giovedì 28 maggio 2020

Canova il ghibellino

Questo è il ritratto immaginario di Ezzelino da Romano frutto di Antonio Canova (1793), Immagine completamente diversa da come ci è stato tramandata carico di  superbia e bestialità,  perchè era il vicario di Federico II di Svevia nel Nord Est d'Italia, perciò  schierato, con tutta la sua determinazione dalla  parte ghibellina, fortemente ostile alle ingereze politiche del papato nella politica europea ed italiana
2014 Palazzo Propaganda Fide Museo k, Ritratto di Ezzelino… | Flickr

mercoledì 27 maggio 2020

Religiosità fuori dalle religioni ordinarie

La Cappella del Silenzio, una cappella laica in mezzo ai boschi di Botticino nel bresciano..
La costruzione di 6 metri di lunghezza, 3 di larghezza e 6 di altezza è stata voluta dalla comunità locale come luogo di ritiro spirituale laico, per offrire a tutti un punto di riferimento ove meditare o immergersi nella contemplazione della natura.

LA CAPPELLA DEL SILENZIO DI STUDIO ASSOCIATES

domenica 24 maggio 2020

Il paganesimo è a fondamento del cristianesimo e costantemente, sottotraccia o spudoratamente, è presente

Nascita del Battista" Cappella Tornabuoni: di Domenico Ghirlandaio
Nascita di Giovanni il Battista in Santa Maria Novella a Firenze opera del Ghirlandaio.


Notate sulla sinistra una fanciulla vestita di bianco, eterea e svolazzante, una figura fantastica sospesa,
che porta un cesto di frutta ed è una Ninfa.......

giovedì 21 maggio 2020

Riti di fertilità e fonti dell'abbondanza

Le Fonti dell'Abbondanza a Massa Marittima con Albero della Fertilità del 1265 ..
I riti di fertilità sono collegati a Bal, Bellona, Dea Bona, Cibele , Balena, Belena, Belluna ; Magnae Idaeae, Dindimea, Inanna, Fortvnae , Maja, Majala .... ecco un'iscrizione a Cibele trovata a perugia..
Cibele Madre degli Die turriti, assisa sopra un Lione
percuotendo con le mani i cembali, e di facciata un
gran pino, da cui pendono i crotali, e la zampogna
V'è il berretto frigio, e due corni musicali .
MATRI.DE
VM M. IDAE
AE . ET . At
TI. MINO
TVURANI
D.D.
L'evirazione, offerte alla Grande Dea, secondo la credenza degli antichi, garantiva la fertilità. I Sacerdoti ed i militari subivano l'evirazione dopo l'adolescenza, i servitori , i cantori e i musicisti, prima dell'adolescenza. Il culto del Maggio, o del Calendimaggio, o di piantare il Maggio, sono feste dell'evirazione e parimenti della sessualità. Una festa che si tiene a Gubbio , La Festa dei Ceri, ricorda le feste alla Dea mesopotamica Inanna ( Bellona, Baleno, Cibele). Al posto dei "ceri" venivano trasportati i cipressi, come simbolo fallico.

mercoledì 20 maggio 2020

Villa Donà delle Rose

Villa Donà delle Rose | votaUN'ALTRA PERLA DELLE VILLE VENETE DELL'ADIGE
Villa Donà Delle Rose.
Una barchessa tra le meglio recuperate, un brolo di 10 ettari perimetrati con mura del '700, l'Oratorio.
S. Stefano di Zimella. VR.

E DIVINITA’ POSSONO COMUNICARE CON L’UOMO SOLO PER MEZZO DI SIMBOLI, SIGILLI


Le divinità ci parlano per via di visioni o sogni, che certo da noi sono chiamati enigmi, per la mancanza d'abitudine, l'ignoranza e la ottusità della nostra capacità, ma che tuttavia sono le stessissime voci e gli stessissimi termini delle cose rappresentabili. E così come queste voci si sottraggono alla nostra percezione, così anche le nostre voci latine, greche, italiane sfuggono all'ascolto e all'intelligenza delle divinità superiori ed eterne, che differiscono da noi nella specie, sicché non ci può essere facilmente uno scambio fra noi ed esse, come non c'è fra le aquile e gli uomini. E come, in assenza di comune idioma, gli uomini di una stirpe non hanno conversazione e rapporto con uomini d'altra stirpe, se non per gesti, così anche non vi può essere partecipe contatto tra noi e una determinata categoria di esseri divini, se non per definiti segni, sigilli, figure, caratteri, gesti e altre cerimonie. E senza voci e scritture di questa specie difficilmente un mago potrebbe ottenere qualche risultato»
Giordano Bruno, De magia naturali, in Opere magiche
Immagine: Arabesco Azahara Medina'(Córdoba,Spain)

domenica 17 maggio 2020

E le chiese coprirono gli antichi culti

LE PIRAMIDI GEMELLE 

 

Sotto le chiese gemelle di Santa Maria dei Miracoli e Santa Maria in Montesanto che si trovano all’imbocco di Via del Corso nel I secolo a.C. sorgevano due piramidi gemelle. Le costruzione delle due chiese quasi gemelle fu decisa nel 1657 e come fondazioni furono utilizzate la basi delle due piramidi troncate della parte cuspidale. La conferma della loro esistenza è stata data da rilievi in occasione di recenti lavori di restaurazione delle due chiese; questi due sepolcri dovevano risalire all'età augustea ed erano posti a mo' di ingresso monumentale al Campo Marzio, proprio la funzione che hanno oggi le due chiese.
Tra la fine del I secolo a.C ed il II secolo d.C. in conseguenza della diffusione dei culti egizi e dell'annessione dell'Egitto come provincia imperiale, ebbe una certa diffusione a Roma l'usanza egizia di tumulare i defunti in edifici funerari che ricordavano nella forma quella delle grandi piramidi dei faraoni.
A Roma si sa con certezza che ne furono costruite almeno tredici di cui la sola ancora esistente è la Piramide di Caio Cestio posta lungo la Via Ostiense appena fuori le mura; un altra piramide, conosciuta come Meta Romuli, si trovava in prossimità del Colle Vaticano che era una zona di sepolture così come le due Piramidi Gemelle della Via Lata dove potevano essere eretti monumenti funerari perché, come gli altri, era un sito posto fuori dal Pomerio e quindi come disposto dalla Legge delle XII Tavole vi si potevano seppellire i defunti.
Le due piramidi furono realizzate nel I secolo d.C., quindi in età contemporanea alla piramide di Caio Cestio, un periodo in cui Roma erano molto diffusi i culti egizi. La diffusione di questi culti era stata favorita dalla presenza di colonie di etnia egizia soprattutto nelle città marittime; a Neapolis già dal II secolo a.C. Era presente una colonia alessandrina nella regio Nilensis ed al tempo di Silla (80 a.C.) Apuleio nelle Metamorfosi racconta di una confraternita di Pastofori a Roma. I Pastofori erano un collegio di sacerdoti mendicanti che giravano per le strade tentando di fare proseliti, avevano con sé un piccolo altere con l'immagine del dio ed ogni tanto si fermavano per pregare e chiedere l'elemosina.
Le religioni egizie erano seguite soprattutto dagli schiavi e dai liberti perché erano le religioni delle terre di origine, tuttavia per il loro messaggio salvifico riuscirono ben presto a diffondersi tra i ceti più poveri del popolo di Roma e per la spiritualità coinvolgente ebbero anche molti seguaci nell'aristocrazia.
La costruzione dei monumenti funerari come le piramidi era possibile solo per persone agiate e con una posizione di rilievo nella società politica perché per costruire un monumento funerario si doveva anzitutto avere la proprietà dell'ager come facevano le grandi famiglie dell'aristocrazia che costruivano i monumenti funerari sui propri possedimenti, oppure si doveva richiedere un permesso per occupare l'ager publicus. Per poter erigere un monumento funerario occorreva avere la datio loci, ovvero ottenere un decreto del Senato che permetteva l'uso dell'ager a fine di sepoltura ed è chiaro che esistendo degli spazi già destinati alle sepolture per ottenerene una che fosse al di fuori di quello, si doveva in qualche modo meritare un simile onore ...

Il culto italico di Giano fra Umbria e Marche

 
Monte di Giano..
Il San Vicino è un monte dell'Appennino umbro-marchigiano situato lungo la linea di confine tra le province di Ancona e Macerata. Questa montagna ha una particolarità: vista da sud ha una forma a gobba di cammello, da nord assume un forma tricuspidale, e da est o ovest assomiglia a un vulcano spento...
'è un Monte dedicato a Giano . Si chiama Monte San Vicino , dal latino vicilinus, vigilante. Vigilante era un appellativo di Giano-Janua. In vetta al Monte sono stati ritrovati reperti archeologichi che lo fanno ritenere un luogo di culto. Un residuo delle feste celtiche, stava nell'abitudine delle genti di Matelica, di andare nella notte di San Giovanni in vetta al monte in una specie di processione per vedere sorgere dal mare il sole nel giorno più lungo dell'anno . Ma che Giano- Janua, fossero importanti per i celti delle Marche e dell'Umbria, si evince dai diversi toponimi di queste regioni. Si sa che la divinità Janua o Jano rivestiva, nella società antica, straordinaria importanza nella vita pubblica e nella religione: Giano , era il più antico degli dei maggiori italici pur senza avere alcun corrispondente nella mitologia greca….

venerdì 15 maggio 2020

Il simbolo di Costantino spacciato per cristiano

Nessuna descrizione della foto disponibile.
Mi sono spesso interrogato se davvero e cosa Costantino avesse fatto dipingere sugli scudi dei suoi legionari alla vigilia della battaglia di Ponte Milvio.
Che egli possa aver fatto dipingere un simbolo cristiano, mi è sembrato sempre una gran forzatura, considerando che le province sotto il suo controllo, e dalle quali provenivano i suoi soldati, erano tutt'altro che fortemente cristianizzate. Per non parlare poi degli ampi contingenti di barbari arruolati fra le popolazioni del Reno da lui sottomesse, che poco o nulla sapevano al tempo di questo culto proveniente dall'oriente.
Gli storici non ideologizzati ormai quasi unanimemente concordano sul fatto che il sogno, la visione ("in hoc signo vinces") e persino la profezia ricevuta presso il tempio Apollo a Grand, che gli annunciava 30 anni di regno, e che viene descritta nel Panegirico di "anonimo" del 310 d.C., siano in realtà tutte invenzioni letterarie successive per costruire il mito del Vincitore.
Inoltre utilizzare un simbolo cristiano proprio contro Massenzio, che dei cristiani era stato un benefattore, ponendo fine alle persecuzioni già nel 306 con largo anticipo rispetto all'Editto di Galerio del 311, che aveva restituito i beni sequestrati, che aveva concesso persino la costruzione di luoghi di culto fuori della cinta di mura della città, che aveva posto fine alla guerra fratricida in seno alla comunità cristiana di Roma fra i lapsi che avevano commesso apostasia per salvarsi la vita e coloro che invece avevano resistito ma erano stati perseguitati, poteva rivelarsi un grosso boomerang.
Eppure l'utilizzo di un simbolo, di un richiamo mistico-religioso, per sollecitare le truppe alla battaglia, per invogliarle alla lotta ed esaltare il loro spirito guerresco, sembra un'esigenza reale se si guarda ai due tentativi di invasione di Roma da parte di Severo e Galerio, le cui truppe si rifiutarono di attaccare l'Urbe passando in buona parte a rinfoltire i ranghi di Massenzio.
Per la religiosità dell'epoca, attaccare la Città degli Dei, la Città Sacra del Paganesimo, poteva non essere esattamente una cosa scontata.
Attraverso la sua monetazione imperiale, sappiamo che almeno fino al 326 Costantino si dichiarerà un seguace del culto solare. Il simbolo del culto solare, è il cosiddetto Chi-Iota, non molto dissimile dal famosissimo Chi-Rho simbolo cristiano. Questo Chi-Iota, o stella a sei punte (una simbologia associabile al fiore della vita o fiore a sei petali, altro simbolo benaugurante presente nella cultura romana da secoli), era un simbolo solare e mitraico, presente anche nelle monetazioni massenziane, poiché il culto del Sol Invictus era diventato, dal 275 d.C. con Aureliano, la religione ufficiale dello Stato romano e perfettamente integrato con la religione tradizionale degli antichi del Cultus Deorum.
Io ritengo che sia appunto questo il simbolo che Costantino avrebbe fatto dipingere sugli scudi dei suoi soldati, rivendicando il fatto che se Roma era protetta dagli Antichi Dei, egli era protetto dal Sole in persona, da cui tutti gli dei discendevano quali emanazioni dirette, in linea con la filosofia neoplatonica in voga in quel tempo.
Più che di monoteismo solare, si parla infatti di monolatria solare, che accetta cioè la presenza e l'esistenza di molti dei, ma che li riconduce ad un unico culto e un unica divinità superiore dalla quale tutti essi derivano.
Fra l'altro questo simbolo risulterebbe anche molto molto simile a quello della ruota a cinque raggi di Iuppiter Taranis, una delle divinità di origine celtica più rispettate e venerate, pertanto ben nota alle legioni galliche di Costantino, e probabilmente molto più strumentale che non il simbolo cristiano a rinsaldare i loro animi per la battaglia.
Successivamente, in epoca teodosiana, il simbolo solare dello Chi-Iota campeggia accanto alla Croce quale simbolo della nuova religione ufficiale dell'Impero, che ormai ha completamente sovrascritto e inglobato il culto solare, assumendone diverse caratteristiche e attributi.
Se vi siete sempre domandati per quale motivo la nostra Domenica, ovvero il Giorno del Signore (Dominus), venga chiamata il Giorno del Sole nelle culture anglosassoni, questo è il motivo.

Il cristianesimo: brutta copia del paganesimo, ma accontentiamoci (poteva andare peggio)

"È un perfetto cattolico solo chi edifica la cattedrale della sua anima su cripte pagane."
Nicolás Gómez Dávila
Pantheon di Roma

L'Umbria celtica



La zona più celtica del tuderte è senza dubbio Massa Martana.
La catena dei Monti Martani, puo' essere cpnsiderata una spina dorsale dell'Umbria, e fu una via del crinale appenninico,usata dai popoli celti preistorici.I punti più importanti oltre al Monte Torre Maggiore, furono il Monte Martano e Monte Il Cerchio. Sul Monte Il Cerchio furono ritrovati utensili litici. In località Monticastri, si trovano possenti ruderi di mura in opera quadrata che indicherebbero l’esistenza di un insediamento preromano abitato dagli umbri.Il curioso nome di Monte il Cerchi, fa pensare alla presenza di un Cerchio di Pietre, come si trova a Monte Rotondo, che sta nella zona di Casteldelmonte zona Cesi......Cesi, abbarricato sul Monte Eolo è ricco di molti segreti. Ad esempio sulla facciata dell'ex Chiesa di Sant'Andrea sono stati murati dei cippi funerari di età romana provenienti dalla vicina Carsulae. I più interessanti raffigurano la porta dell'Ade, al centro, e due pelte ai lati.All'interno della Chiesa parrocchiale di Santa Maria Assunta, c'è una statuta dedicata a Sant'Onofrio, protettore del villaggio raffigurato come un'eremita coperto di pelli d'animali e con accanto un cervo.Un'altra curiosità di Cesi è la grotta Eolia che si trova sotto al vicinissimo Palazzo Stocchi. Occorrerà trovare qualcuno della Pro-Loco disponibile ad aprire il palazzo ed a condurci attraverso una botola all'interno di un lungo cunicolo che termina in una grande caverna .Tra la collina e la montagna una strada stretta e tortuosa, attraverso il verde degli ulivi e dei lecci vi condurrà da Massa Martana a Giano dell'Umbria. Il suo nome evoca l'antichità più remota, quella legata al dio italico Ianus, Giano, al quale sarebbe stato dedicato un grande tempio sulla cima del vicino Monte Martano. Oggi Giano, un piccolo paese sede di Comune, riassume un po' in sé le migliori caratteristiche del territorio dei Martani. Gli stupendi panorami a 360 gradi sul versante spoletino e su quello tuderte e il fascino del borgo medievale, ancora circondato da resti di mura romane….
 

L'ISEO SERAFEO DI VERONA


L’Iseo ed il Serapeo di Verona Tratto dal libro -Nascita di una città tra architettura, mistica e metafisica- di L.Pellini e D. Polinari edizioni Vitanova Verona 2012.
Santo Stefano – Fondazione Verona Minor Hierusalem
Per descrivere il possibile Iseo-Serapeo di Verona è necessario aprire una parentesi e spostarsi dall’ansa del fiume verso sud, oltre il mare, fino all’Egitto, l’antico Egitto. Anche se archeologicamente non rimangono molte informazioni, è possibile costruire un ambizioso parallelismo tra Verona e la città di Alessandria d’Egitto, città che sotto la dinastia dei Tolomei divenne il polo commerciale, economico, culturale e teologico dell’intero Mediterraneo. La dinastia tolemaica, assieme all’indipendenza dell’Egitto, si concluse con il suicidio più famoso della storia: quello di Cleopatra morsa da un aspide. Il luogo dove Alessandro Magno fondò la famosa capitale era in origine un villaggio di pescatori dominato da una collina di nome Rachotis, una collina sacra che doveva fungere anche da fortificazione in caso di pericolo. Poco discosta dalla costa vi era una piccola isola chiamata Pharos. Il luogo è citato anche nell’ Odissea di Omero : “C’è un’isola tra i flutti del mare che chiamano Faro, situato sulla costa dell’Egitto. Ha un porto con un buon ancoraggio e da lì [gli Argonauti] presero il mare dopo aver caricato l’acqua”. Alessandria d’Egitto fu fondata da Alessandro Magno poco prima della sua prematura scomparsa nel 323 a.C. Il mitico condottiero scelse personalmente il luogo dopo aver interpellato diversi oracoli e, avvalendosi dei sacerdoti preposti alle fondazioni delle città, ne segnò poi confini. La città avrebbe avuto, fin da subito, un sistema di vie ortogonali tra loro, la stessa tecnica con cui i romani concepirono la nuova Verona dentro l’ansa dell’Adige. Per darei un’idea di quanto Alessandro fu coinvolto nel fondare una città, che doveva rappresentare la capitale dell’immenso impero che stava unificando, così scriveva lo storico greco Arriano : “...fu colto da un forte desiderio di realizzare il suo progetto, e mentre tracciava la pianta della città stabilì il luogo in cui vi sarebbe stata l’Agorà, il numero dei santuari e a quali divinità [sarebbero stati dedicati]: agli dèi greci ma anche a Iside, dea dell’Egitto…” L’agorà era la piazza delle pubbliche assemblee che decidevano la politica delle città greche; nel caso di Alessandria era posizionata nel punto di intersezione delle due arterie principali, paragonabili al cardo e al decumano massimo delle città romane. Il possibile cardo era noto come il Soma, mentre il decumano era conosciuto come via Canopo. All’incrocio di queste due vie, secondo la maggior parte dei resoconti, doveva essere innalzato un piccolo mausoleo in stile dorico per il sarcofago d’oro di Alessandro . Anche a Verona, come in gran parte delle città romane, abbiamo una situazione analoga: il foro, come l’agorà, costituisce il cuore della città. Anche se non ne è rimasta traccia, all’intersezione delle due vie principali, il cardo ed il decumano massimo, poteva essere posto l’Umbilicus , oppure ancora un Tetrapilo , una costruzione a quattro colonne o pilastri vagamente simile all’edicola oggi visibile in piazza Erbe. La città di Alessandria fu posta sotto la stella sacra all’Egitto: Sirio. La levata eliaca dell’astro coincideva con l’inizio delle piene del Nilo ed era stata assunta come inizio del calendario egizio. Sacra a Iside, Sirio era il luminoso punto di riferimento anche per i faraoni morti, che vedevano in quella direzione il luogo preposto all’immortalità. Molti templi erano dunque orientati verso tale stella. La sua levata eliaca coincide inoltre con la nascita di Alessandro, datata il 20-21 luglio del calendario giuliano . All’interno delle mura delle città furono presto costruite la famosa biblioteca, un ginnasio e, come a Verona, un teatro; inoltre l’isola di Pharos fu collegata artificialmente alla terra ferma ed ivi fu innalzato il famoso faro, una torre di segnalazione per i naviganti alta oltre cento metri. Da allora questo tipo di costruzione ha preso il nome di faro . Alessandro, dopo aver partecipato attivamente alla progettazione della città, ordinò anche la costruzione di un grande Serapeo, un luogo dedicato al culto di XXXXXXXX La città fu anche il centro del culto di Iside che in età ellenistica ebbe una diffusione enorme e finì per contagiare anche l’Impero Romano. Non solo a lei era consacrato il famoso faro, una delle sette meraviglie del mondo antico, ma lei stessa, la dea nera e formosa, era detta "alto Faro di Alessandria". Era la Luce che di notte guidava i naviganti, la loro preziosa guida. Molte monete romane presentano Giano bifronte su un verso e una nave sull’altro. Come Iside, dunque, Giano è legato alla navigazione e insegna l’arte di andare per mare agli uomini . Monika Verzàr-Bass, nel suo studio “Il culto di Iside a Verona e ad Aquileia”, riporta la notizia del ritrovamento, sotto il Serapeo di Alessandria, di un’iscrizione dedicata a C. Calvisius Statianus. Calvisio, nativo di Verona, fu prefetto d’Egitto in età traianea. Uno stretto legame congiunge quindi Verona ad Alessandria . Nonostante miti e le leggende, è possibile definire Iside semplicemente come l’evoluzione della Dea Madre, della fertilità, della vita. Lo stesso ruolo che oggi, in maniera più velata, assume per i cristiani Maria, la madre di Gesù . I Tolomei fusero il sacro toro egizio, Api, simbolo della potenza fisica e riproduttiva con Osiride, dando origine a Serapide, dio dell’oltretomba e della fertilità, sempre in bilico tra i due mondi: quello della vita e quello della morte. La divinità è infatti dominata dal colore della vita, il verde della vegetazione lussureggiante e da quello della morte, il nero del mondo delle ombre . I romani importarono le divinità egizie e le modificarono per adattarle meglio al loro Pantheon. Serapide diventò Giove Serapide. Ed era proprio dedicata a Giove Serapide la statua che l’erudito veronese Scipione Maffei descrive sul Colle di San Pietro a metà del XVIII secolo. Quel luogo veronese va considerato allora ricettacolo di svariati culti, una collina preposta a comunicare con le divinità, un luogo di mediazione e contatto fra terra e cielo. La descrizione del Maffei non riuscì a chiarire il luogo preciso dove la statua fu portata alla luce; non è possibile infatti sapere se venne rinvenuta sopra o alle pendici del colle. Come già accennato, però, è più probabile che l’Iseo-Serapeo di Verona si trovasse ai piedi del Colle vicino alla riva del fiume; questo perché tali culti prevedevano la vicinanza all’acqua per alcuni rituali. A Palestrina, per esempio, è presente un Serapeo alla base del santuario, vicino al fiume ; inoltre l’Iseo di Roma era collocato dove ora sorge la chiesa di Santo Stefano al Cacco. Questo tempio era stato edificato da Giulio Cesare in onore di Cleopatra . A Bologna e a Benevento sono documentati altri casi di sovrapposizione del culto del protomartire Stefano a quello di Iside-Serapide. Per analogia quindi è molto probabile che anche l’Iseo veronese sorgesse nelle vicinanze della chiesa di Santo Stefano. Chi avesse la fortuna di vedere la raffinata scultura del Maffei, esposta al Musée d’Art et d’Histoire di Ginevra, potrà constatare che, sebbene mancante di entrambe le mani, la statua è integra; alta 1,58 m., sopra la testa presenta un modio, simile ad una bocca di anfora, segno di fecondità e abbondanza, attributo specifico di Serapide. La scultura è ornata da una corona di spighe e frutti con rosetta centrale, il braccio sinistro sorregge una cornucopia e la gamba sinistra si appoggia ad un omphalos, una pietra sacra.
Margherita Bolla
La statua di Serafide rinvenuta a Verona, una delle più belle al mondo.

Chi ha costruito le grotte di Longyou in Cina?


L'enigmatica Grotta Longyou: Costruita utilizzando tecnologia ...

Una rete di 36 camere sotterranee che si nascondono sotto la superficie. Tutte scolpite a mano.
Questo vasto e raro e antico mondo sotterraneo è considerato in Cina come la nona meraviglia del mondo.
Oltre al suo sito gigantesco, non esiste un singolo testo antico che descriva la “città” sotterranea né la sua creazione. Ma il mistero più grande è il livello di precisione raggiunto nel complesso sotterraneo che occupa una superficie totale coperta di 30.000 metri quadrati,con il punto più alto del complesso sotterraneo che supera i 30 metri di altezza.Inoltre, non ci sono segni di persone che hanno soggiornato nelle grotte.I nostri antichi antenati, sono riusciti a creare meraviglie a noi oggi inspiegabili; la precisione presente nei minimi dettagli fa pensare a mani di artigiani molto esperti che, secondo la storia corrente, non sarebbe stato possibile migliaia di anni fa.

giovedì 14 maggio 2020

Una delle tante chiese costruite sopra un tempio pagano, dedicata alla Santa Croce

 Cavalieri Templari O.S.M.T.J. - Sito Ufficiale
La Chiesa di Santa Croce, Missaglia (Lecco), è l’elemento centrale del nucleo abitato di Valle Santa Croce e sembra che sia stata fatta edificare da un cavaliere di ritorno da una crociata in Terra Santa . Eretta sulle antiche rovine di un tempio pagano, come testimoniato da alcuni ritrovamenti, la struttura della chiesa permette di valutare l’epoca di costruzione dell’oratorio attorno alla fine del XII° sec. Numerosi sono i cenni sulla chiesetta ritrovati su diversi documenti nel corso dei secoli.
Particolarmente interessante un documento risalente al 1686 in cui viene riportato che i titoli della Chiesa sono affidati al conte Litta e all’abate Lorenzo Sormani: non solo si conferma la consuetudine di dividere, come nei secoli precedenti, il possesso della Chiesa in due chiericati, ma anche perché è il primo documento nel quale compare il nome della famiglia Sormani: il territorio di Valle Santa Croce era infatti passato a far parte nel 1648 del Feudo Sormani, i cui discendenti sono ancora oggi possessori della Chiesa.
Il documento del 1686 fornisce inoltre preziose informazioni sullo Stato e sulla configurazione della Chiesa.
La struttura aveva sempre mantenuto una configurazione con un corpo centrale a navata unica alla quale erano state aggiunte due cappelle che rimangono fino ad oggi parte integrante della struttura della Chiesa.
Un’importante opera di restauro avvenne fra il 1832 e il 1835 con il consolidamento del tetto, il rifacimento del le finestre, della pavimentazione e dell’altare.
Altre opere rilevanti di restauro vennero effettuate nel 1965 e oggi è possibile ammirarla com’era originariamente anche se vive una sorta di malinconico abbandono....

Il mistero della tomba degli Acquesdotti




Il mistero della Tomba dei Cento Scalini nel Parco degli Acquedotti
Il Parco degli Acquedotti, non lontano dalla chiesa di S. Policarpo nel quartiere Tuscolano, è chiamato così per i resti degli antichi acquedotti che lo attraversano.
Tra l’Acquedotto Claudio e la ferrovia, si trovano una piattaforma di cemento e una grata che nascondono l’oscura Tomba dei Cento Scalini chiamata in questo modo per il numero di scale che bisogna scendere per raggiungerla. L’interno ricorda una sorta di catacomba. La camera funeraria ospita sarcofagi in marmo non levigato, ossa ed altro. Da essa partono diversi cunicoli che porterebbero a un misterioso labirinto, che dovrebbe servire a celare chissà quale tesoro.
Secondo una “leggenda metropolitana”, un gruppo di ragazzi desiderosi di scoprirlo, negli anni 80, si avventurò fino alla camera funeraria e, usando un gomitolo di spago come filo di Arianna, provò a spingersi nel labirinto. Alcuni teppisti che avevano seguito la scena pedinarono i ragazzi e tagliarono lo spago. Il gruppo di giovani non fece più ritorno. E ancora oggi, sempre secondo la leggenda, chi si trova di notte a passare dalle parti della Tomba dei Cento Scalini, sente i lamenti degli spiriti inquieti dei ragazzi che si disperano cercando ancora la via d’uscita.
La Tomba è stata chiusa nei primi anni 90, proprio in seguito a misteriosi eventi.
Fulvia Giubilei

mercoledì 13 maggio 2020

L'immagine può contenere: spazio all'apertoC’era una pietra di fronte alla Porta maggiore del Campidoglio sulla quale era raffigurato un leone e dove andavano a sedersi quelli che avevano fallito e dovevano lasciare i loro beni ai creditori.
I fatti si svolgevano secondo un rituale per cui i falliti salivano al Campidoglio e arrivati davanti alla pietra gridavano ai debitori “Cedo Bona”, ovvero “abbandono i miei beni” e poi dovevano lasciarsi cadere sbattendo le natiche nude sulla pietra; dopo aver eseguito questo rituale i creditori non potevano più perseguire i debitori.
La pietra veniva detta Lapis scandali, ovvero pietra della scandalo, perché chi vi si sedeva in quanto fallito perdeva la credibilità e non poteva più testimoniare in giudizio.
Questa pena sembra sia stata introdotta da Giulio Cesare.
Da questa usanza umiliante sarebbero nati dei modi di dire come "essere con il c.. lo a terra" e l'espressione "sc..lo" inteso come sfortuna.
Dall’antica pena dei Romani deriva la frase idiomatica “essere la pietra dello scandalo
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Il tempio di Plutone a Hierapolis


 
Nell’antica città di Hierapolis (Turchia) c’era un tempio dedicato al dio romano della morte, Plutone. Il tempio comprendeva una “Porta per l’Aldilà”, che porta a una piccola caverna, utilizzata nell’antichità per i sacrifici. Strabone riporta di come ogni animale che passava per la porta moriva all’istante. Di recente è stato dimostrato che i pericoli della Porta di Plutone non sono soltanto un mito: sono stati trovati livelli molto alti di diossido di carbonio di origine vulcanica, che entrano nella caverna attraverso una fessura nella roccia. Di notte, quando le temperature scendono, esso diventa più pesante dell’aria e forma un vero e proprio “lago della morte” sul fondo. È per questo che, in passato, quando venivano fatti passare i tori oltre la porta essi morivano all’istante….

NERONE, MA ALLORA NON ERI UN COGLIONE!

E' ora: riabilitiamo Nerone - l'Espresso
QUALIS ARTIFEX PEREO.
FORMAZIONE
Studiò con il filosofo greco-egiziano Cheremone di Alessandria, il filosofo peripatetico Alessandro di Ege e l'astronomo Trasillo, che era stato l'astrologo di Tiberio.Dal 49 ebbe come precettore Lucio Anneo Seneca Il prefetto Sesto Afranio Burro gli insegnò le materie militari.A 16 e dieci mesi Nerone divenne imperatore con il nome di Nero Claudius Caesar Augustus Germanicus.
ELARGIZIONI
Le prime misure del nuovo imperatore furono costituite da elargizioni e donazioni.Vennero distribuiti 400 sesterzi a ogni cittadino.Ai membri del senato in difficoltà economiche assicurò una pensione fino a mezzo milione di sesterzi all'anno.
Ai pretoriani una distribuzione di frumento gratuito ogni mese.
CONSOLATO
Per ridare dignità alla magistratura del consolato stabilì che la carica doveva essere rivestita per almeno sei mesi.
Ogni anno nominò da due a quattro consoli.Nerone assunse il consolato quattro volte tra il 55 e il 60.Nel 57 mantenne il consolato tutto l'anno.Nel 58 il senato propose a Nerone di acquisire il consolato a vita. Nerone rifiutò.
Dopo il 60 non assunse più il consolato fino alla crisi del 68.
GIUSTIZIA
Abolì le procedure segrete e discrezionali (intra cubiculum principis) durante i procedimenti giudiziari.Cambiò la prassi di emettere il verdetto durante lo stesso giorno del dibattimento. Si prese almeno un giorno di riflessione per scrivere la sentenza con le motivazioni.Tentò di porre un limite alle parcelle degli avvocati. Pose i procedimenti giudiziari a carico dell'erario.Ridusse i compensi ai delatori.Fece processare dodici governatori delle province per malversazione. Proibì a tutti i governatori delle province di allestire spettacoli con gladiatori e bestie feroci. Era vero che gli spettacoli venivano graditi dalla popolazione, ma le spese per il loro allestimento erano a carico dei contribuenti. Vietò ai non residenti in Egitto di possedervi delle terre. In questo modo si impediva ai romani ricchi di costituirvi dei latifondi. Tentò di ripopolare l'Italia meridionale con la costituzione di nuove colonie di veterani. Ma questi in gran parte si rivendettero i lotti.
TESORERIA
Nel 57 tolse il controllo dell'amministrazione della tesoreria (aerarium Saturni) al senato.Vennero costituiti i praefecti aerarii Saturni di nomina imperiale. I prefetti erano senatori di rango pretorio scelti direttamente dall'imperatore.
Il senato perse il potere di coniare monete. RIFORMA FISCALE
Nel 58, presentò un progetto di riforma fiscale: l'abolizione delle tasse indirette chiamate portoria, che si pagavano principalmente nei porti. Si trattava di eliminare i dazi di entrata e uscita delle merci che passavano da una provincia all'altra dell'impero. Nerone voleva la libera circolazione delle merci.La diminuzione delle entrate dell'erario sarebbe stata compensata dall'aumento del volume delle tasse di compravendita e da un moderato aumento delle tasse dirette.L'abolizione dei dazi avrebbe danneggiato:- i grandi proprietari terrieri italiani, ossia i senatori, che si sarebbero trovati a fronteggiare una maggiore concorrenza dei produttori provinciali;- gli appaltatori delle tasse, ossia i cavalieri, che avrebbero visto scomparire una delle fonti principali del loro reddito.Ne sarebbe stato avvantaggiato tutto il resto della popolazione che avrebbe goduto della diminuzione del costo della vita.Il senato, controllato dai ricchi proprietari agrari, impedì a Nerone di procedere con la sua riforma. Il contrasto tra Nerone ed il senato divenne palese. L'aristocrazia fondiaria divenne il maggiore nemico dell'imperatore.
EGITTO
Durante il suo principato Nerone nominò alla carica di prefetto d'Egitto:- Claudio Balbillo di Alessandria- Cecina Tusco, la cui madre, di origine greca, era stata nutrice di Nerone;
- Tiberio Giulio Alessandro, un ebreo di Alessandria.
Evidentemente Nerone non privilegiava gli occidentali e non aveva problemi con gli ebrei.
FISCO:Bloccato dal senato sulla riforma fiscale, Nerone emanò dei provvedimenti di minore impatto, ma non per questo meno odiati dai senatori e dai cavalieri:
- Le norme per l'esazione delle tasse, fino ad allora segrete, dovevano essere rese pubbliche.
- Le tasse non potevano essere richieste dopo un anno.
- Tutte le soprattasse inventate dagli appaltatori dovevano essere abolite.
- I processi contro gli appaltatori delle tasse dovevano avere la precedenza.
- Le navi mercantili addette al trasporto del grano a Roma erano esentate dalle tasse patrimoniali.
ARMENIA
Accordo con i Parti.L'Armenia era uno stato cuscinetto tra l'impero romano e quello partico. Nel 52 Vologese, re dei Parti, aveva messo sul trono di Armenia suo fratello Tiridate. Nerone, fin dall'inizio del suo principato, decise di intervenire.Varie ostilità,l'Armenia diveniva protettorato romano.
MORTE DI AGRIPPINA
Nel marzo del 59 Agrippina venne uccisa su ordine di Nerone, probabilmente per consiglio di Seneca.Nerone si giustificò dinanzi al senato affermando che Agrippina aveva congiurato contro di lui e contro lo stato.In effetti pare che Agrippina avesse intenzione di detronizzare Nerone, che l'aveva allontanata dal potere, e di mettere sul trono un altro uomo con cui intendeva risposarsi.Nerone portò per il resto della vita il peso dell'orrendo delitto. Tremendi incubi notturni lo tormentarono.
BRITANNIA: LA RIVOLTA DI BUDDICA
Nel 59 Nerone inviò in Britannia il generale Gaio Svetonio Paolino.Nel 60, mentre Svetonio Paolino stava eliminando un focolaio di resistenza nell'isola di Mona (Anglesey), posta nel mare Ibernico, tra la Britannia e l'odierna Irlanda, scoppiò la rivolta nel territorio degli Iceni (Norfolk). La rivolta ebbe alla base un problema fiscale e l'esosità di Seneca che, dopo aver fatto notevoli prestiti ai Britanni, riscuoteva la somma con gli interessi utilizzando l'esercito romano. Budicca, la regina degli Iceni, guidò i rivoltosi alla conquista di Camulodunum (Colchester), poi puntò su Londinium (Londra). Le truppe di Svetonio Paolino non arrivarono in tempo e la città cadde. Furono uccise oltre 70.000 persone tra Romani e alleati.Con le poche truppe a disposizione, non più di 10.000 uomini, Svetonio Paolino attaccò Budicca. I Britanni furono sconfitti. Budicca si diede la morte.
ETIOPIA MEROITICA:ACCORDI COMMERCIALI
Nel 61 Nerone inviò una spedizione nella Etiopia Meroitica per creare nuove vie commerciali e nuove basi marittime.I Romani ebbero l'uso del porto di Assab e stabilirono rapporti diplomatici con i re di Axum.
GALLIA
Al tempo di Nerone, era un territorio ricco e fiorente. La zecca di Lione coniava frequentemente monete.Nel 61 Nerone decise di effettuare un censimento della provincia per migliorare l'imposizione fiscale.
MESIA E MAR NERO
Il legato della Mesia, T. Plauzio Silvano Eliano, riuscì a sottomettere oltre 100.000 abitanti delle regioni oltre il Danubio. Respinse una invasione dei Sarmati. Pose sotto controllo le coste occidentali e settentrionali del Ponto Eusino, arrivando fino in Crimea.Nel 63 tutta la costa settentrionale del Mar Nero era presidiata da truppe romane. Il grano della odierna Ucraina poteva essere commercializzato all'interno dell'impero.
Nel 64 il Ponto Polemoniaco venne annesso alla provincia della Galazia. Tutto il Mar Nero era controllato dai Romani.
RIFORMA MONETARIA
Nel periodo 63-64 Nerone procedette ad una riforma monetaria. Venne abbassato il piede dell'aureus e del denarius. Contemporaneamente venne migliorato il rapporto del denarius rispetto all'aureus.La riforma aumentava la moneta circolante e portava un utile nelle casse dello stato. Nerone si aspettava anche un rilancio della economia.
Inoltre si aveva un vantaggio per le classi medie che non usavano l'aureus, ma il denarius.I ricchi che avevano tesaurizzato l'aureus furono i più danneggiati.
L'INCENDIO DI ROMA
La notte di plenilunio del 19 luglio del 64 un incendio divampò a Roma. Iniziò nella zona del Circo Massimo e raggiunse il Palatino, la Suburra, il Viminale, Porta Capena, il Celio, le Carine, gli Orti luculliani e sallustiani, il Campo Marzio, la zona flaminia.L'incendio divampò sei giorni, poi sembrò spegnersi ma riprese e durò altri tre giorni.Nerone accorse a Roma per organizzare i soccorsi. Poi iniziò l'opera di ricostruzione. Fece un nuovo piano regolatore della città. Le case dovevano essere distanziate tra loro, costruite in mattoni, fronteggiate da portici su strade larghe.Venne costruito il complesso Domus Aurea:
- un palazzo imperiale, presso Colle Oppio, una delle tre alture dell'Esquilino;
- un insieme di giardini, laghetti e statue nella valle tra l'Esquilino e il Palatino, dove l'imperatore Tito, nell'80, farà costruire il Colosseo. Per trovare i fondi necessari alla ricostruzione venne imposto un tributo straordinario a tutte le province dell'impero.
Si ricercarono i colpevoli dell'incendio.
La comunità ebraica di Roma era protetta da Poppea, la moglie di Nerone.Le lotte all'interno della comunità tra cristiani e giudei ortodossi erano note a Nerone. Il prefetto del pretorio e il prefetto della città erano a conoscenza delle violenze tra i due gruppi. Venne emesso l'ordine di arresto contro alcuni cristiani, ritenuti gli autori dell'incendio. Furono condannati a morte.
Non ci fù poi alcuna persecuzione.
LA CONGIURA DI PISONE
Nel 65 venne scoperta una congiura per uccidere Nerone ed eleggere imperatore il senatore Gaio Calpurnio Pisone.I congiu-rati erano senatori e cavalieri, appoggiati da ufficiali della guardia pretoriana.Dei 41 partecipanti alla congiura solo diciotto morirono. Gli altri vennero esiliati o perdonati.Pisone si suicidò. Seneca si suicidò (Seneca aveva accumulato in quattro anni trecento milioni di sesterzi).
TIRIDATE A ROMA
Nell'ottobre del 66 il re di Armenia Tiridate arrivò a Roma dopo un lungo viaggio.Nerone accolse Tiridate ad Ancona da dove cominciò il corteo trionfale verso Roma. Nella capitale Tiridate, fratello del re dei Parti, venne incoronato da Nerone re di Armenia.
Dopo la cerimonia di incoronazione Nerone chiuse le porte del tempio di Giano. La pace dominava il mondo.
NERONE IN GRECIA
Alla fine del 66 Nerone iniziò il suo viaggio in Grecia. Stabilì la propria base a Corinto. Fece viaggi a Delfi, Olimpia, Argo e Nemea.Diede inizio ai lavori per il taglio dell'istmo di Corinto.
Sottrasse la Grecia alla amministrazione del senato, a cui diede in cambio la Sardegna.Concesse alla Grecia l'immunità fiscale. LA RIVOLTA DELLA GIUDEA
Alla fine del 66 scoppiarono dei conflitti tra Greci e Giudei a Gerusalemme e a Cesarea. Nerone inviò il generale Tito Flavio Vespasiano (Falacrinae, nel territorio di Rieti, 9 - Aquae Cutiliae, vicino Rieti, 79), futuro imperatore, a riportare l'ordine.
Le operazioni militari, iniziate nel 67, continuarono a lungo. Vennero portate a termine da Tito, figlio di Vespasiano, nel 70.
LA RIVOLTA DI VINDICE
I governatori della Pannonia e della Dalmazia presero pubblicamente posizione a favore di Nerone.
Tutte le province orientali rimasero fedeli….
Nerone aveva recuperato il controllo della situazione.
IL TRADIMENTO DEI PRETORIANI
La rivolta era fallita. Ma i nemici di Nerone a Roma non desistettero:il senato dichiarò Nerone nemico pubblico e chiunque lo avrebbe potuto uccidere.Il 9 giugno del 68, prima di essere catturato dai pretoriani, si suicidò.Aveva 30 anni. Aveva regnato 13 anni.
FUNERALI
Venne cremato avvolto nelle coperte bianche intessute d'oro che aveva adoperato alle calende di gennaio.Le sue nutrici Egloge e Alessandria e la concubina Atte ne racchiusero i resti nel mausoleo della famiglia dei Domizi in Campo Marzio.
Ebbe un sarcofago in porfido con sopra un altare in pietra di Luni, circondato da una balaustra in pietra di Taso.
La morte di Nerone lasciò il popolo romano in balia della aristocrazia fondiaria, dei ricchi finanzieri e dei militari.
Molti sperarono che Nerone non fosse morto e fosse fuggito lontano da Roma. Nacquero delle leggende sul ritorno di Nerone il difensore del popolo e dei poveri.
DOPO DI LUI 2 ANNI DI GUERRA CIVILE.

lunedì 11 maggio 2020

L’Ipogeo di Hal Saflieni a Malta

Ipogeo di Ħal Saflieni: guida al monumento più antico di Malta (e ...

Questo monumento arcaico è patrimonio dell’umanità dell’UNESCO, e si crede sia il più antico tempio preistorico sotterraneo del mondo. La struttura ipogea è avvolta nel mistero, dalla scoperta di teschi allungati a storie di fenomeni paranormali. Ma la caratteristica che ha continuato ad attrarre esperti di tutto il mondo è costituita dalle proprietà acustiche uniche trovate nei sotterranei dell’Ipogeo.L’Ipogeo di Hal Saflieni è un bene culturale di eccezionale valore preistorico, risalente a circa 5.000 anni fa ed è l’unico esempio conosciuto di struttura sotterranea dell’età del bronzo. Il ‘ labirinto ‘, come viene spesso chiamato , è costituito da una serie di camere ellittiche e alveoli di grandezza variabile su tre livelli , a cui si accede da diversi corridoi. Le camere principali si distinguono per le volte a cupola e dalla struttura complessa con porte e finestre simili a quelle delle costruzioni contemporanee. Anche se non è noto con certezza , si ritiene che l’Ipogeo sia stato originariamente utilizzato come un santuario, forse per un oracolo. E ‘ per questo motivo che una camera unica scavata su calcare massiccio e che mostra incredibili proprietà acustiche è stata chiamata ‘ la Camera dell’Oracolo‘ . Secondo William Arthur Griffiths , una sola parola pronunciata nella camera dell’Oracolo è enfatizzata per cento volte ed è udibile in tutta la struttura .Si dice che stare in piedi nell’ Ipogeo sia come trovarsi dentro una campana gigante. In alcuni posti è possibile sentire scricchiolare le ossa, una sensazione anomala ed incredibilmente strana. I suoni sembrano provenire da qualche altra parte ed è impossibile identificarne la fonte, origine e provenienza….

sabato 9 maggio 2020

Le radici pagane delle pievi toscane


Il mistero che avvolge le pievi toscane, dove immagini "strane" ci propongono una religione diversa dall'ordinarietà: nelle pievi in origine non erano rappresentati cristi in croce, ma simboli a mio avviso palesemente pagani......L'immagine può contenere: nuvola, cielo, albero e spazio all'apertoPieve di Vendaso, Fivizzano, Massa-Carrara , Toscana .....La prima menzione della chiesa è del 1148 (Bolla di papa Eugenio III) mentre i documenti successivi ci raccontano come la pieve resti un luogo importantissimo nel tessuto della Lunigiana orientale fino al secolo XIV, quando nel 1312 Spinetta Malaspina conquista il castello della Verrucola e il potere dei vescovi di Luni si avvia verso un lento decadere.
All'esterno la pieve si presenta interamente edificata in pietra arenaria, con facciata a capanna spezzata che evidenzia subito la forma della struttura, triabsidata nella parte terminale.
Sia il portale sia la bifora al centro della facciata sono molto più moderni del paramento medievale interno.
Anche nella zona absidale sono visibili numerosi rifacimenti, per esempio le due abisidi minori completamente ricostruite dopo il terremoto del 1920. Eccezionale è invece la qualità dell'abside maggiore, composta da grandi blocchi perfettamente riquadrati e rifiniti a scalpello, messi in opera praticamente senza utilizzo di legante.
Anche il coronamento ad archetti pensili, decorato con motivi zoomorfi e fitomorfi, è particolamente raffinato.
Internamente la chiesa è divisa in tre navate, con pianta basilicale prima di transetto e cinque campate scandite da grandi colonne, collegate da arconi a tutto sesto. La copertura è a capriate, rifatta dopo il terribile terremoto del 1920.
Una luce soffusa penetra dai finestroni dell'abside e delle navate.
I capitelli dell'interno presentano un repertorio figurativo tipico della Lunigiana (presente ad esempio anche a Codiponte), ma con caratteri stilistici piuttosto schematici che fanno pensare ad un intervento assai attardato: pur databili ai secoli XII-XIII sono presenti i tipici motivi longobardo carolingi caratterizzati da elementi geometrici, fitomorfi, animali fantastici, volti umani o mostruosi: la foglia d'acanto, l'orante, la sirena bicaudata, la margherita a sei petali, tralci e altri motivi vegetali.
I capitelli e i semicapitelli sembrano forse realizzati da più mani (o in più momenti): alcuni corrispondono al tipo cubico scantonato, con immagini ben scandite sui quattro lati, altri hanno invece decorazioni più fluide e continue.
Svolgono i temi tipici della simbologia medievale: nella navata nord prevalogono i simboli geomotico vegetali ad eccezione di un capitello che mostra due fiere affrontate e un leone che lecca-morde una testa umana. Dall'altro lato, felini, la volpe che si finge morta, uccelli, l' albero della vita, la sirena......da "Turismo in Lunigiana"......
Nessuna descrizione della foto disponibile.