venerdì 29 maggio 2009

Il sacrificio secondo Alain Daniélou



Scrive Daniélou:

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IL SACRIFICIO



“Il Creatore è un Dio crudele che ha voluto un mondo in cui nessuno può vivere senza distruggere la vita, senza uccidere altri esseri viventi. Nessun essere può vivere senza divorare altre forme di vita, vegetale o animale. E’ questo un aspetto fondamentale della natura del creato. Tutta la vita del mondo animale non è che un’interminabile strage. Esistere vuol dire mangiare ed essere mangiati. L’uomo è ciò che egli mangia. Ogni essere vivente si nutre di altri esseri e diverrà nutrimento di altri esseri in un ciclo interminabile. […]

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Śiva spiega alla sua compagna: ‘Nel mondo non c’è nessuno che non uccida. Chi cammina uccide coi piedi moltissimi insetti. Persino dormendo si possono uccidere delle vite. Tutte le creature si uccidono tra loro… Nessuno può vivere senza uccidere… Muoiono soltanto coloro che sono destinati a morire. Ogni essere vivente è ucciso dal proprio Destino, la morte non viene che in seguito. Nessuno sfugge al Destino’.

Il capitolo fondamentale dello Śivaismo è l’accettazione del mondo com’è, non come vorremmo che fosse. Solo quando accettiamo la realtà del mondo possiamo cercare di comprenderne la natura, avvicinarci al Creatore, prendere il nostro posto nell’armonia della creazione. Poiché nessuno può esistere senza nutrirsi della vita di altri esseri, dobbiamo assumercene la responsabilità di fronte a noi stessi e di fronte agli dèi che così hanno voluto. Per associare agi dèi ai nostri atti, dobbiamo superare lo stadio istintivo, ritualizzare l’atto di uccidere come l’atto d’amore. Per condividere con gli dèi le responsabilità dell’atto fratricida con il quale, per sopravvivere, siamo obbligati a divorare altri esseri viventi, dobbiamo offrire loro vittime in sacrificio. […]

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Solo se prendiamo coscienza del valore dei nostri atti, compiendo consapevolmente la volontà del Dio il quale ha voluto che la vita non si mantenga se non con la morte, con l’uccisione, possiamo limitare gli effetti, recitare la parte che ci è devoluta nell’armonia del mondo. […]

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La strage la caccia all’animale per divorarlo è un istinto fondamentale dell’uomo, il suo mezzo per sopravvivere e come tale può provocare un’esaltazione, una sorta di trance che è anch’essa una via mistica d’integrazione nell’aspetto distruttore della divinità. La corsa sfrenata delle Menadi e il furore con cui esse dilaniano e divorano ancor vive le vittime è una delle forme dell’ebbrezza mistica.

Ritroviamo oggi quest’esaltazione nei grandi sacrifici sivaiti praticati ancora oggi, nei quali si sacrificano migliaia di capretti o di bufali, la terra e i partecipanti sono bagnati di sangue in un’atmosfera di esaltazione religiosa. Uccidere è un atto sacro, come dare la vita”. [...]

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