sabato 12 luglio 2014

Tortura e uccisione di Ipazia per ordine di "san" Cirillo, ai tempi di Diocleaziano (Non era Diocleziano l'Imperatore al ttempo, ma è citato per "provocazione")

San Cirillo, il torturatore – Scrive A.L.M.: "La Chiesa il 
27 giugno ha commemorato San Cirillo, "dottore della 
Chiesa" (defunto nel 444 d.C.) che condannò a morte la 
scienziata e filosofa Ipazia, ad Alessandria d'Egitto. Nasce 
in quell'epoca il cosiddetto "Medioevo cristiano", 
caratterizzato dall'oscurantismo religioso e dalla
oppressione del Papato. Ipazia fu massacrata e il 
suo corpo ridotto letteralmente a brandelli da una 
massa di fanatici, ciascuno armato di un pezzo di vetro 
o coccio, che dovettero infierire sul cadavere il segno 
di fede e di sottomissione alla Chiesa. Ancora oggi Ipazia 
è l'emblema della libertà di pensiero e di ricerca 
scientifica, della razionalità filosofica, della indipendenza 
ed emancipazione della donna, contro il buio della mente 
rappresentato da tutte le religioni cosiddette "rivelate".
 La Chiesa festeggi pure il suo malvagio "dottore", io 
invece ricordo la splendida figura di Ipazia, simbolo di 
tutte le donne colte, intelligenti e libere...."


La storia di Ipazia:

“Commento di Teone di Alessandria al Terzo 
Libro del Sistema matematico di Tolomeo. Edizione 
controllata dalla filosofa Ipazia, mia figlia”
Questa l’intestazione al III libro del Sistema 
matematico di Tolomeo, scritto da Teone di 
Alessandria, padre della filosofa e matematica 
Ipazia.  Lui  la introduceagli studi matematici 
ma lei non si limita allo studio e diventa anche
insegnante, come testimoniano le parole di Filostorgio 
(suo contemporaneo e biografo): “Introdusse molti alle scienze matematiche” e l’elogio che ne tesse Pallada 
è forse il più bello e il più intimo: ” Quando ti vedo mi 
prostro, davanti a te e alle tue parole, vedendo la casa 
astrale della Vergine, infatti verso il cielo è rivolto ogni 
tuo atto, Ipazia sacra, bellezza delle parole, astro 
incontaminato della sapiente cultura”.
Ipazia ha fatto importanti scoperte sul moto degli astri, 
raccolte nel testo “Canone astronomico” così da renderne 
pubblica la conoscenza anche ai suoi contemporanei. 
Considerata la terza caposcuola del Platonismo da 
Socrate Scolastico, ha dimostrato che tra la scienza 
matematica e la sapienza filosofica c’è uno stretto legame, 
e la studiosa Gemma Beretta traccia un quadro lucido e 
dettagliato dell’opera che questa filosofa ha lasciato ai suoi contemporanei e a tutte le successive generazioni di uomini 
e donne che hanno calpestato la stessa terra e guardato lo 
stesso cielo:
“Quando tracciava una nuova mappa nel cielo, Ipazia 
stava indicando una traiettoria nuova, e al tempo stesso 
antichissima, per mezzo della quale uomini e donne del 
suo tempo potessero imparare ad orientarsi sulla terra e 
dalla terra al cielo e dal cielo alla terra senza soluzione di 
continuità e senza bisogno della mediazione del potere 
ecclesiastico…
Ipazia insegnava ad entrare dentro di Sé (l’Intelletto) 
guardando fuori (la volta stellata) e mostrava come procedere 
in questo cammino con il rigore proprio della geometria 
e dell’aritmetica che, tenute l’una insieme all’altra, 
costituivano l’inflessibile canone della verità”.
Ipazia: matematica ma anche filosofa.  Inventrice, pare 
di un astrolabio piatto, di un idroscopio e un aerometro. 
Ipazia anche guida spirituale, come testimonia una 
intensa ed intima lettera scritta da Sinesio, Vescovo 
di Cirene,  indirizzata a lei, maestra pagana: ” Detto 
questa lettera dal letto nel quale giaccio. Possa tu riceverla 
stando in buona salute, o madre, sorella e maestra, 
mia benefattrice in tutto e per tutto, essere e nome quantì 
altri mai onorato! …. E se c’è qualcuno venuto dopo di 
me che ti sia caro, io debbo essergli grato perché ti è caro, 
e ti prego di salutare anche lui da parte mia come amico 
carissimo. Se tu provi qualche interesse per le mie cose 
bene; in caso contrario, non importano neanche a me”.
Ipazia è stata una donna seguita dai suoi contemporanei, 
dal popolo come dalle più alte cariche cittadine, come 
riportano Socrate Scolastico ” A causa della sua 
straordinaria saggezza, tutti la rispettavano 
profondamente, e provavano verso di lei un 
timore reverenziale”, e Damascio ” Il resto della 
città a buon diritto la amava e la ossequiava grandemente, 
e i capi ogni volta che si prendevano carico delle questioni 
pubbliche, erano soliti recarsi prima da lei”. Secondo il 
parere di questi due illustri filosofi e diretti testimoni di 
Ipazia, grazie a lei si era realizzata nel concreto la “politeia” 
in cui erano i filosofi a decidere le sorti della città.
Ancora Beretta sottolinea l’innovazione contenutistica degli insegnamenti di Ipazia, nel sostenere che ” Ipazia 
affiancava ad un insegnamento esoterico un insegnamento 
pubblico, simile a quello dei sofisti moralizzatori del I 
secolo” e ” … spiegava tutte le scienze filosofiche a 
coloro che lo desideravano”.
Nel 391 d.c. Teodosio dichiara il Cristianesimo religione 
di Stato, e l’anno successivo viene promulgata una legge 
speciale contro i riti pagani.  Ipazia occupa la cattedra di 
filosofia, ereditata dal padre; Cirillo diventa Vescovo e 
rappresenta il massimo del potere ecclesiastico.
Durante il passaggio dal paganesimo al cristianesimo, 
l’unico modo che il Vescovo ha di controllare le menti 
è quello di spodestare il filosofo, e Cirillo non perde 
tempo per organizzare l’eliminazione fisica della sua rivale.
Ipazia cade vittima di un’imboscata mentre faceva ritorno 
a casa, la colpiscono con dei cocci e la smembrano. 
Gettano pezzo per pezzo il suo corpo nel fuoco perché 
non ne restasse traccia. Il santo Cirillo, pur essendo 
considerato il principale architetto della ingiusta e violenta 
sparizione di Ipazia, non ha mai pagato, neanche 
moralmente, la sua colpa.  Un esimio collega della filosofa d’Alessandria, Voltaire, le dedicherà pensieri di solidarietà 
e definirà la sua fine una “condanna ingiusta”, frutto di “
un eccesso di fanatismo” e l’irlandese John Toland le 
dedica un saggio ” Ipazia, ovvero la Storia di una 
Dama assai bella, assai virtuosa, assai istruita e perfetta 
sotto ogni riguardo, che venne fatta a pezzi dal clero di 
Alessandria per compiacere l’Orgoglio, l’Emulazione e 
la Crudeltà del loro Vescovo, comunemente ma 
immeritatamente denominato San Cirillo”.
Angela  Braghin




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Mio commentino: "Che queste cose siano avvenute e 
continuino ad avvenire, in conseguenze del propagarsi 
delle religioni monoteistiche di origine semita, non desta 
meraviglia nelle menti capaci di discriminazione analitica. 
Infatti basti vedere le ripetute professioni di odio 
espresse dal dio giudeo contro tutti gli altri dei e contro 
gli altri popoli che non fossero il suo e si capisce quali 
sarebbero state le conseguenze, sempre più cruente, 
nelle successive azioni delle sette di ispirazione biblica. 
I giudei, prima, ed i cristiani, dopo, e per finire i 
musulmani, portarono alle estreme conseguenze 
quell'odio verso l'altro dissimile da sè, diverso nel 
pensiero, però, solo nel pensiero. Infatti queste cosiddette 
"religioni" monoteistiche non sono assolutamente tali ma 
semplici ideologie razziste. Altro che "amore"... qui l'amore 
si esercita solo verso i propri kit and kin (e mai termine 
inglese fu più azzeccato)" - Paolo D'Arpini  

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