venerdì 25 dicembre 2015

La mistica di Pinocchio

L'avventura iniziatica di Pinocchio


Carlo Lorenzini, alias Collodi, giornalista, educatore, mazziniano, nasce nel 1826 e muore nel 1890. Sebbene l'appartenenza di Collodi alla massoneria non sia provata da nessun documento ufficiale, egli è annoverato tra i massoni celebri dalla pubblicistica filo-massonica che lo considera tale puntando su indizi quali la sua attività di giornalista (la fondazione del periodico liberale “Il Lampione” nel 1848, che deve “far lume a chi brancola nelle tenebre”), e quella politica (la vicinanza ai mazziniani e la partecipazione alle prime due guerre di indipendenza), ma soprattutto per la grande quantità di riferimenti iniziatici nella sua più celebre opera "Le avventure di Pinocchio". Alla luce di questi elementi quindi è fondato ritenere che non vi sia prova certa che Collodi fosse o un massone, ma egli era sicuramente un fine esoterista e conoscitore di alcuni dei rituali e dei simboli che sono utilizzati anche dalla massoneria.
I riferimenti esoterici nelle "Avventure di Pinocchio" sono numerosi, e ad una attenta lettura la "favola" nasconde significati molto più profondi di quelli che può cogliere un bambino. Gli eventi favolosi nascondono significati e allusioni, che si rivolgono ai grandi capaci di coglierne i significati .
Elémire Zolla dice al riguardo:
"Il Pinocchio di Collodi è un miracolo letterario dalla profondità esoterica quasi intollerabile. [...] Un bambino che legga con tutto il cuore questo libro ne esce trasformato. Diventa un'altra persona di cui non è lecito parlare".
Già l'inizio manda un messaggio di impronta egualitaria e mazziniana:
"C'era una volta,..
-un Re...
-No..."
Sembra una provocazione, se si tiene conto che i destinatari sono i "piccoli" lettori, i ragazzi, soli competenti di fiabe e regole fiabesche. Il "c'era una volta" lo sappiamo è la parola d'ordine del mondo della fiaba, ma in questo caso la strada è ingannevole perché, appena varcata la soglia del regno delle favole, ci si accorge che non esiste il Re.
Ma i veri riferimenti iniziatici (non politici) si scoprono leggendo attentamente fra gli interstizi del racconto fiabesco, e si scopre subito una favola nella favola, una favola diversa dove il "burattino" deve apparire con tutti i suoi difetti, dove è costretto a superare tutti gli ostacoli che gli si presentano per diventare "Uomo".
Dal legno-materia prima, allorché è lavorato a regola d'arte, emerge Pinocchio, burattino sì, ma che deve farsi uomo, e che pertanto contiene già la figura umana inserita nel suo corpo di legno.
Il burattino percorre dunque un percorso iniziatico che lo deve condurre ad una profonda trasformazione di tutti i vari piani del suo essere.
Trasformazione resa possibile con il morire come profano e rinascere quale iniziato.
Pinocchio viene impiccato, ma risorge... ed ecco la "morte iniziatica" di Pinocchio.
Pinocchio dopo essere stato impiccato è costretto a bere un calice di bevanda amara, simbolo dell'amarezza dei rimorsi provocati da un non adempimento degli impegni assunti, dai tre medici che simbolicamente rappresentano Maestro Venerabile, I e II sorvegliante, ai quali è dato il compito della "cura" materiale ma soprattutto spirituale.
Appare dunque sensato il noto giudizio espresso dal Croce su Pinocchio, che, nella sua ingenuità il burattino rappresenta il formarsi dell'uomo secondo un metodico ritmo universale.
I simboli della Libera Muratoria sono molti e significanti: dallo scalpello ed il maglietto di Geppetto, i cappucci neri dei conigli che si avvicinano al burattino che non vuole prendere la medicina amara, il cappio a cui il Gatto e la Volpe appendono Pinocchio alla Quercia grande, la barba di Mangiafuoco che come un grembiule copriva il petto e le gambe del burattino.

In latino pinocolus significa "pezzetto di pino". Per un pagano è l'albero sempreverde che sfida la morte invernale. Lucignolo è un Lucifero miserello, a misura di puer, cioè di pre-iniziato, e il Gatto e la Volpe sono Legbà e Shù, grandi personaggi della mitologia africana che si ritrovano anche nel Vudù. Secondo Zolla probabilmente Collodi conosceva questa mitologia.
Nell’incontro di Pinocchio con gli altri burattini, essi lo definiscono "fratello"; quando il burattino giunge nel teatro viene accolto con clamore.
“E’ il nostro fratello Pinocchio [...]vieni a buttarti tra le braccia dei tuoi fratelli di legno!”.
La congregazione di burattini è capitanata da Mangiafuoco, minaccioso, ma dal cuore umano e compassionevole, così come ogni buon Maestro, che si prende cura dell’Apprendista. Infatti, prima lo minaccia, affinché Pinocchio possa comprendere l’errore fatto, ma poi, commosso, gli ridona la possibilità di continuare il suo percorso, regalandogli le cinque monete, che il burattino aveva sperperato incautamente.
Pinocchio compie diversi Viaggi attraverso gli elementi per diventare Uomo. Pinocchio, oltre ad attraversare l'elemento acqua e l'elemento fuoco, viaggiando sul dorso del colombo attraversa l'elemento aria, e poi c'è l'elemento terra quando approda alla sua agognata Spiaggia, nelle vesti di un Pinocchio stanco ma sicuro è ormai pronto a rinascere sotto le sembianze di un Uomo.
Nel ventre della balena che l'aveva ingoiato Pinocchio sembra trovarsi nella Camera di Riflessione: al buio per prepararsi al percorso di rinascita. Quindi forse non è un caso che appena usciti dal ventre-Camera di Riflessione, sul dorso del tonno insieme Maestro e allievo, superando il "mare" dell'inconscio approdano finalmente alla spiaggia che rappresenta la solida percezione del proprio Io.
Ed è così che il Burattino-Profano rinasce Uomo-Iniziato.

E' interessante anche soffermarsi sul N° 4, numero che è il più ricorrente. E' per 4 soldi che vende l'abbecedario, in sostanza vende ciò che simboleggia lo strumento della conoscenza. Quattro sono gli elementi , ed è il numero che è capace di indicarci la spazialità terrestre, quindi è simbolo della materia.
Il 10 è simbolo della realizzazione spirituale (per Pitagora era il numero perfetto su cui i suoi allievi dovevano giurare) e non è a caso che moltiplicando questo per il 4 si ha 40, e quaranta sono i soldi che Pinocchio regala alla Fata che poi saranno trasformati in 40 zecchini d'oro.
La Fata Turchina è dunque una fata alchemica che ha fatto uno zecchino d'ogni Povero ma amoroso soldo: non la ricchezza indica il tesoro, ma il conseguimento per trasformazione. Il numero 40, numero arcaico, indica come si è detto il numero perfetto, insomma la conclusione del Viaggio.
Quando Pinocchio è stato restituito alla sua forma originale dai Picchi silvestri, la Fata gli fa una proposta che parrebbe singolare:
"se vuoi rimanere con me tu sarai mio fratellino ed io la tua buona sorellina".
Dichiarandosi sorella la Fata conferma che tanto Pinocchio ha bisogno di lei quanto lei dello stesso di Pinocchio ed ecco che si deve chiedere in che senso essi sono fratello e sorella e la risposta è che sono legati da una fraternità fatale, iniziatica. Le due fraternità collaborano alla loro crescita, anche la fata è legata ad un percorso iniziatico con la sua "Morte" che come sappiamo Morte non è.
Per Zolla la Fata turchina è Iside. Come nelle pagine finali delle Metamorfosi di Apuleio, dove il latino del grande retore diventa una lingua infantile quando narra l'epifania di Iside, la madre universale, colei che compare nei sogni se si sogna rettamente. Ed'è la prefigurazione della capra sullo scoglio nel mare in tempesta, che compare nel libro molto più tardi, e che pure ha il pelo azzurro.
Per Zolla Collodi rappresenterebbe Iside come capra, oltre che come fata perchè Iside, nel mondo pagano, è la grande mediatrice, rappresentante di tutto il mondo animale, o meglio dell'indistinzione tra animale e umano. Infatti in Apuleio il protagonista è trasformato in asino, come Pinocchio.
La forma della trasformazione per l'Iniziato è la morte: e le ultime righe, che trattano della trasformazione di Pinocchio, raccontano la morte di Pinocchio come Burattino-profano.
Durante la notte, durante il sonno, Pinocchio ha scelto di morire, ha chiamato a se gli assassini, tutte le forme del fuoco e dell'acqua, l'omino di Burro, i febbroni, i fulmini delle sue nottatacce, il Serpente, il Pescatore verde.
Egli ha usato tutta la sua leggenda, tutto il suo destino per uccidersi: e con il suo suicidio tutti i mostri che esistevano come destino, con la morte, simbolica, di Pinocchio Burattino, scompaiono per sempre.Nessuno poteva uccidere Pinocchio se non Pinocchio - se così si chiamerà - di carne.Pinocchio guarda quel burattino misterioso, meraviglioso e buffo.
Nella casa del nuovo Pinocchio resta quella reliquia morta e prodigiosa, il nuovo e vivo dovrà coabitare col vecchio e morto, Ma quel metro di legno continuerà a minacciarlo e sfidarlo, così come l'Iniziato guarda a se stesso prima dell'iniziazione.
Ma la trasformazione non tocca solo Pinocchio ma anche Geppetto: nato falegname, è ora promosso a "intagliatore di cornici".

La “Storia del burattino” termina al 15° capitolo con la morte di Pinocchio impiccato alla Grande Quercia e sicuramente non esprime quella filosofia esoterica della libera ricerca intimistica, quella volontà di non accettare i consigli come verità rivelate che il burattino esprime nell’opera completa, manca l’ultimazione di quel percorso iniziatico che fa dire al protagonista:
“Com’ero buffo quando ero un burattino!”
Ma allora «Pinocchio» è un libro per bambini o una parabola esoterica?
Per Zolla:
"Entrambe le cose, è questo il miracolo. La semplicità della lingua toscana in Pinocchio nasce dal fatto che Collodi sta trasmettendo una verità esoterica è non può che esprimerla così, come la narrerebbe a un bambino. È il ritegno di chi sta parlando di cose indicibili che produce questo particolare linguaggio, in Collodi come in Apuleio".
Insomma Pinocchio è tutt'altro che una semplice favola, è espressione della nostra migliore letteratura laica, che si è dovuta esprimere in maniera sotterranea e segreta, perché a differenza di ciò che avveniva in altri paesi, da noi doveva sottrarsi alla censura dell'ala meno illuminata e elitaria della cultura cattolica.

a cura di Gandolfo Dominici

Fonti:
-Elémire Zolla, Uscite dal mondo, Adelphi, 1992
-Poltronieri Morena, Fazioli Ernesto, Pinocchio in Arte Mago,Hermatena, 2003

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