Pieve di S. Pietro a Gropina Sirena
"Il mistero è sotto casa!"
Con una frase da giallo, Ernesto de Martino descriveva le atmosfere magiche dei miei paesi lucani (così vicini alla sua austera università nel cuore di Napoli) dove, al calar della sera, le nonne raccontavano ai bambini storie di magia nera, di fate buone, di trucchi per allontanare il malocchio, di riti del Sabato Santo o del Natale.
Che mi rimane di quell'infanzia immersa in una mitologia tutta speciale? Il preziosissimo ricordo, e una strana forma di leggero amore che mi porta a curiosare tra queste leggende, come a riavvicinare il mio mondo razionale in cui tutto è o morto o chiaro, a quel magico, a quella vita nascosta in ogni oggetto. Ha un nome, questo: nostalgia...
Forse succede anche a voi, ora che forse non andate piu' a caccia della solitudine misteriosamente esotica delle vostre splendide campagne, di capitare in una vecchia pieve, e guardarne il mistero, incuriositi, dolcemente riverenti, come forse lo siete per il grosso seno delle vostre nonne, dove ancora si nascondono immagini primitive, le prime che la vostra fantasia di bambini ha creato sull'onda delle loro fiabe.
Forse sto fantasticando, ma mi sembra di aver letto questo amore nelle pagine che Silvio Bernardini, scrittore e documentarista, ha offerto alla silenziosa maestà delle pievi toscane. Un amore forse nato da una passeggiata alla pieve di Corsignano in una sera estiva, chissà... Il libro si intitola "Il serpente e la sirena. Il sacro e l'enigma nelle pievi toscane" e vorrei parlarvene, perchè l'ho trovato davvero bello: l'interpretazione razionale si univa all'emozione, come succede ad un bambino quando, da grande, capisce la logica dietro allo scherzo sepolto nella memoria che la nonna gli sottoponeva negli anni della sua infanzia...
Ma comunque, oltre alla cifra poetica, trovo nel libro anche argomentazioni interessanti, a cui poi mi sento particolarmente vicina, per curiosità ed interesse, argomentazioni di cui vi proporrò un breve assaggio.
Le pievi sono un fenomeno di cultura contadina che attraversò l'Italia nel bel mezzo dei secoli bui, tra il VII secolo e l'anno 1000. Queste piccole chiese diventarono un centro di gravitazione per piccole comunità contadine, che si riconoscevano nel messaggio evangelico. Tuttavia, in un periodo storico in cui le comunicazioni e i contatti erano difficili, esse assorbirono le tradizioni locali. Questo, in particolare in Toscana. Silvio Bernardini ha esaminato molte delle pievi toscane, scoprendo dietro alle ristrutturazioni e ai rimaneggiamenti, con sorpresa, un linguaggio del sacro del tutto "sui generis", spesso in totale contrasto con la dottrina cattolica ortodossa, trasmesso da ogni decorazione e dettaglio all'interno della chiesa e basato essenzialmente su quattro simboli:
1) il serpente
2) la vite
3) varie rappresentazioni falliche
4) sirene bicaudate, la cui posizione e la cui analisi rivelano che dietro a questo simbolo c'è in realtà la donna nella sua funzione di madre e custode della sapienza.
E poi spirali, alberi di vita, maschere magiche...
Secondo Kereny, questi quattro simboli erano in realtà caratteristici delle "religioni dionisiache", fiorite nell'area del Mediterraneo, i cui capisaldi erano i culti degli antenati (di cui il serpente è il tramite), il ciclo di vita e morte e del ruolo che in questo hanno l'uomo e la donna (di cui i miti di Dioniso e Demetra sono rappresentazione), la trasmissione della sapienza agricola, di cui le donne sembrano essere state portatrici, la Dea Madre, che è poi la Terra, che è poi la donna, la necessità di un rapporto di riverente armonia con la natura. Una cultura, questa, che affonda le radici direttamente nella tradizione etrusca, e che fu cancellata quando, con l'anno 1000, le città assoggettarono il contado, distrussero villaggi e case, bruciarono molte di queste chiese contadine e ristrutturarono con linguaggi idonei alla nuova autorità politica quelle rimaste. Di questa cultura non è rimasta traccia negli scritti ufficiali, perchè miseramente perdente e non scritta. Ma vive, tutt'ora, nei miti e nelle tradizioni che si animano ancora intorno a queste pievi. Silvio Bernardini si sforza di ricostruirla, con un lavoro a metà tra l'etnografia, la storia dell'arte e la psicologia delle religioni. Ne nasce un viaggio affascinante ed esotico tra gli archetipi della nostra cultura, in un mondo in cui tutto è magico, ma tutto ha un significato, e l'orologiaio cieco non esiste: esiste solo una madre, una natura dal sapore benevolo, sereno - un'atmosfera lontana dalla celebrazione della sofferenza e del dolore tipico del simbolismo religioso successivo - dove sapienza, nutrimento, amore materno, mistero, morte e vita sono concetti continui, intrecciati dal loro essere natura e vita nella natura.
A me questo libro è piaciuto molto, mi ha raccontato teorie antropologiche interessanti, ed allo stesso tempo mi ha fatto sentire la dolcezza di un caldo affetto per queste chiese millenarie, ancora in piedi, come rispettate dal tempo. Mi propongo di andare a visitare la pieve di Corsignano quando mi recherò di nuovo da quelle parti, magari dopo aver colmato un po' della curiosità che questo libro mi ha messo addosso con qualche altra adeguata lettura...
Purtroppo ho trovato poche foto su Internet che possono farvi capire di che il libro esattamente parla. Spero che quelle segnalate vi possano dare un'idea.
Teresa
Dettagli del libro:
"Il serpente e la sirena. Il sacro e l'enigma nelle pievi toscane"
di Silvio Bernardini
2005, Editrice Don Chisciotte,
Via D. Alighieri, 51a, 53027 S. Quirico d'Orcia (SI)
www.donchi.com
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