mercoledì 29 ottobre 2014

Un pittore inquietante sempre in viaggio

Stefano Favavelli



In Italia: Verona


Ritratti di antenati dalla vivente Terra dell'Immaginazione Attiva.
L'astuto Mayè che può mutare a piacere il suo aspetto e appare 
sotto le sembianze di leopardo o di coccodrillo.
Mairama la sirena di Mopti, sorella delle Jemanjà brasiliane,
Faruq  il notturno cavaliere di Timbouctù...Sei piccoli quadri, supporti
abitati da sei jinn dell'ansa interna del Niger , avatara di antichissime divinità fluviali.
Nati da un viaggio
al confine tra l'Africa e l'Immaginazione.
Sono jinn

Che fine ha fatto la biblioteca dell'ismeo isiao di Roma



A Porta Portese si vedono libri di grande interesse, mi viene un dubbio che siano i testi della favolosa biblioteca dell''Ismeo Isiao di Roma vicino a Villa Borghese?

Tutto va rivelato

 FUIT), ciò che è (QUID EST), ciò che sarà (QUID ERIT) e nessun mortale ha ancora osato sollevare il mio velo."
Sotto questo velo si nascondono tutti i misteri e il sapere del passato.
La rimozione del velo di Iside rappresenta la rivelazione della luce.

Anche gli americani si allearono con la mafia per sbarcare in sicilia...ieri come oggi

'Mafia e Alleati - Servizi segreti americani e sbarco in Sicilia'

Ezio Costanzo - Le Nove Muse Editrice










Mafia e Alleati racconta le vicende che dal 1941 al 1943 hanno come protagonisti i boss mafiosi americani, i padrini siciliani e i servizi segreti degli Stati Uniti. Ripercorre l'inchiesta del commissario investigativo dello Stato di New York, William Herlands, condotta nel 1954, e alla luce della documentazione di recente declassificata dagli archivi statunitensi, rende di facile comprensione la miriade di informazioni, e di controinformazioni, che la stimolante questione ha prodotto negli anni. 



Sullo sfondo dell'occupazione anglo-americana della Sicilia, l'Operazione Husky (10 luglio-17 agosto 1943), Lucky Luciano, Calogero Vizzini, gli agenti segreti Corvo, Scamporino, Marsloe, il capo dell'AMGOT Charles Poletti e tanti altri, sono le figure che popolano le pagine di questo lavoro. 



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Nel libro vengono anche pubblicati, per la prima volta in Italia, i nomi e le fotografie di numerosi agenti segreti arruolati nelle file dell'OSS (Office of Strategic Services, il precursore della CIA) con il compito di spianare la strada in Sicilia all'esercito del generale Patton e ristabilire la democrazia in Italia dopo la caduta del fascismo. Altri argomenti che Ezio Costanzo affronta riguardano il ruolo avuto dall'AMGOT, il governo militare alleato, nella rinascita della mafia, le biografie di Lucky Luciano e di Calogero Vizzini, la nascita della nuova mafia, il fronte anticomunista costituitosi con l'aiuto dell'intelligence statunitense, le azioni di spionaggio condotte dai servizi segreti alleati durante l'Operazione Husky. 



Il libro è stato di recente presentato alla Fiera Internazionale del Libro di Torino. Sono intervenuti Gian Carlo Caselli, magistrato, procuratore generale di Torino, procuratore capo antimafia a Palermo dal 1993 al 1999; Gianni Oliva, storico e scrittore, Carlo Romeo, direttore Segretariato sociale RAI (che ha organizzato la presentazione), Tiziana Guerrera, editrice de Le Nove Muse, che ha pubblicato il volume. 






'Con un linguaggio semplice e diretto - ha affermato lo storico Gianni Oliva nel suo intervento - indirizzato anche ai lettori meno esperti di storia, l'autore mette in luce, con particolare documentazione frutto della sua ricerca negli Stati Uniti, gli accordi tra il Naval Intelligence americano (i servizi segreti della Marina) e la malavita organizzata italo-americana per favorire lo sbarco in Sicilia e per liberare il porto di New York dalle spie nazi-fasciste (Operazione Underwold), riportando numerose testimonianze dei protagonisti rilasciate durante l'inchiesta Herlands e poco note al grande pubblico. Il libro di Costanzo è un ottimo lavoro di analisi di quel momento storico che affronta anche le conseguenze sociali e politiche che il riemergere della mafia provoca nell'immediato dopoguerra in Sicilia'. 



'Si tratta di un libro che si legge tutto d'un fiato - ha affermato Gian Carlo Caselli - che offre una serie di particolari di quegli anni dell'occupazione anglo-americana della Sicilia rimasti fino ad oggi poco chiari. Costanzo offre ai lettori la possibilità di addentrarsi nelle intrigate maglie dell'organizzazione dei servizi segreti americani e nelle operazioni condotte per l'occupazione della Sicilia nell'estate del 1943. La pubblicazione di una serie documenti redatti dagli stessi agenti segreti durante la loro permanenza in Sicilia rende questo lavoro di grande attualità e permette di comprendere come gli intrecci tra mafia e politica abbiano trovato nella Sicilia occupata dell'estate del '43 il loro umus ideale per svilupparsi ed accrescersi nella società siciliana del dopoguerra'. 






Le testimonianze e i racconti dei protagonisti hanno fatto emergere dati incontrovertibili sull'esistenza di tale accordo e su come la mafia americana sia stata determinante per garantire sia la sicurezza delle navi in partenza per l'Europa, sia la minuziosa ricerca di notizie in vista dell'occupazione della Sicilia. 



Alcuni documenti dell'Office of Strategic Services hanno fornito anche un'utile chiave di lettura del momento immediatamente successivo della conquista della Sicilia e del periodo dell'amministrazione alleata dell'isola; carte che attestano che gli interventi occulti del governo americano negli affari interni dell'Italia sono andati oltre il pur sincero e legittimo spirito di libertà e democrazia, per incunearsi nelle scelte politiche ed economiche della nazione, come quelli diretti ad impedire ai comunisti di vincere le prime elezioni del dopoguerra. L'alleanza con i ceti conservatori dell'isola, realizzata attraverso la mediazione della mafia, è servita agli Alleati non solo per amministrare l'isola durante la loro permanenza siciliana, ma ancor più per porre le basi di un futuro politico-sociale dell'Italia senza i comunisti, mal visti sia dai cattolici-liberali che dai mafiosi. 


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Dopo lo sbarco americano, la mafia ebbe così, per la prima volta nella sua storia, l'onore di essere portata sulla scena come legittima organizzazione politico-amministrativa, garantita da un esercito di occupazione. Alla robustezza della tradizione i vecchi padrini poterono aggiungere il piacevole prestigio che procurava loro la protezione dei conquistatori.



Fonte: www.controstoria.it

martedì 28 ottobre 2014

Le verità...........



Da poco è circolata anche la notizia di un manoscritto della Biblioteca Vaticana, contenente un brano di Velleio Patercolo, in cui dice di essere passato per la Giudea e avere assistito a un miracolo di Gesù. Mi pare che in questi giorni compaiano troppi manoscritti mirabolanti...

Bombe au Vatican: Une Bible de 1500 ans confirme que Jésus Christ n’a pas été Crucifié – 29/05/2014

Bible vieille de 1500 à 2000 ans a été trouvée en Turquie, dans le Musée d’Ethnographie d’Ankara.
Bible vieille de 1500 à 2000 ans a été trouvée en Turquie, dans le Musée d’Ethnographie d’Ankara.
Au grand dam du Vatican, une bible vieille de 1500 à 2000 ans a été trouvée en Turquie, dans le Musée d’Ethnographie d’Ankara. Découverte et tenue secret en l’an 2000, le livre contient l’Évangile de Barnabé, un disciple du Christ, qui démontre que Jésus n’a pas été crucifié, et il n’était pas le fils de Dieu, mais un prophète. Le livre appelle également l’apôtre Paul « L’Imposteur ». Le livre affirme également que Jésus est monté vivant au ciel, et que Judas Iscariote a été crucifié à sa place.
Un rapport publié par Le National Turk affirme que la Bible a été saisi par un gang de trafiquants lors d’une opération dans la région méditerranéenne. Le rapport indique que le gang a été accusé de contrebande d’antiquités, de fouilles illégales, et de possession d’explosifs. Les livres eux-mêmes sont évalués à plus de 40 millions de livres turques (environ 28 millions. Dollars). Où est la Guilde des voleurs, quand vous en avez besoin?

Authenticité

Selon les rapports, les experts et les autorités religieuses de Tehram insistent que le livre est original. Le livre lui-même est écrit avec des lettres d’or, sur cuir faiblement liées en araméen, la langue de Jésus-Christ. Le texte maintient une vision similaire à l’islam, ce qui contredit les enseignements du Nouveau Testament du christianisme. Jésus prévoit également la venue du Prophète Mahomet, qui a fondé l’islam 700 ans plus tard.
On croit que, pendant le Concile de Nicée, l’Église catholique a choisi de conserver les évangiles qui forment la Bible que nous connaissons aujourd’hui; omettant l’Evangile de Barnabé (parmi beaucoup d’autres) en faveur des quatre évangiles canoniques de Matthieu, Marc, Luc et Jean. Beaucoup de textes bibliques ont commencé à faire surface au fil du temps, y compris ceux de la Mer Morte et les évangiles gnostiques; mais ce livre en particulier, semble inquiéter le Vatican.

L’Église Romaine Catholique le veut

Qu’est-ce que cela signifie pour les religions dérivées du christianisme et leurs partisans? Plutôt serré comme endroit. Le Vatican a demandé aux autorités turques de faire examiner le contenu du livre au sein de l’Eglise. Maintenant que le livre a été trouvé, viendront-ils à accepter sa preuve? Vont-ils nier tout cela ? Vous allez appeler cela un « mensonge musulman », comme l’a fait le magazine «Vérité», en 2000? Pour beaucoup, ce livre est une lueur d’espoir, que les croyants se rendent vite compte que l’objet de leur adoration est arbitraire; et que tout le texte, en particulier des textes religieux, est sujette à l’interprétation.
Qu’est-ce que cela signifie pour les athées / agnostiques / penseurs laïques? Le texte est réel? Faux? Est-ce important? Espérons que ces nouvelles inspirent le religieux à poser des questions, au lieu de pointer du doigt ou de croire quoi que ce soit à l’aveuglette. S’il vous plaît, ne vous moquez pas et ne lancez pas des « Je vous l’avais dit! » S. Le plus grand danger de la foi, c’est quand les gens croient ce qu’ils veulent croire, et se défendent contre toutes preuves; surtout quand cette preuve révolutionne leur fondation à partir de sa base. Et le plus grand coupable de ce danger est le piège de l’ego: rejeter / critiquer les autres Pendant des siècles, la «défense» de la foi aveugle a conduit les nations à la guerre, la violence, la discrimination, l’esclavage et de devenir la société d’automates que nous sommes aujourd’hui; et depuis tout aussi longtemps, elle a été justifié par des mensonges. Si vous savez mieux, agissez en tant que tel.
Source : lefigaro.fr



giovedì 23 ottobre 2014

Un tempio segreto a Palermo....

Scoperto il mistero della «Stanza dai decori arabi» di Palermo: era un tempio segreto21 ottobre 2014 

di Alberto Samonà -

L’affascinante camera affrescata con arabeschi sarebbe stata un luogo in cui compiere riti magico-esoterici e massonici

StanzaBlu
La «Stanza dai decori arabi» di Palermo non finisce di stupire. La «Camera delle Meraviglie» scoperta nell’appartamento palermitano dei giornalisti Valeria Giarrusso e Giuseppe Cadili, che già da tempo sta facendo parlare di sé, riserva adesso nuove, affascinanti sorprese.
La stanza, che si trova nell’abitazione situata nel cuore del centro storico di Palermo, in via Porta di Castro, è interamente affrescata con motivi decorativi arabeggianti, colorata da un affascinante blu. Da mesi gli studiosi si arrovellano sull’origine di questo affresco, al punto che Vittorio Sgarbi, proprio visitando la «Stanza dai decori arabi» aveva parlato di una grandiosa testimonianza del passaggio della cultura araba e orientale in Sicilia.
Adesso, a distanza di mesi, l’origine degli affreschi che arricchiscono questo luogo da Mille e una notteè stata ricostruita da tre studiosi dell’università di Bonn, Serjun Karam, arabista, Chiara Riminucci-Heine, archeologa, e Sebastian Heine, iranista, specializzato in lingue orientali, che ne hanno svelato la data di realizzazione e le finalità. Uno studio certosino, grazie al quale finalmente è stato possibile ricostruire parte dei simboli di questa camera delle meraviglie, che la coppia digiornalisti ha scoperto durante i lavori di restauro dell’appartamento.
La scoperta è di quelle ghiotte, perché la stanza blu risalirebbe al diciannovesimo secolo e sarebbe una camera segreta, in cui avrebbero avuto luogo riti magico-esoterici e di caratteremassonico. Un luogo appartato, lontano dai clamori della piazza. Un Tempio in piena regola in un anonimo palazzo di Palermo: insomma, un luogo in cui il suo proprietario, quasi certamente unoccultista o un mago, avrebbe compiuto riti iniziatici, legati alla Massoneria, ma anche all’esoterismo islamico. Un mix apparentemente contrastante, ma che così non è, perché esistono testimonianze, sia pur frammentarie, di rapporti fra la massoneria stessa e circoli spirituali islamici, anche di filosofia sufi (il sufismo è per dirla in breve proprio l’esoterismo islamico).
Le scritte più grandi rappresenterebbero due “tugre”, in origine identificate con il sigillo dei sultani, che in questo caso avrebbero il senso di due talismani, inseriti quali motivi decorativi per tenere lontane dalla stanza le forze del male. Rappresenterebbero anche un’invocazione divina, in cui ricorre una certa vocale che, secondo gli studiosi tedeschi, avrebbe un valore magico nella tradizione islamica. Le altre scritte che arricchiscono le pareti sono sette , composte da otto lettere arabe e siriache e rafforzano il significato magico esoterico della camera. Le scritte, appunto, sono su setterighe, come sette sono le lanterne sulla volta: un numero non a caso dal forte contenuto simbolico e magico.
I due proprietari di casa, inoltre, spiegano come il restauratore Franco Fazzio, per riportare alla luce le mura affrescate di blu abbia tolto ben quattro strati di vernice e intonaco. Nonostante questo, il decoro ha resistito ai secoli e all’intonaco successivo, essendo stato realizzato usando un pigmento di matrice particolarmente forte. Come se chi avesse realizzato l’affresco della camera fosse intenzionato a farlo restare nei secoli, a testimonianza del forte carattere simbolico da trasmettere alle generazioni successive.
Peraltro, la strada in cui sorge questa camera delle meraviglie si trova a poche decine di metri dal celebre “Palazzo Federico”, la cui stanza dei ricevimenti nella seconda metà dell’Ottocento era proprio un Tempio Massonico, dove Giuseppe Garibaldi fu peraltro insignito della funzione di Gran Maestro della Massoneria Italiana. Insomma, un luogo affascinante, ricco di storia e di spiritualità.

venerdì 17 ottobre 2014

L'era assiale: periodo straordinario dell'umanità

Tutto cominciò nel Periodo Assiale...

Secondo il filosofo tedesco Karl Jaspers (1883-1969) vi è stato un periodo nella storia dell'umanità - unico nel suo genere - cui ha dato il nome di "periodo assiale" situato tra l’ 800 e il 200 a.C., che presenta il suo culmine attorno al 500 a.C.
«In questo periodo - scrive Jaspers - si concentrano i fatti più straordinari. In Cina vissero Confucio e Lao Zi, sorsero tutte le tendenze della filosofia cinese, meditarono Mo Zi, Zhuang Zi, e innumerevoli altri. In India apparvero le Upanishad, visse Buddha e, come in Cina, si esplorarono tutte le possibilità filosofiche fino allo scetticismo e al materialismo, alla sofistica e al nichilismo. In Iran Zarathustra propagò l'eccitante visione del mondo come lotta fra bene e male. In Palestina fecero la loro apparizione i profeti, da Elia a Isaia e Geremia. La Grecia vide Omero, i filosofi Parmenide, Eraclito e Platone, i poeti tragici, Tucidite e Archimede. Tutto ciò che tali nomi implicano prese forma in pochi secoli quasi contemporaneamente in Cina, in India e nell'Occidente, senza che alcuna di queste regioni sapesse delle altre. La novità di quest'epoca è che in tutti e tre i mondi l'uomo prende coscienza dell'Essere nella sua interezza, di sé stesso e dei suoi limiti. Viene a conoscere la terribilità del mondo e la propria impotenza. Pone domande radicali».

In altri termini, nel periodo assiale, sembra che l'umanità abbia fatto un incredibile salto nell'approfondimento della conoscenza di sé e si sia operata una trasformazione globale dell'essere umano a cui, sempre secondo Jaspers, si può dare il nome di «spiritualizzazione». Vennero infatti formulate le categorie fondamentali secondo cui pensiamo ancor oggi e poste le basi delle religioni universali, di cui vivono tuttora gli uomini.

La teoria di Jaspers è suggestiva: tuttavia, ammesso che noi occidentali abbiamo una certa conoscenza di ciò che è successo «a casa nostra», - intendo con ciò la Grecia antica ed il mondo ebraico - è importante considerare anche quanto è successo «a casa loro», cioè nell’Oriente.
Lungi dal pensare che il pensiero orientale sia migliore del nostro, va tuttavia riconosciuto che nel pensiero cinese ed indiano è possibile riscontrare elementi che indicano possibilità umane non compiute dall’ Occidente e che quindi possono fornire elementi di integrazione ed ampliamento del nostro modo di pensare.

Ben consapevole della vastità dell’argomento, scopo di queste note è di proporre un «assaggio» del pensiero cinese delle origini: in particolare verranno presi in considerazione il pensiero confuciano e taoista che ebbero origine proprio nel Periodo Assiale.

Dai Fulguratores etruschi ai Curenderos amerindi

Curanderos, i guaritori eletti dai fulmini

La medicina tradizionale messicana si avvale, da secoli, della figura dei curanderos i guaritori che, tra spiritualità e magia, spesso riescono laddove la medicina ufficiale non è riuscita. L’intervista all’esperto
In messico ci sono persone che, dopo essere state colpite da un fulmine, diventano dei guaritori

31/01/2012
In Messico esiste da secoli una figura chiamata curandero. È il guaritore che opera per mezzo della medicina tradizionale, frutto dell’esperienza e delle tradizioni delle antiche popolazioni pre e post-ispaniche, tramandate di generazione in generazione.
Oggi, la figura del curandero è sempre meno diffusa in quanto restano pochi individui di una certa età ancora all’opera e i giovani, chiamati a continuare il “mestiere” del curandero, spesso non rispondono e preferiscono condurre la propria vita senza troppi grattacapi e responsabilità che questa attività – peraltro prestata interamente a titolo gratuito  – comporta.

Di curanderos ne esistono pricipalmente due figure: il curandero, diciamo così, classico e il granicero, ossia colui che è stato scelto dal fulmine. Sì, una persona che è stata colpita da un fulmine, che è sopravvissuta, e che ha acquisti dei poteri particolari che lo fanno essere un vero e proprio manipolatore del tempo – coadiuvato dagli “esseri” spirituali definiti i “lavoratori del tempo” (trabajadores del tiempo) con cui sono in contatto da dopo che hanno vissuto questa elettrizzante, quanto drammatica, esperienza.

Ma chi sono questi curanderos o graniceros? Come operano e cosa possono fare? Cos’è la medicina tradizionale messicana? Per rispondere a queste e altre domande ci siamo rivolti a un esperto, il dottor Maurizio Romanò, antropologo che per anni ha studiato il fenomeno, recandosi personalmente in Messico, conoscendo e interagendo direttamente con i curanderos e graniceros. Come complemento ai suoi studi, il dottor Romanò ha anche pubblicato un libro per le Edizioni Xenia, dal titolo “Nei cieli del Messico – Spiriti, fulmini e siamani”, in cui riporta proprio questa sua interessante esperienza.

Dottor Romanò, cosa significa “curandero” e chi sono i curanderos?«In Messico per curandero si intende chiunque operi nel campo della salute fisica e mentale, utilizzando metodi, tecniche e conoscenze tramandate di generazione in generazione.
I curanderos sono i detentori di un sapere ancestrale, e l’efficacia delle loro pratiche curative è attestata dal giudizio popolare. Indio o meticcio, il curandero organizza le sue conoscenze attingendo da fonti diverse, e sebbene in lui predomini l’antica sapienza dei popoli preispanici, non disprezza gli apporti della magia e della scienza occidentali, introdotte in Messico con la conquista spagnola. Per questo, anche se in termini generali è possibile parlare di una medicina tradicional, occorre chiarire che essa si presenta in una molteplice varietà di forme ed espressioni», spiega il dottor Romanò.
«I curanderos spesso si raggruppano in organizzazioni, chiese, confraternite, associazioni, con una denominazione che li identifica. Nei villaggi in cui non esistono istituzioni così strutturate, il curandero viene comunque individuato da un nome che ne specifica le competenze. Così è possibile incontrare dei Curanderos Espiritistas, che praticano riti di tipo medianico; Espiritualistas, raggruppati in vere e proprie chiese, realizzano interventi terapeutici di tipo spirituale; Yerberos, che prescrivono cure a base di erbe; Hueseros, ossia coloro che ricompongono fratture; Parteras, le levatrici tradizionali; Brujos, che si dedicano a opere di stregoneria e così via – aggiunge Romanò – Ogni curandero è quindi in possesso di un proprio sapere medico, che può essere prevalentemente di tipo empirico come nel caso degli yerberos, degli hueseros, delle parteras, o di tipo magico come per gli espiritualistas, gli espiritistas e i brujos – anche se spesso i due livelli sono compresenti nei processi curativi di ogni curandero».

Quali sono le radici della medicina tradizionale messicana?«Bisogna innanzitutto distinguere due componenti: la componente indigena e quella europea», sottolinea Romanò.
La componente indigena«All’arrivo degli spagnoli, i mexica - popolazione di lingua nahuatl meglio conosciuta con il nome di aztechi - esercitavano la loro egemonia politica e culturale su gran parte del territorio mesoamericano. Nella società mexica la malattia era considerata come un intervento delle divinità, o meglio come una normale reazione delle forze sovrannaturali nei confronti del comportamento umano. Dèi, esseri sovrannaturali di ogni sorta, uomini malvagi e una serie interminabile di entità e oggetti della natura dotati di una propria “volontà”, erano le cause più frequenti di malesseri di ogni tipo. Tutto quanto poteva trasmettere una propria energia, o anche essere la manifestazione di un altro essere più potente o il suo tramite per l’azione, era in grado di guarire oppure di produrre un danno alla persona», spiega Romanò.
«Il medico, comunemente chiamato ticitl, godeva di grande rispetto ed era ovunque tenuto in grandissima considerazione. Il ticitl era soprattutto un mago che interpretava e trattava la malattia come un segno inviato da forze sovrannaturali, e il suo intervento si presentava come una sintesi inestricabile di religione, magia ed empirismo. Uomini e donne erano considerati egualmente adatti per praticare l’attività medica, ma mentre per i primi l’attività poteva iniziare con l’età adulta, per le donne solitamente la pienezza delle facoltà giungeva con il climaterio.
Generalmente le conoscenze mediche venivano trasmesse direttamente dagli anziani ai giovani apprendisti, spesso appartenenti alla stessa famiglia o lignaggio. Molto importante era però la determinazione dei segni sovrannaturali che indicavano la predestinazione del futuro medico. Poiché il guaritore azteco era considerato come un tramite con le energie onnipotenti dell’universo, prima di dare inizio all’apprendistato del giovane i guaritori più anziani esaminavano gli indizi sovrannaturali che lo indicavano come un prescelto dagli dèi. Il segno di nascita, la conformazione di una parte del corpo che si allontana dalla norma, un evento straordinario accaduto nel corso della vita del giovane, potevano essere interpretati come segnali di una chiamata delle divinità.
All’interno della professione si distinguevano numerosi specialisti, ognuno dei quali si occupava di un certa classe di disturbi oppure eccelleva in un determinato tipo di terapia. Fra questi il tetlacuicuiliani estraeva il male dal corpo del malato, il tetonalmacani era in grado di recuperare il tonal allontanatosi dal corpo del proprio paziente, il tepatiani conosceva le misteriose proprietà delle erbe, il teitzminqui praticava salassi, il teixpatiani si occupava dei disturbi degli occhi, il texoxotla utilizzava tecniche di tipo chirurgico, e molti altri ancora».

La componente europea«Come è noto nell’Europa del 1500 l’attività terapeutica era svolta, oltre che dai pochi medici di formazione accademica, da numerose figure non bene definite che avevano appreso alcune tecniche curative attraverso il contatto diretto con altri guaritori. Basti ricordare che all’epoca le estrazioni dentarie, i salassi e alcune rudimentali operazioni chirurgiche venivano eseguite dai barbieri. I farmaci più utilizzati erano anche in Europa le piante medicinali, prescritte da erboristi legati alla tradizione contadina, che spesso si prodigavano anche nella cura dei disturbi provocati da fatture, malocchio, invidia, e altre cause di tipo magico – sottolinea il dottor Romanò – Questa medicina popolare, nella quale i procedimenti scientifici ed empirici si mischiavano con preghiere ed esorcismi, presentava numerose similitudini con la tradizione indigena, e si diffuse con una certa facilità nel Paese.
La confluenza di questi diversi orientamenti nelle concezioni di salute e malattia, nella diagnosi e nella terapia, e la formazione di un nuovo gruppo sociale nato dall’incontro delle due razze, i mestizos, portò alla comparsa di un diverso approccio medico chiamato medicina tradicional».

La “medicina ufficiale” come vede queste figure (e pratiche)?
«La medicina ufficiale ha sempre tollerato la presenza di queste figure. Da un lato i medici di formazione scientifica hanno operato una campagna di svalutazione della medicina tradizionale bollandola come antiquata e superstiziosa, dall’altro se sono serviti nei casi in cui la scienza non aveva successo, suggerendo agli stessi pazienti di rivolgersi a curanderos di loro fiducia. Inoltre in numerose comunità indigene isolate, dove la presenza del Servizio Sanitario Nazionale non era sufficiente a rispondere ai bisogni di salute dei cittadini, i curanderos hanno sempre svolto una funzione importantissima».

Una figura curiosa sono i “graniceros”, i colpiti dal fulmine. Cosa distingue questi personaggi dai curanderos tradizionali?«I graniceros sono (erano?)… Chissà se ne esistono ancora?? Già diversi anni or sono mancavano giovani che si dedicavano a questo culto. Le ragioni sono fondamentalmente da ascrivere alla modernizzazione, al cambiamento nei sistemi di produzione (i contadini una volta andavano a lavorare nei campi lontani dal proprio villaggio, e se venivano sorpresi da un temporale non avevano alcun riparo), e da una maggior presenza della medicina scientifica (ora se una persona viene colpita dal fulmine viene trasportata in ospedale)», fa notare Romanò.
«A ogni modo, sono dei curanderos che oltre a dedicarsi alla cura di alcuni disturbi psicofisici, sono ritenuti capaci di controllare gli elementi atmosferici, e quindi di chiamare o allontanare nubi e pioggia. Gli appartenenti a questo gruppo vengono comunemente chiamati con il termine spagnolo graniceros, o in nahuatl, lingua degli antichi aztechi, quiapequi, e anche con la definizione che loro stessi si danno los que trabajan con el tiempo, ossia coloro che lavorano con il tempo.
I graniceros sono organizzati in corporazioni ognuna delle quali fa riferimento a un suo luogo sacro, una grotta, da essi chiamata templo (tempio). Il gruppo è molto ristretto e i suoi componenti si differenziano da altri guaritori per essere stati scelti “desde Arriba”, cioè dall’Alto. Solamente coloro che vengono colpiti dal fulmine e vi sopravvivono, ottenendo particolari rivelazioni di tipo spirituale e poteri magici, sono chiamati a far parte dell’istituzione. Un rifiuto del predestinato lo condannerebbe a soffrire per sempre le dolorose conseguenze del fulmine, sino a quando non sopraggiunga la morte.
Tutti i graniceros da me avvicinati affermavano con decisione di avere intrapreso questo cammino non a seguito di una loro iniziativa, ma come conseguenza di una chiamata da parte degli spiriti. Questi spiriti sono da loro chiamati trabajadores temporaleños, ossia “lavoratori del/col tempo”, presentatisi attraverso il fulmine. L’essere colpiti dal fulmine è segno di elezione; chi vi sopravvive dovrà collaborare con queste forze operando nel mondo degli esseri umani, chi muore svolgerà la propria attività fra gli spiriti del tempo».

I graniceros affermano di essere dei “mezzi” che operano per mano e volontà di Dio. Secondo lei, questa posizione è dettata da una reale esperienza o, nel tempo, è stata incorporata per poter continuare a operare senza rischiare di essere messi al rogo?
«In molte tradizioni mediche del mondo si ritiene che il potere di curare sia un dono che viene concesso dalla volontà divina; questa non è una peculiarità della tradizione messicana. In Messico, a seguito della conquista spagnola, gli spiriti e dèi indigeni hanno modificato i loro attributi, e sono stati assimilati alle figure sacre della tradizione cattolica. Da questo punto di vista, se un tempo era Tlaloc (divinità della pioggia, dei fulmini e di tutte le acque celesti) che con i suoi assistenti Tlaloques (piccoli spiriti delle acque che dimoravano sulle vette delle montagne, nelle grotte, nelle sorgenti di fiumi e ruscelli) a sovrintendere e regolare l’equilibrio fra gli esseri umani e gli elementi atmosferici, con la colonizzazione e la conseguente repressione delle tradizioni indigene queste entità spirituali sono state sostituite con l’immagine del Dio cattolico e degli angeli suoi aiutanti».

La tradizione “medica” tradizionale messicana ha esportato la sua filosofia e pratica anche in altri Paesi o resta confinata nella nazione?«Non mi sembra che queste pratiche abbiano trovato fortuna in altri luoghi, diversi dal contesto culturale in cui sono nate e si sono sviluppate. E’ però vero che in altri Paesi dell’America Latina esistono tradizioni simili a quelle messicane, per via della comunanza di radici culturali e di processi storici».
[lm&sdp]

Chi è Maurizio RomanòPsicologo, psicoterapeuta di formazione psicoanalitica junghiana. Antropologo.
Svolge la sua attività a Milano
Come antropologo ha realizzato ricerche in Nepal e Messico (con il contributo del CNR, dell'Is.M.E.O - Istituto di Studi per il Medio ed Estremo Oriente -, e dell'I.N.A.H. - Instituto Nacional de Antropología e Historia del Messico), compiendo numerose spedizioni per la documentazione audiovisiva di rituali terapeutici, e realizzando diversi documentari ed audiovisivi di tipo etnografico.
Già direttore della collana di testi ‘I Nagual’ - Viaggi Sciamanici, della casa editrice Xenia di Milano, ha collaborato con diverse ONG in Italia ed Australia per la realizzazione di progetti di cooperazione con i Paesi in via di sviluppo.
E’ autore di libri e articoli sull’arteterapia e sulle medicine popolari. Fra questi: “La Terapia Artistica del Biodramma”, Gruppo Futura, Milano, 1996. e “Nei cieli del Messico. Spiriti, fulmini e sciamani”, Xenia, Milano, 2000.


Foto: ©photoxpress.com/tnjphotography 

giovedì 16 ottobre 2014

Il girotondo come danza rituale fra dervisci e valzer

Secondo Roger Callois ("I giochi e gli uomini") il gioco è una Attività...
Libera: il giocatore non può essere obbligato a partecipare;
Separata: entro limiti di spazio e di tempo;
Incerta: lo svolgimento e il risultato non possono essere decisi a priori;
Improduttiva: non crea né beni, né ricchezze, né altri elementi di novità;
Regolata: con regole che sospendono le leggi ordinarie;
Fittizia: consapevole della sua irrealtà.

La tomba etrusca ripresa nel Medioevo


TARQUINIA, DOPO UN ANNO DI RESTAURI RINASCE LA TOMBA DEI TEMPLARI



Dopo un anno di restauri riapre al pubblico la straordinaria tomba Bartoccini, dopo un complesso intervento curato della Soprintendenza per i Beni Archeologici dell’Etruria meridionale, modo ideale per celebrare il decennale dell’iscrizione Unesco del complesso della necropoli di Tarquinia.
La Tomba Bartoccini, risalente alla fine del VI secolo a. C, accoglie al suo interno testimonianze non solo etrusche ma anche medievali, e permetterà al pubblico di rivivere l’antica atmosfera suggestiva e misteriosa e potrà anche conoscere attraverso un filmato posto all’ingresso della sepoltura, il lavoro minuzioso dei restauratori che ha consentito di riportare alla luce i colori degli Etruschi e i graffiti dei Templari.
Oltre alla tomba Bartoccini il tumulo della Pulcella, grazie ad un corridoio di accesso alle sepolture particolarmente ampio, potrà essere dotato di accessibilità per i disabili e, grazie alla buona collaborazione tra il Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo e la regione Lazio, verrà aperta la meravigliosa “Tomba dei demoni azzurri”. In totale saranno venti le sepolture completamente accessibili, permettendo ai visitatori un “contatto diretto” con gli affreschi etruschi che, come diceva  il famoso etruscologo Massimo Pallottino,  rappresentano  “Il primo capitolo della storia della pittura italiana”.
Un luogo e una storia assolutamente da visitate e da rivivere.

mercoledì 15 ottobre 2014

I dinosauri parenti stretti degli uccelli

Sono uccelli i dinosauri?

Sono uccelli i dinosauri?

Un recente ritrovamento nella regione russa di Zabaikalie, ciò che significa letteralmente "al di là del lago di Baikal", ha cambiato la nostra idea sui dinosauri. Gli scienziati vi hanno trovato i resti pietrificati di un rettile che risale al periodo giurassico, appurando che tutti i dinosauri in un modo o nell'altro sono stati coperti da penne.

I resti di un sauro permettono di ipotizzare la presenza sul loro corpo di protopenne 240 milioni di anni fa e non 90 milioni di anni fa come si riteneva prima. Risulta che gli animali preistorici assomigliavano piuttosto agli uccelli anziché ai rettili.
Kulindadromeus zabaikalicus – così gli scienziati hanno nominato il nuovo sauro. Secondo quanto affermato dagli scienziati, si tratta di un sauro bipede erbivoro lungo un metro e mezzo. Si è riusciti a scoprire sei teschi parzialmente conservati e alcune centinaia di frammenti dello scheletro. Kulindadromeus si distingueva per una piccola testa, allungati arti posteriori e una lunga coda. La cosa principale però è che su diverse parti del corpo sono stati rilevati sei tipi sul tessuto cutaneo (tre tipi di squametta e tre tipi diversi di piumaggio). I peli sulle ossa delle spalle assomigliano più a piumaggio di galline della specie silky (serica cinese).
Tuttora tra i paleontologi non c'era l'unità di vedute sull'origine degli uccelli. Si discuteva su quando e quale specie ebbe le ali e le penne, acquisendo la capacità di volare. I più probabili antenati dei pennuti sono stati considerati i teropodi, una delle specie tardive dei sauri. Anche loro, alla pari di pterodattili, avevano delle escrescenze che somigliavano alla setola. Ora gli scienziati, tre dei quali sono russi, affermano che i dinosauri più antichi del periodo giurassico avevano il tessuto peloso che assomigliava al piumaggio degli uccelli. Secondo un'ipotesi un simile "abito" avevano tutti i dinosauri, commenta i dati raccolti dagli specialisti Olga Vanscina, ricercatrice del Museo Darwin.
Loro (i dinosauri) avevano sul tessuto cutaneo qualcosa che aiutava loro per il regolamento termico. Pelo o piumaggio. Erano però le piume primitive. Non così come hanno gli uccelli, ma qualcosa che aiutasse il regolamento termico. Probabilmente più tardi hanno iniziato a utilizzarlo per la pianificazione o per qualcos'altro, ma inizialmente serviva per il regolamento termico.
Gli autori della ricerca sono convinti che il ritrovamento in Zabaikalie cambi totalmente l'idea del mondo accademico sui dinosauri. Finora i dati riguardanti i sauri con piumaggio giungevano soltanto dalla Cina. S'ipotizzava che ciò fosse un attributo dei dinosauri-predatori del sottordine dei teropodi. Ora invece si scopre anche i loro confratelli erbivori avevano le piume. D'altronde gli specialisti comunque non si azzardano ad affermare che tutti i sauri erano "piumati". In ogni caso non tutti conservavano il piumaggio in età adulta. Qualcuno aveva le piume nel periodo iniziale del proprio ciclo vitale per essere poi sostituite dallo squame o dalle piastrine protettive ossee.
C'è ancora un altro particolare – la struttura delle piume dei dinosauri si distingue da quella degli uccelli. Nessun uccello contemporaneo ha le penne con una simile anatomia – "piccole strisce che partono dalla piastrina centrale" - così ha descritto le piume dei dinosauri uno dei ricercatori stranieri. Cosicché il mistero dell'antenato dei pennuti per ora non è stato completamente svelato. "I dinosauri, - fa notare la ricercatrice del Museo Darwin, - non sono né uccelli né prototipi, ma una combinazione interessante – un essere coi denti, m anche con le piume, che poteva utilizzarle saltando o svolazzando".

martedì 14 ottobre 2014

Mameli; un esaltato !

di RODOLFO PIVA
L’Inno di Mameli, conosciuto anche come Fratelli d’Italia ma  con il titolo originale: “Il canto degli Italiani”, venne scritto da Goffredo Mameli, ventenne studente genovese, nell’autunno del 1847 e poco dopo musicato a Torino da un altro genovese: Michele Novaro. Erano questi due giovani seguaci delle idee propugnate da Giuseppo Mazzini: un individuo che fu, al di là della retorica settaria otto-novecentesca che lo descrive come un romantico ed idealista rivoluzionario, un lucido e programmato maestro del terrore al servizio delle logge massoniche britanniche che, con i mezzi allora disponibili, segnò con il sangue la strada verso l’unificazione dell’Italia colpendo indistintamente re, politici, cattolici  ecc. Un massone violento ma nel contempo di scarso coraggio preferendo mandare a morire e ad uccidere i suoi adepti standosene tranquillo ed al sicuro “in esilio”. Un tipo di rivoluzionario “da salotto” come se ne sono rivisti nello stato italiano nella seconda metà del 1900 e degno compare di quel “rivoluzionario di professione”, al servizio anch’egli della massoneria, di nome  Giuseppe Garibaldi.
Tornando al ventenne Goffredo Mameli ed al ventinovenne Michele Novaro, essi furono così preda di una mistica esaltazione risorgimentale da non essere assolutamente toccati dalla feroce repressione e dal saccheggio effettuate dalle truppe del  generale piemontese Lamarmora, nella primavera del 1849, contro la città di Genova il cui popolo si era ribellato ai Savoia per risollevare l’antico vessillo della gloriosa Repubblica che si voleva ripristinare 35 anni dopo che il Congresso di Vienna aveva cedutola Liguriaai Savoia contro la volontà del suo popolo.
La violenza esercitata dal generale Lamarmora, attraverso le sue truppe e contro la popolazione di Genova, fu tale che, facendo un parallelo con la strage di Marzabotto del 29 settembre 1944 ad opera delle SS della Panzergrenadier-Division Reichsführer SS, al comando del maggiore Walter Reder, si può affermare che quest’ultimo fu sicuramente un dilettante che fu perseguito dalla giustizia italiana mentre  il “professionista del saccheggio e dell’assassinio”: generale Lamarmora, ricevette encomi e medaglie  e strade intitolate a suo nome.
Riprendendo in considerazione l’Inno di Mameli, questo è l’inno adottato, in via provvisoria nel 1946, dallo Stato Italiano. Oggi è anche definito Inno Nazionale perdurando l’abitudine truffaldina di considerare le parole stato e nazione come sinonimi perché, se è evidente che lo Stato Italiano esiste come conseguenza delle guerre di aggressione promosse dal Regno di Sardegna e Piemonte, guidato dai Savoia ed in combutta conla GranBretagna, Francia e Massoneria Europea, a partire dalla seconda metà del 1800 e fino al 1918 contro gli “Stati sovrani” presenti sul territorio della penisola, è altrettanto evidente che la nazione italiana non è mai esistita né mai esisterà se non nella testa dei mistificatori della storia. L’inno di Mameli continua ad essere “provvisorio”, dal 1946, nonostante nel 2006 e nel 2008 siano stati presentati, al Senato, disegni di legge costituzionali per ufficializzare nella Costituzione (modifica Art. 12) tale inno.
Quanto sopra è un piccolo inquadramento storico della nascita e vita di un inno che ha acceso e continua a stimolare costanti fenomeni di dissenso a cui si contrappongono le affermazioni di scandalizzati rappresentanti del governo ai vari livelli e dei politicanti che si alimentano alla greppia dello stato romano-centrico; tutti soggetti che hanno garantita la loro sopravvivenza solo continuando a sostenere la sacralità dell’unità di questo stato anche attraverso l’intoccabilità dell’inno. Sicuramente esiste in una parte dell’opinione pubblica, non propriamente politicizzata, la superficiale convinzione che l’inno di Mameli rappresenti qualcosa di importante ma della cui supposta importanza, se interrogati in proposito, non sanno dare spiegazione a meno di ricorrere a stereotipi che sono stati inculcati nei loro cervelli sino dalla prima infanzia in maniera assolutamente e volutamente acritica.
Pochissimi conoscono il testo completo dell’Inno di Mameli mentre, per la stragrande maggioranza, la conoscenza si limita alla prima strofa perché è quella che viene cantata in apertura ad avvenimenti sportivi, in particolare calcistici. Leggendo le strofe dell’inno di Mameli, è assolutamente evidente a  chi sottende profondi ed evoluti significati alle parole “libertà” e “democrazia” che, quanto scritto dal ventenne Mameli, sia stato il prodotto di un invasato da crisi mistico-risorgimentale o di un individuo in preda ad una crisi etilica.
Nella prima strofa si cita una Italia che Iddio avrebbe creato come schiava di Roma. Già l’uso del termine “schiava” fa un po’ rabbrividire, oggidì, ma ciò che è disturbante è il richiamo ad un Impero Romano che costruì nei secoli la sua grandezza (riferita all’estensione territoriale) e la sua ricchezza  con la conquista di terre in Europa, nel bacino del Mediterraneo, in oriente ecc., assogettando con la violenza le popolazioni autoctone e riducendole in schiavitù se non gradivano “la cultura romana” perchè  tentavano di difendere la loro terra e la loro identità dall’invasione delle legioni di Roma. Chi visita la città di Roma e le sue “grandiose vestigia” dovrebbe ricordarsi che queste grondano del sangue di milioni di persone, appartenenti ai territori occupati e rapinati dalle legioni di Roma, uccise o ridotte in schiavitù e magari utilizzate, a migliaia, nei “giochi circensi” (Colosseo) per fare divertire la plebe idiota romana. Di fronte a ciò cosa dice la trita e ritrita demagogia patriottarda italica ? Roma ha portato nel mondo la civiltà. Bella roba !!! E’ grosso modo la stessa argomentazione che viene addotta per giustificare le guerre coloniali in Africa condotte dal Governo italiano savoiardo e dal fascismo poi con metodi crudeli ed estremamente violenti (es.: campi di concentramento in Libia, gas tossici in Abissinia ecc. ecc.). Anche in questo caso la solita giustificazione e qualcuno lo avrà sentito dire da persone anziane: “siamo andati in Africa a costruire le strade”. Grande sciocchezza.
La seconda, terza e quarta strofa sono un esagitato richiamo a un popolo diviso che forse era stato unito, secondo il Mameli, solo sotto l’impero romano e che brama di tornare a “fondersi insieme” sotto un’unica bandiera e, con l’amore e l’aiuto di Dio, diventare invincibile.
Farneticazioni prive di riscontro concreto perché è assodato che le popolazioni  entro i confini dell’Impero romano  furono costrette a starci con la coercizione e la violenza analogamente a come accadde alle popolazioni degli Stati Sovrani, presenti nella penisola, che, nella seconda metà del 1800, furono tutt’altro che liete di essere chiamate a partecipare alla costruzione del nuovo stato sulla punta delle baionette dell’esercito savoiardo ed è inoltre difficile pensare che Dio volesse stare a fianco di chi perseguiva la via della violenza, quando non del massacro, come appunto si mostrò capace l’esercito savoiardo anche contro i ministri di Dio, preti, suore ela ChiesaCattolicain generale.
Il parossismo dell’esaltazione mistica del Mameli lo ritroviamo nella quinta strofa dove i toni diventano truculenti e, per surriscaldare gli animi patriottici dei suoi compagni di fede, descrive una Austria che, insieme al cosacco (Russia), beve il sangue italiano e polacco ma ancora per poco perché l’Aquila Austriaca ha ormai perso le penne… Con riferimento alla quinta strofa sanguinaria è curioso osservare che il 1847, anno della stesura dell’inno, è l’anno in cui nacque, in Inghilterra, Abraham Stocker il famosissimo autore del libro: “Dracula il Vampiro”.
La storia dell’Inno di Mameli e della breve vita del suo autore è la riprova di come individui pericolosi , tipo Giuseppe Mazzini e legati a potenti poteri come la massoneria, siano capaci di manipolare le menti e quindi le vite sfruttando per i loro fini nefandi gli entusiasmi, a volte poco riflessivi, della gioventù ed attivando sommovimenti politico-sociali immani con i conseguenti disastri, distruzione e morte. La storia di questo disgraziato paese nel solo arco temporale1861 -1945 ne è la prova concreta.
*Unione Padana
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