sabato 15 novembre 2014

Un pantheon del 16° sec.a Verona

Cappella Pellegrini Il genio di Sanmicheli

detail - Chapel Pellegrini - church of San Bernardino, Verona - architect Michele Sanmicheli - begun 1528




450 anni fa, nel 1559, alla fine di agosto, moriva colpito da una febbre maligna, il più grande architetto di Verona, Michele Sanmicheli: verrà sepolto nella chiesa di San Tomaso Cantuariense, a Veronetta, (la sua lastra tombale esiste ancora) nel rione dove c'era il suo palazzo. Seguiva nella tomba l'adorato nipote Giangirolamo, suo «erede» professionale, morto improvvisamente pochi mesi prima, a Famagosta di Cipro, dove era andato a dirigere alcuni lavori difensivi. Sanmicheli è l'artefice del volto cinquecentesco di Verona, con una forma architettonica di solenne impronta classica e un impianto urbanistico calato con elegante armonia nell'ambiente naturale, aspetti che la città mantiene ancora oggi.
Per ricordare questo grande architetto, facciamo tappa in quello che è ritenuto il suo capolavoro ed oggi ritenuta una delle principali opere del Rinascimento veronese, ma la meno visitata: la cappella Pellegrini, nella chiesa di San Bernardino. Fu il primo lavoro commissionato a Sanmicheli quando, alla fine del 1527, ormai quarantenne, ritornò a Verona, sua città natale, da Roma, dopo il terribile Sacco dei Lanzichenecchi, dove era andato a studiare l'architettura classica, entrando nella cerchia di Bramante.
Gli fu affidato, attorno al 1529, da Margherita Pellegrini, vedova di Benedetto Raimondi Guaresco. Il loro, però, fu un rapporto professionale burrascoso, con questioni e liti, come rivelano i testamenti della donna. Nel primo, Margherita ordinava che essa e il figlio venissero, alla loro morte, sepolti nel monumento sepolcrale, entro la cappella, allora iniziata. Ma quando, nel 1557, la Pellegrini morì, la cappella non era stata ancora ultimata. Nella vita di Sanmicheli, scritta dallo storico dell'arte, Giorgio Vasari, si legge che l'opera era stata interrotta o per avarizia o per poco giudizio della committente. Probabilmente l'architetto, che nel frattempo era diventato ingegnere della Serenissima, affidò la costruzione al cugino Paolo da Porlezza, ma anche con lui Margherita ebbe questioni: in un documento dell'8 luglio 1538, il giudice autorizza la donna a scegliersi un altro lapicida.
Seguirono vari interventi fino al 1779, quando i discendenti affidarono i lavori all'architetto Bartolomeo Giuliari. La cappella è dedicata a sant'Anna, la mamma della Madonna, da quest'altra mamma del Cinquecento veramente sfortunata, come rivela l'epigrafe al centro del pavimento che, tradotta dal latino dice: «A Margherita Pellegrini, donna di insigne bontà e virtù, la quale, dopo la morte del marito Benedetto Raimondi, mentre era viva, aveva scelto dentro alla cappella costruita da lei un luogo di sepoltura per sé e i figli Nicolò e Anna ed era stata lasciata per testamento erede universale da loro, morti per malattia nel fiore dell'età. Visse 63 anni, vedova a 35, morì nell'anno 1557, lasciando eredi i fratelli».
La cappella da lei voluta non ha nulla di lugubre, benché sia funebre: è un capolavoro di eleganza nelle decorazioni architettoniche, di ritmo e di armonia nelle proporzioni, di sensibilità spaziale e di classicismo. Sanmicheli si ispira al Pantheon e ai tempietti di Bramante, ma inserisce anche citazioni della colonna tortile di Porta Leoni e dell'arco dei Gavi. La cappella, in stile corinzio, presenta un ardito disegno architettonico: ha una cupola rotonda che poggia su una base circolare, come fosse un tempietto.
Raffinatissimo il gioco di forme piatte e rotonde, emergenti e rientranti, che permettono alla luce, che piove dall'alto, di diffondersi in modo uniforme e morbido e di scorrere sulle forme, dando una vibrazione pittorica alla purezza dei marmi, senza creare ombre. E' come se Sanmicheli avesse giocato a fare il pittore con l'architettura e con la pietra.
Impossibile descriverne i dettagli architettonici: nella parte inferiore tra colonne corinzie, alternate a scanalature verticali o a spirale, vi sono tre altari e grandi nicchie, ma senza le statue progettate.
Nella parte superiore si aprono quattro grandi finestre a gruppi di tre, ritmate da altre colonne corinzie e da scanalature longitudinali o a spirale, intervallate da nicchie a conchiglia. Tutto attorno corre una balaustra. L'edificio è coronato da una cupola a cassettoni con rosettone: alla sommità, una piccola lanterna, coperta da un cupolino azzurro. All'altare, una Madonna con bambino e Sant'Anna di Bernardino India e, nella lunetta e ai lati, il Padreterno con San Gioacchino e san Giuseppe di Pasquale Ottino. Oltre alla firma di Sanmicheli, la migliore pittura del Manierismo veronese. La chiesa di San Bernardino è aperta tutti i giorni, dalle ore 8 alle 12 e dalle 15.30 alle18.E.CERP.

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