domenica 31 dicembre 2023

La giusta contaminazione

Scoperta in Egitto un'antica statua di Buddha: è la prima fuori dall'Asia




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avvenire.itArcheologia . Scoperta in Egitto un'antica statua di Buddha: è la prima fuori dall'AsiaTrovata nel tempio di Iside, di epoca romana, a Berenice, sul Mar Rosso. Realizzata in marmo mediterraneo, si pensa sia stata realizzata ad Alessandria d'Egitto intorno al II secolo d.C.

giovedì 28 dicembre 2023

L'artista mistico

 Il primo giorno della creazione - Sia la luce

(Francisco de Holanda, 1545)
Francisco de Holanda , l'umanista e forse quindi uno dei più mistici tra gli artisti dimenticati dell'era rinascimentale portoghese.


mercoledì 27 dicembre 2023

L'appiattimento

 "L'obiettivo finale è di normare, normalizzare, imporre ovunque il Medesimo.

Sbarazzarsi di disparità e differenze.
Uniformare i modi d'essere, di parlare, di vivere, di produrre, di amare.
Proibire il pensiero autonomo. Indurre ognuno a godere del momento presente senza mai metterlo (e mettersi) in prospettiva.
Abituare le persone a vivere in un disagio permanente, senza potersi mai interrogare sulle sue cause né ribellarsi contro coloro che ne sono responsabili.
Abituarle a vivere nella miseria spirituale convincendoli che è proprio quella miseria a renderle felici.
In poche parole, alimentare la rassegnazione."
Alain de Benoist (1943), Che cos’è l’ideologia del medesimo?


Nel buio esiste un briciolo di luce e nella luce convive un po' di buio

 In ogni caos c'è un cosmo,

in ogni disordine un ordine segreto.
(Carl Gustav Jung)
L'ordine è la somma di tutti i disordini.
(René Guénon)


Ars

 “Per sapere occorre ardere. Altrimenti ogni conoscenza è inefficace. Perciò occorre praticare l'«ardore», tapas. E il Sole è l'essere che più di ogni altro arde. A lui è naturale rivolgersi, per attingere la dottrina.”

Roberto Calasso (1941-2021), L'ardore


Mitra ai Quattro Coronati

 Nella parte alta della fortezza monastero, sopra la foresteria del convento, dei Quattro coronati (o protomassoni) della agostiniane, vicino esiste anche la rappresentazione di Giano e anche la Papessa Giovanna però su di un arco vicino alla rappresentazione, al piano terra, dell'incoronazione di Costantino da parte del papa, un falso storico come al solito dato che il papa al tempo non esisteva e al concilio di Nicea non era presente il vescovo de Roma.



sabato 23 dicembre 2023

La raccolta liturgica del "Ramo d'Oro"

 Henri Paul Motte (francese, 1846–1922) -

I druidi tagliano il vischio nel sesto giorno della luna



venerdì 22 dicembre 2023

Arpocrate

- Museo Nazionale dell'Afghanistan, Kabul
Arpocrate - Dio egiziano il cui nome significa "Horus il fanciullo": ed è infatti rappresentato come infante, in grembo alla madre Iside o stante, nudo, con la treccia tipica dei prìncipi sulla tempia e il dito in bocca. Questo gesto - inteso in epoca greco-romana come un invito al silenzio - è per lui caratteristico. Come erede di Osiride porta la corona dell'Alto e Basso Egitto. Mentre il dio è ignoto all'epoca più antica, diviene estremamente popolare nel sincretismo religioso ellenistico. L'iconografia di A. si diffonde, com'è naturale, da Alessandria. In epoca greco-romana si hanno numerose varianti del tipo, che si ispirano piuttosto al gusto ellenistico che non alla tradizione egiziana. L'interesse dell'arte ellenistica per la figura infantile determina infatti una tipologia di A. con forme paffute e chiome inanellate e lunghe e con ciuffo stretto da un nastro sul capo, in cui è visibile l'influenza della tipologia di Eros. Si distinguono quindi due tradizioni: una più fedele alle originarie forme egizie, l'altra da esse indipendente. In età romana si ritorna volentieri alla severità della tradizione egiziana. L'A. ellenistico manca spesso del rigido carattere sacro; ne consegue, specialmente per i coroplasti e gli esecutori di piccoli bronzi, un'estrema libertà nel rappresentarlo. Così si hanno figure di A. a cavallo di quadrupedi e di uccelli, con cornucopia, ecc.

La concezione accentuatamente sincretistica dell'età romana attribuisce spesso ad A. gli attributi di altre divinità, specialmente di Ercole e Dioniso. In molte figure romane A. porta al collo la bulla. 



lunedì 18 dicembre 2023

Il sangue disseta

 Siamo nei giorni dell'avvento al potere di Robespierre. La Convenzione s'appresta a giudicare i cospiratori. Il popolo ha fiducia in Marat, ha fiducia nella possibilità che sia fatta giustizia, nel nome del “pubblico bene”; qualcuno si sta accorgendo che gli ardori rivoluzionari, in ogni caso, stanno vacillando. È venuta a mancare l'unanimità: sta svanendo l'umanità. Marat verrà assassinato, perché aveva seminato odio vendicativo e violenza. E così, in quei giorni, “alla disfatta dell'esercito, alla rivolta delle province, alle cospirazioni, ai complotti, ai tradimenti, la Convenzione contrapponeva il Terrore. Gli dèi avevano sete”



sabato 9 dicembre 2023

venerdì 8 dicembre 2023

In memoria dell'Imperatore Giuliano

 ANKARA. Colonna in memoria dell'imperatore GIULIANO. 1.085 U.c.



giovedì 7 dicembre 2023

Santi distruttori

"Distruzione del tempio di Artemide

A Mira, la città di cui Nicola era vescovo, c’era un magnifico tempio della dea Artemide, la Diana dei Latini. Naturalmente, nonostante i progressi del cristianesimo, templi così maestosi continuavano ad esercitare un certo fascino nella popolazione.
Scrive al riguardo Michele Archimandrita:
Eccitando vivamente il suo zelo per Dio, invece che con armi visibili, cominciò a setacciare ogni luogo della sua diocesi con la fede in Cristo, rivestito di speranza e di ferma fiducia. Mise a soqquadro i templi degli idoli scacciandovi i demoni e smascherando la loro ingannevole e scellerata impotenza. Così il Santo combatteva lo spirito malvagio apertamente per metter fine una buona volta alle sue false operazioni. Divinamente ispirato pensò di portare a compimento una grossa impresa, quella di distruggere cioè il tempio di Diana che lì si ergeva imponente. Esso infatti era il maggiore di tutti i templi sia per altezza che per varietà di decorazioni, oltre che per presenza di demoni. Circostanza che costituiva una grossa tentazione di empietà per i fuorviati. Così egli, minaccioso nei loro confronti, per la grazia di Cristo che era in lui, deciso ad estirpare e ad annientare dalla sua regione il florido culto dei demoni, si recò di persona dove si trovava questo tempio abominevole e, demolendo non solo le parti superiori ma distruggendolo dalle fondamenta, pose in fuga i dèmoni che vi si annidavano. Quelli poi, invisibilmente espulsi dall'energica forza del Signore di tutto il creato per il tramite del nostro santissimo padre Nicola, benché mormorassero apertamente di aver da lui subìto un’ingiustizia, costretti da Dio, dovettero abbandonare la loro sede e prendere la via dell’esilio.
Alla predicazione del vangelo Nicola volle aggiungere questo atto di notevole portata emotiva per i Miresi. Si trattava cioè di chiudere il capitolo del paganesimo e iniziare quello del cristianesimo. Probabilmente Nicola non distrusse tutti i templi e le edicole pagane di Mira, anche perché il paganesimo come tale era ancora tollerato sotto Costantino. Volle colpire però il cuore del paganesimo mirese distruggendo “il tempio più grande e più bello della città", e forse il più maestoso che in Licia fosse dedicato ad Artemide.
Questa espressione dell'agiografo, confermata dall'iscrizione di Opramoas a proposito del contributo per la ricostruzione nel 141 d.C., è per noi il maggiore argomento per sostenere la storicità dell'episodio (sia che venga inteso materialmente sia che si intenda solo metaforicamente) e comunque la sua presenza nell’antica Vita di S. Nicola. Infatti Michele Archimandrita molto difficilmente avrebbe potuto conoscere questo particolare. E’ molto probabile perciò che abbia avuto tra le mani qualche dato concreto relativo alla vita del Santo, qualche frammento, oppure che da qualche brano della Vita relativo a questo episodio si fosse poi formata una solida tradizione myrese.
Riportando l'attività di Nicola contro il paganesimo Andrea di Creta paragonava il Santo all'agricoltore e all'architetto. Quanto al primo è detto: «Hai dissodato, infatti, i campi spirituali di tutta la provincia della Licia, estirpando le spine dell'incredulità». Quanto alla seconda similitudine è detto: «Con i tuoi insegnamenti, infatti, hai abbattuto altari di idoli e luoghi di culto di demoni abominevoli e al loro posto hai eretto chiese a Cristo» (Encomio, cap. IV). E’ evidente dunque che per Andrea l'abbattimento dei templi e degli idoli è metaforico o comunque indiretto (“con i tuoi insegnamenti”).
Questo episodio viene spesso collegato iconograficamente ad un altro, quello dell’abbattimento dell’albero di Diana. In realtà si tratta di due episodi riferentisi il primo (il tempio) a Nicola di Mira, il secondo (l’albero) a Nicola di Sion (Cfr. Vita Nicolai Sionitae, cap. 15-17). Nella Vita Nicolai Sionitae questo albero è collegato agli idoli, ma non a Diana-Artemide. Tuttavia fra le tante modifiche delle leggende nicolaiane ci fu pure questa, anche perché gli elementi di fusione (e confusione) non mancavano. Come nella storia della distruzione del tempio di Artemide anche qui c'era il demonio che «abitava» nell'albero (come lì nel tempio), ed egli doveva essere scacciato e l'albero abbattuto. Per cui non è da meravigliarsi se nella tradizione latina (vedi la Leggenda Aurea di Jacopo da Varazze) si fusero le due cose e si cominciò a parlare dell'albero di Diana, che, pur essendo apocrifo, fu preferito dagli artisti occidentali rispetto al più autentico «tempio di Diana»."
In foto: Nicola abbatte l'albero sacro, affresco

Un intero mondo, per non dire Universo, è stato sistematicamente cancellato. Quello che è avvenuto esteriormente è anche avvenuto irrimediabilmente nell'animo degli italici e degli europei. Sul "trono di Pietro " fin dall'inizio siede il Male.