mercoledì 31 dicembre 2014

Nicola da Cusa l'ermetico


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1401 –1464 Nicola Cusano nasce a Kues in Germania, il nome secondo la moda dell’epoca viene latinizzato, dotato di profonda cultura umanistica ebbe diversi incarichi ecclesiastici che lo porteranno ad avvicinarsi alla “chiesa d’Oriente” ed a percepire le varie religioni come diversi modi di adorare l’Unico Dio. Ripeterà che “Dio è una sfera infinita il cui centro è dappertutto e la circonferenza in nessun posto”. Influenzerà i grandi sapienti del Rinascimento e soprattutto Giordano Bruno. Fu il primo ad insistere sulla “dotta ignoranza”, concetto che verrà ripreso da Agrippa, G. Camillo Delminio, Alessandro Farra e molti “filosofi”.
La sua tomba è nella basilica romana di San Pietro in Vincoli quasi difronte alla tomba di Papa Sisto IV dove è collocata la famosa statua del Mosè

Milano e la sua fondazione preromana

Da un incontro di civiltà nacque Milano

Il mito di fondazione della città include gli stranieri.

A differenza di quello ateniese


di EVA CANTARELLA

I miti aiutano a capire la storia? La domanda è antica. Nel Settecento, Voltaire scriveva che per capire il
mondo pagano bisognava ignorare quelle «favole assurde». Per Vico, invece, il mito era «uno specchio
della storia». Nell'Ottocento, Max Mueller considerava i racconti mitici una «malattia del linguaggio »,
frutto della incapacità degli antichi di rappresentarsi le astrazioni; per J.J. Bachofen, invece, il mito delle
Amazzoni contribuiva a dimostrare che prima del patriarcato era esistito il matriarcato. Recentemente, in
Italia, con riferimento alla storia di Roma, Andrea Carandini ha sostenuto che le nuove scoperte
archeologiche consentono di identificare il nucleo di verità storica contenuto nei miti; Emilio Gabba lo ha
escluso.
Problema complesso, quello del mito: ma forse la diversità delle posizioni può dipendere, quantomeno in
qualche misura, dalle domande che gli si pongono. Se è infatti controvertibile che esso consenta di risalire
a fatti, avvenimenti e personaggi, è assai meno difficile ammettere che aiuti a individuare le credenze, i
riti, le istituzioni e le mentalità che, nel complesso, formano la cultura di un gruppo nel senso più ampio,
antropologico di questo termine. Più in particolare, è difficile negare valore storico in questo senso ai miti
di fondazione, attraverso i quali un gruppo si racconta ed esalta la sua identità, inevitabilmente definita
nel suo rapporto con gli altri. Questo rapporto, infatti — a seconda che sia di esclusione o di inclusione —
influisce non solo sulla consapevolezza di sé dei componenti del gruppo, ma anche sulle istituzioni sociali,
politiche e la politica estera di questo. Come dimostra la lettura di due celebri miti (quello di Atene e
quello di Roma) che per questa ragione leggeremo, a mo' di paradigma, prima di chiederci come
intendere, in questa prospettiva, il mito di fondazione di Milano. Un giorno, racconta il mito ateniese,
Efesto, innamoratosi di Atena, tentò di possederla; ma non ci riuscì, e il suo seme cadde sulla gamba della
dea, che si deterse inorridita con uno straccio, e quindi lo gettò a terra. Il seme divino, tuttavia, non andò
sprecato: dalla terra fecondata nacque Erittonio, futuro re di Atene. Più che chiari i caratteri della città
che il mito tramanda: l'origine divina di questa e l'autoctonia dei suoi abitanti, dalla quale derivavano la
loro diversità e la loro fortuna: gli ateniesi — leggiamo nella Medea di Euripide — sono felici perché «figli
degli dèi beati, nati da una terra mai contaminata…».
Nella specie, dunque, il mito definisce l'identità ateniese attraverso la totale esclusione dell'altro,
segnalando la assoluta estraneità dello straniero e l'impossibilità di integrarlo: in perfetta sintonia — non
a caso — con l'organizzazione civica e la storia di Atene. Basterà un esempio: Atene era una città
commerciale, dove viveva stabilmente una categoria di persone fondamentale per la sua economia, gli
stranieri chiamati meteci (da metoikein, vivere insieme). Eppure i meteci non solo erano privi dei diritti

politici, ma non potevano possedere terre, sposare una donna ateniese, e potevano partecipare ai processi
solo con l'assistenza di un cittadino che garantiva per loro. A questo aggiungasi che il mito dell'autoctonia
da un canto descrive Atene come la città della democrazia (nati dalla terra, figli della stessa madre, tutti
gli ateniesi sono uguali), dall'altro la oppone alle altre città, composte da un assemblaggio eterogeneo di
persone provenienti da un suolo straniero. Passiamo a Roma.
Secondo la leggenda, il fondatore della città, Romolo, discendeva da Enea, l'eroe troiano sopravvissuto
alla distruzione della sua città perché destinato a perpetuare la stirpe dei troiani. Impossibile, qui,
raccontare dell'arrivo di Enea nel Lazio e del suo matrimonio con Lavinia, figlia del re Latino. Impossibile
e superfluo seguire la storia dei loro discendenti fino a Romolo, il fondatore di Roma: la profonda
differenza tra il mito di fondazione di Atene e quello di Roma è comunque evidente. Roma cerca le sue
origini in un'etnia diversa, che si fonde con la stirpe locale. In Romolo scorre sangue laziale e sangue
troiano. Come se questo non bastasse, per popolare Roma egli apre un asilo, in cui offre rifugio a
chiunque chiede ospitalità e protezione, e per ovviare alla mancanza di donne rapisce le Sabine. Per non
parlare dell'apertura sociale e culturale che accompagna la commistione di stirpi. I romani, infatti, oltre
alle altre genti, assimilavano anche gli schiavi liberati, che con la libertà acquistavano la cittadinanza
romana. Il dato etnico, per loro, era meno importate di quello politico. Per i romani integrazione voleva
dire capacità di innovazione. Questo è quel che ricorda il loro mito di fondazione.
E tutto ciò premesso, veniamo finalmente a Milano. Racconta Tito Livio (V, 34) che quando a Roma
regnava Tarquinio Prisco (siamo, dunque, all'inizio del VI secolo a.C.), la massima autorità tra i celti era
Ambigato, re dei Biturigi. Preoccupato per l'eccesso di popolazione, questi mandò due suoi nipoti, di
nome Segoveso e Belloveso, alla ricerca di nuove terre. Belloveso, seguendo l'indicazione degli dèi, si
diresse verso l'Italia, valicò le Alpi, sconfisse gli Etruschi non lontano dal Ticino e fondò una città, che
chiamò Mediolanum. Quali sono i caratteri dell'identità milanese celebrati da questo racconto?
Certamente, non l'autoctonia e la separatezza celebrate dal mito ateniese. Caratterizzando l'immigrazione
celtica come un'impresa assolutamente pacifica, la saga di Belloveso suggerisce piuttosto un incontro e
una commistione di culture: quella degli indigeni, quella dei celti venuti d'oltralpe, e nei secoli successivi
quella romana. Per mettere in evidenza il carattere composito della città Livio ricorda, non a caso, che
Belloveso fonda Milano in una zona che aveva lo stesso nome di una tribù celtica, e, celebrando le nobili e
antiche origini dei Biturigi, tende a valorizzare, all'interno della cultura romana di cui si sentiva parte
integrante, l'apporto di quella celtica, alla quale, essendo padovano, ugualmente sentiva di appartenere. A
distanza di due millenni dal momento in cui venne scritto, il mito trasmette l'immagine di una città
etnicamente e culturalmente aperta ai contributi esterni, pronta a recepirli e a trasformarli in ricchezza.
Caratteri che ha mantenuto nei secoli, oggi nuovamente alla prova dei grandi flussi migratori e degli
antichi problemi dell'ospitalità e dell'integrazione.
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martedì 30 dicembre 2014

La particella di Dio

MARGHERITA HACK DISSE: "IO ATEA,
IL BOSONE DI HIGGS È IL MIO DIO" -




martedì 8 ottobre 2013, 14:10
ROMA - Margherita Hack, la scienziata italiana scomparsa alcune settimana fa, in un'intervista parlò del bosone di Higgs, dicendo "è il mio Dio".
L'INTERVISTA Che cos'è il bosone di Higgs?
«È una particella che si ipotizzava esistesse, ma che non era mai stata osservata. C'è una teoria, il Modello Standard, che supponeva l'esistenza di una particella molto più grossa del protone, cioè del nucleo dell’atomo, e che avesse la proprietà di spiegare come le particelle acquistano massa, ossia come si formano». Quindi, la scoperta è davvero rivoluzionaria?
«È la conferma di una teoria, ossia di quella teoria che spiega la formazione della materia. Tutto ciò che esiste è fatto di materia e a questa nuova particella si deve la formazione di tutte le altre. Ecco perché Higgs l'aveva denominata anche Particella di Dio».

Lei è atea, cosa le suscita questo appellativo?
«È solo un modo di dire. Io in Dio non credo, ma posso dire che per me Dio è il bosone di Higgs perché è in grado di creare la materia».
Perché è stato impiegato l'acceleratore del Cern?
«Perché dispone di un'altissima quantità di energia e da Einstein in poi conosciamo l'equivalenza tra massa ed energia. Se si dispone di abbastanza energia si può creare materia, in base alla relazione E=mc2». Credeva che si sarebbe giunti a questa scoperta?
«Ci speravo: e dopo mesi e mesi di caccia con i maggiori ricercatori del mondo, ce l'abbiamo fatta». E se non fosse accaduto?
«Voleva dire che o non si disponeva di energia sufficiente, e che quella particella era ancora più grossa di quanto si prevedesse; o che la teoria era sbagliata». Il prossimo passo? Capire come il bosone si forma?
«Quello è decisamente molto difficile. Semmai si dovrà spiegare cos'è la materia oscura e trovare altre particelle sconosciute». Come verrà applicata questa scoperta?
«Ancora non si può dire: per ora, si tratta di comprendere a fondo la struttura della materia. A partire dalla conoscenza pura non ci si pone il problema delle applicazioni, che possono arrivare anche dopo molti anni». Quanti anni?
«Einstein studiava il comportamento fotoelettrico cioè il comportamento di certa materia. Ma solo dopo molti anni questo tipo di comportamento è stato impiegato per il funzionamento di telefonini e ipod».

Razionalità e mistica a fondamento del pensiero greco

Axis Mundi. L’Occidente razionale e le culture dell’estasi   

 di Clelia Fiano

“Axis Mundi è un’iniziazione al mondo sciamanico e alle società tradizionali. E’ una lettura di interesse filosofico e psico-antropologico che porta a riscoprire l’affascinante mondo dei simboli e dell’irrazionale in un’epoca contraddittoria perché globalizzata e globalizzante, fatta di scambi tra culture ma al tempo stesso dominata da un modello di vita dominante, quello dell’uomo moderno. Dal viaggio verso lo sciamanesimo si approda verso altri modi di vivere nel mondo e di dare senso al mondo, come quello delle società tradizionali e di molti popoli tribali” Un libro nato da una ricerca sullo studio dello sciamanesimo proposto da Mircea Eliade nei contesti tradizionali e presso le culture arcaiche, in una prospettiva junghiana, dove archetipo e inconscio collettivo diventano due strumenti per capire l’universo sciamanico. L’autrice è Clelia Fiano una giovane studiosa triestina, laureata in Scienze Politiche a Trieste, un perfezionamento in Antropologia culturale e sociale presso l’Università di Padova, e in Diritti Umani presso l’Istituto René Cassin di Strasburgo. Ha conseguito una qualifica in mediazione culturale, e si è occupata di progetti di integrazione per gli immigrati. E’ sostenitrice di Survival International, un’organizzazione mondiale che si occupa della tutela dei popoli tribali. Attualmente collabora presso l’Istituto internazionale di studi sui diritti dell’uomo di Trieste, ed è dottoranda in Politiche transfrontaliere. Ecletticità e interdisciplinarietà sono le prospettive da cui sono stati affrontati i temi che si ritrovano nel suo libro. Chi è, cos’è uno sciamano? Un guaritore, un mago, uno stregone? Quali sono le sue prerogative? Quali le sue qualità, le sue doti? Qual è la sua importanza sociale? Com’è il mondo delle popolazioni sciamaniche? L’analisi dell’archetipo dello sciamano, dei suoi comportamenti, delle tecniche dell’estasi, del simbolismo collegato ai rituali, è inquadrata nell’ambito della psicologia junghiana. Lo sciamano diventa centro propulsore da cui si diramano diversi temi: il rapporto mito-simboli, microcosmo-psiche, estasi-stati alterati di coscienza, psicologia transpersonale, rapporto uomo-mondo-psiche. Lo sciamanesimo è l’epistemologia di molte società tradizionali e di molti popoli tribali. Il soprannaturale\sovraumano nel modus vivendi primitivo si manifesta nel reale, lo stesso microcosmo è sacro, e si rivela come un’affascinante foresta di simboli. Il mondo in toto diviene il mondo del possibile, dove soprannaturale e umano convivono in un’accezione animista, per cui ogni cosa è più di quello che appare. Lo sciamano conosce meglio di ogni altro i misteri della natura. Durante l’esperienza estatica per curare, divinizzare, incontrare gli spiriti, e quindi per assolvere le sue funzioni sociali, lo sciamano entra in contatto con le forze cosmiche che governano il mondo e gli uomini, e riesce così a dominarne le forze, a varcarne le porte, e a rinsaldarne gli squilibri....L’archetipo dello sciamano racchiude questa grande capacità empatica e immaginifica nei confronti del mondo. Nel suo mondo la natura e l’uomo sono un connubio indissolubile, sacre unità che si completano, parti di un unico grande Tutto. I riti sciamanici hanno la funzione psico-sociale di alleviare i mali cui è soggetta la sua comunità, che a lui si rivolge per essere curata, consigliata, per farsi predire il futuro. La sua funzione dipende molto dal consenso della comunità. Lo sciamano cura, cerca il male che affligge l’uomo e lo caccia dall’anima, perché corpo e psiche sono imprescindibili. Il male ha natura psicofisica, ed è solo scacciando le energie negative che si elimina il male, e il dolore. Uomo- ambiente, corpo-psiche, sono considerati nel loro insieme, e insieme vanno pensati, e soprattutto trattati. Per alcuni tali qualità dello sciamano sono sovra-umane, solo nella misura in cui lo sciamano ha messo in pratica potenzialità umane dagli altri uomini non perfezionate. Ogni essere umano avrebbe quindi capacità extrasensoriali, o ad ogni modo potrebbe potenzialmente instaurare un contatto con il mondo sottile, che poi è il mondo psichico. Ma non lo fa perché non ne è capace, o lo fa solo in alcune circostanze, come ad esempio durante i sogni, in cui l’uomo comune sembra addentrarsi nello stesso mondo descritto nelle estasi sciamaniche. La differenza sta nel fatto che l’uomo comune non sa governare questo mondo, e non ne è cosciente, vi si addentra senza saperlo. Lo sciamano invece ne è l’equilibratore, vi si addentra ogni qual volta lo voglia, e una volta dentro ne governa le forze. Le manifestazioni estatiche si rivelano con stati allucinati, nel senso che lo sciamano viaggia verso un altro mondo nel momento della trance, e di questo viaggio ne descrive le caratteristiche attraverso immagini-allucinazioni. Presso alcune popolazioni la trance (stato non ordinario di coscienza- viaggio verso il mondo sottile) si raggiunge attraverso l’uso di sostanze psicotrope, presso altre con auto-induzione. Ma in entrambi i casi la trance è nel contesto sciamanico la rilevazione a livello fisico del contatto dello sciamano con tale forza ultraterrena/ultraumana, con cui lui ne è tutt’uno. Questa riflessione porta ad evidenziare i punti di contatto tra sciamanesimo-psichiatria, e la possibilità di rivedere i confini tra stati non ordinari di coscienza e psicopatologie. Dalle esperienze pioneristiche di Jung nel campo di studi sulla schizofrenia (e delle immagini -allucinazioni descritte dai pazienti), pensare alla possibilità di ricercare un filo di significati comuni tra le esperienze allucinatorie dei malati di mente e le esperienze estatica (e estetiche), come due diverse modalità espressive di una stessa matrice, quella dell'inconscio collettivo, della fantasia instancabilmente creatrice, e del cordone ombelicale tra stato onirico-estatico-creativo-allucinatorio, permettendo di rivedere il confine tra patologia- alterità, normalità-anormalità psico-fisica e psico-sociale. Un confronto tra l’epistemologia sciamanica e l’epistemologia occidentale, proprio partendo dall’analisi dei poteri sciamanici, e della possibilità che questi possano risiedere in ogni essere umano, si rivela propedeutica. E’ un confronto tra un mondo in cui c’è (il nostro) una frattura della psiche dell’uomo in normale/anormale contro una realtà in cui materialità\sacralità si armonizzano, una concezione del tempo lineare e accelerato contro una scansione del tempo ciclico e quindi più umano perché più vicino al naturale bioritmo. E ancora, una dimensione dello spazio razionalizzato e iperfunzionale contro una rappresentazione e collocazione dello spazio come qualcosa di sacro in cui l’essere umano vive circondato da simboli e sa stupirsi ogni giorno del microcosmo perché mondo del possibile, e perché contiene in se una scintilla divina. Si rileva così lo scacco dell’epistemologia occidentale, carente di senso di spiritualità nella sua accezione più umana (sentimento di appartenenza a qualcosa più grande di noi - il mondo stesso-), è l’esigenza di riaffermare l’altra metà della mela, quella dell’irrazionale, delle dinamiche psico-sociali e psico-cosmiche, di cui l’uomo ne è parte. Da qui lo scacco dall'uomo moderno, da qui la necessità di ripensare a una nuova epistemologia, ad un nuovo modo di vivere nel mondo. Rieducarci a pensare l'uomo come facente parte integrante di un sistema più grande: il sistema mondo. Recuperare il “senso dell’estasi con il tutto” passa attraverso un riesame del concetto di normalità, di temporalità, di spiritualità....E passa anche attraverso un riesame del concetto di “sviluppo” e di “benessere”, mai tanto attuale come ora, in cui sempre più gli squilibri tra Nord-Sud del mondo si fanno abissali. Dovremmo forse ripensare in termini di circolarità e quindi di complessità ai grandi nodi dell’esistenza umana. Dovremmo forse ripensare che normale/anormale, proprio come realtà/irrazionale, quotidiano/sacro, tradizione/sviluppo, terra e cielo non sono in contrapposizione, non si escludono, ma sono complementari proprio perché sono i concetti su cui si gioca probabilmente non solo la vita di noi singoli ma i futuri equilibri tra i popoli del mondo. Bibliografia Cassirer Ernest, L’uomo simbolico, Adelphi, Milano, 1984 Chevalier J., Gheerbrant A., Dizionario dei simboli, Bur Editore; Milano, 1986 Eliade M., Lo sciamanismo e le tecniche dell’estasi, F.lli Bocca Editori, Roma, 1954 Eliade M., Mito e realtà, Rusconi Editore, Milano, 1974 Eliade M., La nascita mistica: riti e simboli d’iniziazione, Editrice Morcelliana, Brescia, 1974 Eliade M., Il mito dell’eterno ritorno, Borla Editore, Roma, 1986 Eliade M., Immagini e simboli, ed. Boringhieri, Milano, 1991 Eliade M., Trattato di storia delle religioni, ed. Boringhieri, Torino, 1976 Filoramo, Massenzio, Raveri, Scarpi, Manuale di storia delle religioni, ed. Laterza, Milano, 1998 Gallo Ermanno, Maghi, sciamani e stregoni, ed. Piemme, Milano, 2000 Gregory Bateson, Una sacra unità, verso l’ecologia della mente, Adelphi, Milano, 1977 Gregory Bateson, Mente e natura. Un’unica necessità, Adelphi, Milano, 1984 Jung C. G., Psicologia e religione, ed. Boringhieri, Torino, 1992 Jung C. G., La vita simbolica, Torino, 1993, ed. Boringhieri, Torino, 1993 Jung C. G., Gli archetipi dell’inconscio collettivo, ed. Boringhieri, Torino, 1977 Jung C. G., Il problema della malattia mentale, ed. Boringhieri, Torino, 1975 Muller E. Klaus, Sciamanismo. Guaritori, spiriti, rituali, ed. B.Boringhieri; Torino, 2001 Otto R., Il Sacro: l’irrazionale nell’idea del divino e la sua relazione al razionale, Adelphi Editore, Milano, 1989 Ries J., Il Sacro, Jaca Book Edizioni, Milano, 1982 van der Leeuw G., Fenomenologia del Sacro, ed.Boringhieri, Torino, 1960 van Gennep A., I riti di passaggio, ed. Boringhieri, Torino, 1981 Zolla E., L’androgino: l’umana nostalgia dell’interezza, ed. Boringhieri, Como, 1989 Zambotti Luciano, Lo sciamanesimo, ed. Mosaico, Novara, 1999

Perché tanto accanimento verso le sue teorie e sopratutto la sua persona in questa Europa liberticida. Nessuno ne vuol parlare!


Minaccia di morte
Il 15 maggio 2001 il dott. Hamer ha fatto pubblicamente un'accusa formale della sua persecuzione affermando che la comunità massonica Giudea vuole assassinarlo. A quanto pare tale confraternita da oltre quarant'anni utilizza come metodo terapeutico e/o preventivo i principi cardine della Nuova Medicina (di Hamer) e appunto la diffusione incondizionata di tale teoria medica rivoluzionaria metterebbe a rischio la "sopravvivenza" della comunità stessa. 


Il 5 ottobre 2001 il dott. Hamer è stato giudicato in appello, colpevole di "abuso della professione medica" da un giudice del tribunale francese, e condannato a cinque anni di carcere.

Il poeta oracolare



"Prevedo la spoliticizzazione completa dell'Italia: diventeremo un gran corpo senza nervi, senza più riflessi. Lo so: i comitati di quartiere, la partecipazione dei genitori nelle scuole, la politica dal basso... Ma sono tutte iniziative pratiche, utilitaristiche, in definitiva non politiche. La strada maestra, fatta di qualunquismo e di alienante egoismo, è già tracciata. 
Resterà forse, come sempre è accaduto in passato, qualche sentiero: non so 
però chi lo percorrerà, e come."

Pier Paolo Pasolini, 5 marzo 1922 - 2 novembre 1975

lunedì 29 dicembre 2014

Come commentare queste parole e come definire il Santo? Imbarazzante credo!


Il culto dei serpenti dal paganesimo alla cristianità

Da Angizia dea legata ai serpenti a San Domenico dei serpari

Le immagini ci aiutano

La dea Angizia legata ai serpenti in una ricostruzione teatrale. Il suo santuario è stato individuato nel territorio di Luco dei Marsi

e sotto l'immagine di San Domenico portato in processione a Cocullo nel giorno della sua festa


Il massacro di Wounded Knee

29 dicembre 1890: Il massacro di Wounded Knee
ILmassacro di Wounded Knee è il nome con cui è passato alla storia un eccidio di Miniconjou, un gruppo di LakotaSioux, da parte dell'esercito degli Stati Uniti d'America, avvenuto nell'ambito delle guerre Sioux e commesso il 29 dicembre 1890 nella valle del torrente Wounded Knee.
Negli ultimi giorni del dicembre 1890, la tribù di Miniconjou guidata da Big Foot (Piede Grosso), alla notizia dell'assassinio di Toro Seduto, partì dall'accampamento sul torrente Cherry per recarsi a Pine Ridge, sperando nella protezione di Nuvola Rossa.
Il 28 dicembre furono intercettati da quattro squadroni di cavalleria Settimo Reggimento guidato dal maggiore Samuel Whitside, che aveva l'ordine di condurli in un accampamento di cavalleria sul Wounded Knee. 120 uomini e 230 tra donne e bambini furono portati sulla riva del torrente, accampati e circondati da due squadroni di cavalleria e sotto tiro di due mitragliatrici.
Il comando delle operazioni fu preso dal colonnello James Forsyth e l'indomani gli uomini di Piede Grosso, ammalato gravemente a causa di una polmonite, furono disarmati. Coyote Nero, un giovane Miniconjou sordo, tardò a deporre la sua carabina Winchester, fu circondato dai soldati e, mentre deponeva l'arma, partì un colpo a cui seguì un massacro indiscriminato. Il campo venne falciato dalle mitragliatrici e i morti accertati furono 153. Secondo una stima successiva, dei 350 Miniconjou presenti ne morirono quasi 300.
Venticinque soldati furono uccisi, alcuni probabilmente vittime accidentali dei loro compagni. Dopo aver messo in salvo i soldati feriti, un distaccamento tornò sul campo dove furono raccolti 51 indiani ancora vivi, 4 uomini e 47 tra donne e bambini. Trasportati a Pine Ridge, furono in seguito ammassati in una chiesetta ove (per gli addobbi natalizi) si poteva leggere la scritta:
« Pace in terra agli uomini di buona volontà. »
A Wounded Knee, sul cartello verde dove si può leggere la storia del massacro, è riportata la scritta Massacre of Wounded Knee. La scritta massacre venne aggiunta sopra la vecchia scritta Battle in quanto inizialmente venne dato il nome di battaglia di Wounded Knee e, spesso, viene tuttora riportata e ricordata come ultimo scontro armato tra nativi e Governo
Massacre At Wounded Knee
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domenica 28 dicembre 2014

I limiti del pensiero razionalista

CRITICHE AL PENSIERO RAZIONALISTA: LA SCIENZA NON RIUSCIRA’ MAI A CONOSCERE LE CAUSE PRIME…
…Ecco dunque, che della divina sustanza, sì per essere infinita sì per essere lontanissima da quelli effetti che sono l'ultimo termine del corso della nostra discorsiva facultade, non possiamo conoscer nulla, se non per modo di vestigio, come dicono i platonici, di remoto effetto, come dicono i peripatetici, di indumenti, come dicono i cabalisti, di spalli o posteriori, come dicono i thalmutisti, di spechio, ombra ed enigma, come dicono gli apocaliptici… Anzi di più: perché non veggiamo perfettamente questo universo di cui la sustanza e il principale è tanto difficile ad essere compreso, avviene che assai con minor raggione noi conosciamo il primo principio e causa per il suo effetto.
CRITICHE AL PENSIERO RAZIONALISTA: LA SCIENZA NON RIUSCIRA’ MAI A CONOSCERE LE CAUSE PRIME…
…Ecco dunque, che della divina sustanza, sì per essere infinita sì per essere lontanissima da quelli effetti che sono l'ultimo termine del corso della nostra discorsiva facultade, non possiamo conoscer nulla, se non per modo di vestigio, come dicono i platonici, di remoto effetto, come dicono i peripatetici, di indumenti, come dicono i cabalisti, di spalli o posteriori, come dicono i thalmutisti, di spechio, ombra ed enigma, come dicono gli apocaliptici… Anzi di più: perché non veggiamo perfettamente questo universo di cui la sustanza e il principale è tanto difficile ad essere compreso, avviene che assai con minor raggione noi conosciamo il primo principio e causa per il suo effetto.

sabato 27 dicembre 2014

Il conigli e il tempo

..quando all'improvviso un coniglio bianco con gli occhi rosa le passò davanti di corsa.
Non c'era niente di tanto eccezionale in questo, e Alice non pensò nemmeno che fosse
tanto fuor dal comune sentire il coniglio dire fra sé: <
ritardo!>>. Quando ci ripensò più tardi si accorse che avrebbe dovuto meravigliarsene,
ma in quel momento le era sembrato tutto piuttosto normale.
Alice nel Paese delle Meraviglie, Lewis Carrol

Gli dei Mani poco chiedono



                                  Ovidio, Fasti.

Parva petunt Manes: pietas pro divite grata est
munere; non avidos Styx habet ima deos.
Tegula porrectis satis est velata coronis
et sparsae fruges parcaque mica salis,
inque mero mollita Ceres violaeque solutae:
haec habeat media testa relicta via


"Chiedono poco i Mani: gradiscon l'affetto qual ricco
dono: il profondo Averno non ha dei numi ingordi.
Basta coprir la lastra di serti che s'offrono; basta

che si sparga del grano con un poco di sale;
e pane che s'inzuppi nel vino e viole disciolte,
che siano dentro un coccio lasciato nella strada.."

La grande raccolta di testi ermetico-alchemici di Nino Rota e Vinci Verginelli

Vinci Verginelli - BIBLIOTHECA HERMETICA

                                         Risultati immagini per Nino Rota e Vinci Verginelli
PREFAZIONE

"Prefazioni ed Elenco Cronologico del Catalogo - Vinci Verginelli - Catalogo Alquanto Ragionato della Raccolta Verginelli-Rota - "BIBLIOTHECA HERMETICA" Nardini Editore Firenze 1986 - Francofurti 15/6/02

Je vais donner dans ce petit Ouvrage l`Histoirede la plus grande folie et de la plus grande sagesse,dont les hommes soient capables ...Malheur a`ceux qui ont l`imprudencede se decouvrir.Lenglet-Dufresnoy,Historie de la Philosophie Hermètique,Tome Premier.

Mio carissimo figlio,io ti istruiro`in questabenedetta scienza che e`stata nascosta dagli antichi Filosofi,ai quali Dio si e`degnato di accordare un favorecosi`grande in considerazione delle loro buone operee in virtu`delle loro preghiere,e in nome di Lui,dopoaverGli rivolto parecchie volte le nostre preghiere,noi ci accingiamo a rivelarti un segreto cosi`importante.Pierre Arnauld

***

Questa Raccolta Verginelli-Rota e`stata data in donazionedall`Autore di questo Catalogoalla Biblioteca dell`Accademia Nazionaledei Lincei ed affidata al Prof. Giuseppe Montalenti,a quel tempo Presidente dei Lincei,il 4 di maggio 1985, in Roma a Palazzo Corsini 8 Via della Lungara),sede dell`Accademia Lincea,dove gli studiosi possono accederee chiedere in consultazione i testi ermetici antichi a stampae manoscritti,che in questo Catalogo sono ... catalogati.Il 21 gennaio 1986,nella medesima sede Lincea,ebbe luogo il solenne atto giuridicodi donazione alla presenza del nuovo presidenteProf. Francesco Gabrieli,che volle sigillare con nobili paroleil grato accoglimento della donazione al piu`altoistituto culturale italiano.



AL MUSICISTA GRANDE E MIO PIU`CARO AMICO
NINO ROTA
DEDICO
QUESTO CATALOGO
DELLARACCOLTA VERGINELLI-ROTA
DI
ANTICHI TESTI ERMETICI
(SECOLI XV-XVI-XVII-XVIII)


QUESTI LIBRI
CHE INSIEME RICERCAMMO E INSIEME RACCOGLIEMMO
POI CHE EGLI CI HA LASCIATO
OFFRO
AGLI STUDIOSI DI TUTTO IL MONDO
"UT QUAERANT ET INVENIANT ET LUX FIAT IN EIS"


PREFAZIONE DEL CATALOGISTA

"Candido et Veritatis Philosophicae cupido lectori".

Settembre,andiamo.E`tempo di migrare
.Ora in terra d`Abruzzo i miei pastor
ilascian gli stazzi e vanno verso il mare.
...............................................................
Rinnovato hanno verga d`avellano.

Cosi`cantava ai suoi bei di`il grande Gabriele.Belli ancora suonano i versi,"come tutte le cose belle quando sono belle". E mi risonavano in mente in quel mattino di settembre del 1979.Eppure non di migrare si trattava e nemmeno di transumanze. Di "transumananze"piuttosto,a voler adoperare un neologismo o latinismo di fonte dantesca per cose che dalla grande visione paradisiaca aliene non sono.

Trasumanar significar per verba
non si porria, pero` l`esemplo basti
a cui esperienza grazia serba.

Par.,I


Per me si trattava in quel mattino di decidermi finalmente di imprendere a scrivere.Scrivere : " affinche`la morte non ci colga in ozio turpe", a dirla con le parole che nel suo ultimo tempo ad un amico scriveva l`altro grande abruzzese,don Benedetto,come dagli intimi amava sentirsi chiamare Benedetto Croce.Scrivere ... un catalogo.Un catalogo per accompagnare la donazione che io avevo deciso di fare della mia Raccolta di antichi testi ermetici (secoli XV-XVI-XVII-XVIII) alla Biblioteca Nazionale dei Lincei,che e` l`istituzione di piu` alto livello culturale,che onora l`Italia e tutto il mondo ammira. A sollecitarmi in tale proposito mi spingevano parole lontane lette e mai dimenticate che per decenni e decenni erano andate covande in me. Leggendo la rivista "Commentarium " (n.3,p.68) [1] uno studio intorno a Francesco Borri scritto da un insigne ermetista,che si celava sotto lo pseudonimo di N.R. Ottaviano,trovai che l`autore lamentava che " mancasse in Italia persino un catalogo di alchimisti italiani dalle biblioteche pubbliche e private investigate". Cosi`aveva deprecato Ottaviano nell`anno di grazia 1910.Tale deprecazione quasi con le medesime parole,quasi col medesimo cruccio , tanti anni dopo ebbi a sentirmi ripetere da Giuliano Kremmerz che di Ottaviano era molto amico.Conoscevo il Kremmerz sin dal 1921,quando gli ero stato presentato da intimi suoi quali Borracci e Moggia. Per anni avevo atteso un suo invito .Poi d`improvviso nel dicembre del 1929 mi scrisse che mi aspettava dopo Natale a Beausoleil, dove da anni risiedeva. Corsi. Gli portavo, come egli per lettera me ne aveva pregato,i due grossi volumi del Manget presi in prestito da una biblioteca fiorentina: mi avrebbe indicati quali trattati "di buona mano" desiderava che io traducessi. Prediligeva i trattatelli.Fu in quell`occasione,che il Kremmerz,conversando di tante cose,tra l` altre parlo`pure della deplorevole condizioni bibliografiche degli studi alchimistici in Italia e parve esortarmi che mi occupassi io di un catalogo di testi alchimici nelle biblioteche italiane pubbliche e private,per esempio la Biblioteca Filosofica Fiorentina [2] che io conoscevo particolarmente,perche`l`avevo con assiduita`frequentata durante il periodo fiorentino dei miei studi (1921-1925). Lui parlava.Io,vicino,tacito ascoltavo. A stento credevo che fosse veramente il Kremmerz a parlarmi. E che passeggiavamo insieme per i giardini di Beausoleil.Mi pare ancora di vederlo,di sentirlo parlare.Sempre caldo,sempre amorevole,spesso napoletamente scherzoso,rare volte ierofantico. " Il maestro di ermetismo piu`grande nei nostri tempi.E fra i piu`grandi in ogni tempo ". Tutto luce di "sapienza,amore e virtute".Il Maestro,e quella incantata mattina di dicembre del 1929.Qualche mese dopo d`improvviso ci avrebbe lasciati.Fu forse cosi`in quella mattina,che mi nacque la prima idea di un catalogo. Idea bella ma vaga,incerta,tanto che parve poi spegnersi.Rinasceva di tempo in tempo pero`. Soltanto poi,in occasione della donazione dei miei libri ai Lincei,l`idea era matura a farsi realta` e,affinche`tale divenisse,ho badato ininterrottamente a questa fatica da quel settembre del 1979 a tuttora. Il Catologo eccolo qui`.Quale che sia,ma eccolo qui.Il primo catalogo di libri ermetici in Italia.Un inizio. Un invito a fare piu`e meglio.Sperabilmente.Ma catalogo come? Anzitutto una caratteristica distintiva:il catalogo e`di libri miei,della mia biblioteca, raccolti durante un sessantenio e piu`,dal 1921 a tuttoggi.Cercando,viaggiando,rovistando,chiedendo,scambiando. Raccoglievo,acquistavo spesso con sacrificio libri ermetici in Italia e fuori ,a Parigi e a Londra in ispecie. A quel tempo se ne trovavano ancora facilmente e per poco.Poi nel 1939 ebbi una gran ventura : la ventura di incontrare qualcuno che mi sarebbe divenuto amico diletto per tutta la vita,amico e anche collaboratore sollecito,generoso,anzi prodigo nel cercare ed acquistare libri ermetici: Nino Rota [3] Musicista grande,studioso tacito pervicace perspicace di cose ermetiche.Nino a me era stato presentato da Giacomo Borracci a Bari,dove era venuto a insegnare composizione nel Conservatorio Niccolo`Piccinini e dove rimase tutta la sua vita,anche se riesiedendovi saltuariamente. Molto spesso i suoi intensi impegni musicali lo tenevano altrove e specialmente a Roma,dove ero io,e allora stavamo sempre insieme.Libri e musica,musica e libri.Cosi`ho voluto che il nome "Rota" fosse a me vicino nella duplice denominazione della " Raccolta Verginelli-Rota": per ricordo,per riconoscenza,per omaggio.Libri ermetici antichi e libri ermetici moderni. Della Raccolta dei libri ermetici antichi,circa quattrocento (secoli XV-XVI-XVII-XVIII), ho fatto donazione alla Biblioteca Nazionale dei Lincei unitamente alla Raccolta di manoscritti antichi,circa sessanta,(secoli XV-XVI-XVII-XVIII-XIX), dei quali alcuni,quelli quattrocenteschi,sono codici pergamenacei,miniati,belli, tutti da studiare.Per la datazione di questi manoscritti ricorsi alla dotta e preziosa e gentile consultazione paleografica del Prof. Fabio Troncarelli dell`Universita`di Roma e della sua assistente Signorina Alessandra Tommasi. Di tale donazione mi pervenne accettazione mediante una gentile calda lettera scrittami in data 6 giugno 1984 dal Presidente dell`Accademia Nazionale dei Lincei Prof. Giuseppe Montalenti. Della raccolta di libri ermetici moderni (secoliXIX-XX) circa duemila,ho fatto donazione al Circolo Virgiliano di Roma, di fondazione kremmerziana,e ne ho fatto consegna gia` da qualche anno.Donazione al Circolo Virgiliano fatta con questa clausola : che nel caso deprecabile,ma pur possibile,della chiusura del Circolo Virgiliano (non fu forse chiuso, almeno ufficialmente anche se apparentemente ,ai tempi del fascismo,quando i circoli esoterici vennero tutti chiusi perche`venivano confusi con le logge massoniche per comunanza di simboli?),dicevamo,nel caso di chiusura del Circolo Virgiliano,gli ultimi dirigenti del Circolo e l`Assemblea dei Soci faranno a loro volta donazione della mia Raccolta Verginelli-Rota di testi ermetici moderni all`Accademia dei Lincei,venendo cosi` a congiungersi alla mia Raccolta di testi ermetici antichi.E torniamo al Catalogo ,anzi al "Catalogo alquanto ragionato",come si e`preferito dire. Potra`sembrare provocatoria l`attenuazione significata con "alquanto" ma non lo e`. Se lo fosse,sarebbe provocatoria e presuntuosa anche la qualita`del contenuto e dell`assunto di tutti questi libri,alla cui lettura e alla cui intelligenza non la comune ragione giova ma l`ispirazione di Hermes,come direbbero gli alchimisti paganeggianti,o l`ausilio dello Spirito Santo,come direbbero gli ermetisti cattolici o in apparenza tali,oppure la intiuizione,a meno che il "logos"eracliteo s`intenda identificato con il "logos" giovanneo,come a me piace credere,e allora le qualificazioni differenzianti sarebbero causali omoteleuti."Nunc vero tempus est perficiendi". Affrettiamoci a portare a termine questa lunga e pur modesta mia fatica.Quanto meno male ma quanto prima.Gia` vicino e`"lo di`che " diremo "ai forse nostri amici addio".O forse meglio : arrivederci.Tempo e`di lasciarci,cari lettori,ognuno per la sua via.Piu`lunga e`la vostra,piu`breve la mia. O forse per una via medesima per me e per voi,perche` infinita. Quale ne sia la meta e`difficile dire. Comunque io credo che sia degna di essere cercata. E che questa ricerca sia un dovere per ogni uomo. Dovere ,anche,e`dire e dare qualcosa di se`ai compagni di viaggio. Di noi rimane soltanto quello che diamo agli altri. Per esempio : donare questa idea.L`idea di concepire la vita come perenne trasmutazione del peggio in meglio,in noi e intorno a noi. O,come direbbero gli alchimisti,trasmutazione del piombo in purissimo oro alchimico.Per virtu`di Amore.Post scriptumSI sa: le prefazioni - ed e` giusto - si scrivono quando il libro e`gia`compiuto o quasi. E vengono in mente gli amici che offersero collaborazione preziosa e affettuosa durante la composizione. Percio`sento il dovere di rendere loro molte vive e pubbliche grazie anche per l`incoraggiamento donatomi nelle ore di stanchezza. Anzitutto ringrazio Giovanni Sergio,giovane medico e valente studioso per il suo aiuto diuturno validissimo cordiale, senza del quale sinceramente non avrei potuto portare a termine in questa mia tenera eta`questo mio libro.Insieme a lui ringrazio della loro lunga e paziente sollecitudine durante l`attenta stesura grafica,dattilografica e tipografica Concettina Scaramuzzi e Raffaele Gelone di Napoli,Bruno Leuzzi dell`Universita`di Cosenza,Carlo Nuti dell`Universita`di Roma, Elio Moggia,Luigi Modesti,Angelo Cangemi,Natale Cecioni,Enzo e Rita La Russa tutti simpaticamente coinvolti con i loro specifici apporti non alla "Fabbrica Sancti Petri" ma nella insolita fabbrica di questo catalogo di libri antichi e cosi`misteriosi. Pari e vive grazie sono da me rese a Suso Cecchi d`Amico,illuminante cosigliera e alle gentili signore Silvia Rota Blancheart e Vanna Rota Lombardi, procugine di Nino Rota.

Vinci Verginelli


Postilla Alla Prefazione

MI sembra quasi un dovere,oltre che un onore non senza diletto, offrire a Vinci Verginelli la mia modesta collaborazione alla stesura di questo Catalogo alquanto ragionato di antichi testi ermetici,di questi testi che il Professore ebbe premura di mostrarmi con tanto ardore ed entusiasmo la prima volta che mi recai nella sua abitazione. Mi sembro`di fargli cosa gradita a aiutarlo nel compimento di un`opera,che,da poco cominciata,gia`appariva lunga e faticosa.Era il febbraio del 1981.A mano a mano che si procedeva nella compilazione, divenuto io il piu`assiduo(ma anche il piu`ritardatario:il "dottor Retard"!)fra i suoi amici collaboratori, l`idea di ampliare ogni voce con un commento critico,documentato dall`esame dei vari testi bibliografici,ci prese al punto che talvolta occorse un intero pomeriggio per scrivere solo una mezza pagina. Con meraviglia,dal punto di vista medico,notai che la serena concentrazione che egli metteva nell`analisi e nella descrizione dei vari testi era per lui fonte di rinvigorimento.La materia mi apparve all`inizio oscura . E tuttavia per descrizione non chiesi,se non di rado,alcuna delucidazione."Qui non intellegit aut taceat aut discat". Bensi`mi dilettavo di ascoltare il Professore si soffermava qua e la`a leggermi: intenzionalmente o casualmente scelti?

Quel linguaggio simbolico,candido eloquio per un candido lettore,mi si mostro`ancor piu`nella sua jerofantica sapienza,allorche`il Professore dove`-per un breve periodo- attendere alla traduzione del "Viridarium" di Stolcius von Stolcenberg. Le incisioni ,congiunte a versi lapidei,maturarono e rafforzavano la mia fedele collaborazione che non venne mai meno.L`impegno che si fonda su una ferma volonta`d`azione sostenne il mio animo e rese fiducioso l`Autore.Gli alchimisti : medici o interessati alla Medicina quasi tutti,Filosofi della Natura,Cittadini del Cosmo,"atomi dell`Universo. Uomini di gran cuore,di altissimo ingegno e di fervida fantasia;spesso osteggiati o addirittura perseguitati,fino a dover scontare ,alcuni,il proprio credo con lavita.Intuizioni geniali,visioni sognanti,sacralita` della vita in tutte le sue manifestazioni e trasmutazioni,conservano integro il patrimonio iniziatico millenario...,Religione Universale. Queste le verita`che ho appreso e che tuttora abbagliano la mente di chi si soffermi a pensare..."Abdita tacere"Lunghi momenti di serenita`nella trascrizione dei frontespizi (sempre scrupolosa e fedele al testo e che spesso richiedeva una faticosa dettatura), nella traduzione,nella decifrazione,nella ricerca bibliografica sui repertori,aggiornati sino al 1979, (che talora si affollavano tutti insieme sullo scrittoio,ognuno desideroso di novero),nella correzione del testo, nel ricordo di aneddoti e riferimenti letterari o storici che spesso costellavano il nostro lavoro. Momenti di sano trionfo (quali quelli della fine di una lettera alfabetica e l`inizio di una nuova,fino all`ultima), ma anche momenti di ripensamento (circa lo spazio e il tempo piu`o meno ampio da dedicare o da risparmiare nel timore di non poter arrivare alla meta) e di sconforto (La dolorosa notizia degli oltraggi subiti dalla "Porta Magica" della romana Piazza Vittorio). Incoraggiamenti a proseguire,sollecitazioni dai Lincei a terminare,esortazioni a non eccedere nella fatica si alternavano per anni di lavori a quella che egli chiamava la "fabbrica di San Pietro". Alla consegna della domanda di donazione della "Raccolta" alla Biblioteca dei Lincei (avvenuta l`8 maggio 1984), segui´la cominicazione scritta dal Presidente dell`Accademia,Prof.Giuseppe Montalenti,a Vinci Verginelli dell`avvenuta accettazione della donazione con il ringraziamento dell`Accademia dei Lincei per il" mugnifico gesto", nonche`la comunicazione ufficiale in adunanza generale solenne alla presenza del Presidente della Repubblica il giorno 15 Giugno 1984.

Giovanni Sergio


STRALCIO DA UN LETTERA DELL`AUTORE ALL`EDITORE BRUNO NARDINI

...eccoti qui il mio catalogo.Che fatica.

Certo ci saranno imprecisioni,forse omissioni e talune volute. La bibliografia puo`essere ritenuta manchevole per il breve periodo tra il 1979 a tuttoggi,causa la sopravvenuta difficolta`di recarmi spesso,come un tempo,nelle biblioteche e nelle librerie a consultare a informarmi ancora intorno a libri di ultima stampa sugli argomenti trattati.Degli autori ho dato piu`spazio ai minori che ai maggiori,anche perche`intorno ai maggiori esistono tante opere specifiche o addirittura monografiche in gran parte non italiane. Ho elencato con paziente esattezza i piu`sconosciuti testi contenuti nei "Collectanea",nelle "Bibliothecae",nelle Miscellanee. Ho rese note e reperibili in tal modo le opere più introvabili. Ho riferito giudizi critici e li ho riveduti secondo la mia opinione, quando ne era il caso. Ho riportato tali e quali le parole degli studiosi più accurati e attendibili. Ho osservato rigore critico nelle attribuzioni della paternità agli anonimi e ho discusso sulle discutibili. Pochi i cenni biografici: mi sono più soffermato sui contenuti e spesso ho riportato per intero nelle lingue originarie alcuni luoghi per invogliare alla lettura dell'intero testo. Insomma ho avvicinato il lettore ai testi e sovente ho sostituito, mediante parole più chiaramente allusive, "l'indice" che gli antichi usavano disegnare nei luoghi più scottanti al margine dei testi. Fortuna è stata per me e per i lettori l'avere io letti la maggior parte dei testi. Tanti? Ma no: una lettura perseguita e distribuita in un sessantennio, dal 1921 a tuttora. Non mi sono risparmiato. Talvolta ho creduto di non farcela: non ci si impegna in opere cosi all'età mia. La Provvidenza è stata prodiga di forze e di aiuti. Mia intenzione è stata unicamente giovare agli studi cui ho dedicato tutta la mia vita, anzi per i quali ha avuto un senso e un frutto il mio vivere. Ho taciuto sino a ottant'anni e oltre: dopo il Kremmerz di ermetismo è superfluo scrivere. Ho avvicinato gli antichi al Kremmerz e il Kremmerz agli antichi. Un ultimo atto di omaggio al Maestro, un dovere verso di lui. E sono sereno. Ora il catalogo è nelle tue mani. Sarà stampato e bene. C'è molta attesa in giro. Si sa da tanti, chi sa come, che da tempo sto badando a questa opera in silenzio e con umiltà. Mi hanno anche fatto offerte. Ma io sono fedele. Tutti sanno che io non cambio te per nessun altro editore e per nessuna offerta. Non ho mai amato altro oro che quello ... filosofale. Ed è stata questa la mia ricchezza. Nella vita basta soltanto un po'di agiatezza: per essere liberi. Ho amato l'amicizia, anzi l`amicizia sacra, pitagorica e mi sono recinto di oscurità. "Malheur à ceux qui ont l'imprudence de se decouvrir" avvertiva Lenglet-Dufresnoy che la sapeva lunga, lui, il primo storico dell'Ermetismo.


ELENCO CRONOLOGICO DELLA RACCOLTA VERGINELLI-ROTA

...l`essere ignota non impediscealla verita`di essere vera.Richard Bach


SECOLO XVI
SECOLO XVII
SECOLO XVIII
SECOLO XIX-XX


ELENCO DELLE OPERE BIBLIOGRAFICHE ,REPERTORI E DEI CATALOGHI CONSULTATIELENCO DELLE OPERE DI GIULIANO KREMMERZELENCO CRONOLOGICO DEI TESTI ERMETICI MANOSCRITTI (secoli XV-XX) della RACCOLTA VERGINELLI-ROTA


Chiunque ha intelletto comprenda quello che io ho detto,non essendomi lecito dirne di piu. E tu,figlio mio,se hai bene inteso cio`che ho sopra detto,non dubito che tu nasconda con cura segreti cosi` considerevoli.

Pierre Arnauld


Quisquis es,lapis es.Da un antico manoscritto di Anonimo Alchimista.


SOLI DEO GLORIA


Sigillo di chiusura di antichi trattati di Alchimia



NOTE

[1] Il "Commentarium" era una bella rivista di Ermetismo che usciva a Roma nel 1910-1911,fondata e diretta e quasi tutta scritta da Giuliano Kremmerz. Divenuta in poco tempo irreperibile ,per mia iniziativa fu ristampata a Firenze dall`Editore Nardini nel 1980 come omaggio a Kremmerz nel cinquantenario della sua morte. Anche per mia ispirazione e`stata ristampata dall`Editore Pierini di Viareggio nel 1982 in copia anastatica l`altra rivista che usciva a Napoli negli anni 1897-1898-1899 intitolata " Il Mondo Secreto " parimenti fondata e diretta dal Kremmerz. Infine nel 1983 per mio suggerimento il Nardini ha riedito i tre volumi introvabili numeri della rivista "La Medicina Ermetica", che il Kremmerz pubblicava a Napoli nel 1899-1900,quando fondo` la " Schola Philosophica Hermetica Classica Italica ", che si identificava, e tuttora si identifica,con la Fratellanza Teraupetico-Magica di Myriam.Questa operante in due centri: a Bari sotto il nome di "Accademia Pitagora",come il Kremmerz la denomino`e ne pose a capo il suo maggior discepolo Giacomo Borracci.L`altro centro Myriamico sorse a Roma,e a questo il Kremmerz diede il nome di "Circolo Virgiliano" e ne pose a guida Giovanni Bonabitacola, cui successero Pietro Suglia e poi,tuttora ,chi qui scrive.Anche a Napoli, amata patria del Kremmerz, durante secoli ininterrottamente centro attivo di studi ermetici,sorse,fondazione kremmerziana,l`Accademia Sebezia,cui il Maestro prepose Domenico Lombardi.

[2] Da qualche tempo i libri della Biblioteca Filosofica Fiorentina, ai tempi miei sita in Piazza del Duomo e poi nomade in Via dei Ginori,sono stati accolti degnamente dalla Biblioteca Universitaria di Piazza San Marco,dove studiavo.

[3] Per Nino Rota per la sua opera musicale ,nonche`per i rapporti con me nel campo musicale come compositore di libretti d`opera,di oratori e di cantate, confrontare la bella monografia di Pier Marco dei Santi , dell`Universita`di Pisa, intitolata : La Musica di Nino Rota,prefazione di Federico Fellini,Editore Laterza,Bari 1983.



Fonte: Gruppo Yahoo INDEX_EPOCA - (tr. Tidelar -  Francofurti 15/6/02)

Forum del M.T.R.  Satyricon  05/11/2009, 15:05 -
http://www.lacittadella-web.com/forum/viewtopic.php?f=45&t=530