sabato 3 dicembre 2011
Tanzi Callisto: Vaticano, banchieri, e tracollo Parmalat
la vicenda Parmalat è maturata nella rossa Emilia, ma non in quella parte di Emilia rappresentata da Peppone, bensì in quella che ad essa si contrappone in nome dei valori tradizionali della famiglia e della chiesa, nell’Emilia dei Giuffrè, dei bancarottieri cattolici, dei finanziatori delle opere diocesane, che da tale collateralismo ecclesiale ottengono fama di buoni cristiani e di integerrimi cittadini e vedono moltiplicata per cento, già qui in terra, la propria credibilità imprenditoriale e la disponibilità di capitali a spese di ingenui risparmiatori.
La raccomandazione, per entrare in Parmalat, del Cardinal Biffi era indispensabile per i dipendenti in carriera.
La chiesa locale, come lo stesso Vaticano, il parroco di Collecchio come il vescovo di Parma e il cardinale di Bologna (sempre Biffi) finché hanno potuto hanno taciuto, limitandosi a esprimere la propria (L'ipocrito atteggiamento di chi era a conoscenza dei misfatti imposti dai banchieri ) incredulità e a ricordare i meriti di Tanzi come finanziare dei restauri della parrocchie del parmense come del Duomo e del battistero di parma. Poi hanno chiesto perdono, non è chiaro se per le proprie più o meno indirette responsabilità o a nome del «fratello che aveva sbagliato». L'ambiguità in questi ambienti religiosi è la regola. Infine hanno invocato una forte ripresa del senso della moralità pubblica, dell’etica della responsabilità e della trasparenza in campo economico, grandi parole. Si sono guardati bene di scucire una sola lira di quelle ricevute, si sa le parole non costano nulla!
Il caso Tanzi non è solo opera di tradimento e di inganno, ma frutto degenere di una formazione religiosa malata, non individuale, ma collettiva, che ha colpito,l'intera Italia, i lavoratori e messo in crisi l'indotto e lo stesso settore lattiero-caseario.
In ogni caso i miliardi pagati dalla Parmalat per il restauro del Battistero e della Cattedrale di Parma, come tutti gli altri denari usciti dai bilanci della Parmalat per il restauro delle parrocchie sparse nella Provincia di Parma e nell'Emilia dovevano essere ritornati alla nuova Parmalat, ma sappiamo come ragionano questi preti. La bancarotta del San Raffaele ci conferma il comportamento truffaldino e da mariuoli di questi religiosi che applicano il vangelo,
sempre però sensibili al denaro e all'acquisire potere.
La loro vera politica non tiene conto ne di Dio ne di Cesare, ma cercano in tutte le maniere di incamerare i denari per loro e per la loro genia! Questa è una delle tante ingiustizie italiane!
Lebera nos a malo in secula seculorom amen!
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