domenica 30 dicembre 2012
Platone e la "scoperta" dell'Anima
Tuttavia, non sarebbe giusto - a nostro parere - insistere in maniera determinante sulle differenze e, viceversa, minimizzare le analogie fra i due approcci al divino, propri delle due grandi tradizioni orientali. Esiste una continuità fra la concezione di Platone, di Ammonio Sacca, di Plotino, di Giamblico e di S. Agostino che, attraverso il Medioevo e il Rinascimento, giunge fino alle soglie dell'età moderna, specialmente in ambito cattolico e greco-ortodosso (meno in quello protestante). Ed esistono delle palesi connessioni fra la concezione di Platone o di Ammonio Sacca e quella di Patanjali o di Sankara. Dunque, in realtà, bisognerebbe piuttosto parlare di due tradizioni parallele e complementari, non certo di due visioni alternative della divinità, escludentisi a vicenda. Studiosi e cristiani come Raimon Panikkar(esempio di fusione fra teologia induista e cattolica Romana) o come padre Anthony Elenjimittam (un raro esempio di induista consacrato vescovo da Papa Giovanni XXIII), profondamente imbevuti di cultura e spiritualità induista, hanno verificato e testimoniato che una sinergia è possibile, anzi che non esistono differenze veramente sostanziali fra le due maniere di cercare l'unione con il divino. Platone apre e fonda l'idea dell'Anima, concetto ripreso da altre religioni religioni
Plotino (205-270 d.C.) fu un discepolo
di Ammonio Sacca che fondò la scuola neoplatonica di Alessandria. Egli affermò che l'uomo è fondamentalmente la sua anima e l'anima umana è un momento dell'ipostasi Anima, di cui partecipa il carattere di attività, pertanto, anche quando è nel corpo, l'anima esercita tutte le attività conoscitive, ivi compresa la sensazione che da Plotino non è intesa come momento passivo, ma come "pensiero occulto" dell'anima. La condizione ideale dell'anima è la libertà; ma questa si ottiene solo nella tensione al Bene, ossia mediante il distacco dal corporeo e col congiungimento all'Uno.
Proprio in questo sta il vertice dell'etica plotiniana: nell' "unificazione" o nell' "estasi" ossia nella capacità di spogliarsi di tutto, di ogni alterità e di congiungersi con l'Uno.
Tale itinerario è detto anche via del "ritorno" o della "conversione", in quanto porta l'uomo alle origini del suo essere. Le vie del ritorno all'Assoluto sono molteplici:
quella della virtù
quella che corrisponde all'erotica platonica
quella della dialettica.
Anche Sant'Agostino è "figlio" della scuola neoplatonica , e arriverà a travasare le conoscenze alessandrine nel cristianesimo nascente.
Il vescovo di Ippona era nato nel 354 e morto nel 430 fu il primo pensatore ad attuare una sintesi tra fede, filosofia e vita. Agostino indagò sul problema dell'uomo, non però sull'uomo in generale, ma sull'uomo come individuo. Egli connesse al problema della creazione il grande problema del male poiché se tutto proviene da Dio, che è Bene, da dove proviene il male?
"Le principali scuole neoplatoniche pagane furono:
• scuola di Roma, fondata da Plotino e continuata dai suoi discepoli Porfirio e Amelio;
• scuola di Alessandria, che ebbe tra i suoi esponenti Olimpiodoro e la filosofa e scienziata Ipazia, brutalmente massacrata e dilaniata dai cristiani;
• scuola siriaca, fondata da Giamblico, discepolo di Porfirio, che si distinse per la sua revisione delle teorie del fondatore e per il marcato recupero delle tradizioni neopitagoriche e della sapienza contenuta nel cosiddetto Corpus Hermeticum;
• scuola di Atene, legata con quella siriaca per il tramite di Prisco, i cui maggiori esponenti furono Plutarco di Atene e Siriano, e i cui risultati sono testimoniati dalle opere di Proclo;
• scuola di Pergamo, fondata da Edesio di Cappadocia e che ebbe nell'imperatore Giuliano uno dei principali rappresentanti.
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