Conservato al Museo Archeologico Civico di Velletri è un'opera complessa e straordinaria. Fu scoperto nel 1955 nella località di Colonnella di Velletri nel Lazio. Datato al II secolo d.C. è in marmo pario ed è diviso in due fasce: in quella superiore sono raffigurate le fatiche di Ercole, in quella inferiore si succedono scene della vita nell'Ade, un scena agreste e una di sacrificio. Sono in tutto ben 184 figure che denotano un differenziato lavoro di stile, testimoniato anche dall'utilizzo di due tipologie di marmo. Uno proveniente dalla Grecia e l'altro dalla zona di Carrara (Luni nell'antichità). Si è ipotizzato pertanto che il sarcofago sia stato lavorato tutto in un'officina romana sia da scultori locali che da artisti greci d'Asia Minore. Oppure che il sarcofago possa contare due diversi luoghi di provenienza, uno italico (Luni) e uno greco (Atene) con un assemblaggio finale. Due metri e mezzo di lunghezza per 125 cm di larghezza e circa un metro e sessanta di altezza per un'opera totalmente decorata con scene che riassumono tutte le idee escatologiche del II-III secolo d.C. Sembra quasi di assistere a una rappresentazione teatrale in cui l'uomo attraversa la propria esistenza mirando al raggiungimento di uno scopo, come l'eroe Ercole al termine delle fatiche. A chi apparteneva questo sarcofago? Il defunto è rappresentato nell'atto di pagare con l'obolo il viaggio nell'Oltretomba. Ha un volto maturo e barbuto. Si è ipotizzato che il defunto potesse appartenere alla stirpe degli Antonini o comunque alla corte imperiale. Le figure un tempo erano colorate, pensate all'effetto visivo di questo capolavoro
giovedì 6 agosto 2020
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