lunedì 27 febbraio 2017

Il comunismo si origina anche dai movimenti pauperistici medioevali, in seno alla chiesa



Risultati immagini per Camillo torres
Cade a febbraio l'anniversario del martirio di Camilo Torres, sacerdote cattolico che, sul finire della sua vita, fece parte di un gruppo guerrigliero e lottò fino alla morte per liberare la Colombia e trasformare il mondo. Molti hanno diffuso l’idea che Camilo Torres fosse un pretino fanatico e ingenuo che prese la strada che oggi corrisponderebbe al terrorismo. Molti vogliono far diventare il termine guerrigliero sinonimo di terrorista, sebbene molti eroi dell’indipendenza dell’Ame-rica Latina abbiano partecipato a guerre di liberazione, e il Brasile, che non visse una lunga guerra di indipendenza, abbia fatto di Tiradentes un eroe nazionale.
Camilo Torres è stato il leader di un’insurrezione armata che si preparava ad usare la tecnica della guerriglia. Fu scoperto e preso prima. Se non è possibile giustificare la violenza o canonizzare la guerra, è doveroso porre migliore attenzione alle complessità della storia. Quanto a Camilo Torres, per giustizia e verità storica, è bene chiarire: egli entrò nella guerriglia colombiana nel 1965, a 35 anni. Era già teologo e aveva concluso gli studi di Sociologia a Lovanio (Belgio). A Bogotà fu fondatore e professore della Facoltà di Sociologia e decano della Scuola Superiore Pubblica e dell’Istituto di Amministrazione Sociale. Fu rappresentante del cardinale presso la Giunta direttiva dell’Istituto Colombiano della Riforma Agraria.
È qui che Camilo prende conoscenza diretta delle condizioni subumane in cui vivevano i lavoratori e gli indios, e di come lo stesso aiuto dato dal governo e dalla Chiesa servisse per mantenerli nella dipendenza sociale e nella schiavitù. Per questo, egli lotta per introdurre criteri più giusti e perché la legge venga applicata senza eccezioni. Quando si rende conto che non ottiene nulla, si convince che la rivoluzione è l’unica via d’uscita possibile. Sa che la sua posizione scandalizzerà tutti. Per questo scrive: "Sono un rivoluzionario, come colombiano, come sociologo, come cristiano e come sacerdote. Come colombiano, perché non posso estraniarmi dalle lotte del mio popolo. Come sociologo, perché grazie alla mia conoscenza scientifica della realtà, sono giunto alla convinzione che le soluzioni tecniche ed efficaci non sono raggiungibili senza una rivoluzione. Come cristiano, perché l’es-senza del cristianesimo è l’amore per il prossimo e solo attraverso una rivoluzione si può ottenere il bene della maggioranza. Come sacerdote, perché dedicarsi al prossimo, come la rivoluzione esige, è un requisito dell’amore fraterno indispensabile per celebrare l’eucarestia".
Viene dimesso da tutti gli alti incarichi che ricopriva all’Università e destituito dal sacerdozio. Vescovi e sacerdoti non gli perdonano il fatto che egli abbia chiesto l’espropriazio-ne dei beni della stessa Chiesa. Camilo aveva tentato di fondare un ampio movimento educativo nella città. Viene minacciato. Si rifugia nelle campagne. Pensa che solo la guerriglia può veramente cambiare la situazione del popolo. Non è quello che, nell’accezione comune, si definisce un uomo violento. Al contrario, tutti quelli che lo hanno conosciuto lo consideravano una persona pacifica e umile. Ma era come il Mahatma Gandhi, il grande maestro della pace, che diceva di preferire un’azione violenta alla codardia o all’omissione. Il pastore Dietrich Bonhoeffer, teologo tedesco, martire del nazismo, affermava: "Non basta fuggire il male. È necessario combatterlo, o si diventa suoi complici". E attentò alla vita di Hitler dicendo: "Se io fossi su una strada in cui sta giocando un gruppo di bambini e, d’improvviso, vedessi un autobus guidato da un autista assassino venire dritto sui bambini… se avessi la possibilità di tirare una pietra sul parabrezza o porre un ostacolo sulla strada per fargli cambiare direzione e precipitarlo nell’abisso, anche se so che questo ucciderebbe l’autista, non esiterei a farlo per salvare la vita degli innocenti".
Camilo Torres entra in un gruppo di guerriglieri dell’Esercito di Liberazione Nazionale e dice che lo fa per coerenza con l’eucarestia che celebra, rito che esige il dono totale della sua vita. I militari preparano un’imboscata e Camilo cade sotto i colpi della 5° Brigata dell’esercito colombiano.
Giovanni-Luigi Manco

domenica 26 febbraio 2017

IL messaggio di Biglino che riscrive la bibbia secondo una traduzione più calzante


I russi, gli americani e altre potenze mondiali, sanno che essi vivono e che sono tra noi da moltissimo tempo, cosi come le grandi potenze religiose.
Se per loro l'energia toroidale è una realtà, per noi sarà sempre un utopia.

Siamo gli alieni di noi stessi all'interno di un ecosistema che non ci appartiene: ci uccidiamo a vicenda, inquiniamo l'atmosfera, ci ammaliamo per colpa nostra, l'unico vero Dio degli esseri umani è il denaro!

Siamo un cancro per questo pianeta, a differenza del regno animale, che è parte stessa della natura, in completa simbiosi, mentre noi siamo qui soltanto per distruggere la Terra e basta, succhiandogli via tutta la sua linfa vitale, e quando non resterà più nulla, un manipolo di eletti e privilegiati, andrà ad infettare un altro pianeta su un altra galassia

Risultati immagini per mauro biglino

sabato 25 febbraio 2017

più pagane che cristiane le radici dell’Europa liberale


Risultati immagini per giove in trono

Lo studioso Pellicani sostiene che la nostra civiltà si fonda sul primato della ragione affermato dal pensiero greco
di Antonio Carioti

R
adici cristiane dell’Europa? Macché: secondo Luciano Pellicani, alle origini della civiltà moderna c’è soprattutto il lascito della cultura classica greco-romana. Una tesi polemica, che lo studioso socialista sostiene nel libro di prossima uscita Le radici pagane dell’Europa (Rubbettino), di cui anticipa le conclusioni sulla rivista da lui diretta, Mondoperaio. Pellicani scrive che lo sviluppo dei sistemi pluralisti non è stato altro che «la storia della progressiva emancipazione della società dalla dittatura spirituale del cristianesimo e delle sue istituzioni». E che per conseguirla è stato necessario riscoprire due idee pagane: quella della «piena sovranità della ragione» e quella «che non ci sia altra realtà che questo mondo». Eppure l’impero romano era una monarchia dispotica, in cui il sovrano era sacralizzato e i cristiani venivano perseguitati. «In realtà - replica Pellicani - nell’antica Roma lo Stato era laico e quasi tutte le religioni erano tollerate e garantite. Il cristianesimo fu colpito perché era percepito come una minaccia politica, in quanto i suoi fedeli rifiutavano di fare sacrifici all’imperatore, cioè di compiere un atto di lealtà al potere costituito. Inoltre le classi colte del mondo antico avevano del mondo una visione laica, fondata sul primato della ragione». Quindi anticipavano l’Illuminismo: «Non a caso il cristiano Soren Kierkegaard considerava neopagana tutta la filosofia moderna. Del resto gli antichi romani non avevano teologia, né testi sacri, né clero. I loro sacerdoti erano semplici magistrati dello Stato. Cicerone, da pontefice massimo della Repubblica romana, scrive un trattato in cui si domanda se le divinità esistono. Si può immaginare un papa che dubita dell’esistenza di Dio e lo mette per iscritto?». Pellicani peraltro non disconosce il contributo della fede cristiana all’Occidente: «Il suo merito maggiore è consistito nell’introdurre un principio di solidarietà verso i deboli, la caritas, che il mondo pagano non conosceva. Però il cristianesimo è solo una componente della nostra civiltà, non ne è l’unica origine. Il punto essenziale è che il Dio della Bibbia esprime una verità rivelata: pronuncia dall’alto sentenze, comandi e divieti, senza argomentarli. Invece la filosofia greca ritiene che ogni proposizione vada giustificata in termini razionali: un principio fatto proprio dalla democrazia moderna». Però Benedetto XVI afferma che i diritti umani derivano dal cristianesimo, secondo il quale noi siamo creature generate da Dio a sua immagine. «Il fondamento religioso della dignità e delle libertà personali - risponde Pellicani - non è l’unico possibile. Già il filosofo romano Seneca, stoico e pagano, affermava che l’uomo è la cosa più sacra per l’uomo. Inoltre il rispetto per l’individuo comprende la tutela del suo diritto di professare qualsiasi fede, o anche di non credere, un principio che la Chiesa ha sempre combattuto. Per la civiltà moderna la legittimazione dell’eresia, cioè la libertà di coscienza, è il valore supremo, mentre Sant’Agostino sosteneva che il diritto all’errore è la peste dell’anima, da cui deriva la perdizione: per lui l’eretico è figlio di Satana e deve essere perseguitato nel suo stesso interesse. Al contrario l’imperatore romano Tiberio diceva: se gli dei vengono offesi, ci penseranno loro a punire i colpevoli di empietà, non deve occuparsene lo Stato». Il convegno: si tiene a Roma oggi e domani, presso la Sala convegni dell’Autorità per la privacy (piazza Montecitorio, 123/a), l’incontro «La risposta laica ai fondamentalismi religiosi», organizzato dalla rivista «Mondoperaio»

© Il Corriere della Sera

Addio a Kounellis, maestro dell'arte povera

Risultati immagini per Kounellis artista

Aveva 80 anni. viveva nella capitale dall' età di 20

Nicoletta Castagni
ROMA
 17 febbraio 2017 16:12NEWS


Vedi qui:
Le opere di Kounellis, maestro dell'arte povera 

Maestro indiscusso dell'Arte Povera, Jannis Kounellis è morto all'età di 80 anni a Roma, la città che, dopo aver lasciato la Grecia a soli 20 anni, aveva scelto per vivere, lavorare, creare le sue opere provocatorie, spiazzanti, destinate a far discutere, a rivoluzionare il mondo dell'arte italiano e internazionale. Pittore e scultore, Kounellis ha creato un linguaggio in continua evoluzione, che non è mai venuto meno in virtù di un incessante spirito di ricerca. Oggi è "Un giorno triste", ha commentato in un tweet il ministro della cultura Franceschini , "ci ha lasciato un grande maestro, italiano per adozione, che con la sua opera ha segnato l'arte contemporanea". Nato in Grecia, al Pireo, nel 1936, a vent'anni Kounellis arrivava a Roma per studiare all'Accademia delle Belle Arti e nella città eterna ha iniziato a costruire la sua lunga e fortunata carriera.
Anche se ha continuato a parlare di se' come di un pittore, lasciando qualche perplessità negli interlocutori, Kounellis e' stato soprattutto l'autore di installazioni e performance memorabili, capolavori riconosciuti dell'arte contemporanea, dai cavalli legati alle pareti della galleria L'Attico (1967) alla famosa Porta chiusa di San Benedetto del Tronto (con successive, straordinarie versione a Roma, Londra, Colonia) ai buoi macellati di Barcellona ('89). E poi il fuoco, i labirinti, i sacchi, il carbone, il ferro, le farfalle, i cocci dei villaggi cinesi, una tappa dopo l'altra di una avventura creativa entusiasmante. Ogni volta vere e proprie scenografie costruite tra materiali d'uso ed elementi mitici e simbolici, in cui il visitatore diventava protagonista. Una poetica la sua che si è quasi sempre espressa in grandi dimensioni.
''Non ho il senso del cavalletto'', diceva l'artista forse con un filo di ironia. Quella misura perfetta per appendere alle pareti (stravolta pero' dalle tele smisurate di Pollock, ammirate per la prima volta in Italia alla mostra della Galleria Nazionale d'Arte Moderna del '58) esprimeva ''un sentimento privato, mentre le installazioni sono pubbliche, visto lo spazio che occupano. E portano l'arte sul territorio, nelle piazze, nei giardini''.
Deluso profondamente negli anni '70 dal fallimento delle potenzialità innovative dell'arte povera, inghiottita suo malgrado dalle dinamiche commerciale (sentimento espresso dalla famosa porta chiusa con le pietre presentata per la prima volta a San Benedetto del Tronto), nei decenni successivi Kounellis ha saputo con una rinnovata consapevolezza ritrovare la primitiva propensione all'enfasi monumentale. Nel 2002, ecco l'installazione dei cavalli alla Whitechapel di Londra e, poco dopo, alla Galleria Nazionale d'Arte Moderna di Roma Kounellis realizza un enorme labirinto di lamiera, lungo il quale pone, quasi fossero altrettanti approdi, gli elementi tradizionali della sua arte, come le 'carboniere', le 'cotoniere', i sacchi di iuta e i cumuli di pietre.
Nel 2004 celebra con una sua installazione allestita nella Galleria dell'Accademia di Firenze i cinquecento anni dalla creazione del David di Michelangelo. Nel 2007 è nuovamente a Roma per la Porta dell'Orto Monastico della Basilica di Santa Croce in Gerusalemme, una imponente cancellata di ferro impreziosita da elementi cromatici realizzati in pietre di vetro. Nel 2011 è alla Biennale di Venezia, ma anche in Cina per una serie di mostre dove ha presentato un suo straordinario lavoro: una scrittura fatta con frammenti di antica porcellana, quali ideogrammi concreti che si inseguono linea dopo linea in venti lamiere monumentali. Lo scorso anno, le Monnaie di Parigi hanno ospitato una sua ampia retrospettiva

venerdì 24 febbraio 2017

LAVINIO TRA LE XIII ARE E LA TOMBA (HEROON) DI ENEA

Le origini sacre di ROMA
Risultati immagini per LAVINIO TRA LE XIII ARE E LA TOMBA (HEROON) DI ENEA
le tredici are 
Risultati immagini per HEROON  DI ENEA
L'heroon (la tomba))di Enea


Lavinio , l’ antica Lavinium , fu una antica città del "Latium Vetus" , situata a circa 28 chilometri a sud di Roma , che oggi corrisponde al sito dell’ attuale Pratica di Mare ; secondo la mitologia arcaica romana , Lavinio fu la città fondata dagli esuli Troiani con a capo Enea , poco dopo il loro sbarco nel Lazio .
La prima localizzazione storica e archeologica del sito dell' antica Lavinio si deve a Pirro Ligorio , famoso studioso e antiquario italiano , scoperta poi confermata quattro secoli dopo , dagli scavi archeologici eseguiti a partire dal 1957 dall’ Università di Roma .
Gli scavi condotti dall’ Universita’ di Roma dal lontano 1957 nella zona di Pratica di Mare hanno permesso di identificare tutta una serie di strutture dell' antica Lavinio. Tra queste la piu’ emblematica , il Santuario delle XIII Are , dove venivano eseguiti riti sacrificali , poi il cosi’ detto Heroon di Enea , cioe’ un tumulo sepolcrale datato al VII secolo a.C. che si vorrebbe identificare come la tomba di Enea , le mura della Citta’ , una porta della Città , le Terme , ed un deposito votivo dedicato a Minerva . In tempi piu’ recenti è stata ritrovata una XIV Ara , poco distante dal sito dove si trovano allineate le prime XIII Are . Ma la scoperta forse piu’ importante e storica potrebbe essere l' Heroon di Enea , un tumulo sepolcrale datato al VII secolo a.C. che si trova a Lavinio e che si vorrebbe identificare come la tomba di Enea , ipotesi avallata da Dionigi di Alicarnasso nella sua opera “Antichita’ romane” , Dionigi era uno storico greco vissuto nell’ epoca di Augusto , che cosi’ scrive , purtroppo molto brevemente , a proposito della tomba di Enea esistente ancora ai suoi tempi a Lavinio : «Si tratta di un piccolo tumulo , intorno al quale sono stati posti file regolari di alberi , che vale la pena di vedere» . Si tratta evidentemente di un monumento non comune che da un punto di vista strettamente archeologico può essere classificato tra le finte tombe , o cenotafio , erette in onore di un eroe che spesso poteva essere anche un "fondatore" o ecista di una Citta’.
Sempre Dionigi di Alicarnasso in Antichita’ romane , Libro I , Tomo 64 , 4-5 ,scrive che dopo la battaglia tra Latini e Rutuli presso il fiume Numico che scorreva a fianco di Lavinio , non essendo visibile in alcun luogo il corpo di Enea , alcuni ne dedussero che fosse stato trasportato tra gli dei , altri che fosse perito nel fiume , presso il quale avvenne la battaglia e i Latini gli costruiscono un Heroon fregiato di questa iscrizione : “del dio padre Indigete (era il nome del dio tutelare del fiume Numico) che guida la corrente del fiume Numico”. Sempre Dionigi : “C'è però chi afferma che fu costruito da Enea in onore del padre Anchise , deceduto l' anno prima di questa guerra . Consiste in un tumulo non grande ed intorno ad esso alberi allineati degni di essere visti” .
La concordanza di questi dati con quanto e’ visibile oggi , è impressionante . L' ipotesi che il tumulo sia il monumento descritto da Dionigi , che anche la critica moderna ammette possibile , il quale Dionigi ebbe conoscenza diretta del territorio di Lavinio , appare molto probabile .
Sotto il territorio di Lavinio , un Medaglione di Antonino Pio con al dritto Enea che sbarca sulla costa laziale con sulla destra una nave offrendo un sacrificio , al rovescio qualche immagine di Lavinio , una scrofa e forse Enea con il padre Anchise , cartina della zona di Lavinio , seguono le tredici Are oggi e l' Heroon di Enea con probabile ricostruzione .

Mosè il Mago del deserto incantato: la Magia segreta dei Magi

Risultati immagini per I tre magi rappresentati nei mosaici di Ravenna
di Stefano Mayorca

pubblicato su Hera

Miti, leggende, verità sepolte nelle spire serpentiformi dell’antico guardiano del tempo, colui che, custode del sapere, rianima il pensiero e il pensiero diviene vita. Leggende e verità che si fondono nel crogiuolo delle remote dottrine, che da sempre hanno infuso Conoscenza e sapienza alle civiltà del passato. Sarebbe meglio dire che, attraverso il sapere celato, le civiltà antiche hanno influenzato per mezzo della tradizione primigenia ogni cammino metafisico dell’avvenire. Simboli che si rincorrono per suggellare con un linguaggio ardente, a volte oscuro, il patto d’alleanza con il Dio interno, GenioMaestro, Signore delle regioni inconsce, che mediante il risveglio divengono coscienti, consapevoli, ridestate. Nelle acque buie che scorrono silenti, si affaccia alla vita il rinato, l’uomo che ha vinto le onde dell’energia magnetica e magnetizzante. Colui che è stato tratto in salvo dalle acque dell’oceano…Quale oceano? E’ il mare magnum astrale e astralizzante, questo il senso riposto della metafora biblica legata con cordone ombelicale d’argentea e aurea luce a Mosè, il mago potente che creò, il Dio, si, il Dio. Terribile segreto che serpeggia tra le dune del deserto incantato, che il sapiente attraversò per purificarsi dalle scorie graveolenti della corrente volgare e profana. Magia divina che Moses riuscì a convogliare e usare per dare vita all’Arcano, il prodigio che per secoli avrebbe condizionato tutte le religioni, che fu scambiato dagli stolti per misticismo. Si trattava di incantamento, invece, delle magiche e invisibili arti dei Magi. I magi presiedevano alle cerimonie religiose, interpretavano i presagi e i sogni, studiavano l’astrologia. Erano i consiglieri del re e si incaricavano dell’educazione dei principi di sangue regale. I tre saggi provenienti dall’Oriente, che portarono doni a Gesù Bambino, erano dei Magi e il magio è stato ed è una figura di grande prestigio. La parola magia, non a caso, deriva dal termine greco mageia, riconducibile per l’appunto ai Magi, sacerdoti appartenenti alla religione di Zoroastro (o Zaratustra), connessa con il Fuoco Sacromagico-sacerdotale, ed era il più potente di tutti i sapienti, superò persino sé stesso, e fondò una dinastia inestinguibile. Egli non era ebreo (o giudeo), come vuole il racconto narrato nell’Antico Testamento, ma egizio. Presso i sacerdoti della Terra di Kemi (terra nera), studiò e apprese i misteri del Grande Arcano. La leggenda che lo vede abbandonato sulle acque del Nilo - che simboleggia la Via Lattea - allude alla capacità del vero iniziato di discendere nelle profondità del mare astrale e di risalire a piacimento verso la superficie e la Luce. Tale potere è ben simboleggiato dal segno dei pesci dei primi cristiani - in effetti è molto più antico - e dai delfini, che spesso, nei ruderi alteri della Roma Imperiale sono ancora visibili. Questa abilità speciale indica oltre a ciò la possibilità di dominare e dirigere a piacimento le correnti astrali-magnetiche. La Via Lattea rappresenta, tra gli altri significati, l’origine cosmica del sapere e la sacralità del liquido amniotico occulto, in cui la vita si anima e viene partorito l’Hermes vivificatore. Questo il Mistero della nascita occulta, che gli iniziati profanatori pagavano con la vita qualora avessero svelato l’arcana dottrina della vita e della morte. Un monito che vale ancora oggi: chi esce da un ordine iniziatico e tradisce merita la morte: “Ma se era già morto alla vitaprofana”, si chiederà qualcuno, “quale altra morte può colpire l’iniziando delatore, se viola il Segreto dei segreti?”. Non  si tratta di una morte fisica, rispondiamo, ma di una non vita in cui la centralità luminosa viene a disgregarsi e la vergogna per avere tradito compie il resto dell’opera. E’ proprio in Egitto che la magia si completa come scienza universale e si concreta in veste di dogma perfetto. Nulla è al pari della vera dottrina ermetica, come prova la celebre Tavola di Smeraldo attribuita al grande, anzi Tre volte Grande Ermete Trismegisto. Nella Tavola è scritto: “Il Sole è suo padre, la Luna sua madre, il vento l’ha portato nel suo ventre”. Queste parole sono rapportabili all’Agente creatore, al Fuoco pantomorfo, mezzo elettivo del potere occulto: la Luce astrale. Il possibile utilizzo di questa forza racchiude il Grande Arcano della magia pratica. essa deve considerarsi un agente misto che incorpora in sé due aspetti che si espandono all’infinito: uno naturale e uno divino, uno corporale e  uno spirituale, un mediatore plastico universale e un ricettacolo comune delle vibrazioni del movimento e delle immagini della forma. Tale fluido può essere identificato con l’immaginazione delle natura. Attraverso questa forza tutte le terminazioni nervose comunicano contemporaneamente, all’unisono, per così dire. Una forza che trascendendo l’umano si promana dal mondo nascosto delle cause. (o Fuoco cosmico), promulgata dall’illuminato della Persia. Anche Mosè faceva parte di questa casta