"Distruzione del tempio di Artemide
A Mira, la città di cui Nicola era vescovo, c’era un magnifico tempio della dea Artemide, la Diana dei Latini. Naturalmente, nonostante i progressi del cristianesimo, templi così maestosi continuavano ad esercitare un certo fascino nella popolazione.
Scrive al riguardo Michele Archimandrita:
Eccitando vivamente il suo zelo per Dio, invece che con armi visibili, cominciò a setacciare ogni luogo della sua diocesi con la fede in Cristo, rivestito di speranza e di ferma fiducia. Mise a soqquadro i templi degli idoli scacciandovi i demoni e smascherando la loro ingannevole e scellerata impotenza. Così il Santo combatteva lo spirito malvagio apertamente per metter fine una buona volta alle sue false operazioni. Divinamente ispirato pensò di portare a compimento una grossa impresa, quella di distruggere cioè il tempio di Diana che lì si ergeva imponente. Esso infatti era il maggiore di tutti i templi sia per altezza che per varietà di decorazioni, oltre che per presenza di demoni. Circostanza che costituiva una grossa tentazione di empietà per i fuorviati. Così egli, minaccioso nei loro confronti, per la grazia di Cristo che era in lui, deciso ad estirpare e ad annientare dalla sua regione il florido culto dei demoni, si recò di persona dove si trovava questo tempio abominevole e, demolendo non solo le parti superiori ma distruggendolo dalle fondamenta, pose in fuga i dèmoni che vi si annidavano. Quelli poi, invisibilmente espulsi dall'energica forza del Signore di tutto il creato per il tramite del nostro santissimo padre Nicola, benché mormorassero apertamente di aver da lui subìto un’ingiustizia, costretti da Dio, dovettero abbandonare la loro sede e prendere la via dell’esilio. Alla predicazione del vangelo Nicola volle aggiungere questo atto di notevole portata emotiva per i Miresi. Si trattava cioè di chiudere il capitolo del paganesimo e iniziare quello del cristianesimo. Probabilmente Nicola non distrusse tutti i templi e le edicole pagane di Mira, anche perché il paganesimo come tale era ancora tollerato sotto Costantino. Volle colpire però il cuore del paganesimo mirese distruggendo “il tempio più grande e più bello della città", e forse il più maestoso che in Licia fosse dedicato ad Artemide.
Questa espressione dell'agiografo, confermata dall'iscrizione di Opramoas a proposito del contributo per la ricostruzione nel 141 d.C., è per noi il maggiore argomento per sostenere la storicità dell'episodio (sia che venga inteso materialmente sia che si intenda solo metaforicamente) e comunque la sua presenza nell’antica Vita di S. Nicola. Infatti Michele Archimandrita molto difficilmente avrebbe potuto conoscere questo particolare. E’ molto probabile perciò che abbia avuto tra le mani qualche dato concreto relativo alla vita del Santo, qualche frammento, oppure che da qualche brano della Vita relativo a questo episodio si fosse poi formata una solida tradizione myrese.
Riportando l'attività di Nicola contro il paganesimo Andrea di Creta paragonava il Santo all'agricoltore e all'architetto. Quanto al primo è detto: «Hai dissodato, infatti, i campi spirituali di tutta la provincia della Licia, estirpando le spine dell'incredulità». Quanto alla seconda similitudine è detto: «Con i tuoi insegnamenti, infatti, hai abbattuto altari di idoli e luoghi di culto di demoni abominevoli e al loro posto hai eretto chiese a Cristo» (Encomio, cap. IV). E’ evidente dunque che per Andrea l'abbattimento dei templi e degli idoli è metaforico o comunque indiretto (“con i tuoi insegnamenti”).
Questo episodio viene spesso collegato iconograficamente ad un altro, quello dell’abbattimento dell’albero di Diana. In realtà si tratta di due episodi riferentisi il primo (il tempio) a Nicola di Mira, il secondo (l’albero) a Nicola di Sion (Cfr. Vita Nicolai Sionitae, cap. 15-17). Nella Vita Nicolai Sionitae questo albero è collegato agli idoli, ma non a Diana-Artemide. Tuttavia fra le tante modifiche delle leggende nicolaiane ci fu pure questa, anche perché gli elementi di fusione (e confusione) non mancavano. Come nella storia della distruzione del tempio di Artemide anche qui c'era il demonio che «abitava» nell'albero (come lì nel tempio), ed egli doveva essere scacciato e l'albero abbattuto. Per cui non è da meravigliarsi se nella tradizione latina (vedi la Leggenda Aurea di Jacopo da Varazze) si fusero le due cose e si cominciò a parlare dell'albero di Diana, che, pur essendo apocrifo, fu preferito dagli artisti occidentali rispetto al più autentico «tempio di Diana»."
In foto: Nicola abbatte l'albero sacro, affresco
Un intero mondo, per non dire Universo, è stato sistematicamente cancellato. Quello che è avvenuto esteriormente è anche avvenuto irrimediabilmente nell'animo degli italici e degli europei. Sul "trono di Pietro " fin dall'inizio siede il Male.