martedì 1 ottobre 2024

LA MOSCHEA DI DAMASCO, INSIRIA.. costruita sopra Il tempio di Giove Damasceno.



Della Moschea degli Omayyadi racconta anche un grande viaggiatore dell’antichità: Ibn Battuta che, nel XIV secolo, scrisse: “(Damasco) è il paradiso d’Oriente (…). Agghindata di fiori e di piante odorose (…) e avvolta in drappi di broccato (…). I giardini la circondano come l’alone che cinge la luna (…). E la moschea è la più graziosa al mondo, la più magnifica per architettura, la più squisita per grazia“.
Considerata dall’Islam come una delle meraviglie della cultura musulmana, la Moschea di Damasco è la più antica pervenutaci nelle sue strutture fondamentali. Fu costruita durante la dinastia Omayyade dal califfo Al-Walid , tra il 706 e il 715 d.C., ed eretta sulle fondamenta del tempio di Giove Damasceno che ne ha condizionato la realizzazione. Difatti la moschea sorge sull’antico temenos romano che ne ha determinato le dimensioni di 157x100 metri nonché il basso corso di alcuni muri nelle zone orientali e meridionali della moschea, così come le entrate posizionate ad est e ovest
Nella zona dell’attuale moschea, durante il periodo aramaico veniva adorato il dio Hadad, signore della tempesta, dispensatore di pioggia e protettore dei raccolti. Un ortostato in basalto raffigurante una sfinge e datato al I millennio a.C. è stato ritrovato nell’angolo nord-est della moschea. Lo stile di questo importante ritrovamento sembra essere quello in voga in Siria e in Palestina nel IX secolo a.C. Ciò testimonierebbe la presenza di un antico santuario dedicato al dio cittadino tra i più importanti dell’antichità. Purtroppo la presenza della moschea e la situazione urbanistica di Damasco non permettono un approfondimento dal punto di vista archeologico.
In epoca romana il dio Hadad venne identificato con Zeus Yupiter, signore del fulmine. Sono state individuate antiche vestigia dell’originario edificio di culto risalente con molta probabilità al I secolo a.C. e poi modificato sotto i Severi. Grazie a queste rimanenze, alcune incorporate nella moschea stessa mentre altre sono ancora visibili nelle immediate vicinanze, è stato possibile risalire alla planimetria del tempio.
Sono state individuate due cinte parallele. La prima si riferisce al temenos, probabilmente di I secolo d.C., circondato da botteghe addossate al muro interno e precedute da un immenso portico a colonne che formava la galleria. Dei propilei simmetrici due a due precedevano questa zona e permettevano l’accesso al temenos da ogni lato. Quattro torri si trovavano ad ogni angolo interno del peribolo. A metà del lato est un’entrata monumentale a tre porte era preceduta da un propileo, mentre una tripla porta era al centro del lato ovest. Due sale, alle quali si accedeva attraverso una tripla porta, erano addossate al muro esterno.
Oggi, risparmiata fortunatamente dagli sfregi della guerra religiosa che ha spaccato la Siria, la Moschea degli Omayyadi è per importanza il quarto luogo sacro dei musulmani. Ma è importante anche per i cristiani: all’interno della Moschea, infatti, è conservata una reliquia particolare che riassume in sè il sincretismo religioso del luogo: la testa di Giovanni Battista. Decapitato per ordine di Erode, Giovanni Battista è personaggio di culto nella tradizione cristiana come in quella islamica. E la sua tomba, illuminata di verde il colore più sacro all’Islam è da sola un invito alla concordia e al rispetto fra culti diversi, nel nome di una spiritualità comune nella quale riunirsi in preghiera. Avvolti dal mistico silenzio della Moschea degli Omayyadi.

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