martedì 31 maggio 2011

Quando i romani erano buddisti


"Quando gli antichi romani erano buddisti: scavi dimostrano gli scambi tra Roma e l’India"
di Emilio Laguardia
Fonte: http://www.lacittadella-web.com/


L’antica Roma e l’India: due culture, due popoli, due mondi così distanti fra loro eppure così determinati a comunicare. E’quanto emerge da recenti scavi archeologici (ad Arikamedu e Muziris) che hanno individuato, sulle coste meridionali dell’India, l’esistenza di numerosi porti di attracco per le navi mercantili della Città Eterna. Anfore, vasellame (tra cui una coppa col marchio di una fabbrica di Arezzo), vetri dipinti, monete d’oro: tutto materiale di scavo di origine Romana incontestabilmente datato fra l’età di Augusto e quella di Caracalla: circa duecento anni di commercio! Gli autori latini si affannano a testimoniare le frequenti ambascerie di Indiani (sia i Kushana del Nord, sia i Tamil del Sud) presso la corte imperiale di Roma. E indicano anche il percorso delle rotte marittime che, traversato l’Oceano Indiano, toccavano l’Etiopia, risalivano per il Mar Rosso e, giunte al Sinai, continuavano il viaggio verso il Mediterraneo attraverso gli stretti canali artificiali (non ancora insabbiati) che secoli dopo diverranno il Canale di Suez.

Dall’India Roma importava soprattutto il pepe, condimento fondamentale di tutta la cucina Romana antica, ma anche avorio, perle, gemme, cotone, e tigri e leoni per il Colosseo. Pare invece che gli Indiani andassero pazzi per il vino campano, amassero le terracotte, i vasi di vetro dipinto e le sculture della tradizione Ellenistico-Romana. E poi gli schiavi: ragazzi e ragazze dalla pelle bianca che diventavano graziosi ornamenti per gli harem e le corti dei principi d’Oriente. Ma non solo. I Kushana cominciano a raffigurare il Buddha vestito con qualcosa di molto simile ad una toga Romana (e, nella storia del buddismo, è la prima volta che il dio viene rappresentato in forma umana), mentre gli antichi testi Tamil riferiscono dei “Yavanas” (gli “Occidentali”), molto richiesti in India per la loro abilità tecnica, come carpentieri, fabbri, costruttori e soprattutto come guardie del corpo dei sovrani.

Numerosi archeologi e studiosi Indiani ritengono anche che i famosi bassorilievi dello “Stupa” buddista di Amaravati (II-III secolo d.C.) siano stati eseguiti, in parte, da scultori Romani, o realizzati sotto la supervisione di artisti venuti da Roma, come dimostrano, ad esempio, le figure di cavalli che incedono, tipiche dell’arte Romana. Senza contare poi la gran quantità di occidentali raffigurati sugli stessi rilievi, riconoscibili per i capelli corti e le tuniche sopra il ginocchio.

D’altra parte la forte presenza commerciale di Roma autorizza ad immaginare che piccole comunità di occidentali si fossero stabilite lungo le coste dell’India. Emigrati di lusso che in parte conservavano la cultura della “madre patria” (come dimostrato dalla individuazione della località Templum Augusti vicino agli scavi di Muziris) e in parte, come succede a tutte le comunità oltremare, assimilavano gli usi e i costumi del nuovo paese. E forse anche la religione.
Molto, dei rapporti tra Roma e l’India, potrebbe raccontare un enigmatico busto di marmo conservato alla Galleria Borghese, poco visto e conosciuto perchè sistemato nella stessa stanza dove splende il corpo nudo di Paolina Bonaparte. L’uomo, che veste la caratteristica corazza del generale Romano, ha una corta barba riccioluta, un’espressione pensosa e quasi meditativa, mentre i lunghi e lisci capelli sono separati da una scrima centrale e annodati in una nocca alla sommità del capo. E’ la tipica pettinatura dei Buddha del Gandhara, il regno dei principi Kushana del nord dell’India, grandi ammiratori della cultura Romana e principali esportatori di beni di lusso verso Roma. «Potrebbe trattarsi proprio di un ambasciatore del re kushana Kadphises presso la corte di Traiano» suggeriscono gli storici dell’arte Paolo Moreno e Antonietta Viacava, autori del catalogo I marmi antichi della Galleria Borghese. Ma la presenza della barba farebbe escludere l’identificazione con un Indiano, in quanto gli uomini kushana amavano radersi il viso lasciandosi crescere solo i lunghi baffi all’insù.

«E’ un antico Romano convertitosi al Buddismo» assicura il professor Raoul McLaughlin dell’Università di Belfast, studioso delle rotte commerciali tra Roma, l’India e la Cina, «forse proprio uno di quei Yavanas di cui tanto parlano gli antichi testi Tamil». E difatti i busti Romani con l’ acconciatura indiana sono più d’uno: alla Galleria Corsini, a Villa Albani, al Museo Nazionale Romano, senza dimenticare quelli di Madrid e di Copenaghen. «Troppi, in verità» finisce per ammettere Antonietta Viacava «per essere solo degli ambasciatori stranieri in visita nella capitale dell’Impero».

martedì 24 maggio 2011

Intervista di attacco a Babini




Il "fattaccio"di Genova legato alla presunta pedofilia di don Seppia lascia margini alla discussione. Ne parliamo con Monsignor Giacomo Babini, Vescovo emerito di Grosseto: "comprendo la linea del cardinal Bagnasco a Genova, io avrei fatto la stessa cosa. Andare in parrocchia, celebrare messa e chiedere scusa ai fedeli. Ma questo non implica una uniformità di condotta e non dimentichiamo che il caso di Genova non viene da una denuncia di Curia, ma da investigazioni della Magistratura". Precisa: "ha fatto bene Bagnasco a chiedere scusa se quel prete é venuto meno al suo ruolo e alla sua missione". Che fare per un vescovo davanti a casi di pedofilia nel clero? "a me non ne sono capitati. Certamente il Papa attuale ha preso una via giusta di repressione del fenomeno, spinto anche dal puritanesimo aggressivo degli Stati Uniti. Ma io da Vescovo non denuncerei un prete pedofilo e credo che nel passato, se hanno taciuto dei Vescovi, hanno ...

... operato con prudenza".

In che senso, scusi?

"un prete diocesano é figlio del vescovo e un padre misericordioso non cerca la morte de figlio, ma la sua conversione".

E che cosa avrebbe fatto?

"certamente il vescovo ha il dovere di proteggere il figlio, ma anche i suoi fedeli e si trova davanti ad una scelta drammatica. Non dimentichiamo che anche lo stesso pedofilo soffre per la sua condizione. Ecco dunque che alcune volte si é spiegata la scelta di spostare il prete ad altra diocesi, con la speranza che lontano dal suo ambiente potesse cercare la via della conversione, del cambiamento e del sincero pentimento. La pedofilia per un prete é sicuramente una grave mancanza, e un venir meno ai doveri e sotto il profilo della legge una condotta criminosa".

Intanto il Vangelo della prossima domenica ci parla di Cristo il quale afferma io sono la Via, la Verità e la Vita, che cosa si intende?

"la Via é la risposta alle domande di questa umanità ormai stanca e sofferente, la Via verso il bene, sapere chi siamo e dove andiamo. La Verità é l'esigenza di fare chiarezza, e riconoscere che la sola salvezza é Cristo e Lui é la nostra vita, si é fatto uomo ed é entrato nella storia. La vita in quanto Cristo ne é Signore e Padrone, inizio e fine e solo in Lui é vita eterna".

Il Vangelo riporta Cristo che afferma: se non credete in me, almeno ponete fiducia nelle mie opere:

"il senso é che le opere vengono fatte da Cristo in nome del Padre e che tra Padre e Figlio esiste un legame inossidabile".

Bruno Volpe

Altro articolo dirompente sul Vescovo aggiunto di Grosseto

Risultati immagini per Vescovo di Grosseto Giacomo Babini

Perchè un alto esponente della chiesa entra in campo con parole così crude e con tanta foga, queste dichiarazioni mi fanno pensare! Anche per il fatto che sono riportate in maniera diversa e contraddittoria da svariate fonti. Cosa effettivamente ha innescato una "guerra" di questo genere fra religioni apparentemente rappacificate? e con una base monoteista per cui con concezione teologiche simili e della stessa radice. Ma così non è!

Ecco il comunicato che mi incurioscisce tanto


Vescovo di Grosseto: «Lo scandalo pedofilia è un attacco sionista, gli ebrei sono deicidi» .
Visite: 78 Sezione: Notizie - Attualità Regionale e Nazionale ..Un autorevole esponente della Chiesa cattolica. Lo scandalo pedofilia sui media non è altro che «un attacco sionista, vista la potenza e la raffinatezza: loro non vogliono la Chiesa, ne sono nemici naturali. In fondo, storicamente parlando, i giudei sono deicidi» ha dichiarato il vescovo emerito di Grosseto monsignor Giacomo Babini, secondo quanto riporta il sito cattolico Pontifex. «L'olocausto fu una vergogna per l'intera umanità, ma adesso occorre guardare senza retorica e con occhi attenti. Non crediate che Hitler fosse solo pazzo. La verità è che il furore criminale nazista si scatenò per gli eccessi e le malversazioni economiche degli ebrei che strozzarono l'economia tedesca» ha poi aggiunto Babini.


Secondo il sito monsignor Babini aggiunge poi, sempre riferendosi agli ebrei, che «la loro colpa fu tanto grave che Cristo premonizzò quello che sarebbe accaduto loro con il non piangete su di me, ma sui vostri figli».

LA PROTESTA DEGLI EBREI AMERICANI - Il Comitato Ebraico Americano, in un comunicato ufficiale diffuso a New York, ha chiesto ai vescovi italiani di condannare immediatamente le dichiarazioni «antisemitiche» rilasciate dal vescovo emerito di Grosseto, attraverso un analogo comunicato ufficiale della Cei.