“Dedico a te, o Maria, esempio di inaudita fedeltà, queste pagine brevi, stampate - per volontà non mia - per iniziare ai secreti della tua anima ermetica i dotti fanciulli della ingenua umanità. Maga, sacerdotessa, zingara, cartomante, medichessa, astrologa, divina — seduttrice ed ammaliatrice sempre — sei passata e passi anche tu attraverso al labirinto delle vittime di due estremi, la fede ignorante e la boria scientifica dei terrestri. Quindi non meravigliarti se la mia prosa sarà accolta come Calandrino di Messer Boccacci in Mugello.
Non so ora, o Maria, dove ti trovi e quale maschera porti, ma questo libro ti arriverà lo stesso e con un sorriso eroico dirai: — Toh! parla un morto della tragedia storica che vissi e piansi in omaggio alla gratitudine dei popoli melensi, immemori di chi loro ha donato la libertà del non credere! [...]
Tu sorridi, o amica diletta, tu ridi...
Siimi serenamente giudice. Aspetto il tuo verdetto. Un fiore. Lo staccherai dall'albero della Genesi, lasciando che gli altri fruttifichino il bene e il male, che l'umanità, avanzando, raccoglie e digerisce. Conserva per te la melagrana, perché ti riconoscerò dalle labbra rosse, come nel Cantico dei Cantici, e dalla voce regale... perché hai testa di donna e corpo flessuoso di serpente tentatore: non ridere... lo vedi il Cherub dalla spada fiammeggiante che veglia, ci spia, ci fa da delatore?... oh il perfido eunuco!"
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