"Il mito di Etana ci narra dunque dell’iniziazione del primo re per il quale la regalità discese dal cielo tramite la dea Inanna e, forse, dell’ultimo re che conobbe realmente il segreto dell’albero halub: in Etana, l’antica razza umana e la nuova si trovano in perfetto equilibrio.
Egli fu il più longevo tra i sovrani che vissero dopo il Diluvio, il pastore che ascese al cielo e consolidò tutte le contrade straniere, e il suo regno, secondo la lista reale sumerica, durò per 1.500 anni.
Gli alberi allegorici, la cui esistenza è stata tramandata fino ai giorni nostri, trovano quindi una loro antichissima collocazione nei miti che hanno riguardato l’ascesa della dea Inanna, e tale tradizione sopravvive, celata sotto il velo del simbolo, fino all’epoca neoassira, per confluire anche nel mito dell’Eden della Genesi biblica.
Nello stesso libro della Genesi ritroviamo infatti, oltre al racconto del Diluvio Universale, una lista, denominata “genealogia di Adamo”, che indica i nomi dei patriarchi prediluviani e la durata smisurata delle loro vite: non avevo mai fatto caso a questo particolare, ma la “genealogia di Adamo” ricordava molto la Lista Reale sumerica, sia per le centinaia d’anni di vita d’ogni patriarca, sia perché anche tale lista termina con il nome di Noè, ossia l’eroe del Diluvio, che noi abbiamo conosciuto con il nome di Ziusudra, di Utnapištim, di Atrahasis.
Ben diverse, come sappiamo, furono le sorti riservate alla dea nella Bibbia, ove è menzionata con il nome cananeo di Astarte: ella, si narra, fu la divinità protettrice del re Salomone, ma viene definita “obbrobrio dei Sidoni”.
Ora comprendiamo, tuttavia, dove la scuola scribale aveva celato le prerogative iniziatiche della dea nel periodo in cui il suo culto tramontava e ci appare ancor più chiara, se possibile, la sua natura: era nella cerchia più interna del Tempio che Ištar svelava ancora i “segreti divini”, relativi ai frutti dell’albero della conoscenza e dell’albero della vita.
Sotto il velo del simbolo era adombrata, non defunta.
Schernita dagli uomini, ella è amata dagli antichi dèi e dai saggi di tutte le epoche.
Ancora nel III secolo a.C., Ištar era presente nei cuori degli uomini: fu elevata a paredra di An e le venne dato il nome di Antu, in memoria della prima ierogamia.
<O Ištar, sii tu la più brillante tra loro, e che essi ti acclamino:
“Ištar delle stelle!">"
[A. Bellon, Il Sangue degli dèi - Nozze sacre nella terra dei Sumeri, p. 228 ss.]
Credits immagine: davidmyriad su deviantart
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