mercoledì 16 settembre 2020

LA DEMOLIZIONE DELLA VELIA

SALVARE VIA DEI FORI IMPERIALI | Giuseppe Strappa
La creazione di una delle strade oggi più conosciute e frequentate di Roma, Via del Fori Imperiali, fu possibile solo in virtù di una mastodontica demolizione di case, quartieri, chiese che occupavano i 900 metri fra il Colosseo e il Vittoriano, nonché dallo sbancamento di un'intera collina, la Velia, di una rilevanza storica enorme. Oggi di quel colle non ci resta quasi nulla, tanto che è agli occhi di noi moderni persino difficile immaginare che potesse esistere un vero e proprio monticello, anche abbastanza erto, di circa 40 metri esattamente in mezzo fra il Colle Oppio e il Palatino propriamente detto.
Gli studi di Carandini e Maria Antonietta Tomei, che riprendono i primissimi scavi di Pietro Rosa nell'area, hanno ipotizzato che potesse rivedersi proprio nella Velia quel primo insediamento pre-romano sul Palatino, il Pallanteo, che il mito riconduce ai mitici Arcadi guidati dal Re Evandro. Morfologicamente la Velia si pone infatti come una delle due appendici del Palatino, insieme al Germalo, sul quale Romolo avrebbe poi fondato la sua Roma Quadrata, allo stesso modo in cui l'Oppio rappresenterebbe l'appendice più estrema del Colle Esquilino.
Non solo dunque una Velia importantissima per aver ospitato la dimora ancestrale del primo console Repubblicano dopo la cacciata dei Tarquini, Valerio Publicola, non solo per il leggendario santuario di Giove Statore fondato da Romolo immediatamente fuori dalle mura e dalla Porta Mugonia che correvano per l'appunto lungo l'Intermontium che separava il Germalo e la Velia, le due cime del Palatino, ma un passato abitativo ancora più remoto, precedente addirittura a Romolo, che rimanda all'alba della storia di Roma.
La Velia ospitava inoltre i templi antichissimi dei Lari e dei Penati, protettori della stirpe romana, e non è un caso che venne scelta da Massenzio come luogo ideale per il suo monumentale progetto urbanistico e propagandistico.
Le immagini degli scavi e della demolizione di questo Colle antichissimo e di importanza simbolica capitale nella storia di Roma sono impressionanti, e nella mappa è possibile vedere, osservando le due linee gialle che segnano il tracciato di Via dei Fori Imperiali, la quantità di edifici completamente distrutti (tutto il quartiere medievale Alessandrino) e la porzione di Colle sbancata.
In quest'opera di distruzione immane il materiale archeologico reperito fu smisurato, stipato in circa 900 casse ricolme di frammenti di cui meno della metà ad oggi studiate e schedate.
Eppure le risposte che potrebbero pervenirci dallo studio di quelle casse ancora mai aperte a distanza di quasi un secolo potrebbero essere clamorose.
Bibliografia consigliata:
- Tomei Maria Antonietta. La Roma Quadrata e gli scavi palatini di Rosa. In: Mélanges de l'École française de Rome. Antiquité, tome 106, n°2. 1994. pp. 1025-1072.
- Andrea Carandini, Palatino, Velia e Sacra via. Paesaggi urbani attraverso il tempo, Edizioni dell'Ateneo

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