giovedì 17 ottobre 2024

Costruita sopra un tempio dedicato a Bacco

 Chiesa di santa sabina a Silanus, Nuoro. Nasconde dei misteri, come la sua costruzione. Potrebbe essere stata edificata come tempio pagano dedicato a bacco in periodo romano. Usato per i relativi culti



Lastra in marmo da un santuario di Afrodite

 Lastra di marmo con in rilievo il pube, una vulva e l'iscrizione: ΖΜαρAγδι[ο]ν / Ευχην / αφροδιτηι (zMarAgdi[o]n /Euchin / afroditii).- È stata trovata nella pianura dove si trovava il santuario di Afrodite a Kalamos, fondato dalle cortigiane che seguirono Pericle nella sua campagna militare contro Samo. - II secolo a.C. - Samos Pythagorion Archaeological Museum, Grecia



Christos Bitzis-Politis
Smaràgdion sarebbe il diminutivo di Smàragdos, lo smeraldo.
In conseguenza Smaràgdion si potrebbe tradurre liberamente in italiano con Smeraldina (come il nome della giovane servetta che alla fine si sposò con Truffaldino, nella commedia goldoniana "Il Servitore di Due Padroni”
Έρση Καλδή
L'iscrizione greca dice: SMERALDINE ECHIN AFRODOS.
SMARAGDINE è la nota gemma verde ma anche un nome femminile che le donne hanno fino ad oggi in Grecia. ECHIN APHROD significa preghiera alla dea Afrodite. Apparentemente questo è un tama, un omaggio di ringraziamento alla dea Afrodite per aver curato una malattia genitale (vagina)

Quando ho fatto la comparsa in un famoso film


 

mercoledì 16 ottobre 2024

Così come Giotto dipinse di getto il cerchio al papa, segno fra sapienti

 «Quando l'Eterno tracciò un cerchio sulla superficie dell'abisso, io c’ero», dice la Saggezza nel Libro dei Proverbi. E che cos'è quel cerchio?* Quel cerchio costituisce le frontiere che Dio stesso ha tracciato per creare il mondo. In questo senso si può dire che, per creare, Dio si è limitato. Limitarsi significa rinchiudersi in un universo che funziona ed evolve secondo leggi proprie. Al di fuori, al di là di quell'universo, si ignora cosa esista. Le leggi della vita studiate dalla scienza non sono altro che i limiti che Dio si è imposto nella sua creazione. Sono quei limiti che danno struttura, forma, contorno e coesione alla materia. Un mondo che non fosse circoscritto entro dei limiti sarebbe instabile e non potrebbe sopravvivere, poiché all'interno di quei limiti tutta la materia è in movimento e non chiede altro che fuggire.



Dio ha tracciato un cerchio per trattenere la propria sostanza. Il cerchio è un tracciato magico. Al centro, Dio ha posto il nucleo della creazione, e il suo lavoro è cominciato.
OMA
Il simbolo del Tao è un cerchio che pone un limite all'infinito. La creazione nasce da un limite. Anche il nostro agire dopotutto è la scelta di una sola, tra le infinite possibilità a nostra disposizione. È il limite che permette la vita e forse è il limite (ricco di senso, quindi la scelta) che sappiamo darci, che ci rende liberi.

martedì 15 ottobre 2024

Cavalli a Verona

 

Verona è ricca di testimonianze legate all’epopea cavalleresca, al cavallo come all'asino che troviamo rappresentato in molti monumenti.  Prenderemo in esame un controverso lavoro pittorico partendo da un luogo carico di storia: una chiesetta, nel centro urbano di Verona: San Giorgetto, davanti all’hotel Due Torri, a lato del sagrato della chiesa di Sant’Anastasia. La piccola chiesa era il tempio dei cavalieri Teutonici ordine cavalleresco militare che aveva la caserma operativa proprio dove oggi è i più vecchio e prestigioso hotel di Verona “Hotel Due Torri”, questi fedeli combattenti furono chiamati dai della Scala per difendere la stessa casata da rivolte interne.



Ritornando a San Giorgetto, la chiesetta è arricchita da un bellissimo affresco opera di Giovanni Maria Falconetto, commissionato nel 1514 circa, fu una delle prime opere ispiratrici del nostro artista, Luigi Scapini, coinvolto ed affascinato dal possibile messaggio segreto.  Storia e mito si compensano e si integrano, uno sfuma nell’altro rinforzandosi. Il prezioso dipinto probabilmente era legato all’iniziazione cavalleresca, anche se il titolo è lontano da questa interpretazione: “l’annunciazione”, quella donna che passa per Maria, è posta al centro dell’insieme, stranamente dentro un luogo circondato da mura e ha vicino un unicorno, che rappresenta, non a caso, la purezza, la protezione e la stessa cavalleria medievale, inoltre attorno vediamo tutta una serie di animali simbolici sia dentro che fuori dalla fortificazione, ma quello che colpisce è il cavaliere che inginocchiato prega coperto dell’armatura verso la Dea misticamente assorbito, per l’ufficialità quell’essere femminile è la divinità cristiana, ma potrebbe essere anche la Sofia, comunque una stranissima rappresentazione di Maria, sicuramente una donna-divina pura a cui ci si affida per realizzare alti ideali, un essere da invocare affinché aiuti, protegga e rinforzi la prodezza, l'onore, la fedeltà, la lealtà ed il principio che la vera nobiltà trascende.


Vicinissimo alla chiesetta con l’affresco del  Falconetto troviamo ancora il santo protettore della cavalleria, dentro la grande chiesa di Santa Anastasia: il famoso affresco del Pisanello: “San Giorgio e il drago” conosciuto anche come: la regina di Trebisonda.

 Sottolineo che Silvia Ronchey nel suo appassionante saggio: L’enigma di Piero ci introduce alle vicende misteriose, che legano questo dipinto alla sapienza neoplatonica attraverso il filosofo Giorgio Gemisto Pletone, che approda in Italia nel 1438, come consigliere dell'imperatore bizantino Giovanni VIII partecipando al Concilio di Ferrara e Firenze finanziato da Cosimo de Medici, sarà l’inizio del Rinascimento.

Santa Anastasia era anche l’arrivo, la meta del Palio “nuovo” che si correva a Verona, iniziando dal 1450, le partenze erano diverse a seconda dei concorrenti, dato che oltre al palio dei cavalli esisteva anche il palio delle donne (o prostitute), degli uomini, dei mussi. Per i cavalli si partiva da Santa Lucia Extra, si passava per porta San Sisto, chiamata Porta Stupa, dato che i fondamenti dell’edificio poggiando su terreno limoso ebbe a cedere, così i veneziani decisero di ricostruirla, 1550-1551 solidamente per opera dell’Architetto M. Sammicheli chiamata Porta Palio.

Preciso che prima del 1450, il Palio aveva un altro percorso: partiva dai sobborghi di Tomba e l’arrivo era a San Fermo Maggiore, Passando per porta Santa Croce.

A Verona la preparazione del Palio era costituita da un preliminare: “El Bogon” si sviluppava un giorno prima dei palii, consisteva in un moto circolare, un tracciato spiraliforme, assimilabile ad una danza labirintica o girotondo processionale iniziato in Piazza Erbe, anche il “Venerdì Gnocolar” partiva con” El Bogon” che però cominciava da Piazza dei Signori. Tutti i partecipanti si muovevano espandendosi in maniere centrifuga. Il Bogon ricorda le numerosissime ammoniti fossili impresse nelle pietre che ricoprono la città, la chiocciola legata alla è strettamente legata alla sezione aurea alla successione dei numeri del Fibonacci o allo stesso cerchio magico che il mago disegna nel terreno per difendersi e schermarsi, atto vicino alla fondazione delle città, Urbe vicino Orbe sfera e nella fondazione di Roma sappiamo che con l’aratro qualche scrittore antico ci parla non solo della prima Roma quadrata, ma anche una fondazione con una aratura circolare, il sistema solare segue un movimento spiraliforme come le galassie Ricordo che il testo da me prodotto: DEE E CAVALLI nei riti misterici del calendario, di Emanuela Chiavarelli Pellini Luigi 2019, partendo dall'aspetto religioso degli albori, dove il cavallo ne diventa l’essenza, l’animale totemico, portatore di forza e di bellezza prorompente, essere infero e divino, un animale totemico che anticipa il toro, legato dai miti celesti. Le Iadi, l’ammasso stellare che ora rappresenta la testa della costellazione del toro precedentemente era sulla fronte del cavallo cosmico, secondo i testi vedici riportati da Tilak,

Sempre i testi antichi ci parlano delle ierogamie equine, dobbiamo risale alle testimonianze di uno scrittore religioso chiamato Girardo Cambrensis del Galles 1175-1203, che assistette disgustato all’unione rituale del futuro re d’Irlanda con una cavalla bianca, che poi venne uccisa e cotta in un calderone, in quel brodo il re si monderà e poi si ciberà della stessa carne dell’animale sacrificato.

Ricordo Lo Aśvamedha Induista: rito sacrificale di origini antichissime che appartiene alla cultura indoeuropea, che conserva dei paralleli in Iran, a Roma e in Irlanda. Anche esso legato alla fondazione di una dinastia regale. In questo caso il cavallo sacrificato, dopo una processione, viene smembrato e il pene viene postato alla vagina della della futura regina affinché possa concepire nel suo ventre l’erede al trono. Trovo delle forti similitudini con le fiabe russo-siberiane dove il re si bagna nel latte della cavalla regale, retaggi di saghe Sciamanico Buriate-Yakuti

 

 Quelle che noi conosciamo nei miti come amazzoni sono donne guerriere realmente esistite, certo avevano un rapporto speciale con i loro  cavalli erano un tutto uno con il loro destriero, potevano stare in sella per giorni senza scendere, non avendo i testicoli potevano cavalcare libere  a differenza degli uomini, senza il pericolo di non poter procreare, una particolare forma di matriarcato, venivano dalle steppe, legate alla religione sciamanica abituate al saccheggio, le cronache ci informano che riuscirono a depredare il ricco tempio di Artemide ad Efeso, colpivano e fuggivano con rapidità erano imprendibili perché velocissime, costantemente a cavallo, legate ai sciiti, la loro natura era selvaggia ed indomita, feroci anche più degli uomini. Furono trovate delle tombe di queste guerriere che testimoniano la venerazione verso una pietra nera lucente.

Le pietre sono intimamente legate all'aspetto religioso, ed il cavallo è rappresentato da sempre dall'uomo, dipinto nelle grotte o fissato nelle pietre legate intimamente all’architettura e all’edificazione. La pietra,  testimonierà gli albori dell’avventura  entrerà non solo in uso nelle costruzioni, ma come, talismano, reliquia, roccia apotropaica vicina al divino, pietra di fondazione, superando la pietra d’inciampo o di volta, avremo betili di tutte le dimensioni sia conici che cilindrici, il Piloton di Montorio fu oggetto di culto primigeno e poi riconvertito dal cristianesimo. Potremo annoverare il Benben intimamente pietra “radiante” anche essa conica legata alla tradizione egizia, similare all’Omphalos di Delfi,  la pietra nera di Emesa che Eliogabalo la portò a Roma, ricordando il santuario di  Baalat Gebal dove si venerava una divinità femminile, sotto forma di pietra a cippo conico effigiato anche sulle monete dell’Imperatore Carino III sec.d.C. . La pietra sacra nella grotta del monte Argeo in Cesarea (Cappadocia). Nell'età pagana preislamica, nascerà la litolatria in Arabia, legato alla pietra nera, oggi venerata a la Mecca, legata indissolubilmente alla Pietra Nera di Cibele, che fu portata da Pessinunte a Roma nel 204 a.C., per alcuni autori, era gemella di quella tutt’ora venerata dall’Islam, ricordando che Rea-Cibele era sposa di crono che è rappresentato come stallone…….

Divinità femminili legate al culto del cavallo: Cibele Cubaba dee connesse al cavallo, come le dee legate agli animali: come la misteriosa dea dei paleoveneti Reitia, Potnia Theròn: rettaggio della Grande Madre Mediterranea

Quello di Reitia è un culto unico nel suo genere. Sviluppatosi tra il 7000 e il 3500 a.C., ha fatto parte esclusivamente della zona abitata dal popolo dei  paleoveneti, probabilmente anche per il legame esoterico attribuito all’alfabeto venetico, utilizzato, in un primo tempo alla sola composizione di orazioni dedicate alla stessa Dea.

Nelle statuette e raffigurazioni votive a lei dedicate, Reitia veniva spesso raffigurata con la testa di cavallo oppure con arti di uccello (simbolo del suo legame con i due elementi terra e cielo), oppure circondata da animali, il volto celato da un velo e la cosiddetta chiave di Reitia tra le mani. Inoltre per i Veneti c’era la prescrizione di sacrificare cavalli rigorosamente bianchi,

 



 

I migliori cavalieri dell'antichità furono proprio i Veneti antichi. 

Per loro il cavallo era una presenza sacra: come simbolo questo animale 

accompagnava il defunto dell'Aldilà, tirando il carro della morte (stele di Camin), come nei dromos delle tombe etrusche dove si sacrificava un cavallo nero a guardiano delle camere funerarie sotterranee. Inoltre nelle tombe e nei santuari dei paleoveneti furono ritrovate molte statuette bronzee che rappresentavano cavalli.

 

Addirittura, in certe sepolture il cavallo accompagna il suo cavaliere-gueriero, come sarà in uso presso le popolazioni longobarde. 

Il cavallo rappresenta e rimane l'animale sacro (come simbolo, ma non come feticcio). Ricordo una pubblicazione curata nel 2003 dalla Soprintendenza per i Beni Archeologici del Veneto, con l’accattivante e significativo titolo: “I Veneti dai bei cavalli bianchi”. I paleoveneti furono dei grandi allevatori ed esportatori di cavalli sopra tutto verso la Grecia, animali selezionati ed usati nelle gare legate alle feste nei vari santuari ellenici, Sappiamo che nel 440 a.C. Leonte di Sparta vinse la 85ma Olimpiade proprio con dei cavalli veneti

 

sabato 12 ottobre 2024

Uno dei geni della pittura contemporanea

Claude Verlinde
È nato in Francia il 24 giugno 1927.
Uno dei geni della pittura contemporanea, di grande sensibilità, che a volte viene classificato nel surrealismo, nel postmodernismo, e in altri nel cosiddetto "realismo immaginario"; È stato descritto come "Hieronymus Bosch del XX secolo", veramente diverso e anacronistico, mostrando chiare tracce dell'influenza dei maestri da cui ha maggiormente attinto, oltre a Hieronymus Hieronymus, Kronach, Francisco de Goya e James Ensor.
Si forma all'École des Beaux-Arts de Paris e all'Academia Grande Chaumière.
Fin dal primo momento, la ricchezza della sua pittura, la sua grande sensibilità controllata dalla tecnica, hanno reso Verlinde un artista visionario indiscusso del nostro tempo....


venerdì 11 ottobre 2024

Ad Albano Laziale una straordinaria cisterna per l'acqua

Da quasi 1800 anni, il Cisternone Romano è un'importante testimonianza storica situata sotto le strade di Albano Laziale, vicino a Roma, Italia. Questo antico serbatoio d'acqua sotterraneo fu costruito tra il II e il III secolo d.C. sotto la direzione dell'imperatore Settimio Severo per rifornire d'acqua il campo della Seconda Legione Partica.


Con una capacità impressionante di circa 10.000 metri cubi, pari a circa 2,64 milioni di galloni, il Cisternone Romano rappresenta un esempio straordinario delle capacità ingegneristiche dei Romani. La struttura ha la forma di un quadrilatero irregolare, con dimensioni di 30 metri per 50 metri. È costituita da una combinazione di scavi nella roccia e costruzioni in mattoni, suddivisa in cinque navate sostenute da 36 robusti pilastri. Le pareti interne sono rivestite con uno strato di intonaco impermeabile, che ha contribuito a preservare l'integrità della cisterna nel corso dei secoli.
Ciò che rende davvero unico il Cisternone Romano è la sua continua funzionalità. Nonostante quasi duemila anni di storia, i canali che convogliano l'acqua dalle sorgenti lungo il Lago Albano sono ancora operativi. Questo antico serbatoio non solo rappresenta una testimonianza dell'ingegnosità e della maestria degli architetti e ingegneri romani, ma mette anche in risalto la straordinaria longevità delle loro infrastrutture.