Satrico, ovvero l’antica Satricum, dove oggi sono visitabili interessanti scavi archeologici, è il sito, riaffiorato, grazie a H. Graillot nel 1885. Occupava una serie di rilievi e collinette sulla destra del fiume Astura fra il territorio della città di Latina e Nettuno.
La zona anticamente abitata, identificabile con quella che è oggi l’acropoli; grande circa quattro ettari e protetta naturalmente da ripide scarpate. Satrico, anzi l’antica Satricum, in età arcaica era la seconda città più grande del Latium vetus, dopo Alba Longa.
Satricum, in zona Le Ferriere, è dunque il sito archeologico della città di Latina, testimonianza tangibile che la pianura Pontina non è stata solo palude e disabitata, ma vi era una città fiorente ed era crocevia di una rete di strade che la collegava al Nord ed al Sud. Fondata dai Latini, probabilmente con il nome forse di Pometia sulle sponde del fiume Astura, unico grande corso d’acqua del tempo.
Florida, tra commerci, culto e imponenti influenze etrusche, greche e ovviamente italiche, la città diventò una delle più importanti del Latium Vetus. In seguito, cadde sotto i Volsci che la denominarono definitivamente “Satricum”. Conquistata poi dai Romani, tra strategiche alleanze bilaterali, leghe e guerre di potere, si sviluppò nella sua essenza di città latina. Satrico è una città che ha vissuto il suo massimo splendore in un periodo piuttosto tumultuoso, a metà strada tra identità Italica e conquiste Romane.
Nel 489 a.C. fu una delle città attaccate dai Volsci condotti da Gneo Marcio Coriolano che, dopo aver preso Longula, conquistò anche Satrico. La città fu incendiata e distrutta una prima volta dai Latini nel 377 a.C., e poi distrutta ancora dai Romani nel 346 a.C.. Satrico è citata anche da Dionigi di Alicarnasso, legandola alla ventinove città latine alleate contro Roma.
Non trascurabile è che, anche dopo la distruzione, il santuario dedicato alla Mater Matuta di Satricum rimase frequentato, e lo restò almeno fino al II secolo a.C. Il santuario era sede di un culto praticato all’aperto, per l’appunto sull’acropoli cittadina. Il tempio di Mater Matuta nacque tuttavia nella seconda metà del VI secolo a.C., sostituendo un precedente edificio, e rimpiazzato a sua volta, da un altro edificio più grande, nel V secolo a.C.; che continuò ad essere restaurato nei secoli successivi e del quale restano importanti resti.
Tuttavia Satrico ha sempre avuto come punto fermo della sua identità specifica il Tempio della Mater Matuta; centro fondamentale della religione della pianura intera pontina. Orbene, il sito non era solo concentrato attorno al tempio, poiché Satrico era davvero una vera e propria città che gli scavi archeologici stanno rivelando ancora. Al riguardo, la città fu scoperta nel 1896 da Hector Graillot che individuò il Tempio sulla collina delle Ferriere. Le prime ricerche archeologiche si estesero grazie al lavoro di Felice Barnabei, Adolfo Cozza e Raniero Mengarelli. Già nella prima campagna di scavo, venne alla luce forse il più importante reperto della città: il “Lapis Satricanus”, una iscrizione in latino arcaico dedicata a Publio Valerio. Il tempio era dedicato ad una divinità che era estremamente importante per i popoli italici. Si trattava di un punto di riferimento nell’immaginario collettivo dell’epoca in quanto divinità primaria: la Mater Matuta, madre del mattino.
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