subiti mai. Anche se riconosco agli americani (al di là del comportamento di Bush che ha usato la tragedia come un pretesto) di aver reagito dimostrando il loro senso dello Stato. Magari ce l’avessimo anche noi italiani».
La politica appassiona Paoli fin da ragazzo. «Le mie prime manifestazioni furono quelle contro Scelba». Un altro ricordo
L'artista durante una sua recente apparizione tv (Lapresse)
indelebile, il luglio 1960. «Quando a Genova si seppe che per il congresso missino sarebbe tornato in città Basile, l’uomo che aveva compilato le liste degli operai da mandare in Germania, allora studenti e portuali, professori e camalli reagirono allo stesso modo, senza neppure bisogno di parlarsi. Il Pci fu del tutto scavalcato, come lo fu Togliatti dal fratello, che insegnava all’università e marciò in testa ai cortei. Io presi la mia razione di botte. Le jeep caricavano fin sotto i portici, e i respingenti di gomma facevano male. Il congresso dei missini, che allora si chiamavano ancora fascisti, non si fece più, il governo cadde, ma una generazione ha pagato cara quella vittoria: c’è gente che ha passato in galera vent’anni, un mio amico portuale in galera c’è morto».
«Facevo politica ma non mi sono mai iscritto al Pci. Mai amato le bande, i gruppi, i movimenti: ho visto troppi capi dei movimenti finire da Vespa. Meglio pochi amici, con cui passare la notte a parlare», musicisti come Tenco, Lauzi, Endrigo, ma anche Bagnasco e Renzo Piano. «Più di Marx ho sempre amato Rousseau: i beni della terra e dell’intelletto devono essere beni comuni. Come ogni artista, sono un po’ anarchico. Mi piaceva una scritta che vedevo da ragazzo a Pegli: "Comunismo sì, ma anarchico". Non so bene cosa voglia dire, però mi ci riconosco». Anarchico si dice fosse De André, «ma con lui non ci frequentavamo. Apparteneva a un’altra casta, suo padre era il braccio destro di Monti, comandava all’Eridania». La politica ha portato Paoli in Parlamento, tra gli indipendenti di sinistra, nel 1987. «Non è stata un’esperienza del tutto negativa. Ho imparato molte cose. Però avrei preferito rendermi utile agli altri. Invece la politica è complicata; per questo gli improvvisati che vi arrivano da fuori combinano un sacco di guai».
Non che Paoli sia entusiasta neppure dei professionisti. «Una volta avevamo politici che facevano affari. Oggi abbiamo affaristi che fanno politica. E il fenomeno non è esaurito da Berlusconi; riguarda anche la sinistra. Io capisco se uno come Della Valle si arrabbia: se perde soldi, son soldi veri. Questi altri giocano: spostano soldi virtuali. E mi dispiace che in questo gioco sia rimasta invischiata la sinistra. Che ora si trova in un bel guaio. Se dice la verità sugli anni di sacrifici che ci attendono, non vince le elezioni. Se dice balle, le vincerà ma sarà cacciata appena comincerà a fare l’inevitabile. In Inghilterra la società è più avanzata: non a caso Marx aveva previsto che la rivoluzione si sarebbe fatta là. Non è andata così ma in compenso hanno avuto la Thatcher, che nei primi anni ha messo il Paese alle strette, però a lungo andare ha portato risultati. Mi farò odiare, ma l’Italia avrebbe bisogno di una destra seria: liberale e dotata di senso dello Stato; che non privatizzi scuola e sanità ma imponga le ristrettezze necessarie a preparare la stagione delle riforme. Prima un po’ di conservatorismo per mettere da parte i soldi, poi gli investimenti per ristrutturare la casa».
Paoli non rinnega il passato; piuttosto, non si riconosce nel presente. Pur non amando Berlusconi, non si è unito alla mobilitazione di artisti e intellettuali contro di lui. «Ho attaccato Berlusconi quando non voleva pagare la Siae, negando alla cultura la sua fonte di sostentamento. Per il resto, non avevo nulla da dimostrare. Tutti sanno bene come la penso. E io non ho cambiato idea; sono loro ad averla cambiata. Io sono sempre di sinistra, diciamo pure comunista; sono loro a non esserlo più. E poi, come dicevo, non credo alle bande. Nel 1968 smisi di suonare per fare l’oste a Levanto: le mie cose non erano più adatte ai tempi, e non mi andava di cantare "viva" o "abbasso". Restai zitto per sette anni, fino a quando Gianni Borgna, allora capo della Fgci romana, mi invitò a suonare qualche canzone al Pincio. Andai avanti per due ore, e scoprii che i giovani comunisti potevano ascoltare Sapore di sale, che avevano capito come anche la poesia e l’amore fossero politica».
PaolI ricoverato dopo il tentativo di suicidio agli inizi degli anni Sessanta (Olympia)
Sapore di sale, forse la più bella canzone mai scritta da un italiano, è del 1963. Sono gli anni in cui Paoli vive come Tenco e come una sua giovane scoperta, Lucio Dalla, nel mito degli chansonniers , degli esistenzialisti, degli artisti maledetti. È l’anno in cui si spara al cuore. «Ogni suicidio è diverso, e privato. È l’unico modo per scegliere: perché le cose cruciali della vita, l’amore e la morte, non si scelgono; tu non scegli di nascere, né di amare, né di morire. Il suicidio è l’unico, arrogante modo dato all’uomo per decidere di sé. Ma io sono la dimostrazione che neppure così si riesce a decidere davvero. Il proiettile bucò il cuore e si conficcò nel pericardio, dov’è tuttora incapsulato. Ero a casa da solo. Anna, allora mia moglie, era partita; ma aveva lasciato le chiavi a un amico, che poco dopo entrò a vedere come stavo». L’anno dopo Paoli ha avuto due figli: Giovanni, che ora ha curato per Laterza la sua biografia; e Amanda, con cui adesso discute di storia.
Aldo Cazzullo
21 dicembre 2005
Giovanni Paolo II e la politica vaticana filo-croata e contro i giuliano-dalmati
da Catenaccio » 20/09/2009, 14:26
Giovanni Paolo II, perchè ci hai trascurati?
Karol Woytjla, il Papa “venuto da lontano” che non ci ha particolarmente amato.
Di fronte alla complessa figura di un Pontefice che scompare, ai bilanci di una stagione della storia della Chiesa e dell’umanità che termina o, più in generale, di una vita che si spegne, ognuno di noi prova dolore ed un senso di vuoto. Credenti o atei, ci accostiamo con rispetto e riconoscenza alla figura di Giovanni Paolo II, il Papa che ha guidato la cristianità verso il nuovo millennio e ha contribuito in maniera decisiva alla vittoria della libertà sui totalitarismi del Novecento e ha difeso, oltre le Sue forze fisiche, la dignità e la sacralità della vita umana. Per tutto questo, il popolo istriano, fiumano e dalmata, costretto all’abbandono della propria terra, spogliato di ogni avere per rincorrere valori di libertà, giustizia e fede cristiana e, ancora dopo sessant’anni, condannato all’esilio, riconosce e ritrova nella sofferenza di Giovanni Paolo II, uomanere mo fra gli uomini, un grande esempio di dignità, speranza e carità. Il ricordo tuttavia ha sempre anche una dimensione personale e, in tale ottica, il ricordo che conserveremo del nostro apporto con il Papa scomparso non è del tutto privo di zone d’ombra nè contraddistinto da assoluta chiarezza. In verità, senza nulla togliere ai Suoi grandissimi meriti, tale rapporto è stato spesso segnato da dolorosi equivoci. Il primo incontro ufficiale con le Comunità dell’Esodo avvenne nel lontano 1985. In detta occasione, il santo Padre, accogliendo un gruppo di Esuli dalmati li aveva invitati a pregare i “loro Santi Cirillo e Metodio”. Due figure certamente luminose della storia cristiana, ma del tutto estranee al mondo italoveneziano, essendo state salutate dallo stesso Papa nella Lettera-Enciclica “Slavorum Apostoli”, appunto, come due fratelli slavi protagonisti dell’evangelizzazione dei popoli slavi. Basti ricordare che l’alfabeto cirillico fu creato da Cirillo, il quale diede, come spiega il documento, “un contributo fondamentale alla cultura e alla letteratura slave”. Aggettivo usato in poche pagine per più di 80 volte. Il secondo incontro arrivò alcuni anni dopo, nell’ottobre del 1998. Allora Giovanni Paolo II, in visita a Spalato, così si era espresso, rievocando una lunga e mirabile storia di fede: “Spalato e Salona hanno un’importanza del tutto particolare nello sviluppo del Cristianesimo in questa regione, a partire dall’epoca croata e poi in quella successiva romana”. Si sarà, forse, trattato di un equivoco dovuto alla traduzione ma, non bastasse l’avere involontariamente retrodatato l’arrivo degli slavi in Dalmazia (che arrivarono a seguito degli Avari tra il VII e l’VIII secolo, centinaia di anni dopo la morte di Diocleziano e tre secoli dopo la fondazione di Spalato!), Sua Santità invitò, altresì, a ricordare i “martiri croati” uccisi dai romani, citando Venanzio, Doimo e Mauro, benedisse la veneta Madonna dell’Isola come “proto-santuario mariano delle terre croate” e terminò salutando i resti dell’italianità dalmata disperatamente aggrappati alla loro identità con queste parole: “Saluto i pellegrini di Bosnia, Erzegovina, i pellegrini di lingua italiana...”. Vennero forse da remote contrade?! Si era già in anni lontani dalle euforie dell’immediato dopoguerra e persino “La Voce del Popolo”, quotidiano fiumano in lingua italiana, reagì in maniera pacata ma decisa. Il Grande Giubileo del 2000 fu l’occasione in cui diversi di noi tentarono di “aggiustare la mira”. Ma lo schiaffo arrivò di nuovo, in occasione di una delle numerose udienze di quell’Anno Santo. Fummo salutati come “un gruppo di fedeli dalla Slovenia e dalla Croazia”. Gaffe puntualmente ripetuta il giorno dopo da “L’Osservatore Romano”, precisissimo nel ricordare centinaia di gruppi: quello della “Parrocchia di San Francesco alla Rizzottaglia”, quello della “Banca di Credito Cooperativo del Basso Lodigiano e dei Colli Banini”... Eppure, chi almeno una volta ha partecipato o seguito una delle udienze papali sa con quanta puntualità anche linguistica vengono menzionati i vari gruppi di pellegrini... con il loro nome, nella loro lingua. Unica eccezione... il gruppo di “Esuli Giuliano-Dalmati”, la cui “identità” e presenza, chiaramente confermata, risultava anche dalla lettera di assenso, con i relativi permessi per l’ingresso riservato ai partecipanti all’udienza, della Prefettura della Casa Pontificia, firmata dal Monsignor James Harvey. “Purtroppo, al devoto entusiasmo è subentrata l’amara delusione per non essere stati citati sia nel corso dell’Udienza sia nell’elenco ufficiale dei presenti”, scrisse, in quell’occasione, il coordinatore del pellegrinaggio, Rinaldo Jurcovich: “Costernati, ci domandiamo il perché di questa esclusione”. La Prefettura della Casa Pontificia rispose ringraziando dei doni, rievocando la fruttuosa celebrazione, augurando la cristiana prosperità, ringraziando per il devoto gesto, ma... non rispose al lamento. Un altro augusto scivolone... purtroppo! L’infortunio forse più grave - che fece chiedere maliziosamente a questa stessa testata “se non fossimo noi, veneti delle terre cedute, concorrenti scomodi per eventuali accordi in corso in ordine alla restituzione dei beni della Chiesa in Slovenia ed in Croazia” - fu però certamente quello verificatosi in occasione della Mostra dedicata a “Arte religiosa e fede dei croati”, ospitata per il Grande Giubileo nella Biblioteca Apostolica Vaticana ed inaugurata dall’allora presidente della Croazia Franjo Tudjman che, nella circostanza, arrivò a definire Marco Polo “croato di stirpe e di nascita”. Una mostra che, in barba al tentativo di far passare la Basilica Eufrasiana di Parenzo quale “alta espessione dell’arte croata”, non avrebbe mai dovuto essere fatta. Lo ammise uno dei coordinatori, il professor Miljenko Domljan già presidente del Sabor croato, dicendo che sì l’esposizione contrabbandava col marchio croato molte opere appartenenti alla cultura italiana, ma che “non si poteva fare altrimenti, perché la produzione di esclusiva etnicità croata ha scarso valore; non so proprio che cosa potremmo mostrare, sarebbe tutto sotto un certo livello”. Risultarono così “croatizzati” l’arca di San Simone di Francesco da Milano (nel catalogo “Franjo iz Milana”), un argenteo busto di Santo Stefano (lavoro di un orefice romano), una statua di S. Giovanni da Traù del toscano Nicolò Fiorentino, il ritratto del Vescovo di Spalato di Lorenzo Lotto, una Pietà del Tintoretto, una pala d’altare di Lagosta dipinta a Roma dal parmense Giovanni Lanfranco, un pluteo cristiano precedente l’arrivo delle popolazioni slave sulla costa dalmata, piani e documenti della Cattedrale di Zara in stile pisano e quella di Sebenico costruita da Giorgio Orsini da Zara (ribatezzato Juraj Dalmatinac). Il papa sorrise, si complimentò, benedisse la mostra ed i presenti. Gli esuli gli scrissero una lettera di protesta, un doloroso appello. Ci rispose il silenzio... sic transit gloria mundi!
E.T.
sabato 9 febbraio 2013
Poesie licenziose del nobile avvocato venexian Giorgio Baffo
Giorgio Baffo, all'anagrafe Zorzi Alvise Baffo (Venezia, 11 agosto 1694 – Venezia, 30 luglio 1768)Nato da Zan Andrea (Gian Andrea) e Chiara Querini, Zorzi Alvise apparteneva alla rilevante casata Baffo, ascritta al patriziato, nel 1714, all'età di vent'anni, entra prematuramente a far parte del Maggior Consiglio, per estrazione della balla d'oro. Attraverso l'abate Alvise Grimani, Baffo conosce, negli anni 1730, la cultura filosofica d'oltralpe, che lo conduce alla scelta di una poesia licenziosa e filosoficamente aderente ai dettati epicurei. Sarà un acceso avversario delle idee letterarie di Goldoni(pensiamo cosa ha scritto: Vivaldi e un discreto suonatore, ma un pessimo compositore. Nell'ottobre del 1737 Giorgio Baffo sposa la clavicembalista Cecilia Sagredo, più giovane di 17 anni.
.-.-.-.-Cara mona.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.
Cara mona, che in mezzo a do colone-.-.-.
Ti xe là messa, come un capitelo,-.-.-.
per cupola ti ga do culattone,-.-.-.
e ‘l bus del cul sora xe ‘l to cielo.-.-.-.
Perché t’adorin tutte le persone-.-.-.
Ti stà coverta sotto un bianco velo,-.-.-.
che, se qualcun te l’alza, e che t’espone,-.-.-.
vittima sul to altar casca ogni oselo.-.-.-.
El sacro bosco ti me par de Diana,-.-.-.
dove un per banda ghe do mustacchioni,-.-.-.
che all’arca ne conduse della mana.-.-.-.
Notte e zorno ti fa miracoloni,-.-.-.
che l’acqua, che trà su la to fontana,-.-.-.
dà vita al cazzo, e spirito ai cogioni.
venerdì 8 febbraio 2013
L'icona di Giordano Bruno
Armato solo di sapienza ha affrontato in un conflitto impari, fino all'estremo sacrificio, la Bestia Trionfante!
"Non è la materia che genera il pensiero, è il pensiero che genera la materia." Giordano Bruno
"Se nulla nasce dal nulla, nulla può svanire nel nulla: resta la mente."
Giordano Bruno
Stessa fine di Bruno con l'aggravante che gli strapparono la lingua!
GIULIO CESARE VANINI
Prima di bruciare vivo Vanini, pensatore acuto e profondo, gli strapparono la lingua, con la quale dicevano, aveva bestemmiato Dio. Confesso che, quando leggo cose del genere, mi vien voglia di bestemmiare questo Dio"
Arthur Schopenhauer
Così scrive, F.Nietzsche per rimanere in tema
REDENZIONE DAL REDENTORE
"Mai una religione ha contenuto una verità, né direttamente né indirettamente, né come dogma né come similitudine. Perché tutte sono nate nella paura e nel bisogno."
"Chi ha paura non conosce solitudine:
dietro la sua poltrona c'è sempre un nemico."
Noam Chomsky: "Gli Stati Uniti sono il principale stato terrorista del mondo"
Domenica 03 Febbraio 2013 15:35 Gabriele Lamarina
"Gli Stati Uniti sono uno dei principali paesi terroristi in tutto il mondo, secondo le proprie leggi", insiste l'accademico americano Noam Chomsky, filosofo e figura importante della linguistica del Novecento.
"Ho cercato le definizioni ufficiali di terrorismo (...) che esistono nelle leggi degli Stati Uniti e del Regno Unito. Si tratta di definizioni precise, ma hanno un difetto: se si applicano, risulta che gli Stati Uniti sono uno dei principali stati terroristi al mondo", ha spiegato Chomsky alla catena iraniana Press TV.
Il linguista che sta scrivendo in modo dettagliato sul terrorismo dal 1981, da quando Ronald Reagan divenne presidente del suo paese, ha sempre detto che la guerra contro il terrorismo sarebbe al centro dell'ufficio politico degli Stati Uniti. Per Chomsky, uno degli esempi dei "crimini" di Washington, fu l'invasione dell'Iraq nel 2003.
"Gli Stati Uniti e il Regno Unito hanno cercato di fornire un tipo di scusa legale per l'invasione. Hanno fatto appello, come sappiamo, al fatto che Saddam Hussein, non aveva chiuso il programma di armi di distruzione di massa", ha detto il linguista e sottolinea che il fatto non è mai stato provato. Tuttavia, l'Iraq ha dovuto pagare a caro prezzo per un'accusa puramente
"immaginaria".
Tratto da:CRONACHE TERRESTRI".
giovedì 7 febbraio 2013
Una donna in Cina ha un corno sulla fronte, è citata come donna capra
Ha un corno lungo 6 centimetri sulla fronte!
Una ultracentenaria signora cinese, Zhang Ruifang, che abita nel piccolo villaggio di Linlou, ha stupito tutta la sua famiglia, fino ad arrivare sui giornali di tutto il mondo, per uno strano difetto fisico. Da un anno a questa parte, infatti, sul lato sinistro della sua fronte le è cresciuto un vero e proprio corno, arrivato ormai ad una lunghezza di oltre 6 centimetri; e negli ultimi tempi ha iniziato a farsi strada anche un altro corno, stavolta sul lato destro. Sebbene non siano ancora chiare le cause dello strano fenomeno, i medici hanno azzardato la previsione che si tratti di un corno cutaneo, una piccola imperfezione della pelle che nasce di solito a causa di verruche, porri o piccoli tumori alla pelle. Anche se si trattasse di corno cutaneo, comunque, sarebbe il primo caso di 'corno' così grande e lungo, tanto da crescere ad una velocità incredibile negli ultimi mesi. "Quando abbiamo visto questo piccolo corno, non gli abbiamo dato importanza, ma in poco tempo è cresciuto ed ora è lungo 6 centimetri", ha detto la figlia, 60enne, alla stampa locale. Per rimuovere il corno, basta una piccola operazione chirurgica, che però non elimina le cause: in altre parole, anche se fosse rimosso, potrebbe ricrescere in breve tempo.
Battiato denuncia lo stato della Sicilia! Finalmente si scoprono i sotterfugi
LA DENUNCIA DI BATTIATO: "NELLE CASSE NON C'È UN EURO"
Il cantautore e assessore scopre le carte
Il cantautore Franco Battiato nella nuova veste di assessore regionale al Turismo dell Sicilia lancia l'allarme sulle risorse e non risparmia una denuncia nei confronti della precedente amministrazione: "Nelle casse dell'assessorato al Turismo non c'è un euro, hanno rubato tutto. È chiaro?". Battiato ha accettato l'incarico di assessore da pochi mesi.
mercoledì 6 febbraio 2013
Caccia siriani su Israele
CHISSA' PERCHE' LA "STAMPA E I MEDIA LIBERI" SI SON DIMENTICATI DI DIRCELO ?
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Caccia siriani su Israele
di Davood Abbasi.
Alla fine lo ha fatto. La Siria ha risposto. Ha risposto al bombardamento dei caccia israeliani su Damasco che avevano ucciso 2 persone ferendone altre 5.
Ma la Siria ha risposto con tutti i suoi migliaia di anni di Storia e Civiltà, con la lungimiranza di un paese leader del mondo arabo.
A confronto con gli israeliani, questa Siria, è sembrata davvero un potente e leale guerriero che da una lezione di lealtà e di arti marziali, ad un ragazzetto superbo e cocciuto.
Che cosa ha fatto?
Ha mandato i suoi caccia su Haifa e su Tel Aviv, quella che è la capitale del regime israeliano, ed ha fatto in modo che la contraerea israeliana non si accorgesse nemmeno della reazione. I caccia dell'aviazione siriana non hanno lanciato bombe o missili, anche se lo potevano tranquillamente fare; hanno diffuso dei volantini. E leggiamo cosa c'era scritto su questi volantini:
"Noi possiamo colpire quando vogliamo, ma decideremo noi dove e quando; tanti saluti, gli avvoltoi siriani".
Certo, il governo siriano, a differenza di altri, non uccide innocenti, donne, bambini, anziani.
Il governo siriano è un governo responsabile, che sa come usare la forza, "dove e quando" come dicevano i manifestini degli aerei.
A qualcuno forse non è sfuggita la similitudine di questo fatto con quello del 9 Agosto 1918, quando l'aviazione italiana gettò su Vienna i volantini di D'Annunzio:
"Sul vento di vittoria che si leva dai fiumi della libertà, non siamo venuti se non per la gioia dell'arditezza, non siamo venuti se non per la prova di quel che potremo osare e fare quando vorremo, nell'ora che sceglieremo".
E forse prima che tutto ciò succedesse, qualcuno si era ricordato che anche l'Italia un giorno subiva la piaga dell'occupazione straniera.
E forse qualcuno si era ricordato delle sofferenze degli italiani durante l'occupazione.
E forse quel qualcuno si era anche chiesto perchè, l'Italia, che ha avuto questa esperienza nella sua storia, oggi, in Medioriente, sta dalla parte degli austriaci del nostro tempo: gli israeliani.
Chissà se l'affinità incredibile dell'ultima coraggiosa operazione dell'aviazione siriana a quella degli aviatori italiani nel 1918, sul cielo di Vienna, riuscirà a far capire ai politici italiani che oggi bisognerebbe comportarsi da italiani e non da austriaci.
Per chi non lo sappia, la Siria è incorsa nell'ira dell'asse Israele-Usa solo perchè vuole la liberazione del Golan, il suo territorio occupato nel 1967 che secondo l'Onu le dovrebbe essere restituito.
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