venerdì 30 novembre 2012

Il mago gesuita: Athanasius Kircher

Athanasius Kircher (di A.M.Partini)che fine ha fatto il suo ricchissimo museo? (dalla Rivista Simmetria n. 5 - anno 2003) Mi sono interessata al Kircher molti anni fa, a proposito della Mensa Isiaca, o Tavola Bembina, detta così dal nome del Cardinale Bembo che la comprò durante il sacco di Roma da un fabbro-ferraio nel 1527. Prezioso cimelio dell’epoca alessandrina, probabilmente di carattere magico religioso, riporta gran parte del pantheon egizio: al centro è l’Iside panthea, e cioè Iside che assorbe in sé tutte le altre divinità, aspetto proprio dell’epoca Tolemaica e Imperiale. Sotto la guida del barone Ricciardelli si cercava di fare un avvicinamento tra le figure e i simboli della Mensa Isiaca con i Tarocchi che, secondo la Tradizione, risalivano al dio egiziano Thot. Ma lo studio fu interrotto dopo qualche anno per la scomparsa dello studioso, che, tuttavia, aveva collocate buona parte delle figure. Da allora ho sempre tenuto un rapporto culturale con il dotto gesuita tedesco, tanto più che faceva parte, insieme al Palombara e Santinelli, del famoso cenacolo che si era creato a Roma intorno alla Regina Cristina di Svezia, di cui mi sono particolarmente occupata. Sono ritornata a Kircher qualche anno fa per un lavoro sulla Regina Cristina di Svezia (1) e per uno studio più approfondito sulla Mensa Isiaca durante la stesura del libro sulla “Roma Egizia”, scritto insieme a Boris De Rachewiltz, noto egittologo prematuramente scomparso. Kircher mi interessava ancora per i suoi rapporti con G.L. Bernini: la loro collaborazione è immortalata nella famosa fontana dei Fiumi di Piazza Navona e nell’Elefante con l’obelisco di Piazza S. Maria della Minerva (due punti strategici della città Eterna). Attualmente mi occupo di due scritti alchemici contenuti l’uno nell’Oedipus Aegyptiacus (“Alchimia Hieroglyphica sive Aurifera Ars Aegyptiorum”), l’altro nel Mundus Subterraneus (“De Lapide Philosophorum”). Mente enciclopedica, Athanasio Kircher nacque in Germania nei pressi di Fulda il 2 maggio 1602. Entrato nella Compagnia di Gesù insegnò matematica e lingue orientali prima in Germania e poi in Francia. Chiamato a Roma da Urbano VIII nel 1633 per insegnare matematica al Collegio Romano, trascorse qui la maggior parte della sua vita e rappresentò per quasi cinquant’anni la maggior autorità culturale della cattolicità. Fu in corrispondenza con gli uomini più colti del suo tempo e con i Gesuiti delle Missioni orientali. Si occupò di tutto lo scibile, filosofia, fisica, chimica, astronomia, storia naturale, archeologia, musica, e cercò soprattutto attraverso i suoi studi sui geroglifici, di portare in luce la filosofia ermetica. Sebbene Isaac Causabon (1559-1614) avesse dimostrato che i libri ermetici non erano anteriori ai primi secoli dopo Cristo, il Kircher non mostra alcun dubbio che tali opere risalissero ad Ermete Trismegisto e contenessero l’antica sapienza della tradizione egiziana. Amante della natura e dei suoi segreti Kircher indagò tutte le branche dello scibile umano sia sperimentando nel suo laboratorio al Collegio Romano, sia osservando direttamente la natura. Pur tenendo vivo il suo interesse per la ricerca scientifica credeva nelle virtù occulte delle cose create e nella legge dell’analogia. Tutto è Uno; catene magnetiche legano le varie parti del cosmo tra di loro, come troviamo mirabilmente espresso nei frontespizi dei suoi libri e nei 5 medaglioni fatti affrescare nel soffitto del Museo al Collegio Romano. Il museo Kircheriano fu un raro esempio di raccolta d’arte (pitture, statue, reperti archeologici, vetri, ceramiche), di strumenti scientifici (astrolabi, microscopi) di (animali, metalli, alghe) e (statue parlanti, automi, lucerne, attrezzature chimiche). A metà tra arte e scienza erano gli Hermetica Hesperimenta, cioè esperimenti chimici di cristallizzazione, trasmutazione, orologi magnetici. Oltre che ad esperimenti chimici, Kircher si dedicava a tecniche fisiche, dando luogo a specie di meraviglie applicate, come camere ottiche per proiettare immagini, statue parlanti, ecc. Al Collegio Romano esisteva un laboratorio chimico-alchemico e delle esperienze qui fatte abbiamo conferma dalla Regina Cristina di Svezia che, giunta a Roma nel 1656, dedicò una delle prime visite alla città proprio al Collegio Romano, dove si interessò specialmente alla magnifica Biblioteca, ricca di antichi codici greci e latini, e alla Galleria ove “padre A. Kircher, gran matematico, teneva cose curiose della natura e dell’arte…; nel giardino vide erbe, piante, metalli…… vide distillate col fuoco d’uno stesso fornello 65 erbe distinte in 65 alambicchi……”. Nel laboratorio ricco di attrezzi e fornelli, attrasse l’attenzione della Regina soprattutto “l’erba fenice, che come la Fenice, germoglia nell’acqua perpetuamente dalle sue ceneri” (2) Era attratto dai fenomeni meravigliosi delle immagini naturali (segni e simboli naturali su pietre, uova, ecc.) ed aveva una grande curiosità per le visioni e per le immagini fantastiche (miraggi, proiezioni di figure, ecc.) che tentava di spiegare in chiave scientifica e di ripetere artificialmente (vedi i suoi studi sulla , sulle statue parlanti, ecc.). Per Kircher lo sviluppo dell’arte delle immagini (immaginativa) era utile per l’arte analogica, tanto importante nella scienza d’Ermete, e per la costruzione dei talismani. Kircher fabbricò lui stesso talismani, quadrati magici, statue parlanti, e cioè applicò sperimentalmente i principi della magia naturale, in un misto tra scienza e magia: “Nulla è più degno dell’intelletto umano che conoscere quelle cose pertinenti alla natura divina, ed i benefici da essa portati al genere umano da cui discendono questo stesso mondo e tutto ciò che è nel mondo” (Ob. Pamph. p. 40). Accanto agli studi filosofici ed a quelli sulla tradizione egizia, Kircher coltivò fin dagli anni giovanili studi sul cosiddetto “magnetismo”, inteso come forza di attrazione universale che pervade il mondo minerale, vegetale e animale. Dai titoli e dalle cronologie delle sue opere si deduce il progressivo approfondimento della materia, illustrata efficacemente nei frontespizi. Nel 1631 pubblicò Ars Magnesia e, a distanza di dieci anni, il Magnes sive de arte magnetica (1641) e infine il Magneticum Naturae Regnum, pubblicato a Roma nel 1667. Tema centrale del Magnes sive de arte magnetica è una visione armonica dell’universo, legato da “nodi arcani”, come si evidenzia dal frontespizio, in cui l’intima relazione tra le cose create è rappresentata dalla catena aurea che unisce “magneticamente” i 14 medaglioni delle arti e delle scienze con i loro relativi emblemi. La stessa concezione è rappresentata nel frontespizio del Magneticum Naturae Regnum, pubblicato a Roma nel 1667. Anche qui gli effetti “magnetici” sono rappresentati da una catena aurea, sostenuta da un braccio divino che sporge dalle nubi e collega tre medaglioni con gli oggetti dotati di maggior forza attrattiva, al mondo minerale, vegetale e animale, rappresentati da: un ago magnetico con la scritta “inclinabiter” (mondo minerale); da una palma con la scritta “pressa resurget” che esprime la sua forza vitale (mondo vegetale); da un gallo e un cervo rampante con la scritta “natura naturae delectatur” [la natura si diletta della natura, (mondo animale)]. Nel suddetto libro Kircher attribuisce particolari qualità magnetiche alla palma (3) , l’albero per lui più ricco di “forza attrattiva”. Mentre nel primo frontespizio si ha una visione cosmica globale che concatena i quattro mondi (archetipico, angelico, sidereo ed elementare), in questo è soprattutto illustrato il magnetismo terrestre, seppure di origine divina (braccio celeste che sporge dalle nubi). Un’unica forza, quindi, quella dell’Amore (v. J. Hechius “Magnes amoris amor" (4) lega il mondo minerale, vegetale e animale, come scrive in Ars Magna Lucis et Umbrae: “Le piccole piante che giacciono sepolte nella matrice dei loro semi, sotto lo sguardo del Sole, germogliano ebbre di gioia e presto sbocciano in foglie, fiori, frutti. Tutti gli animali sospinti dalla gioia dei cieli, vale a dire dalla fertile radiazione della luce, sono stimolati, come da un sorriso, al piacere da movimenti fecondanti. Le stesse rocce remote, ad ogni contatto con la luce, come attratte da qualche virtù occulta dei raggi, inturgidiscono, e nella loro tumescenza si abbracciano l’un l’altra, tutte unendosi alla “danza delle sfere celesti”. Le catene magnetiche che appaiono nei frontespizi delle due opere citate mostrano, in una visione magico-scientifica, la potenza della “vis actractiva” che tutto lega in una rete di simpatie e analogie. Ma accanto a questo lato della sua vita, dedicata all’indagine sperimentale che lo portava a tenere i contatti con le culture di tutto il mondo attraverso le Missioni, come leggiamo nelle belle pagine dell’ultimo capitolo di Ars Magna Lucis et Umbrae sulla Metafisica della Luce, Kircher amava anche ritirarsi nella preghiera e nella meditazione. Suo luogo preferito di raccoglimento fu il Santuario della Mentorella che si erge su un picco di montagna (Vulturella = picco dell’avvoltoio), vicino Guadagnolo (Lazio). Il primo incontro con la Mentorella avvenne nel 1661 mentre effettuava un giro di esplorazione del Lazio per raccogliere elementi per il suo lavoro. Si trovò quasi sperduto tra le alte rupi dei monti, quando intravide un tetto seminascosto da un fitto bosco. Avanzando si trovò innanzi una chiesa semidistrutta, le cui pareti conservavano ancora tracce di affreschi. Sull’altare maggiore si ergeva una statua della Madonna col Bambino, ricoperta di polvere e ragnatele. Attratto dalla potenza misteriosa del luogo e dall’Immagine della Vergine venerata come Madre delle Grazie, si attivò in ogni modo per restaurare il Santuario rivolgendosi a Leopoldo d’Austria e ad altri principi tedeschi. Con le offerte raccolte fece affrescare la Cappella di S. Eustachio sulla cima della rupe e costruire una scala d’accesso, detta Scala Santa. Dal 1664 decise di andare alla Mentorella ogni anno alla data del 29 Settembre, giorno dedicato a S. Michele. In realtà il luogo era sacro a S. Eustachio e legato alla sua conversione al Cristianesimo. Si racconta che, ai tempi dell’Imperatore Traiano, un ufficiale pagano di nome Placido, mentre cacciava in quei boschi, inseguì un cervo che, arrampicatosi fino all’alta vetta del monte, non aveva più possibilità di scampo. L’ufficiale si avviò su per le rupi e quando pensava di aver già conquistato la preda, questa gli balzò davanti con la testa eretta e con una croce abbagliante tra le corna. Le mani tremanti dell’ufficiale lasciarono cadere l’arco e mentre s’inginocchiava una luce divina illuminò il suo cuore. Tornato a Roma diventò cristiano e cambiò il nome di Placido in quello di Eustachio. Probabilmente il Kircher fu devoto di S. Eustachio, ma certamente lo fu ancor di più della Vergine Maria, al punto che nel 1680, anno della sua morte, volle offrire il suo cuore alla Madonna della Mentorella, affinché, raccolto in un’urna, potesse giacere ai suoi piedi per sempre. Incrollabile era, infatti, la sua fede in Dio, vertice a cui fanno capo tutte le “catene magnetiche” diffuse nell’universo: “Tutto è in tutto, nel cielo si trovano le cose terrestri in modo celeste ed in terra le cose celesti in modo terrestre” (Ob. Pamph. p. 374). “Le cose poste più in basso mostrano quelle poste più in alto, quelle corporali rivelano quelle intellettuali ed invisibili e, attraverso di esse, si possono vedere quelle che sono state create… Da ciò è apertamente manifesto che tutto è in Dio e Dio è tutto in tutte le cose e nello stesso tempo è in tutto e in qualunque cosa” (Ob. Alex. p. 92). Non è facile precisare con chiarezza il punto di vista del Kircher tra scienza e magia, ma come osserva la Yates, vivendo così intensamente nell’atmosfera ermetica “non può essere completamente distaccato da qualche specie di magia naturale" (5) Il pensiero della nota studiosa di Ermetismo può essere convalidato e completato da padre H. Pfeiffer che lega la visione Kircheriana del mondo alla spiritualità ignaziana, che porta a vedere, in chi la pratica, in ogni cosa creata e nell’uomo stesso la presenza di Dio e “come ogni virtù scenda dall’alto come i raggi del sole, come l’acqua dalla fonte” (6). (1) G.B. Comastri, Specchio della Verità, a cura di A.M. Partini, Ed. Medit., 1989 (2) G. Priorato, Historia della Sacra Maestà di Cristina Alessandra di Svezia, Roma 1956, p.283 (3) A proposito della cfr. A.M. Partini - C. Lanzi: La Porta di Rivodutri, Ed. Simmetria, Roma 1999 (4) J. Hechius, Biblioteca Corsiniana, Archivio Lincei 17 (5) F.A. Yates, Giordano Bruno e la Tradizione ermetica, Ed. Laterza, Bari 1981, p. 453 (6) H. Pfeiffer, “Il concetto di simbolo nell’Obeliscus Alexandrinus di Kircher”, in Enciclopedismo in Roma barocca, Marsilio Editore, Venezia 1986, p. 42

I misteri dell'astronomia

Gli otto misteri dell’astronomia La rivista Science fa il punto sulle grandi domande a cui l'astronomia deve ancora rispondere. Da energia e materia oscura fino alla "stranezza" del sistema solare. Il commento di Giovanni Bignami, e il ruolo dell'Inaf nella caccia alle risposte. Ecco otto buoni motivi per non dormire la notte, se di mestiere fate l’astronomo. Sono i grandi problemi insoluti nello studio del cosmo, al centro di una lunga sezione speciale dedicata ai misteri dell’astronomia, sul numero di questa settimana di Science. Non sono semplicemente “domande” che potrebbero avere una risposta in breve tempo, ma autentici misteri che richiederanno probabilmente ancora molti anni, forse decenni di ricerche, e che in qualche caso potrebbero addirittura rimanere senza risposta. Ma per tutte, c’è almeno qualche missione, attuale e futura, in caccia della risposta. “I ricercatori INAF stanno lavorando praticamente su tutti e otto i problemi” spiega il Presidente dell’INAF Giovanni Bignami. “Sicuramente sono molto coinvolti nella parte cosmologica, che comprende le due domande più importanti, quelle sull’energia oscura e la materia oscura, e quella sulla reionizzazione dell’Universo. La prima domanda è di gran lunga la più difficile perché è mal definita. Ma in Europa abbiamo almeno progettato una missione spaziale, Euclid, che studierà questo problema. Non sappiamo se lo risolverà, ma sappiamo che sul New York Times sono comparse esplicite affermazioni di grandi scienziati americani che rimproverano la NASA di aver lasciato agli europei questa missione. Segno che siamo sulla buona strada”. I ricercatori INAF lavorano molto anche nello studio del Sole (a cui è dedicata una delle domande) con la missione Solar Orbiter appena approvata dall’ESA, ricorda Bignami. Che invece non condivide del tutto il punto di vista di Science sull’ultimo, quella della “stranezza” del sistema solare. “Potrebbe non esserci niente di strano nella sua stranezza, cioè nel fatto che i suoi pianeti siano così diversi uno dall’altro. Ovviamente ogni sistema solare è unico, ne stiamo scoprendo a centinaia e sono tutti molto diversi uno dall’altro. Potrebbero essere tutti strani in un mondo diverso, e il nostro compito sarà studiare se esistano grandi pattern comuni. Un problema di cui si occuperanno tra l’altro i nostri scienziati INAF impegnati nella missione Juice, appena approvata da ESA per lo studio del sistema gioviano”. Che cos’è l’energia oscura? In testa alla hit parade dei misteri c’è l’energia oscura. Un problema che dura da 14 anni, da quando lo studio di alcune distanti esplosioni stellari rivelò che l’espansione dell’Universo sta accelerando, contrariamente a quanto vorrebbero i calcoli gravitazionali. Da allora si mette l’etichetta “energia oscura” su questa misteriosa forza che prova l’accelerazione dell’espansione dell’Universo, ma la verità è che gli astronomi sanno a malapena dove cercare, per capire cosa sia. Si potrebbe spiegare in tre modi: una fondamentale proprietà dello spazio tempo, in qualche modo ammessa a livello teorico dalla relatività di Einstein, che distorce lo spazio facendoci percepire quell’accelerazione. Oppure una forza fondamentale ancora sconosciuta. O, peggio, potrebbe semplicemente non esistere, ed essere solo la prova che non abbiamo capito molto della forza di gravità. Per risolvere il mistero, gli astronomi puntano su due strade: ricostruire più precisamente la storia dell’Universo, confrontando le emissioni di energia di oggetti a distanze (e quindi di età) diverse. Oppure studiare come l’energia oscura influenza la formazione di grandi strutture come gli ammassi di galassie. Nei prossimi anni, nuovi strumenti come la missione spaziale EUCLID dell’Esa o, da terra, il Large Synoptic Survey Telescope dovrebbero dare una mano. Quanto è calda la materia oscura? Un po’ più di ottimismo, tutto sommato, attorno al problema della materia oscura, quella ipotizzata ormai da molti decenni per spiegare che cosa tenga assieme gli ammassi di galassie (molti dei quali, se si conta solo la materia che siamo in grado di osservare, non dovrebbero semplicemente stare assieme perché la gravità non è sufficiente). Molti fisici sono ormai convinti che gli esperimenti in corso (ce ne sono diversi per esempio ai Laboratori del Gran Sasso dell’INFN) riusciranno a trovare qualche segno delle misteriose particelle che la compongono. Ma al momento la più grande domanda è quanto la materia oscura sia “calda” o fredda” (ovvero, perché è un po’ la stessa cosa, quanto grande sia la massa delle sue particelle fondamentali). I modelli al computer danno risultati contraddittori, e qualunque ipotesi fatta finora spiega alcuni fenomeni ma contraddice l’evidenza su altri. La chiave per capirlo potrebbe stare nello studio delle più piccole galassie che circondano la nostra. Alcune con meno di 100.000 stelle, sono quanto di più vicino ci sia alla “pura materia oscura”. Osservando il movimento delle loro stelle dovrebbe essere possibile dedurre la struttura e la temperatura degli aloni di materia oscura, e confrontarli con le simulazioni al computer. Dove sono i barioni mancanti? Purtroppo, anche la materia visibile, quel 4-5 per cento che conosciamo e siamo in grado di studiare, ci dà i suoi problemi. I cosmologi, studiando la radiazione cosmica di fondo, hanno stimano quanti barioni (le particelle come protoni e neutroni che compongono i nuclei degli atomi) devono essersi formati durante il Big Bang. Ma sommando galassie, stelle e tutto quanto si vede oggi nell’Universo, non si arriva nemmeno a metà. Dove sono gli altri barioni? Potrebbero trovarsi, sospettano in molti, in un plasma ad alta temperatura diffuso tra le galassie, chiamato warm-hot intergalactic medium (WHIM), visibile solo nel lontano ultravioletto e nei raggi X a bassa energia, e serviranno telescopi a raggi X di nuova generazione per trovarlo. Come esplodono le stelle? Una volta esaurito il loro combustibile, le stelle esplodono tipicamente in gigantesche palle di fuoco, le supernovae. Sono decenni che si studia come esattamente avvengano queste esplosioni. Ma restano molti punti interrogativi, in particolare sulle supernovae di tipo I, quelle legate ai sistemi binari, in cui una delle due stelle si spegne diventando una nana bianca, risucchiando materia dalla stella vicina fino a collassare ed esplodere. Gli astronomi vorrebbero capire quanto massa deve avere la seconda stella per provocare l’esplosione, e quanto tempo ci vuole alla nana bianca per attrarre abbastanza materia. Qui, lo studio dei gamma ray burst (per esempio attraverso il satellite FERMI) potrà dare indizi fondamentali Che cosa ha causato la reionizzazione dell’Universo? Circa 400.000 anni dopo il Big Bang, protoni ed elettroni si raffreddarono abbastanza per iniziare a combinarsi in atomi di idrogeno, e i fotoni furono finalmente liberi di viaggiare liberamente attraverso l’Universo. Qualche centinaia di milioni di anni dopo, qualcosa strappò di nuovo gli elettroni via dagli atomi, ma in un momento in cui l’espansione dell’Universo aveva disperso abbastanza le particelle per evitare che si ricombinassero in nuovi atomi. Fu così che buona parte della materia si trasformò nel plasma ionizzato che è tuttora. Che cosa provocò questa reionizzazione? Non si sa, anche perché il tutto è avvenuto nella cosiddetta “età buia” dell’Universo, il periodo che con gli strumenti attuali i cosmologi non riescono a studiare (mentre, paradossalmente, hanno informazioni sul periodo precedente grazie alla radiazione cosmica di fondo). In questo sarà fondamentale lo Square Kilometer Array, primo osservatorio in grado di studiare segnali risalenti a quell’epoca. Da dove vengono i raggi cosmici a più alta energia? La Terra viene a volte raggiunta da raggi cosmici costituiti da protoni a energie oltre il milione di miliardi di elettronVolt, un livello di energia che i modelli teorici non riescono a spiegare. Quali eventi possono causare energie così elevate? Forse radiogalassie molto energetiche, o buchi neri al centro di nuclei galattici attivi. Oppure il decadimento di particelle elementari ancora sconosciute create durante il Big Bang. O ancora, le fantomatiche stringhe previste dalla omonima teoria. Qui l’aiuto potrebbe venire dallo Extreme Universe Space Observatory, una missione progettata nel 2004 dall’ESA, poi abbandonata ma ripresa dal Giappone, che spera di lanciarla nel 2016 e agganciarla alla ISS. Perché il sistema solare è così bizzarro? Non ce ne sono due che si assomiglino. Chi ha atmosfera e chi no. Qua un campo magnetico e satelliti, là nessuno dei due. Uno ha gli anelli, e che anelli. Le inclinazioni rispetto all’orbita sono diversissime. Insomma, il sistema solare è fatto da pianeti che sembrano non aver nulla in comune l’uno con l’altro. Come è possibile? La chiave potrebbe essere nelle diverse distanze dal Sole. Alcuni potrebbero essersi formati in un punto del sistema solare e poi aver migrato in un altro. Le collisioni durante le prime fasi di formazione potrebbero aver influito sul destino di molti. Le risposte, qui, dovranno arrivare dai cacciatori di esopianeti come il satellite Kepler, che potrebbero scoprire qualche legge fondamentale studiando altri sistemi solari. O da missioni come Dawn, Rosetta e Juice che porteranno avanti lo studio dell’evoluzione del nostro sistema. Perché la corona solare è così calda? Per i fisici che studiano il Sole, la sua capacità di riscaldare la sua corona (la parte che rimane visibile durante una eclissi totale, per capirci) è un enigma. Le temperature lì raggiungono e superano il milione di gradi Kelvin. Eppure alla superficie del Sole la temperatura è di “appena” 5000 gradi circa. Che cosa provoca il riscaldamento della corona? La risposta sta probabilmente nel modo con cui il campo magnetico trasporta il calore, ma la teorie in campo sono molte. Nessuna missione spaziale è riuscita a risolvere il mistero, ma presto ci proveranno Interface Region Imaging Spectrograph (IRIS) della NASA, al lancio a dicembre, e Solar Orbiter dell’ESA, che sarà lanciato nel 2017. http://www.media.inaf.it/2012/05/31/...%99astronomia/

giovedì 29 novembre 2012

Le parole magiche

ABLANATHANALBA, ABRACADABRA spesso incisa e riportata negli amuleti magici. La parola ABRACADABRA rimbomba dalla nostra infanzia ripresa incessantemente da quel mago nero che era Walt Disney, che ha preparato molte generazioni al macello della guerra, al grande macello del novecento. Sotto il buonismo delle fiabe si insinua la cattiveria che una volta entrata nel cervello di un bambino lavora come un microrganismo patogeno che intacca la materia grigia da dentro, così la volontà e gli istinti gentili sono trasmutati in brutalità e cattiveria. Il termine è derivato da un’espressione ebraica, che indica una formula magica capace di allontanare le febbri, usata in età greco-romana nella terapeutica popolare dei mali , PER APPROFONDIRE: https://www.facebook.com/photo.php?fbid=416302328413777&set=t.1579502363&type=3&theater

Un Vescovo gnostico

Risultati immagini per roberto negrini vescovo gnostico
Roberto Negrini (fratello di Valerio batterista e fondatore dei pooh) riveste dal 1988 per successione diretta la carica di Gran Maestro della Filiazione Franco-Haitiana e Italica dell’O.T.O. (un Ordine iniziatico neopagano, paramassonico, teurgico e tantrico, ad affiliazione sia maschile sia femminile, attivo in Europa dai primi del Novecento e dedito allo studio e alla pratica di molteplici Tradizioni occulte), riqualificata e riformata nel 1989 come Ordo Templi Orientis F.H.L. (Fraternitas Hermetica Luciferiana). Inoltre alla fine del ’99, nella sua veste di Sovrano Gran Hierophante e Depositario della Filiazione Massonico-Illuministica Scozzese ed Egiziana di Tradizione Franco-Haitiana del Rito Antico e Primitivo di Memphis e Mitzraïm, ha riattivato le Logge e le Camere Rituali di tale Comunione Muratoria e Misterica, oggi riformata e operante sotto la denominazione di Antico e Primevo Rito Osiriaco degli Illuminati di Memphis e Mitzraïm. Come esoterista e libero ricercatore è attivamente impegnato negli ambienti culturali massonici e paramassonici italiani e ha fondato nel 1989 l’Akkademia PanSophica Alpha Draconis (APsAD). In questo video, dice tante cose condivisibili. Ad esempio che il mondo del “COMPLOTTISMO” spesso è impregnato di cavolate, che molto spesso persone che non sanno nulla di massoneria, esoterismo ecc., ecc… si ergono ad esperti e vedono Satana ovunque, purtroppo, per quello che vedo non posso dargli torto. Al minuto 13.30 circa però dice una cosa alquanto sospetta. Non parla di Chiesa Cattolica… …dice che la religione che rappresenta il Papa, ovvero quella Cristiana, deve essere estinta: https://www.youtube.com/watch?feature=player_embedded&v=nJcH0uxmhu0#! Nella sua introduzione ad una traduzione del Liber Legis di Crowley, si rivolge «agli eredi dispersi del Tempio di Lucifero» inneggiando al «Verbo Santo di Satana» da predicare contro il cristianesimo, «questo sudicio culto che i Cesari troppo magnanimamente non seppero affogare nel sangue», e profetizza l'avvento di un'Era radiosa in cui i nuovi iniziati «danzeranno sui cadaveri putrefatti della ragione e della fede» e «i Fuochi di Satana verranno riaccesi sulle montagne» Fonte: Massimo Introvigne (Apparentemente cristiano, ma probabilmente anche lui dedito a pratiche "strane" nell'ambito cattolico Romano) “Indagine sul satanismo”, pag. 399

Le loro ricchezze fonti di guerra e miseria!

TERZO MONDO?? COME MAI?? L'Africa, paradossalmente, è condannata a causa della sua ricchezza. E' il continente più ricco di risorse minerarie. Possiede numerosissimi giacimenti di combustibili fossili, petrolio, carbone e gas naturale. L'Africa è ricca di oro, diamanti, rame, bauxite, manganese, nichel, platino, cobalto, radio, germanio, litio, titanio, minerali ferrosi, cromo, stagno, zinco, piombo, torio, zirconio, vanadio, antimonio e berillio. Lungo le coste africane occidentali viene estratto il petrolio, e ricchissimi giacimenti di uranio si trovano in Congo, in Sudafrica, nel Niger, nel Gabon e nella Repubblica Centrafricana. Nel Congo si trova anche la più grande riserva mondiale di radio. Il 20% delle riserve mondiali di rame si trovano nello Zambia, in Congo, in Sudafrica e nello Zimbabwe. In Congo e nello Zambia si trova il 90% dei giacimenti di cobalto del pianeta. Ben tre quarti dell'oro mondiale provengono dall'Africa. I crimini commessi nelle colonie sono rimasti tutti impuniti. Le guerre coloniali non erano considerate nemmeno guerre, e i patrioti venivano trattati come banditi, "ribelli", sovversivi, o terroristi. La globalizzazione ha dato il colpo di grazia finale ad un continente già sfruttato e devastato. Il Fondo Monetario Internazionale e la Banca Mondiale hanno concesso crediti in cambio della privatizzazione delle imprese nazionali, e dell'attuazione di "ristrutturazioni economiche", che prevedevano tagli alla spesa pubblica, licenziamenti e svalutazione della moneta. A causa di queste politiche, il debito si è accresciuto in modo abnorme, e lo scarso reddito dei paesi africani serve a malapena a pagare gli interessi. La popolazione, che non può contare su aiuti statali né sulle risorse locali, è costretta a morire di stenti e di malattie infettive. Intanto le guerre africane vedono impegnati i gruppi economici e finanziari più potenti del pianeta: negli anni Novanta gruppi francesi e belgi contro Usa e oggi gruppi cinesi contro gruppi Usa. FONTE: http://lanuovaenergia.blogspot.it/2009/11/se-il-futuro-e-nero-lafrica-che-nessuno.html

mercoledì 28 novembre 2012

Anima Mundi

Anima mundi di Eduardo Zarelli - 04/05/2011 Fonte: Arianna Editrice I luoghi hanno un’anima, dice Hillman nel suo saggio L’anima dei luoghi. Il nostro compito è di scoprirla. Esattamente come accade per la persona umana. Un tempo, nell’antichità, le potenze apparivano in luoghi specifici: sotto un albero, presso una sorgente, un pozzo, su una montagna, in un pianoro, all’ingresso della tana di un serpente. Gli uomini circondavano il luogo di pietre: per proteggere la sua interiorità. Nascevano i templi; consacrati a queste divinità: gli Àuguri ritualizzando il Genius loci fondavano le città. Oggi, il funzionalismo razionalistico cela l’interiorità dei luoghi. Vediamo ciò che appare, le facciate dei palazzi, il manto urbano, i campi pianificati a giardino o monocoltura e dimentichiamo che là sotto c’è una topografia dinamica, interiore, fatta di sentimenti e memorie, figure e forze, fantasie e pensieri. Prendiamo un paese meridionale, le mura bianche riverberano di luce solare e i portoni ostinatamente chiusi nascondono all’indiscreto le preziose atmosfere intimistiche dell’urbanità siciliana. «La facciata - scrive Hillman - non è niente di speciale, ma dietro si trova il cortile, il giardino protetto da alti muri, la piccola fontana». Quello è il dentro del luogo. Le culture tradizionali erano animate da un’interpretazione sacrale del territorio. Ogni angolo di terra del Pianeta presenta una propria manifestazione simbolica; ogni luogo, in cui gli uomini abbiano lasciato segni anagogici della loro presenza, ha una propria identità contemporaneamente irripetibile e universale. Mircea Eliade ha descritto compiutamente come le culture sciamaniche si basassero sulla consapevolezza che la terra ha un’energia ilomorfica, che varia da luogo a luogo. Carlos Castaneda, riportando le parole dell’uomo di medicina della tribù amerindia degli Hopi, Don Juan, parlava dell’esistenza di “luoghi di potere”, dove è possibile esercitare la “seconda attenzione”, o percezione sottile, il telema mercuriale. Rispettare un "territorio", proteggendolo ecologicamente invece di distruggerlo, significa quindi permettere alla sua energia di vivere, di sopravvivere nel tempo, di giungere sino a noi. Lo spazio era considerato la modalità principale dell’essere nel mondo e si riteneva impossibile comprendere l’essenza dell’uomo indipendentemente dall’ambiente in cui viveva. Si pensava che l’esercizio del pensiero non fosse indipendente dallo spazio/luogo in cui si abitava e che determinasse gli atteggiamenti stessi dell’essere umano. L’oikos greco, quale senso della dimora della manifestazione dell’essere, poneva il “senso del limite” comunitario del vivere associato, in assoluta simbiosi con le risorse naturali del luogo, sia in merito alla cultura materiale che a quella spirituale e, quindi, culturale. In tale contesto, il concetto stesso di “economico” si poneva in termini di sussistenza della comunità: una lettura involontariamente ecologica delle forme di civiltà. In un’epoca nella quale domina l’artificio e la superficialità, basata sull’inganno patinato in modo che l’occhio non possa scorgere la profondità, il cammino filosofico dell’oltrepassamento postmoderno consiste nello smascherare l’inganno della banalizzazione utilitaristica: per spingerci dentro le cose, per discernere la manifestazione dell’essere nella narcotica nauseante ridondanza dell’edonismo consumista. E conoscere quello che il daimon del luogo ci dice: a cominciare dalle sue ferite che non possono, non devono, essere cancellate dal tempo. L’architettura può aiutarci nell’aderire all’identità profonda tra cultura e natura: ascoltando l’anima del luogo, facendo in se stessa un vuoto ricettivo, non sovrapponendo la sua razionalità strumentale, le sue intenzioni soggettive, all’autenticità del luogo, all’oggettività cosmogonica. Che parla da sé. La natura indica perentoriamente, il senso del limite, la sobrietà, la forma. L’economicismo, la devastazione ambientale, la meschinità dei comportamenti interessati, il gigantismo, l’anonimato delle metropoli e l’insignificanza dei suoi (non) luoghi, l’anestetico arredamento razionalista sono alcuni dei sintomi della repressione della bellezza effettuata dal pragmatismo: sono un derivato della perdita di quel sentimento di misura e di armonia cosmica, di pudore e di grazia, che rivela l’essenza e accende l’eros, l’amore per l’anima in tutte le sue manifestazioni. Il Sé - per dirla con James Hillman - può manifestarsi solo come «interiorizzazione della comunità», da un lato, e come continuità con il cosmo, dall’altro. Solo l’amore per l’ineffabile può ricomporre l’unità interiore tra uomo e natura. Quasi tutto, del resto, è nascosto: la profondità contempla distanze che la nostra mente neppure immagina. E conduce al mondo infero. Questo è il mondo dei sogni. Freud e Jung - sostiene Hillman ne Il sogno e il mondo infero - pensarono di strappare l’anima da questo suo amplesso col mondo notturno e di poter interpretare i sogni col linguaggio della veglia. Volevano spingere i sogni verso la luce del giorno. Vedevano nei sogni le spiegazioni della vita diurna e dei suoi “incubi” consci, il completamento archetipico della personalità, l’appagamento dell’istinto sessuale, le premonizioni, i «residui» della vita quotidiana. Noi dobbiamo fare l’esatto contrario: come l’architetto è opportuno che ascolti la «voce» del luogo e non sovrapponga a codesta voce la sua mente, così sarà opportuno ascoltare la «voce» del sogno. E abbandonare la luce apparentemente chiarificatrice del giorno. I sogni, scrive Hillman con un’immagine wagneriana seducente, «sono opera di gnomi che lavorano la notte, fabbri del mondo infero che forgiano labirinti, artigiani che non smettono mai di creare forme». Sovente, queste forme sono ambigue, indecifrabili, oscure. Se vogliamo entrare in profondità in un sogno, dobbiamo abbandonare il linguaggio del mondo diurno e penetrare nel sogno, avendo come unica guida la luce della notte. In questa dimora, tutto ciò che sappiamo della vita non serve. Qui, le pulsioni sono assai più profonde di quelle della carne e del sangue; l’istinto che ci sospinge all’interno della nostra ombra è assai più rapinoso dell’istinto della conservazione, o del mistero del sesso, ridotto a cupidigia sensistica. È l’istinto della morte. Ma non della morte fisica: quello è, appunto, un concetto diurno. È l’istinto della morte come attrazione verso il totalmente inconoscibile, il totalmente oscuro, che per eterogenesi ci apre le strade alla conoscenza ulteriore ai dualismi tra soggetto e oggetto, spirito e materia, vita e morte. La missione di Cristo nel mondo infero - scrive Hillman - consistette nell’oltrepassarlo con la sua resurrezione, con la vittoria sopra la morte. Ogni religiosità fondata sulle radici eterne del sacro propone una resurrezione come significato ed oltrepassamento della morte. L’oscurità, invece, esige unilateralismi: s’introduce speculativamente nel profondo dei significati senza risolverli, rimuovendoli e soggiacendo a quel buio nel quale stanno ancora acquattate le belve mitologiche - le gorgoni, le sfingi - con le quali, fin dai tempi più antichi, gli uomini hanno cercato risposte alle proprie inquietudini esistenziali, nel tentativo di costruire un mondo rassicurante e opposto, luminoso, un mondo spiegabile e positivo, moralistico. È comprensibile che l’uomo da questo buio si ritragga sgomento: che la vita umana sia una disperata, vana fuga dall’oscurità. E che i sogni, spesso, facciano paura. Ma non bisogna temere ciò che ci costituisce. Non esiste giorno senza notte, e viceversa. La totalità è superiore alla somma funzionale delle singole parti. La forza del simbolo si radica nella ragione che anela alla conoscenza e non si diminuisce in protesi analitica e strumentale. Hillman ci ricorda da oltre un trentennio che gli Dei, defunti nel disincanto contemporaneo, riaffiorano inquieti nelle nostre patologie psicologiche, culturali e sociali. La via per ritrovare se stessi transita per il riconoscimento dell’anima del mondo. Quest’ultima si coglie per empatia, ricomponendo nell’equilibrio del Sé, introversione ed estroversione, profondità spirituale e pratica sociale, persona e collettività nel sentire comune l’identità cosmogonia, simbolica, della comunità. L’uomo, parte di una comunità, da essa protetto e verso di essa, dunque, responsabile, consapevole del valore del mondo che lo circonda, attraversa il tempo della sua vita per comprenderne il senso. In tale unità differenziale, il mio vivere qui e ora deve ritornare ad essere consapevole della sua molteplice appartenenza e, quindi, responsabilità: il mio comportamento responsabile e salvaguardante non esaurisce la sua azione nel cerchio più prossimo e più visibile, ma contribuisce all’armonia del tutto. Quando Thoreau afferma che «nella natura selvaggia sta la preservazione del mondo», intende affermare che una corretta disposizione ecologica, e quindi la possibilità di salvaguardare sia noi sia la natura, sta nel lasciare ciò che è altro da sé nella sua alterità, sottraendosi alla tendenza ad assimilarlo con la forza dell’azione o del discorso. L’abbandono di ogni volontà assimilazionistica riconosce e rispetta la diversità delle identità. In quest’approccio ritroviamo composta la drammatica frattura dualistica tra cultura e natura, che caratterizza il disagio profondo dell’uomo civilizzato. Il modello scientifico dominante è il prodotto della considerazione della realtà come “natura morta”, cioè osservabile dall’esterno con rigore matematico, sperimentabile e manipolabile all’infinito dal Promèteo tecnologico. Questa rappresentazione, all’oggi assunta come scontata e irreversibile, è anch’essa però frutto di una falsificazione ideologica. La visione contemplativa della natura come cosmo vivente relazionale in simbiosi simbolica con la cultura è rintracciabile in millenni di civiltà umana ed è, a tutt’oggi, fonte inesausta per un paradigma scientifico olistico. Le implicazioni epistemologiche della rivoluzione quantistica, che fanno intendere il reale come tessuto di eventi totalmente interconnessi, in continuo divenire, ribaltando il piano di lavoro empirico casualistico delle scienze positivistiche, mostrano al tempo stesso la falsificazione dei modelli di conoscenza dominanti. Una scienza dei “legami vitali”, che declini il sapere e l’agire nella coerenza della natura.

Pensioni, allarme sui conti Inps: "Presto esplode tutto"

L'esperto Angrisani a Libero: "Usiamo 40 miliardi l'anno per tenere in equilibrio il sistema. Che fa acqua e non reggerà per molto" Di Antonio Castro «Le pensioni sono come un’immensa vasca da bagno. Da una parte c’è un rubinetto, contributi, che versa 1 litro al secondo, dall’altra c’è l’uscita. E il deflusso, le pensioni, è ben maggiore di quanto viene versato... Prima o poi bisognerà riportare in equilibrio entrate e uscite». Massimo Angrisani è un vero tecnico e semplifica, per i profani, la situazione del sistema previdenziale che è «tutt’altro che in equilibrio come si continua a ripetere...». Angrisani è un uomo dei numeri. Dal 1986 è ordinario, dal 1990 della cattedra di “Matematica finanziaria e tecnica attuariale per la previdenza” della facoltà di Economia de “La Sapienza” di Roma. Il docente dell’ateneo romano è uno dei pochi - non a caso è consultato da numerose casse previdenziali private - che si orienta tra le 15 riforme previdenziali degli ultimi 20 anni. Per inciso Angrisani è stato anche membro della Commissione di Valutazione della spesa previdenziale del ministero del Lavoro, bizzarramente svuotata, nel luglio 2011, e ora soppressa. D. La riforma delle pensioni è stata presentata come la “soluzione definitiva”. Questa volta possiamo stare tranquilli? R:«Non proprio... perché nonostante i tagli alle prestazioni, l’allungamento della vita lavorativa, e tutte le riforme approvate, il nostro sistema non ha accantonamenti. E lo Stato è costretto a sanare il buco trasferendo risorse per oltre 40 miliardi l’anno». D. Se oggi lo Stato deve risanare l’equilibrio tra contributi e prestazioni, quando arriveranno in pensione tutti i baby boomers, nel 2030, a quanto ammonterà il buco? Lei ha fatto parte della Commissione di valutazione della spesa avrà fatto due conti... R. «Quando facevo parte della Commissione ho chiesto di vedere i numeri previdenziali. Ma i membri della Commissione sono, bizzarramente, “senza facoltà di conto”. C’è una profonda mancanza di trasparenza su tutte le dinamiche previdenziali a cui si può supplire soltanto studiando i bilanci ex post. Ma non si può fare uno studio attuariale senza conoscere dinamiche del lavoro, retribuzioni e nel dettaglio la spesa pensionistica». D. Però i bilanci consolidati dei maggiori enti previdenziali - Inps e Inpdap - testimoniano che il sistema ha bisogno di travasi continui... R. «È per questo che negli ultimi 20 anni si sono fatte 15 riforme. Però non è riducendo l’indicizzazione, allungando la vita lavorativa e limando le prestazioni che si raggiunge l’equilibrio». D. Senza dimenticare la variabile della crisi economica... R. «E infatti negli ultimi anni sono diminuiti i versamenti contributivi per effetto della chiusura di tante aziende. In più le pensioni future sono agganciate alla crescita economica del Paese. E gli italiani sono messi malissimo con tassi, quando va bene, vicini all’1,2% in termini reali, per il 2030». D. Entro il 2030 - e questo i vostri calcoli attuariali lo hanno cristallizzato - andranno in pensione i famosi baby boomers. In più, visto il calo delle nascite, si avrà un rapporto critico tra lavoratori attivi e pensionati. Voi studiosi la chiamate “Onda demografica”. Cosa succederà tra 17 anni? R. «Esploderà ancora di più la spesa pensionistica e quindi, entro breve, visto che non si può continuare ad agire sulla leva dei contributi (oggi paghiamo circa il 33%, ndr), bisognerà rimettere mano al sistema con un’altra riforma». D. Suggerimenti? L’ultima riforma ha già tagliato dove si poteva. Alzare i contributi è impensabile. Come se ne esce? R. «Per esempio utilizzando l’enorme patrimonio immobiliare pubblico, stimato in oltre 400 miliardi, proprio per fronteggiare l’onda demografica. Non dico di alienarlo, venderlo o privatizzarlo. Suggerisco di farlo fruttare visti i ben poco lusinghieri risultati delle precedenti cartolarizzazioni. È un patrimonio che appartiene agli italiani ed è giusto che serva da garanzia per il sistema previdenziale». D. Una curiosità: perché non si possono conoscere i dati “sensibili”? R. «La conoscenza è potere. E questa è una materia “sensibile”...». D. Insomma, se gli italiani sapessero la verità finirebbe con i forconi.... R. «Appunto». Precisazione: la Commissione di Valutazione è stata svuotata dei compiti nel luglio 2011 e i poteri di controllo finanziario sono stati delegati alla Covip. Autorità di vigilanza sui fondi complementari di nomina parlamentare e governativa.

martedì 27 novembre 2012

Taranto, anche un Prete indagato per grossa somma di denaro stornata dall'ILVA in nero, forse, alla curia di taranto

Un paese allo sbando: Si ritiene ripristinare la salubrità dell'ILVA di Taranto con un decreto, questa è la grandiosa idea di Napolitano. E' implicato anche un prelato della curia per falsa testimonianza, un giro di denaro e di poteri occulti che coinvolge anche Vendola......... Pubblicato il 27/11/2012 da TMNews
Roma, 27 nov. (TMNews) - Il governo pensa a un decreto da presentare al Cdm per risolvere il caos Ilva. Nell'incontro tra il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, e il premier Mario Monti, infatti, sono state esaminate le complesse questioni che sta sollevando la vicenda dell'impianto di Taranto, finito sotto sequestro ieri dopo una nuova raffica di indagati e occupato oggi dagli operai che sono entrati nella direzione dello stabilimento. Un caso che mette a rischio l'ordine pubblico, secondo il ministro Cancellieri, che ha detto: "Conto molto sul senso di responsabilità di tutti, bisogna tenere i nervi saldi". Mentre il direttore Adolfo Buffo, raggiunto ieri da un avviso di garanzia, ha assicurato che resterà al suo posto. "Ho la certezza di essere a posto con la legge e con la mia coscienza - ha spiegato - e per questo continuerò ad essere con orgoglio e senso di responsabilità direttore di questo stabilimento e uno dei 12 mila lavoratori dell'Ilva di Taranto". Intanto la lista degli indagati si è allungata anche oggi, con nuove iscrizioni. Insieme ad altri tre, nel mirino della magistratura jonica ci sono i nomi del sindaco della città, Ippazio Stefano, di un sacerdote, Marco Gerardo, segretario dell'ex arcivescovo di Taranto monsignor Benigno Luigi Papa, e di un ispettore della Digos, Cataldo De Michele, accusato di rivelazione del segreto d'ufficio. Il primo cittadino è indagato per omissione in atti d'ufficio, un atto dovuto dopo la denuncia del consigliere comunale Aldo Condemi che il mese scorso denunciò la mancata azione del sindaco a tutela della salute pubblica e la mancata costituzione di parte civile in un processo che si è concluso con la condanna dei vertici di Ilva. Al sacerdote, invece, la procura contesta il reato di false dichiarazioni. Il prelato, infatti, avrebbe raccontato al pubblico ministero di alcune elargizioni da parte dell'Ilva alla curia locale. Il sacerdote sarebbe stato smentito dallo stesso monsignore circa i diecimila euro che secondo l'accusa sarebbero stati consegnati da Girolamo Archina, arrestato ieri, al professor Liberti, all'epoca consulente della procura. Archinà disse agli investigatori che quella somma era destinata alla curia, cui faceva donazioni a Pasqua e a Natale.

Culti assorbiti dalla cristianità invadente, fra Santi e menhir

-Nell'immagine il Menhir di San Paolo- A Giurdignano, piccolo paese in provincia di Lecce detto "il giardino megalitico d'Italia", si trova il menhir di San Paolo. Il monolite presenta alla base una piccola cavità: al suo interno, si trovano quattro affreschi, uno dei quali rappresenta San Paolo, il protettore dei tarantati, accanto a una tela di ragno. Davanti a questo menhir si svolgono ancora oggi cerimonie la cui funzione, secondo gli anziani del luogo, sarebbe strettamente legata al tarantismo e al relativo rito liberatorio. E, in effetti, la presenza della figura di San Paolo accostata alla tela del ragno lascia ben poco spazio ai dubbi: la possessione del ragno provoca difficoltà, sofferenza, disperazione, mentre San Paolo rappresenta la liberazione. E' infatti colui che uccide il ragno possessore, liberando il corpo dal male. Il luogo è spesso frequentato da sofferenti che, sia pure in forme diverse dal passato, si recano a pregare e a chiedere grazie al santo, attraverso semplici ex-voto. Alla fine di giugno di ogni anno, è possibile verificare il passaggio dei sofferenti attraverso il numero dei ceri accesi.

SIMBOLI NEI MARCHI DI FABBRICA LEGATI AGLI ARCHETIPI

A CURA DI THE VIGILANT CITIZEN Nel corso del XX Secolo il paesaggio urbano è stato invaso dai logo delle corporazioni. Alcuni studi rilevano che l'individuo medio si ritrova davanti un migliaio di marchi di fabbrica al giorno. Sono in pochi, tuttavia, a interrogarsi sul significato simbolico di questi strumenti pubblicitari e sulla loro origine occulta. Questo articolo analizza la fonte esoterica di alcuni famosi logo aziendali
Pensate un po' ai posti in cui, in una giornata qualsiasi, vedete un logo: sugli oggetti di uso domestico, sulle auto, sugli abiti, nella pubblicità televisiva, sui manifesti, nelle insegne, in ogni evento sportivo e anche in questa stessa pagina (scusate tanto). I logo sono uno dei risultati di studi approfonditi (finanziati dalla "Chicago School" di Rockefeller) nel campo delle scienze cognitive, della neuropsicologia e della biologia. Questi studi rappresentano il cuore del "marketing", un'attività intensivamente finanziata che mantiene le sue scoperte totalmente segrete all'opinione pubblica. Perché tenere segrete queste scoperte? Be', se sapeste in che modo il marketing vi manipola, non ci caschereste più. L'enorme visibilità dei marchi aziendali offre anche alle èlite la possibilità di mettere in mostra le loro credenze e il loro potere. Allo stesso modo in cui simboli occulti vengono inseriti in edifici e luoghi pubblici, essi vengono celati in piena vista nei logo corporativi. Esamineremo ora le origini e il significato dei simboli utilizzati nei marchi. Questo articolo si concentrerà sul Disco Solare Alato, la Vesica Piscis e il sole nascente. Ulteriori articoli tratteranno di altri simboli.
[Un diluvio di marchi]
Il Disco Solare Alato Questo antico simbolo viene comunemente associato all'Egitto, sebbene venisse utilizzato da Persiani e Assiri, e anche da remote culture del Sud America e dell'Australia. Consiste in un globo solare fiancheggiato da due ali. Tradizionalmente, gli egizi ponevano sulle ali due serpenti, rappresentanti le dee protettrici dell'Alto e Basso Egitto. Thomas Milton Stewart spiega così il suo significato mitologico: "Horus, il redentore degli egizi nato da una vergine, venne al mondo per distruggere i nemici del grande Dio, Ra. Per questo Horus mutò se stesso nella forma di un disco solare alato, e prese con sé le dee Nekhebet e Uatchit, sotto forma di due serpenti. Dopo la loro guerra vittoriosa contro i nemici di Ra, Horus ordinò a Thoth, il dio del Sapere Occulto, che il disco solare alato coi due serpenti venisse portato in tutti i santuari di tutti gli dei del Sud e del Nord." Circa il simbolismo, l'autore continua: "I punti simbolici nella precedente leggenda sono molto antichi, dato che appartengono al primissimo periodo [della civiltà egizia]. Il disco alato, che come geroglifico significa 'diventare - essere - creare', fa parte delle decorazioni simboliche di ogni tempio, appare su ogni soglia o cancello, ed è il simbolo di una delle più antiche espressioni di vita dopo la morte che abbia raggiunto la nostra epoca." - Thomas Milton Stewart, “Symbolism of the Gods of the Egyptians and the Light They Throw on Freemasonry” Questo simbolo è una rappresentazione dell'ascesa al Divino dell'anima, tramite l'aiuto dei due serpenti, saggezza e conoscenza: "Ed è questo il significato del disco solare alato, - È il simbolo della perfetta Aspirazione verso il Divino, della Purificazione della natura inferiore, e dell'ascesa finale all'unione con l'Uno." - G.A. Gaskell, “Egyptian Scriptures Interpreted Through the Language of Symbolism Present in All Inspired Writings” I mistici egizi utilizzavano il sole alato per la magia rituale e per le invocazioni: "Emblema dell'elemento aria, esso consiste in un cerchio o disco di tipo solare racchiuso tra due ali. Nella magia rituale esso si trovava sospeso al di sopra dell'altare, orientato verso est e viene utilizzato nell'invocare protezione e collaborazione dalle silfidi." - Hope, Murry, “Practical Egyptian Magic” Il sole alato viene tuttora utilizzato da gruppi come la Massoneria, i Teosofi e i Rosacroce. "Il Globo Alato è un caratteristico simbolo dei Rosacroce, per quanto anche gli Illuminati potrebbero rivendicarlo, e si possa ammetterne la sua origine egizia. Il Globo Alato è il simbolo dell'anima purificata [perfected] che torna volando alla fonte della sua creazione, negli ultraterreni Campi Elisi." - Swinburne, Clymer, “The Rosicrucians Their Teachings” In tal modo questo antico simbolo mistico e magico, che rappresenta l'anima purificata, ha adornato le soglie per millenni, ed è così anche adesso. Qui vediamo il sole alato utilizzato in edifici massonici e rosacrociani.
[L'entrata di un giardino rosacrociano]
[Il sole alato al di sopra del trono del Maestro Venerabile, nella Sala Egizia della Gran Loggia di un tempio massonico.] Dato che le ali sono il mezzo di trasporto dell'anima purificata, questo simbolo è stato utilizzato dall'industria dei trasporti.
[Il sole alato, con un'occhio onnisciente al posto del sole]
[Logo della Bentley]
[Logo della Mini Cooper]
[Il marchio alato della Harley-Davidson]
[Il logo della Aston Martin]
[La forma stilizzata di disco solare alato usata come logo dalla Chevrolet]
La Vesica Piscis nominata anche "Corpo di Gloria" Questo antico simbolo è formato da due cerchi che si intersecano, e appartiene alla geometria sacra. Il riferimento al pesce deriva dal fatto che la parte centrale ricorda un pesce. Il suo significato mistico è sempre stato avvolto nel mistero iniziatico, ma molti concordano nel ritenerlo la rappresentazione del principio femminile - la "vulva della Dea". "La Vesica Piscis, due cerchi intrecciati, è anche nota come 'Yoni'. Il nome 'yoni' si riferisce alla parte mediana dei cerchi intrecciati, e deriva dal termine sanscrito che significa 'passaggio divino'. Dato che lo yoni è il femminino, lo si dovrebbe considerare in una prospettiva che colleghi il passaggio divino al sesso, dell'unione maschile/femminile. È questo collegamento, col suo nesso con rinascita e rigenerazione, che resta una verità fondamentale nel nucleo stesso delle fondamenta strutturali dell'Occulto." John Yarker, “The Arcane Schools” Il Cristianesimo primitivo rappresentava spesso il Cristo all'interno di una Vesica Piscis, che rappresentava l'utero della Vergine.
La Vesica Piscis riveste un significato importante anche nella Massoneria: "La Vesica è 'un elemento universale dell'architettura o Massoneria, e fonte o sorgente prima da cui derivano i suoi segni e simboli - essa costituisce il grande e costante segreto della nostra antica fratellanza'." - George Oliver, “Discrepancies of Masonry” Albert G. Mackey parla dell'uso della Vesica nella prima Massoneria: "Come simbolo, veniva frequentemente utilizzato nella decorazione delle chiese dai massoni del medioevo. Gli emblemi delle università, delle abbazie e di altre comunità religiose, così come quelli di singole personalità ecclesiastiche, avevano invariabilmente questa forma. Per questo, in riferimento al carattere religioso dell'istituzione, è stato suggerito che l'emblema delle Logge Massoniche dovrebbe anch'esso avere questa forma, al posto di quella circolare ora in uso." Albert G. Mackey, “Encyclopedia of Freemasonry” Possiamo vedere l'uso tipico della vesica in un sigillo massonico:
[Sigillo della Loggia Academia n.847] Probabilmente per la sua associazione con la sessualità, la vesica viene utilizzata da industrie dell'abbigliamento e di altri settori.
[Il logo di Chanel]
[Il logo di Gucci]
[Il logo di DC Shoes]
[Il logo della Mastercard]
[Le sigarette al mentolo Kool] Il Sole Nascente Il simbolo di un sole che sorge si può associare col culto del sole. Nell'antico Egitto era associato ad Horus. Gli occultisti ritengono che rappresenti la nuova era dell'Acquario e l'arrivo di una nuova emanazione dal centro della galassia, l'Alba Dorata [Golden Dawn]. Il sole fiammante viene anche associato col concetto prometeico/luciferiano di donare il fuoco (la conoscenza) all'uomo. "Un modello mitico ricorrente per i rivoluzionari - i primi romantici, il giovane Marx, i russi del tempo di Lenin - era Prometeo, che rubò il fuoco agli dei perché venisse utilizzato dall'umanità, La fede prometeica dei rivoluzionari ricorda sotto molti aspetti la diffusa convinzione moderna che la scienza condurrà gli uomini dall'oscurità verso la luce. Ma c'era anche una più mirata ipotesi millenaristica, secondo la quale nel nuovo giorno in procinto di spuntare il sole non sarebbe mai più tramontato. Nei primi tempi della Rivoluzione Francese nacque un 'mito solare della rivoluzione', che suggeriva che il sole stava per sorgere su una nuova era da cui le tenebre sarebbero state bandite per sempre. Quest'immagine venne incorporata 'in un livello di coscienza che allo stesso tempo interpreta qualcosa di reale e produce una nuova realtà'. " - James H. Billington, “Fire in the Minds of Men” Manly P. Hall spiega il significato del sole nascente nel contesto delle società segrete come la Massoneria. "Il lascito diretto del piano essenziale delle Scuole Esoteriche venne affidato a gruppi già pronti per l'opera. Le gilde, le trade unions e altre simili Società di mutuo soccorso vennero rinforzate internamente dall'introduzione dei nuovi saperi. La progressione del piano richiedeva un allargamento dei confini del progetto filosofico. C'era bisogno di una Fratellanza Mondiale, sostenuta da un efficace e massiccio programma educativo che seguisse il 'metodo'. Una tale Fratellanza non avrebbe potuto accogliere subito tutti gli uomini, ma avrebbe potuto unificare l'opera di un certo tipo di uomini, a prescindere dalla loro razza, dal loro credo religioso e dalla nazione in cui vivevano. Ecco gli uomini con uno scopo, i figli del domani, il cui simbolo era... un sole fiammante che si leva sulle montagne dell'est." - Manly P. Hall, “Masonic Orders of Fraternity” In altre parole, il sole nascente rappresenta gli iniziati di queste antiche società segrete. Questo simbolo è usato in numerosi logo aziendali:
[All'interno della conchiglia (che rappresenta la dea venere) un sole nascente, ma anche la conchiglia propria del pellegrino che tornava da San Giacomo de Compostela]
[Sole basso sull'orizzonte nel logo di Days Inn]
[Non è una patatina, ma un sole nascente]
[La parte migliore della sveglia... L'occulto in tazza [Caffè Folgers]]
[Anche Obama ha utilizzato il simbolo del sole nascente. È un massone del 32º grado della Loggia Prince Hall [l'unica loggia statunitense con membri di colore - ndt], non lo sapevate?] Per concludere Questo è il primo di una serie di articoli riguardanti i simboli occulti nei marchi di fabbrica. Non ho cominciato coi più ovvi o coi più sfacciati, ma questi sono ottimi esempi del radicamento del simbolismo esoterico nella cultura di massa. A che scopo inserire simboli occulti nei logo? È un'arrogante manifestazione di potere da parte delle èlite, o un modo di celebrare religioni misteriche? Gli studiosi di esoterismo affermano che i simboli hanno un profondo effetto sulle masse: "È noto che l'Inconscio, personale o collettivo, opera per mezzo di figure e immagini, dato che il linguaggio parlato è un'acquisizione relativamente recente. [...] La magia [...] parla alla mente subconscia dell'uomo attraverso le immagini arcaiche dei suoi simboli e rituali, producendo così quei 'mutamenti del subconscio' che il mago persegue." - W. E. Butler, “Magic; It’s Ritual, Power and Purpose” Considerando il fatto che i membri di società occulte come la Massoneria studiano la Magia e il potere dei simboli, non c'è dubbio che molti marchi aziendali siano l'applicazione di questa antica conoscenza. Si sospetta perfino che certi logo siano sigilli, simboli che sono stati magicamente infusi allo scopo di focalizzare il subconscio sull'esecuzione di determinate azioni. In altre parole, sono molto più potenti di quanto pensiate. Titolo originale: "Occult Symbols in Corporate Logos (pt. 1)" Fonte: http://vigilantcitizen.com Link: http://vigilantcitizen.com/?p=809 19.05.2009 Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di DOMENICO D'AMICO

Giovanfrancesco Pico della Mirandola - LA STREGA

È in libreria:
Giovanfrancesco Pico della Mirandola LA STREGA, OVVERO DEGLI INGANNI DEI DEMONI. Saggio introduttivo, traduzione e note di Ida Li Vigni Ed. Mimesis, Milano 2012 – http://www.mimesisedizioni.it/ collana “Airesis” diretta da Paolo Aldo Rossi e Massimo Marra http://www.airesis.net/libri.html Questo volume è la prima traduzione moderna dal latino ed edizione critica dell’opera demonologica di un laico rinascimentale, il conte Giovanfrancesco Pico della Mirandola, che fu protagonista accanto all’autorità religiosa di un processo per stregoneria che suscitò, caso pressoché unico negli episodi di caccia alle streghe, scalpore e proteste nei territori di Mirandola e Concordia. Un testo illuminante per quanto riguarda la forma mentis rinascimentale circa le credenze e le teorie demonologiche che, al pari del De la Demonomanie des Sorciers di Jean Bodin, testimonia il coinvolgimento di un umanista nello sforzo di comprovare la realtà dei poteri delle streghe, del volo magico e del Sabba non solo attraverso le fonti scritturali e i trattati degli inquisitori, ma anche attraverso le fonti classiche. Il testo può interessare non solo quanti si occupano di demonologia e di caccia alle streghe, ma anche quanti sono curiosi di comprendere le ragioni esistenziali e spirituali per le quali un dotto e raffinato uomo di cultura finisce con il condividere e fare propria quella credenza nel magico e nel sovrannaturale che si è soliti attribuire a frati ignoranti, popolani superstiziosi e teologi morbosi. Giovanfrancesco Pico della Mirandola (1469–1533) signore di Mirandola, è stato un filosofo e letterato italiano, nipote del celebre Giovanni Pico della Mirandola. Contrastò la cultura classica a favore del Cristianesimo. Scrisse una biografia dello zio, intitolata Vita, e riprese alcune sue dottrine, come la lotta contro l’astrologia. Seguace di Gerolamo Savonarola, ne scrisse una biografia. Sostenne da un lato la necessità di un rinnovamento della disciplina ecclesiastica e dall’altro l’incompatibiltà della filosofia antica col cattolicesimo. Scrisse De reformandis moribus, Examen vanitatis doctrinae gentium et veritatis christianae disciplinae, La strega (1527). Ida Li Vigni, dottore di ricerca in Filosofia, cultore della materia e supporto didattico in Storia del pensiero scientifico. È stata professore a contratto di Storia del pensiero medico e biologico presso l’Università di Genova. Collabora con la Cattedra di Storia del pensiero scientifico e di Storia del pensiero medico e biologico. I suoi campi di interesse sono la Storia delle idee e la Bioetica. Fa parte del Comitato Scientifico e di Redazione della rivista “Anthropos & Iatria”. Con Paolo Aldo Rossi, Massimo Marra ed Andrea De Pascalis, ha fondato e co-dirige il progetto web di divulgazione culturale Airesis www.airesis.net Per la Mimesis Edizioni ha curato la traduzione di Picatrix, il volume collettivo Sulle ali del sogno, 2009. E farai in modo che niuna strega viva, 2010, Oltre lo sguardo, 2011 (con P. A. Rossi). Ha vinto il Premio Bancarella 2006 con Gola mater amatissima. Alimentazione e arte culinaria dall’età tardo-classica alla fine del Medioevo (con P. A. Rossi). _______________________________________

Una vita spesa alla ricerca dell'altra verità del cristianesimo

Karlheinz Deschner, ha dato vita ad un'opera monumentale, dieci volumi per raccontare tutta la storia criminale del cristianesimo
Il titolo preciso, non offre mediazioni: “Storia criminale del cristianesimo”, e la sua lunghezza rende di per sé pesanti le accuse: dieci volumi di circa 500 pagine ciascuno. Il suo autore Karlheinz Deschner, tedesco di Bamberga, classe 1924, si dedica alla scrittura di quest’opera ciclopica a partire dagli anni ’80, dopo che altri suoi precedenti saggi gli avevano già fruttato un processo per “Vilipendio della Chiesa” nel 1971. La cultura di questo studioso di Storia, Teologia e Psicologia è pressoché sconfinata, e messa quasi completamente al servizio di una diversa visione della storia religiosa, arrivata fino a noi attraverso delle menzogne clamorose.Una tragedia che inizia ufficialmente con Costantino e la battaglia di Ponte Milvio. Questo compendio ci apre all'altra conoscenza, ad una storia vista da prospettive diverse, riscritta e ripensata con grande lucidità e determinazione.

sabato 24 novembre 2012

Scioglimento dell'arma dei Carabinieri e insediamento di un corpo militare sovranazionale

Scioglimento dell’Arma dei Carabinieri e insediamento di un corpo militare sovranazionale Sul sito dell’U.N.A.C. (Unione Nazionale Arma Carabinieri) leggiamo una breaking news inquietante: ”L’Arma verso lo scioglimento. L’Unione Europea impone la smilitarizzazione della quarta Forza Armata e l’accorpamento dei carabinieri alla Polizia di Stato … L’Arma dei carabinieri in un futuro più o meno prossimo, ma certamente non remoto, è destinata ad un inevitabile scioglimento“. Poco meno di due anni fa la Camera dei Deputati ratificava ad unanimità l’accordo europeo per la costituzione di una forza armata speciale, chiamata EGF. La Forza di gendarmeria europea (Eurogendfor o EGF) è il primo Corpo militare dell’Unione Europea a carattere sovranazionale. La EGF è composta da forze di polizia ad ordinamento militare dell’UE in grado di intervenire in aree di crisi, sotto egida NATO, ONU, UE o di coalizioni costituite “ad hoc” fra diversi Paesi................................

venerdì 23 novembre 2012

Questo l'articolo censurato da Repubblica di Odifreddi

ODIFREDDI CENSURATO DA REPUBBLICA.IT, LASCIA Il matematico aveva scritto parole dure sul conflitto in Medio Oriente accusando lo Stato ebraico di "logica nazista", ma il suo intervento è scomparso dopo 24 ore La denuncia da parte dello stesso Piergiorgio Odifreddi sul suo blog, nel post "809 giorni di libertà". I fatti: un post pubblicato domenica sul conflitto israelo-palestinese. Una presa di posizione molto dura nei confronti di Israele accusato di "logica nazista" nei confronti dei palestinesi. Poi, la rimozione del suo intervento dal sito di Repubblica.it che ha colto di sorpresa lo stesso Piergiorgio Odifreddi. Riportiamo di seguito parte del suo intervento nel suo post di commiato.
Il post incriminato: Dieci volte peggio dei nazisti Uno dei crimini più efferati dell'occupazione nazista in Italia fu la strage delle Fosse Ardeatine. Il 24 maggio 1944 i tedeschi "giustiziarono", secondo il loro rudimentale concetto di giustizia, 335 italiani in rappresaglia per l'attentato di via Rasella compiuto dalla resistenza partigiana il 23 maggio, nel quale avevano perso la vita 32 militari delle truppe di occupazione. A istituire la versione moderna della "legge del taglione", che sostituiva la proporzione uno a uno del motto "occhio per occhio, dente per dente" con una proporzione di dieci a uno, fu Hitler in persona. Il feldmaresciallo Albert Kesselring trasmise l'ordine a Herbert Kappler, l'ufficiale delle SS che si era già messo in luce l'anno prima, nell'ottobre del 1943, con il rastrellamento del ghetto di Roma. E quest'ultimo lo eseguì con un eccesso di zelo, aggiungendo di sua sponte 15 vittime al numero di 320 stabilito dal Fuehrer. Dopo la guerra Kesselring fu condannato a morte per l'eccidio, ma la pena fu commutata in ergastolo e scontata fino al 1952, quando il detenuto fu scarcerato per "motivi di salute" (tra virgolette, perché sopravvisse altri otto anni). Anche Kappler e il suo aiutante Erich Priebke furono condannati all'ergastolo. Il primo riuscì a evadere nel 1977, e morì pochi mesi dopo in Germania. Il secondo, catturato ed estradato solo nel 1995 in Argentina, è tuttora detenuto in semilibertà a Roma, nonostante sia ormai quasi centenario. In questi giorni si sta compiendo in Israele l'ennesima replica della logica nazista delle Fosse Ardeatine. Con la scusa di contrastare gli "atti terroristici" della resistenza palestinese contro gli occupanti israeliani, il governo Netanyahu sta bombardando la striscia di Gaza e si appresta a invaderla con decine di migliaia di truppe. Il che d'altronde aveva già minacciato e deciso di fare a freddo, per punire l'Autorità Nazionale Palestinese di un crimine terribile: aver chiesto alle Nazioni Unite di esservi ammessa come membro osservatore! Cosa succederà durante l'invasione, è facilmente prevedibile. Durante l'operazione Piombo Fuso di fine 2008 e inizio 2009, infatti, compiuta con le stesse scuse e gli stessi fini, sono stati uccisi almeno 1400 palestinesi, secondo il rapporto delle Nazioni Unite, a fronte dei 15 morti israeliani provocati in otto anni (!) dai razzi di Hamas. Un rapporto di circa 241 cento a uno, dunque: dieci volte superiore a quello della strage delle Fosse Ardeatine. Naturalmente, l'eccidio di quattro anni fa non è che uno dei tanti perpetrati dal governo e dall'esercito di occupazione israeliani nei territori palestinesi. Ma a far condannare all'ergastolo Kesserling, Kappler e Priebke ne è bastato uno solo, e molto meno efferato: a quando dunque un tribunale internazionale per processare e condannare anche Netanyahu e i suoi generali? Piergiorgio Odifreddi

L'avarizia di Michelangelo

ALLA MORTE, IN CASA DI BUONARROTI TROVARONO TRENTA CHILI D’ORO – SI DICE CHE AVESSE GUADAGNATO L’EQUIVALENTE DI METÀ DEL CAPITALE DI AGOSTINO CHIGI, IL PIÙ RICCO BANCHIERE DEL MONDO – MA AVEVA IL BRACCINO CORTISSIMO E VIVEVA COME UN BARBONE – ANDAVA A LETTO CON GLI STIVALI INDOSSANDOLI COSÌ A LUNGO CHE QUANDO FINALMENTE LI TOGLIEVA, TIRAVA VIA ANCHE LA PELLE… – - Francesca Bonazzoli per “Il Corriere della Sera“, da “Dagospia“ Era un venerdì quando, il 18 febbraio 1564, Michelangelo moriva nella sua casa romana di Macel de’ Corvi. Negli ultimi anni della sua lunga vita aveva disegnato per gli amici un gran numero di Crocifissi e Pietà, ovvero soggetti di devozione del corpo santo di Cristo cui era stato iniziato da Vittoria Colonna, la marchesa che riuniva intorno a sé una cerchia di cattolici che si battevano per la riforma morale della Chiesa. Alcuni, come il cardinale Reginald Pole o il cardinale Morrone, subirono persecuzioni da parte dell’Inquisizione. Non sappiamo se anche Michelangelo fosse spiato, ma di sicuro c’è che immediatamente, appena la notizia della morte dell’artista giunse all’orecchio della polizia del Papa, un giudice e un notaio entrarono nella sua casa prima dell’arrivo del nipote Leonardo da Firenze. Attraverso l’inventario che stilarono, sappiamo che «in una stanza a basso» c’erano tre statue: un san Pietro, un Cristo portacroce e «un’altra statua principiata per uno Christo con un’altra figura sopra, attaccate insieme, sbozzate e non finite» , ovvero la cosiddetta Pietà Rondanini. In casa c’erano anche dieci cartoni preparatori tra i quali uno con una Pietà; ventiquattro camicie di cui cinque nuove; un certo numero di barili vuoti, mezzo barile d’aceto e un cavallo. Nessun gioiello, né mobili preziosi, né una collezione d’arte. Però c’era un armadio chiuso a chiave che conteneva ottomiladuecentottantanove ducati d’oro, l’equivalente di quasi trenta chili del prezioso metallo. Questo asciutto inventario dice molto della personalità di Michelangelo, uno degli artisti più ricchi e tirchi mai esistiti. Il suo biografo Ascanio Condivi scrive che non viveva in frugalità, ma in modo miserrimo, e andava a letto con gli stivali indossandoli così a lungo che quando finalmente li toglieva, tirava via anche la pelle. Persino lo zio Buonarroto (fratello del padre di Michelangelo), facendogli visita a Roma, rimase stupito della miseria in cui viveva e gli scrisse quanto questa fosse brutta, un vizio che dispiaceva a Dio e alla gente. Ma Michelangelo non se ne curava e spiegò al padre che era contento di vivere in povertà senza darsi pensiero né della vita, né dell’onore e del mondo. Le sue condizioni migliorarono comunque molto dopo gli affreschi nel soffitto della Sistina, tanto che verso la fine del 1515 disponeva di un capitale liquido di tremilaottocento fiorini d’oro. Tuttavia già a ventidue anni, quando ricevette la commissione per la Pietà oggi in Vaticano, i suoi prezzi erano molto alti. Il papa Giulio II, per cui iniziò a lavorare nel 1505, a trent’anni, lo ricompensava con pagamenti inconcepibili per qualsiasi altro artista: tanto per avere un’idea, le sue spese per i materiali erodevano solo un terzo del compenso, mentre per gli altri artisti la media era almeno del doppio. Il papa Paolo III, poi, lo pagava più di quanto Piero Soderini aveva ricevuto per la carica di gonfaloniere a vita di Firenze e per vincolarlo al suo servizio gli concesse un vitalizio di mille duecento scudi annuali, una cifra molto importante, di cui seicento provenienti dal reddito del passaggio del Po, presso Piacenza. Paradossalmente la ricchezza contribuiva ad aumentare l’ansietà di Michelangelo. L’artista considerava infatti l’avarizia come il peccato più grande, motivo per cui non mise mai in banca i suoi soldi a fruttare interessi. Li investiva soprattutto in proprietà immobiliari il cui valore, dopo la morte, era stimato intorno ai dodicimiladuecentoquaranta fiorini, comparabile a quello di molti patrizi del tempo. Pare che Michelangelo, in tutta la vita, avesse guadagnato l’equivalente di metà del capitale di Agostino Chigi, che negli anni Dieci del Cinquecento era il più ricco banchiere del mondo. Una delle ragioni di tanta tirchieria era l’ossessione di ripristinare il prestigio della famiglia Buonarroti che era stata eleggibile per le cariche pubbliche da almeno sei generazioni. Tuttavia né il padre, né lo zio erano più stati in grado di pagare le tasse e quindi di ricoprire uffici pubblici. Michelangelo se ne vergognava e fece in modo che anche grazie agli ottimi matrimoni (con famiglie nobiliari) dei nipoti Francesca e Leonardo, la famiglia tornasse a risalire la scala sociale. Solo nell’ultima parte della vita si dedicò alla beneficenza perché l’altra sua ossessione, quella senile, riguardava la salvezza dell’anima. Ma c’è una testimonianza che ci rende più simpatica la tirchieria di Michelangelo: nell’orazione pronunciata per il funerale del maestro a Firenze, Benedetto Varchi disse che Michelangelo regalò sempre disegni, cartoni e statue ai suoi amici e parenti. Michelangelo faceva dunque pagare, e a caro prezzo, solo i ricchi: i detestati Medici, signori di Firenze, e i detestati nove papi, signori di Roma, che servì.