martedì 7 giugno 2022

Gli altri mondi di Jung

LE PAROLE DI JUNG: "OMBRA" | www.psychiatryonline.it


🔷Nell'anniversario della sua morte, condivido una lettera di Jung, del '45, sulla sua esperienza pre-morte (da brividi):

🖋️«Lei sa che l’angelo della morte ha prostrato anche me ed è mancato poco che mi cancellasse dalla sua lavagna. […]

Tutto sommato la malattia è stata per me un’esperienza molto significativa: mi ha offerto l’occasione preziosa di gettare un’occhiata dietro il velo.

L’unica difficoltà sta nel liberarsi dal corpo, nello spogliarsi del mondo e della volontà dell’Io.

Quando si riesce a rinunciare alla forsennata volontà di vivere e succede come di cadere in una vaga nebbia, inizia allora la vera vita con tutto quello che si era pensato e non si era mai raggiunto. È un’esperienza di ineffabile grandezza.

Ero libero, completamente libero, e integro come prima non mi ero mai sentito. Ero lontano dalla terra 1500 chilometri e la vedevo come un’enorme sfera avvolta in una splendida luce azzurrina.

Mi trovavo sospeso in un punto preciso sopra l’estremità meridionale dell’India che brillava di una luce azzurra-argentea e Ceylon pareva un opale scintillante nel profondo mare azzurro.

Ero nell’universo, su un enorme blocco di pietra in cui era costruito un tempio. Ne scorgevo l’ingresso illuminato da mille piccole fiammelle, alimentate da olio di cocco, e sapevo di dover entrare nel tempio, dove avrei raggiunto la conoscenza totale.

Ma proprio in quell’istante appariva un messaggero dal mio mondo (che fino allora costituiva un angolino del tutto insignificante dell’universo) e diceva che io non potevo abbandonarlo; e proprio allora la visione svanì.

Da quel momento dormii per tre settimane di seguito [di giorno], ma ogni notte mi svegliavo nell’universo, rivivendo tutta la mia visione.

Non ero io ad essere congiunto a qualcuno o a qualcosa, ma era la congiunzione stessa, era il hieròs gámos, l’agnello mistico.

Era una festa, una festa silente e invisibile, pervasa da un sentimento incomparabile, ineffabile di eterna beatitudine; mai avrei pensato che un sentimento del genere potesse far parte dell’esperienza umana.

Osservata dall’esterno e finché si rimane fuori, la morte appare enormemente crudele. Ma appena vi si è dentro, si prova un sentimento così intenso di compiutezza, di pace, di soddisfazione che non si vorrebbe più tornare indietro.»

(C.G. Jung, in una lettera alla dottoressa Kristine Mann, il 1 febbraio 1945)



Nessun commento: