mercoledì 7 agosto 2013

Le radici dell'Europa sono pagane e non giudaico-cristiane


1 gennaio 2000 (01:00) | Autore: 

presente scritto consiste sostanzialmente in un intervento dell'Autore a un forum di discussione religiosa (http://www.politicaonline.net/forum/showthread.php?s=&threadid=140516), con alcune lievi modifiche. La sede ove è stato inizialmente pubblicato spiega i toni duri e severi che vi vengono impiegati. - C.S.L.R.].
Noi europei non abbiamo alcun bisogno di tornare al paganesimo: non lo abbiamo mai abbandonato nel profondo dell’anima.
La struttura psichica dei “gentili” è naturalmente pagana, sarebbe una grave perversione se cessasse di essere tale.
Il cristianesimo diffondendosi nelle quattro aree dell’Europa antica (la greca, la romana, la celtica, la germanica) ha annacquato la sua originaria radice monoteistica. Il cattolicesimo mediterraneo era nella realtà un politeismo lunare incentrato sul culto di tre grandi Dei distinti: Dio Padre (Deus PaterZeus), Dio Figlio (generalmente descritto con tratti dionisiaci) e una grande Dea Madre (la Madonna = la Signora).
Il cristianesimo europeo ha trasgredito il divieto ebraico di venerare le immagini (un divieto ancora oggi rigorosamente osservato dagli islamici). Da questa trasgressione nasce la grande arte cristiana.
A partire dal romanticismo, i poeti germanici hanno cancellato la maledizione biblica che gravava sulla Natura.
La psicologia contemporanea ha riscoperto gli Dei sotto forma di archetipi psicologici.
L’attitudine moderna allo sport, il diffondersi di palestre hanno recuperato sia pur in forma materializzata l’aspirazione classica al corpo sano.
Sbagliano pertanto coloro che vogliono incatenare l’anima dell’Europa ad un destino abramitico. La nostra anima nel profondo non ha mai smesso di dirsi pagana; basta solo ascoltarla con attenzione per capirlo.
Il “nuovo paganesimo” non è affatto un concetto stravagante o qualcosa di intellettuale costruito a tavolino; è semplicemente un atto di auto-consapevolezza: una presa di coscienza della nostra natura e di ciò che è estraneo (e dannoso) ad essa.
È vero che il cristianesimo è stato grecizzato nella sua teologia, romanizzato nella sua struttura gerarchica, celtizzato nelle sue sfumature esoteriche (il Graal), germanizzato nelle sue attitudini crociate e cavalleresche; ma è anche vero che sotto tutti questi vestimenti europei il cristianesimo rimane una forma messianica di giudaismo.
Tutti i cristiani venerano come divinità il rabbì Jeshua, della tribù di Giuda.
Il rabbì Jeshua si proclamò messia, esattamente come avrebbe fatto Sabbatai Zevi 1600 anni dopo. Ogni secolo dal popolo ebraico sorgono messia, regolarmente avversati dal clero regolare: la tensione tra sacerdoti e messia, tra sacerdoti e profeti (“Ahi Israele che perseguiti i tuoi profeti!” è una costante della storia israelitica.
Il rabbi Jeshua si scelse dei collaboratori: tutti ebrei. Shimon conosciuto sotto il nome di Pietro, Saul conosciuto sotto il nome di Paolo. È grazie a questi infaticabili collaboratori che cinquanta generazioni di giovani europei hanno imparato a riconoscere in Israele il “popolo eletto”, a sentirsi figli di Abramo, di Isacco e di Giacobbe; a venerare il “leone di Giuda” (il rabbino Jeshua).
Non v’è cosa più illogica di un “antisemita cattolico”. Perché il cattolicesimo, più in generale il cristianesimo, è il giudaismo messianico divulgato ai popoli.
Cosa leggono i cristiani come libro sacro? La Bibbia, ovvero la Torah più altri scritti giudaici.
Nella Bibbia la collettività dei cristiani è orgogliosamente definita come “l’Israele di Dio”.
La Bibbia si conclude con una esecrazione di Roma “la Grande Meretrice” e con la profezia dell’avvento del paradiso: la “Gerusalemme celeste”! Quanti patologici antisemiti vedono la mano ebraica su ogni male del mondo e poi con assoluta indifferenza professano il cristianesimo, ovvero la versione messianica del giudaismo…
Al cospetto di Hitler un papa molto caro ai tradizionalisti (Pio XII) ebbe l’orgoglio di dire: “Noi siamo spiritualmente semiti”.
C’è molto coraggio in questo orgoglio espresso a quei tempi. Si può ammirare quel coraggio; e tuttavia anche noi Europei dobbiamo avere coraggio ed esprimere l’orgoglio della nostra “gentilezza”.
Santuario di Apollo a Delfi.
Santuario di Apollo a Delfi.
Guardate sulla testa dei vescovi ai quali i cristiani baciano le mani: cosa portano? Che cos’è quel curioso dischetto? Ovvio, è lakippah ebraica: con ciò i successori degli apostoli si qualificano come rabbini. E del resto tutti i fedeli ogni domenica ripetono in coro Alleluia(hve), esclamazione ebraica che suona: sia glorificato Jahve.
Arriviamo così al nodo di quella fissazione patologica che è l’antisemitismo (ovvero la credenza maniacale che dietro ogni male del mondo vi siano gli ebrei): l’antisemitismo è espressione della lacerazione dell’anima europea, che da una parte accetta il cristianesimo e lo stravolge secondo le proprie tendenze, dall’altra parte avverte che in fondo al cristianesimo vi è qualcosa di irriducibile e di inassimilabile: la radice semita.
Vi sono cose che non si possono imporre. Tu non puoi imporre al rabbino capo di venerare la Dea Afrodite non puoi cambiare nome a Gerusalemme (come fecero i Flavi che la trasformarono in Helia Capitolina!). Allo stesso modo non si può pretendere che un Europeo d.o.c. si semitizzi.
Apollo. Particolare del fregio est del Partenone.
Apollo. Particolare del fregio est del Partenone.
Per porre fine alla triste lacerazione dell’anima europea e per combattere la patologia dell’antisemitismo noi proponiamo uno schietto “non semitismo”: vale a dire il riconoscimento del fatto che allo spirito europeo non si addice una religione di origine giudaico-messianica esattamente come non si addice al rabbino capo di Gerusalemme ricercare le radici della propria fede in Omero, nel concetto romano del Pantheon, nel Libro Egizio dei Morti.
La verità è che il cristianesimo dei nostri tempi da un lato sta riscoprendo la sua autentica radice ebraica e si sta liberando di ogni sovrastruttura greco-romana, dall’altro sta spostando il suo baricentro fuori dall’Europa.
In Europa non si fanno più preti. E senza preti chiaramente una religione non può sopravvivere.
Non a caso le Chiese stanno patrocinando il progetto di spostare in Europa milioni e milioni di africani, amerindi, asiatici. Per avere un prete in più in seminario, ma anche per modificare lo psichismo della civiltà europea con l’afflusso di popoli più docili alle carezze dei monsignori.
Contemporaneamente altri popoli dalla brulicante demografia si spostano verso Nord e per esplicita ammissione dei loro imam si propongono di sottomettere l’Europa ad Allah grazie al ventre delle loro donne.
Di fronte a questo movimento di popoli è naturale , per un ovvio principio di azione e reazione, che si ingeneri un movimento di ripaganizzazione dei popoli europei.
Ciò che era inconscio deve ritornare ad essere cosciente.
La grande cultura europea ci aiuta in questa riscoperta: non fu solo il Rinascimento a riscoprire gli antichi, anche i Monaci della Schola Palatina di Carlo Magno non appena riscoprirono i testi classici se ne innamorarono; compiendo così due peccati in uno: 1) si innamorarono, 2)… di qualcosa di non cristiano.
Il senso di fedeltà al mos maiorum ancor più della mera cultura erudita ci induce a spolverare il nostro atavico paganesimo.
Si sa, il rabbino Joshua era una persona amabile ma sicuramente peccava di equilibrio. Ai suoi fedeli disse: “fatevi eunuchi (=castrati!) per entrare nel regno dei cieli”! Disse : “se il tuo occhio ti dà scandalo, taglialo via. È meglio essere orbi che bruciare nel fuoco dell’inferno”… Queste massime così illuminate difficilmente potrebbero avere una effettiva applicazione oggi. Fuori che da una ristretta cerchia di fanatici neppure nei secoli precedenti sono state effettivamente adottate.
Nelle buone famiglie europee per duemila anni si sono educati i bambini con una saggia miscela di stoicismo e di epicureismo.
Lo stoicismo: la convinzione che bisogna affrontare con virilità, con dignità i momenti difficili che ogni vita inevitabilmente comporta.
L’epicureismo: la convinzione che anche la vita più seria debba essere condita e addolcita da una giusta dose di piacere.
I riti pagani si sono interrotti in Europa, ma lo spirito pagano sotto molti aspetti è continuato.
Ininterrottamente.