mercoledì 26 dicembre 2012

La preghiera del cuore dell'antico Egitto e lo Yoga l'esperienza del Sacro

ESICASMO E YOGA: La magia originale della preghiera COMPARAZIONI E RAFFRONTI 1. COMPARAZIONI Il primo, che io sappia, a tentare un raffronto fenomenologico fra yoga e esicasmo fu Mircea Eliade nel capitolo III della sua tesi di dottorato: Yoga. Essai sur les origines de le mystique indienne, che si trasformò, in seguito,* nel volume: Le Yoga. Immortalitè et libertè. Nel 1952, il celebre bizantinologo Endre von Ivanka pubblicò sul periodico della “Società tedesca di studi orientali” una recensione al I volume della traduzione inglese della Filocalia: Writings from the Philokalia on Prayer of the Hearth, curata Kadloubovsky e Palmer (1951). In questo articolo Ivanka pone agli studiosi il problema se l’influsso indiano sull’esicasmo si debba imputare alla diffusione della Vita di Barlaam e Josaphat, che, come abbiamo già visto, non era altro che la traduzione greca del Lalitavistara buddhista. In quelo stesso anno, il gesuita Bernhard Schultze pubblica su “ORIENTALIA CHRISTIANA”, il periodico del Pontificio Istituto di Studi Orientali, un’analisi sulla preghiera di Gesù. Egli nota un parallelismo indiano di un concetto esicastico, fino ad allora, mai considerato. Schultze rileva che l’esicasmo tende all’unione dello spirito e del cuore, per attuare la “guardia del cuore” (Kardiake prosoche). L’attenzione (nepsis) che ne consegue, permette al praticante di essere libero in una totale disponibilità, che non può che condurlo a Dio. Egli afferma che questo procedimento ascetico somiglia a un’operazione dello yoga buddhista. Con ogni probabilità egli allude a una delle “porte” che, secondo il buddhismo, immettono nella pratica del cammino verso il “risveglio”: l’attenzione alle respirazioni (anapasmrti), il preliminare ascetico che deve essere praticato da coloro in cui predomina il ragionamento (vitarka). Continua qui: Flavio Poli
Raffigurazione di Orante

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