giovedì 26 novembre 2015

L'era femminea e finale del Kali-yuga


Nella Tradizione Vedica l'attuale fase storica è definita Kali-Yuga. Questa era si caratterizza per la non possibilità di alternativa, in quanto l'umanità dovrà percorrere completamente questo calvario di sofferenze, per redimersi. Una catarsi dovuta al fatto che l'uomo è decaduto, ha perso le sue prerogative divine, è vittima dell'illusione della materia. L'involuzione spirituale tocca il suo zenit: è un continuo precipitare, un vorticoso perdersi. 

Quest'era è stabilita nei Veda nella durata di 1000 anni divini, con poi 100 per ciascun crepuscolo, per complessivi 1200 anni divini. In quest'ultimo periodo, quello attuale, iniziato nel 3102 A. C, la virtù è ridotta a un quarto. Si intenda per virtù, la capacità dell'Uomo di comprendere il messaggio dell'Assoluto, e la sua funzionalità alla creazione.

Perciò, é questa l'epoca più corrotta, quella del materialismo, della perdita dei valori, della morte spirituale, della disputa, della discordia, della confusione, ed è dominata dalle tenebre, rappresentate da Kali, la Sakti tremenda di Siva, distruttrice del tempo.

In questi tempi purtroppo, è frequentissimo ascoltare, vedere e constatare fatti oltremodo disgustosi e degradanti che fanno sprofondare ancora di più l’umanità in un baratro abissale, apparentemente senza ritorno. Lo squallore ed il senso di vuoto aumentano a dismisura ed inducono a riflessioni e ad analisi più penetranti e possibilmente più costruttive per il bene ed il progresso di tutti. 

Questa epoca degenerata è caratterizzata in principio, dal fenomeno dell'anarchia intellettuale, e come riflesso poi dalla lussuria, dalla mancanza di fede e di onore, e dal falso ritualismo religioso. 

La Kali Yuga, è segnata da gravi disordini sociali, da tensioni economiche, da manifestazioni di violenza compulsiva, l’essere umano é allo sbando; le sicurezze di una volta gli vengono a mancare; sono in crescita vertiginosa stati psichici sempre più alterati, il nervosismo e l’inquietudine la fanno da padroni per non parlare poi dell’insoddisfazione, delle incomprensioni a tutti i livelli (soprattutto nelle famiglie), della mal sopportazione, delle violenze, di tutti gli abusi in campo sociale, politico, etico, scientifico, medico, artistico, letterario e via dicendo ed è indicata oltre che dai Veda indiani, da tutte le Tradizioni regolari ed effettive. 

Tutti gli esoteristi e i Maestri Spirituali autentici, concordano nel ritenere che la condizione umana, invece di progredire è decaduta, come se al progresso materiale, sia correlato un regresso spirituale. 

L'uomo moderno, ha perso il legame con la Tradizione Spirituale, rendendo debole il proprio legame con Dio. Legame che può, con molta difficoltà, essere recuperato, in quanto unica via d’uscita dal caos. E' proprio in quest'epoca, che gli Illuminati, i Maestri, gettano i semi della conoscenza, affinché coloro che sapranno cogliere il frutto del giardino dell'Eden, siano in grado di ottenere il risveglio.

Riescono a percepirne la portata e la gravità piena, della vastità e densità di corruzioni che, caratterizza quest’epoca, solamente coloro che hanno potuto sviluppare un vero discernimento dello Spirito. 

Il profeta Daniele dice: "... nessuno degli empi capirà, ma capiranno i saggi" (Dan. 12,10)

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Decreto Giubileo-Expo, metà degli 1,2 miliardi coperti usando soldi per esodati

http://Decreto Giubileo-Expo, metà d...di per esodati
Decreto Giubileo-Expo, metà degli 1,2 miliardi coperti usando soldi per esodati


 Economia 
Gli stanziamenti del governo per le esigenze urgenti di alcune aree del Paese sono finanziati anche con 523 milioni di "risparmi" a carico del fondo di salvaguardia. Il resto arriva da sforbiciate ai ministeri 
di F. Q. | 26 novembre 2015

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Più informazioni su: 8 per milleEsodatiExpo 2015Giubileo 2015Matteo RenziServizio Civile


I 200 milioni per il Giubileo e i 150 per il dopo Expo? I 100 milioni per gli impianti sportivi in periferia e quelli per il servizio civile? Trovati: pagano gli esodatiDodici giorni dopo l’approvazione da parte del consiglio dei ministri, il decreto che il 13 novembre il premier Matteo Renzi aveva battezzato “Happy days” è stato pubblicato in Gazzetta ufficiale. E si scopre che quasi metà delle coperture destinate a “misure finanziarie urgenti per talune aree territoriali in stato di criticità” arriva da una sforbiciata al fondo di salvaguardia. Il testo fa riferimento a “ulteriori economie accertate” attraverso “l’attività di monitoraggio e verifica effettuata sulle domande di salvaguardia” presentate da chi ha lasciato il lavoro ma a causa della riforma Fornero non ha ancora diritto alla pensione. Un’altra beffa, dunque, dopo il bluff della legge di Stabilità, che ha limitato la cosiddetta settima salvaguardia a sole 26.300 persone nonostante secondo l’Inps gli esodati ancora senza tutela siano 49.500. E ora con i soldi risparmiati si finanziano interventi che non hanno nulla a che vedere con il sistema pensionistico.
Nel complesso le misure previste dal decreto valgono 1,16 miliardi di euro. Di questi soldi, 523 milioni sono appunto a carico del cosiddetto fondo esodati: 400 milioni andranno al rifinanziamento degli ammortizzatori sociali in deroga, necessario per affrontare le crisi aziendali aperte, e 123,6 finiranno nel calderone delle coperture. Il resto del conto lo pagheranno quasi tutto i ministeri, per i quali sono previste sforbiciate per 483,8 milioni. In più sarà tagliata di 27,8 milioni la quota di 8 per mille destinata allo Stato e saranno ridotti di 12 milioni i fondi per il federalismo.
Gli stanziamenti a pioggia vanno dai 150 milioni contro l’emergenza ecoballe nella Terra dei fuochi ai 50 di rifinanziamento del Fondo per le emergenze nazionali di protezione civile. La fetta più grossa, 200 milioni, è destinata però al Giubileo straordinario che parte l’8 dicembre, per cui sono stanziati 94 milioni che verranno destinati (attraverso successivi decreti di Palazzo Chigi) a decoromobilità e riqualificazione delle periferie e 47 milioni per trasporti e sanità. Per “la valorizzazione dell’area utilizzata per Expo” ci sono 150 milioni, di cui 80 attribuiti all’Istituto italiano di tecnologia “per la realizzazione di un progetto scientifico e di ricerca da attuarsi anche utilizzando parte delle aree in uso a Expo spa”. E ancora 50 milioni di euro per la “rigenerazione urbana” dello stabilimento ex Italsider di Bagnoli, 100 milioni in più per il servizio civile e altrettanti per finanziare gli impianti sportivi nelle periferie, 10 milioni per Reggio Calabria, 25 per prolungare il tax credit per il cinema, 10 milioni per il piano per l’export e la tutela del made in Italy, 30 per i collegamenti aerei tra la Penisola e la Sardegna per garantire la “continuità territoriale”.

mercoledì 25 novembre 2015

I bambini rovinati dalla scuola


A scuola si imparano solo sciocchezze raziocinanti, anemizzanti, mediocrizzanti, il modo di diventare ripetitore idiota. Guardate i bambini, nei primi anni… son tutta grazia, tutta poesia, tutta birichina vivacità… A partire dai dieci, dodici anni finita la magia dello spontaneo! mudati sospettosi sornioni cocciuti pelandroni, piccoli bricconi inavvicinabili, asfissianti, smorfiosetti perversi, ragazzi e ragazze, spettegoloni, irritati, stupidi, come mamma papà. Un fallimento! Quasi già vecchi perfetti all’età di dodici anni! Un capitombolo dalle stelle tra le nostre macerie e le nostre melme!
LOUIS-FERDINAND CÉLINE – MEA CULPA – LA BELLA ROGNA

martedì 24 novembre 2015

La Fiat una delle piaghe italiane

Come gli Agnelli hanno rapinato l’Italia lungo un intero secolo 
Gioanin lamiera, come scherzosamente gli operai chiamavano l’Avvocato, ha succhiato di brutto; ma prima di lui ha succhiato suo padre; e prima di suo padre, suo nonno Giovanni. Giovanni Agnelli Il Fondatore. Hanno succhiato dallo Stato, cioè da tutti noi. E’ una storia della Fiat a suo modo spettacolare e violenta, tipo rapina del secolo, questa che si può raccontare – alla luce dell’ultimo blitz di Marchionne – tutta e completamente proprio in chiave di scandaloso salasso di denaro pubblico. Un salasso che dura da cent’anni. Partiamo dai giorni che corrono. Per esempio da Termini Imerese, lo stabilimento ormai giunto al drammatico epilogo (fabbrica chiusa e operai sul lastrico fuori dai cancelli). Costruito su terreni regalati dalla Regione Sicilia, nel 1970 inizia con 350 dipendenti e 700 miliardi di investimento. Dei quali almeno il 40 per cento è denaro pubblico graziosamente trasferito al signor Agnelli, a vario titolo. La fabbrica di Termini Imerese arriva a superare i 4000 posti di lavoro, ma ancora per grazia ricevuta: non meno di 7 miliardi di euro sborsati pro Fiat dal solito Stato magnanimo nel giro degli anni. Agnelli costa caro. Calcoli che non peccano per eccesso, parlano di 220 mila miliardi di lire, insomma 100 miliardi di euro (a tutt’oggi), transitati dalle casse pubbliche alla creatura di Agnelli. Nel suo libro – “Licenziare i padroni?”, Feltrinelli – Massimo Mucchetti fa alcuni conti aggiornati: «Nell’ultimo decennio il sostegno pubblico alla Fiat è stato ingente. L’aiuto più cospicuo, pari a 6059 miliardi di lire, deriva dal contributo in conto capitale e in conto interessi ricevuti a titolo di incentivo per gli investimenti nel Mezzogiorno in base al contratto di programma stipulato col governo nel 1988». Nero su bianco, tutto “regolare”. Tutto alla luce del sole. «Sono gli aiuti ricevuti per gli stabilimenti di Melfi, in Basilicata, e di Pratola Serra, in Campania». A concorrere alla favolosa cifra di 100 miliardi, entrano in gioco varie voci, sotto forma di decreti, leggi, “piani di sviluppo” così chiamati. Per esempio, appunto a Melfi e in Campania, il gruppo Agnelli ha potuto godere di graziosissima nonché decennale esenzione dell’imposta sul reddito prevista ad hoc per le imprese del Meridione. E una provvidenziale legge n.488 (sempre in chiave “meridionalistica”) in soli quattro anni, 1996-2000, ha convogliato nelle casse Fiat altri 328 miliardi di lire, questa volta sotto la voce “conto capitale”. Un bel regalino, almeno 800 miliardi, è anche quello fatto da tal Prodi nel 1997 con la legge – allestita a misura di casa Agnelli, detentrice all’epoca del 40% del mercato – sulla rottamazione delle auto. Per non parlare dell’Alfa Romeo, fatta recapitare direttamente all’indirizzo dell’Avvocato come pacco-dono, omaggio sempre di tal Prodi. Sempre secondo i calcoli di Mucchetti, solo negli anni Novanta lo Stato ha versato al gruppo Fiat 10 mila miliardi di lire. Un costo altisssimo è poi quello che va sotto la voce”ammortizzatori sociali”, un frutto della oculata politica aziendale (il collaudato stile “privatizzazione degli utili e socializzazione delle perdite”): cassa integrazione, pre-pensionamenti, indennità di mobilità sia breve che lunga, incentivi di vario tipo. «Negli ultimi dieci anni le principali società italiane del gruppo Fiat hanno fatto 147,4 milioni di ore di cassa integrazione – scrive sempre Mucchetti nel libro citato – Se assumiamo un orario annuo per dipendente di 1.920 ore, l’uso della cassa integrazione equivale a un anno di lavoro di 76.770 dipendenti. E se calcoliamo in 16 milioni annui la quota dell’integrazione salariale a carico dello Stato nel periodo 1991-2000, l’onere complessivo per le casse pubbliche risulta di 1228 miliardi». Grazie, non è abbastanza. Infatti, «di altri 700 miliardi è il costo del prepensionamento di 6.600 dipendenti avvenuto nel 1994: e atri 300 miliardi se ne sono andati per le indennità di 5.200 lavoratori messi in mobilità nel periodo». Non sono che esempi. Ma il conto tra chi ha dato e chi ha preso si chiude sempre a favore della casa torinese. Ab initio. In un lungo studio pubblicato su “Proteo”, Vladimiro Giacché traccia un illuminante profilo della storia (rapina) Fiat, dagli esordi ad oggi, sotto l’appropriato titolo”Cent’anni di improntitudine.
Ascesa e caduta della Fiat”. Nel 1911, la appena avviata industria di Giovanni Agnelli è già balzata, con la tempestiva costruzione di motori per navi e sopratutto di autocarri, «a lucrare buone commesse da parte dello Stato in occasione della guerra di Libia». Non senza aver introdotto, già l’anno dopo, 1912, «il primo utilizzo della catena di montaggio», sulle orme del redditizio taylorismo. E non senza aver subito imposto un contratto di lavoro fortemente peggiorativo; messo al bando gli “scioperi impulsivi”; e tentato di annullare le competenze delle Commissioni interne. «Soltanto a seguito di uno sciopero durato 93 giorni, la Fiom otterrà il diritto di rappresentanza e il riconoscimento della contrattazione collettiva» (anno 1913). Anche il gran macello umano meglio noto come Prima guerra mondiale è un fantastico affare per l’industria di Giovanni Agnelli, volenterosamente schierata sul fronte dell’interventismo. I profitti (anzi, i “sovraprofitti di guerra”, come si disse all’epoca) furono altissimi: i suoi utili di bilancio aumentarono dell’80 per cento, il suo capitale passò dai 17 milioni del 1914 ai 200 del 1919 e il numero degli operai raddoppiò, arrivando a 40 mila.
«Alla loro disciplina, ci pensavano le autorità militari, con la sospensione degli scioperi, l’invio al fronte in caso di infrazioni disciplinari e l’applicazione della legge marziale». E quando viene Mussolini, la Fiat (come gli altri gruppi industriali del resto) fa la sua parte. Nel maggio del ’22 un collaborativo Agnelli batte le mani al “Programma economico del Partito Fascista”; nel ’23 è nominato senatore da Mussolini medesimo; nel ’24 approva il “listone” e non lesina finanziamenti agli squadristi.
Ma non certo gratis. In cambio, anzi, riceve moltissimo. «Le politiche protezionistiche costituirono uno scudo efficace contro l’importazione di auto straniere, in particolare americane». Per dire, il regime doganale, tutto pro Fiat, nel 1926 prevedeva un dazio del 62% sul valore delle automobili straniere; nel ’31 arrivò ad essere del 100%; «e infine si giunse a vietare l’importazione e l’uso in Italia di automobili di fabbricazione estera». Autarchia patriottica tutta ed esclusivamente in nome dei profitti Fiat. Nel frattempo, beninteso, si scioglievano le Commissioni interne, si diminuivano per legge i salari e in Fiat entrava il “sistema Bedaux”, cioè il “controllo cronometrico del lavoro”: ottimo per l’intensificazione dei ritmi e ia congrua riduzione dei cottimi. Mussolini, per la Fiat, fu un vero uomo della Provvidenza. E’ infatti sempre grazie alla aggressione fascista contro l’Etiopia, che la nuova guerra porta commesse e gran soldi nelle sue casse: il fatturato in un solo anno passa da 750 milioni a 1 miliardo e 400 milioni, mentre la manodopera sale a 50 mila. «Una parte dei profitti derivanti dalla guerra d’Etiopia – scrive Giacché – fu impiegata (anche per eludere il fisco) per comprare i terreni dove sarebbe stato costruito il nuovo stabilimento di Mirafiori». Quello che il Duce poi definirà «la fabbrica perfetta del regime fascista». Cospicuo aumento di fatturato e di utili anche in occasione della Seconda guerra mondiale. Nel proclamarsi del tutto a disposizione, sarà Vittorio Valletta, nella sua veste di amministratore delegato, a dare subito «le migliori assicurazioni. Ponendo una sola condizione: che le autorità garantissero la disciplina nelle fabbriche attraverso la militarizzazione dei dipendenti». Fiat brava gente. L’Italia esce distrutta dalla guerra, tra fame e macerie, ma la casa torinese è già al suo “posto”. Nel ’47 risulta essere praticamente l’unica destinataria dell’appena nato “Fondo per l’industria meccanica”; e l’anno dopo, il fatidico ’48, si mette in tasca ben il 26,4% dei fondi elargiti al settore meccanico e siderurgico dal famoso Piano Marshall. E poi venne la guerra fredda, e per esempio quel grosso business delle commesse Usa per la fabbricazione dei caccia da impiegare nel conflitto con la Corea. E poi vennero tutte quelle autostrade costruite per i suoi begli occhi dalla fidata Iri. E poi venne il nuovo dazio protezionistico, un ineguagliabile 45% del valore sulle vetture straniere… E poi eccetera eccetera. Mani in alto, Marchionne! Questa è una rapina. – See more at: http://www.marx21.it/index.php/storia-teoria-e-scienza/storia/445-come-gli-agnelli-hanno-rapinato-litalia-lungo-un-intero-secolo#sthash.YG8cBqib.iCEKLj8o.dpuf

Scritto da Gerardo

lunedì 23 novembre 2015

L'insetto sacrale agli antichi Egizi non a caso segue gli astri nel cielo

Mangia letame ma in realtà è un astronomo
Lo scarabeo si muove seguendo le stelle 

La ricercatrice Marie Dacke ha scoperto che gli animali per orientarsi usano le stelle, proprio come gli uccelli, le foche e gli umani. E' la prima volta che un comportamento del genere si riscontra in un insettodi SARA FICOCELLIMangia letame ma in  realtà è un astronomo Lo scarabeo si muove  seguendo le stelle 
Ha un cervello grande come un chicco di riso e una capacità di calcolo pressoché nulla, ma la sua vita è uno dei misteri più affascinanti della natura. Noto per fabbricare con gli escrementi di cui si nutre delle pallottole più grandi di lui che poi spinge con le zampe posteriori fino all'imboccatura della tana, utilizzandole come riserva di cibo e incubatrice per le uova, il coleottero stercorario (Geotrupes stercorarius) nel tragitto segue sempre una linea retta. Come faccia a orientarsi, gli scienziati se lo sono chiesto per anni: la risposta è ora finalmente arrivata e, come avrebbe detto Kant, sta nel cielo stellato sopra di noi.http://www.repubblica.it/scienze/2013/01/28/news/mangia_letame_ma_in_realt_un_astronomo_lo_stercorario_si_muove_seguendo_le_stelle-51341644/

Chi ha Avvelenato Rudolf Steiner?

Fausto Carotenuto presenta il nuovo libro di Andrea Franco: "Chi ha Avvelenato Rudolf Steiner?"

Prefazione di "Chi ha Avvelenato Rudolf Steiner?" libro di Andrea Franco
"Chi ha avvelenato Rudolf Steiner?"
Quella espressa nel titolo di questo bel libro non è una domanda minore, ma una questione fondamentale.
Perché chi ha ucciso Rudolf Steiner, tra i principali propulsori del risveglio di coscienza della nostra epoca, ha continuato e continua a operare alacremente perché l’onda del risveglio - ora in piena espansione - non si sviluppi.
Steiner è stato ucciso perché era il più organico, il più scientifico, il più efficace, il più diretto nell’indicare le nuove strade della crescita umana: quelle di un pensiero libero e potente, animato da un cuore forte e coraggioso, capace di azioni di vera trasformazione positiva della società umana.
In contatto costante e in collaborazione diretta con quel mondo spirituale che accuratamente organizza e sostiene il grande piano evolutivo della crescita umana.
Un contatto senza intermediari, senza finti pontefici, che ormai da millenni non assicurano più la funzione di collegamento con il divino, ma piuttosto quella di vero e proprio “tappo”, di barriera all’indispensabile connessione diretta degli esseri umani con le grandi forze del Cielo.
Forze antispirituali e forze antiumane hanno voluto assassinare Steiner per fermare questi sviluppi. Per mantenere le barriere e l’illusoria intermediazione. Per non perdere un antico potere di controllo sulle coscienze.
E naturalmente non si sono fermate all’avvelenamento, ma hanno tramato con determinazione perché le organizzazioni antroposofiche sopravvissute alla morte di Steiner fossero indebolite e condizionate pesantemente; fossero infiltrate nei vertici per fare in modo che quel luminoso messaggio d’amore vedesse sostanzialmente depotenziato il proprio impatto sulla crescita della società umana.
Andrea Franco individua molto bene e in modo convincente tanto i mandanti dell’omicidio quanto i personaggi che si sono occupati di portare a termine l’opera di condizionamento successiva all’omicidio stesso. Da ricercare dentro e fuori le strutture dell’Associazione Antroposofica.
Individuare le origini del grande complotto contro Steiner e l’Antroposofia significa anche identificare con precisione le principali forze anti-umane e antispirituali oggi all’opera nel mondo, nel tentativo di fermare il grande fenomeno storico dei risvegli di coscienza. Ora come non mai, infatti, queste stesse forze occupano le principali posizioni di guida politica, finanziaria, religiosa e culturale del pianeta.
Per molti decenni l’ombra dei mandanti si è subdolamente ed efficacemente allargata anche sulle vicende dell’Organizzazione formale Antroposofica, in qualche modo togliendole l’anima. Togliendole il cuore. Impedendo all’Amore di vivificare e di rendere rivoluzionarmente operativi i grandi contenuti di pensiero. Impedendo allo stesso elemento cristico, centrale all’impulso steineriano, di continuare sostanzialmente a vivere nell’organizzazione formale.
Il risveglio spirituale della nostra epoca è basato sullo sviluppo della coscienza, che è l’unione di un pensiero libero e forte e di un cuore pieno di coraggio e certamente indirizzato al bene di tutti.
Rudolf Steiner ha indicato con forza le vie dell’unione dell’Amore al Pensiero per generare una forte azione rinnovatrice del Mondo: l’avvento della grande Età dello Spirito Santo profetizzata nel XII secolo da Gioacchino da Fiore.
Un grande tesoro di conoscenze, d’indicazioni e di impulsi quello lasciato da Steiner, che è però rimasto quasi del tutto inapplicato nelle sue conseguenze pratiche. La via fondamentale indicata dal grande iniziato era quella del contatto diretto con il Mondo Spirituale, della ricerca spirituale diretta fatta dotandosi di strumenti di veggenza accompagnati da una forte pratica etica.
La dirigenza antroposofica “ortodossa” per decenni ha fatto di tutto per soffocare proprio questo aspetto. A cominciare dal processo inquisitorio del 1935, con il quale furono espulsi brutalmente proprio i discepoli di Steiner che più praticavano con lui questa indispensabile via di coraggiosa ricerca nei Mondi Spirituali. Proprio quelli che più seguivano la via di un cuore che si unisce al pensiero, indispensabile per accedere ai Mondo Superiori.
Nella morte di Steiner, e poi nel processo inquisitorio, nel manovrare sordo, continuo ed efficace per imporre una guida antroposofica di “freno” e di esclusione dell’Amore, si vedono chiaramente le tracce, le impronte degli autori del complotto: i grandi avvelenatori, i grandi ostacolatori dell’Amore, i grandi guardiani del potere oscuro anticoscienza. Le “compagnie” militari di una religione deviata fondata sul principio di autorità e sul fine che giustifica i mezzi.
E nello svolgere il loro compito antiumano hanno in qualche modo “firmato” la loro operazione, finendo per replicare la grande eresia cattolica: il papato ha imposto il dogma che la rivelazione si è fermata ai Vangeli, e che nessuno, potrà mai più aggiungere nulla al messaggio rivelato dai Vangeli, così come interpretato in modo esclusivo solo dalla struttura di potere e di controllo della Chiesa. Questa la grande eresia storica per mantenere il potere degli uomini sugli uomini.
Allo stesso modo la dirigenza antroposofica ha subdolamente imposto la forma pensiero per la quale ogni “rivelazione” di scienza spirituale si sia fermata con la morte di Steiner, e sia contenuta esclusivamente nei suoi libri e nelle sue conferenze. Non è una rivelazione continua e in evoluzione affidata a chi segue un cammino di autentica veggenza, così come indicato e auspicato dallo stesso Steiner, ma una serie di dogmi immutabili affidati all’interpretazione ortodossa dei “teologi” riconosciuti della “Chiesa” antroposofica. A nessuno è consentita la vera ricerca, pena la condanna di eresia. Nessuno può scoprire nuovi aspetti in contatto con il Mondo Spirituale, pena la diffamazione e l’esclusione dai circuiti ufficiali del piccolo mondo antroposofico.
Ma grazie al Cielo bisogna anche dire che, se il complotto ha avuto una grande efficacia, non ha spento il rivoluzionario messaggio steineriano, che è rimasto fondamentalmente intatto e comunque fiorente negli spiriti liberi. L’oscuro principio di autorità, scacciato dalla “libertà” del Grande Iniziato, è rientrato dalla porta del complotto. E’ stato capace di governare senza cuore con l’uso cinico del divide et impera, ma non è riuscito a bloccare l’onda di risveglio delle coscienze.
Le forme pensiero, i sentimenti, gli esseri portati nell’aura della Terra dal manipolo di maestri “bianchi” di cui faceva parte Steiner, sono ben presenti nel mondo e si stanno sviluppando liberamente. Ovunque la voglia di bene vero - l’Amore - entra nei pensieri e nelle azioni umane. Una parte importante dell’umanità si risveglia all’amore per il prossimo, per le piante, per gli animali, per la Terra. Cerca forme nuove di connessione al mondo spirituale, di comprensione profonda della vita, di allargamento degli orizzonti al di là della materia.
È un fenomeno di massa per la prima volta nella Storia mentre, nel passato, è stato limitato a piccoli gruppi “bianchi” spesso costretti a nascondersi. La maggioranza è ancora piuttosto addormentata dalla materia e dalle trame dei poteri antiumani, ma il risveglio è imponente.
La rivoluzione delle coscienze è in pieno sviluppo.
E le stesse forze che uccisero Steiner e condizionarono successivamente l’Antroposofia stanno ora facendo di tutto per bloccare o deviare il fenomeno. Che comunque ha travolto alcune delle loro storiche e retrive posizioni.
Chi ha avvelenato Steiner e condizionato l’Antroposofia voleva novant’anni fa uccidere nella culla la nostra coscienza in risveglio. Ma il complotto è servito solo da ostacolo, da freno, mentre l’onda del risveglio è partita ugualmente. E quel freno, come tutte le forze dell’ostacolo, è destinato a moltiplicare per reazione le forze della coscienza.
La stessa Antroposofia, troppo sterile nella sua organizzazione centrale, fiorisce ora maggiormente in periferia, come bene individua Andrea Franco. Attraverso l’impulso del cuore di tante persone che direttamente si accostano con il proprio libero spirito alla meravigliosa eredità di Rudolf Steiner. Estraendone le conoscenze e l’ispirazione necessaria per rivoluzionarie attività culturali e operative.
Buona lettura!
Fausto Carotenuto
http://www.macrolibrarsi.it/speciali/prefazione-di-chi-ha-avvelenato-rudolf-steiner-libro-di-andrea-franco.php

domenica 22 novembre 2015

La chiesa della Salute in Venezia ha delle precise somiglianze con il tempio di Venere Physizoa


Il tempio di Venere Physizoa.
La chiesa della Salute di Venezia, che chiude maestosamente il Canal Grande, è sicuramente uno degli edifici più affascinanti della città lagunare.
E’ noto che essa fu costruita come ringraziamento alla Vergine per la fine della terribile pestilenza del 1630, che causò la morte di circa 50.000 abitanti ; forse però non tutti sanno che la sua edificazione seguì un preciso schema cabalistico- esoterico… Non è un caso infatti che il prospetto della chiesa somigli incredibilmente al tempio di Venere Physizoa descritto dal più famoso romanzo esoterico del rinascimento, la Hypnerotomachia Poliphili.
L’architetto che progettò questa incredibile chiesa, Baldassarre Longhena, era di origine ebraica e quindi conosceva benissimo i segreti della Cabala. Innanzitutto fu adottato uno schema ottagonale e il numero 8 si ritrova dappertutto nell’edificio: agli inizi degli anni ’90 uno studioso tedesco scoprì che, considerando la misura del piede veneziano (35,09 cm), tutte le misure della Basilica sono legate al numero 8 o all’11.
Secondo la Cabala, il numero 8 è il simbolo della Salvezza e della Speranza, mentre l’11 è la Forza della Fede. Se si sommano poi l’8 e l’11, si ottiene il 19, che secondo la Cabala è il numero del Sole, per i Cristiani rappresentato appunto dalla Vergine Maria.
Dunque si potrebbe dire che la Basilica della Salute è l’anello che unisce la devozione alla Beata Vergine e l’antico culto pagano per la Dea-Madre Venere… dahttp://www.venetoinside.com/…/progetto-cabalistico-basilic…/

sabato 21 novembre 2015

Ancora sul "Giro giro tondo" e la caduta finale

"La caduta finale compare anche nella versione inglese del girotondo, il cui testo si traduce così:
“Un cerchio di rose
Un sacchetto pieno di fiori
Etciù, etciù!
Cadiamo tutti a terra” 
Un’interpretazione popolare di questa filastrocca riconduce le parole della filastrocca alle grandi epidemie di peste del passato: l’anello rosso indicherebbe i segni sulla pelle degli ammalati, e il sacchetto di fiori il rimedio di fortuna per evitare i miasmi del contagio. Benchè gli studiosi siano concordi nel ritenere tale interpretazione priva di fondamento storico, essa è tutt’ora diffusa e creduta. Ciò dimostra la vitalità dell’associazione simbolica fra la morte e la caduta al termine della danza."
(da "simbologia della ruota di Francesco Boer / immagine: L. Leslie Brooke, illustrazione dal libro Ring o' roses: a nursery rhyme picture book, 1922)

Il girotondo: la magica preparazione al rito, alla danza, all'estasi........

Alchimia dei simbolice

ca il mondo
Casca la terra
Tutti giù per terra!”
Al finire della strofa la danza si ferma ed i bimbi si gettano a terra. Quello che sembra un semplice gioco acquista un significato del tutto particolare se lo si esamina alla luce del simbolismo della ruota: la danza in cerchio è la vita, e in senso cosmico l’esistenza stessa; la sua fine è dunque la morte, se non addirittura la distruzione dell’intero cosmo.
Ovviamente questa non è che una delle possibili interpretazioni del gioco: ciò non implica che il senso originario sia proprio questo, nè tantomeno che simili pensieri passino per la testa dei bimbi mentre fanno il girotondo."
(da "simbologia della ruota di Francesco Boer / immagine: Hans Thoma, Kinderreigen)

Il santo spietato, ed Ipazia d'Alessandria la vittima

L’EMPIA IPAZIA

di Lorenzo Talini
L’epoca
Alessandria d’Egitto, principio del V secolo. Cirillo (poi canonizzato e incluso nel numero dei Padri della Chiesa con l’epiteto di Doctor Incarnationis) sale al soglio episcopale, succedendo allo zio Teofilo. Occorre tornare indietro di pochi anni, alla fine del IV secolo, per comprendere il clima che si respirava, assieme all’afa, nella città del Delta. Lo zio di Cirillo, Teofilo, fu il carismatico capo (papas) della comunità cristiana di Alessandria sotto il regno di Teodosio I, un patriarca volitivo e un politico spietato. Fu proprio lui ad istigare la plebe alessandrina a distruggere il Serapeo, un edificio sacro ¨il cui splendore -secondo Ammiano Marcellino- era tale che le semplici parole potevano solo sminuirlo¨.
La vicenda assunse le caratteristiche della tragedia e in quel periodo ¨la religione dei templi ad Alessandria e nel santuario di Alessandria fu dispersa al vento, non solo le cerimonie, ma gli edifici stessi, sotto il Regno di Teodosio [I]¨, come racconta un autore pagano.
Durante il regno di Teodosio I, si ebbe una drastica semplificazione della politica religiosa dell’Impero: nel 391 il cristianesimo niceno veniva proclamato religione ufficiale dello Stato e, nel 392, una legge speciale per l’Egitto fu emanata contro i culti pagani. Intanto a livello locale, si assisteva all’espansione dei poteri amministrativi e giurisdizionali (tendenza iniziata con Costantino) dei vescovi a scapito degli organi dell’amministrazione locale laica.
Ad Alessandria, in quel periodo, dominava la società civile l’éliteprovinciale ellenizzata, che continuava a godere del ¨privilegio di una speciale educazione ¨ellenica¨ dalla forte componente politica¨ (Ronchey): l’eredità della paideia classica. Questa classe dirigente coniugava la sempre più diffusa religione cristiana con il neoplatonismo, spesso condividendo l’idea platonica dei riti e dei dogmi della religione come inganno utile per la diffusa -per quanto sommaria- comprensione della metafisica.
Alla base della piramide sociale si trovava il popolino, inquieto e manovrato dal vescovo. Si trattava di una massa cristianizzata che, animata dall’odio di classe, usava la nuova religione come pretesto per tentare il rovesciamento dello status quo cittadino e come motivo di giustificazione per odiare la ricchissima comunità ebraica alessandrina, una comunità antica quanto la città stessa.
Pochi anni dopo, patriarca dunque divenne il nostro Cirillo, in seguito celebrato come ¨nuovo Teofilo¨ giacché -racconta Socrate Scolastico- ¨distrusse gli ultimi resti dell’idolatria in cittਠ.
Le fonti
La vicenda di Ipazia è un tizzone che continua ad ardere sotto la cenere: esiste il pericolo di un incendio tante sono le implicazioni ideologiche nella riflessione contemporanea. Occorre quindi cercare (e dico ¨cercare¨) una qualche forma di imparzialità, individuando e commentando le fonti.
Ci parlano di Ipazia scrittori sia pagani che cristiani. Tra i pagani, il principale è Damascio (480-529), autore della ¨Vita di Isidoro¨, opera biografica dedicata all’ultimo sacerdote del Serapeo di Alessandria, nella quale si riporta anche l’episodio della morte della nostra filosofa. La prosa di Isidoro è vibrante: lo scrittore è animato da un forte risentimento nei confronti dei cristiani e spesso ne è condizionato (egli stesso, ultimo direttore dell’Accademia di Atene, chiusa dal ¨devotissimo¨ Giustiniano nel 529, fu vittima dell’intolleranza cristiana).
Tra i cristiani incontriamo Socrate  ¨Scolastico¨, cioè ¨avvocato¨ (380-450), un notabile costantinopolitano aderente alle posizioni della Chiesa della sua città, la quale era in rapporti di mortale inimicizia con quella alessandrina. Socrate deprecò l’operato di Cirillo e del ¨popolino cristiano¨ di cui ¨nulla può essere più lontano dallo spirito del Cristianesimo¨, esaltando la figura di Ipazia, ¨donna di straordinaria virtù¨, quantunque pagana.
L’ariano Filostorgio narra sinteticamente l’episodio, chiaramente stigmatizzando la condotta degli alessandrini, cristiani niceni: ¨quella donna fu fatta a pezzi dai sostenitori della consustanzialità¨
Prese le parti di Cirillo il vescovo copto Giovanni di Nikiu (vissuto secoli dopo i fatti), che descrisse Ipazia come una maga che ¨ingannò molte persone con i suoi stratagemmi satanici¨. La difesa dell’operato degli alessandrini dipende dal fatto che Cirillo era considerato come uno dei padri della Chiesa copta.
Le nostre fonti sono eterogenee e spesso in disaccordo: non è facile ricostruire la verità storica dei fatti, ammesso che ne esista una.
Ipazia
Ipazia 1La ¨veneratissima filosofa prediletta da Dio¨ (come la definisce Sinesio, un suo allievo) nacque ad Alessandria probabilmente negli anni ‘70 del IV secolo, da Teone il matematico. Era una donna bellissima, anche se non ne abbiamo nessuna descrizione particolareggiata; fin da bambina si dedicò allo studio delle scienze e della filosofia con risultati sbalorditivi al punto che superò, ancora adolescente, il padre che la istruì come se fosse un uomo, intuendone le doti non comuni (quando era giovane, le autorità cittadine le offrirono la cattedra in una scuola prestigiosa).
Cosa Ipazia insegnasse non possiamo sapere con certezza: era pagana per cultura e riti; aderiva al neoplatonismo ma probabilmente si occupò dei suoi risvolti tecnico-matematici.
Fu certamente astronoma e studiosa di geometria.
Niente ci è giunto della  sua produzione scientifica: commentò alcune opere, come l’Algebra di Diofanto, e il suo nome è stato messo in relazione con il Canone astronomico, molto probabilmente non un’opera originale ma un’edizione critica del terzo libro dell’Almagesto di Claudio Tolomeo.
Ci viene descritta semplicemente come bellissima, senza specificare se fosse bionda o bruna; ci viene raccontata come dotata di un fascino e di un carisma particolari e tenuta in grande stima dalla maggior parte della cittadinanza. Viveva in stretta contiguità con i membri più influenti dell’élite  cittadina (di cui faceva parte), tanto che entrò in stretti rapporti con il praefectus augustalis Oreste.
Viveva in maniera ascetica, disdegnando l’intimità con gli uomini, e parlava schiettamente di tutto con tutti. Alcune fonti narrano che, quando certi suoi allievi manifestarono per la maestra sentimenti amorosi, questa li respinse senza troppa delicatezza.
Nondimeno, la sua professione di docente, la sua frequentazione disinvolta di ambienti che all’epoca erano considerati riservati agli uomini e la sua parrhesia (assoluta libertà di parola) destarono scandalo tra le frange più integraliste della comunità cristiana di Alessandria d’Egitto.
Il Santo
Cirillo di Alessandria 1Doctor Incarnationissanctuspapas. Assassino, fanatico, spregiudicato. Cirillo di Alessandria, venerato come santo dalle chiese copta, ortodossa e cattolica (neppure due secoli fa, la Chiesa di Roma lo proclamò padre della Chiesa come Doctor Incarnationis), è stato famoso e famigerato. Suo zio era Teofilo cui subentrò alla guida della Chiesa alessandrina nel 412. Fervente antipagano, nel 414  guidò il grande pogrom che condusse alla cacciata degli ebrei dalla città: un episodio purtroppo familiare per gli europei contemporanei, una vera mattanza. Fu aiutato daiparabalani, ¨monaci-barellieri¨ che vivevano isolati nel deserto e costituivano la frangia più pericolosa dell’estremismo cristiano, ¨esseri abominevoli, vere bestie¨ secondo il lessicografo bizantino Suda (ovviamente un cristiano devoto, essendo vissuto nel medioevo).
Cirillo mirava a intensificare la sua autorità in città, eliminando o rendendo inoffensivi i diversi potentati di Alessandria. Dopo l’influente comunità ebraica, toccò poi al praefectus augustalis. Questi, Oreste, che ¨si era molto risentito per l’accaduto e aveva provato gran dolore a vedere una città così importante completamente svuotata di esseri umani¨ secondo Socrate Scolastico, era un funzionario ligio, cristiano (era un requisito indispensabile oramai per accedere alle cariche pubbliche) ma attento a mantenere l’indipendenza del potere statale, una spina nel fianco nerboruto della Chiesa di Alessandria. L’odio per il prefetto grazie all’opera del vescovo crebbe fino a che il corteo che scortava Oreste venne assalito da alcuni monaci: ¨sei un pagano!¨, ¨sacrificatore!¨ e altri epiteti sempre più offensivi volarono all’indirizzo del funzionario. Una pietra, un sibilo, il rosso vermiglio del sangue. Qualcuno aveva colpito alla testa Oreste.
Era troppo, l’ira del prefetto si scatenò e il responsabile della violenza, Ammonio, fu torturato a morte. Ma Cirillo, con intento politico è notevole spudoratezza, conferì al defunto il titolo di martire e il nome di Taumasio, il ¨Mirabile¨: una dichiarazione di guerra.
Questa era l’aria che tirava in Alessandria.
L’eccidio
¨Phthonos personificato si levò contro di lei [Ipazia] in armi¨.
Anno 5096 dalla creazione del mondo, 415 dell’era volgare, mese di marzo.
Phthonos è l’invidia che si impossessò del cuore di Cirillo, secondo Socrate: invidia per il prestigio di Ipazia, per il favore di cui godeva presso il prefetto, invidia per la sua sapienza e bellezza. Cirillo vedeva nel rapporto tra la donna e il funzionario romano un ostacolo al suo predominio sulla città: Oreste era stato subornato dalla sapiente e, per questo motivo, si era adirato per la cacciata degli infidi ebrei. Forse era perfino diventato pagano…
Lui, il papas, era trattato da nemico mentre quella ¨astronoma¨ pagana decideva del destino degli alessandrini per il tramite delpraefectus augustalis. E il suo prestigio? La sua autorità?
Per giorni il vescovo dové infuocare gli animi dei fedeli, enumerando le empietà di cui la donna era colpevole. I parabalani, eccitati dall’odio ed estenuati dai digiuni (era tempo di quaresima), si radunarono attorno ad un certo Pietro, un monaco che probabilmente aveva un ruolo di preminenza tra i suoi confratelli, e ¨piombarono addosso ad Ipazia un giorno che, come da abitudine, faceva ritorno a casa da una delle sue pubbliche apparizioni¨. La filosofa fu trascinata nella chiesa chiamata Caesaraeum e venne massacrata: mentre era ancora viva, le cavarono gli occhi e, denudata, fu dilaniata con dei cocci affilati (ostraka). I suoi resti furono condotti nel Cinarion e furono bruciati. ¨Una macchia enorme, un abominio per la loro cittਠsentenzia laconico Damascio.
Alcuni hanno affermato che Cirillo non fosse il mandante. Non tenendo conto di Giovanni Malala e di Suda, che parlano di una responsabilità diretta del vescovo, chi può negare la responsabilità morale e ¨politica¨ del patriarca? Il pastore risponde dei danni provocati dal suo gregge…
Bibliografia
  • Silvia Ronchey ¨Ipazia, la vera storia¨
  • John Toland, ¨Hypatia or the History of a most beautiful, most virtuous, most learned and in every way accomplished lady, who was torn to pieces by the clergy of Alexandria to gratify the pride, emulation and cruelty of the archbishop commonly but undeservedly titled St. Cyril¨
  • Enciclopedia europea, voci ¨Ipazia¨ e ¨Cirillo di Alessandria¨.
  • Enciclopedia Larousse, voce ¨Ipazia¨
  • Suda, Lexicon
  • Damascio, Vita Isidori
  • Socrate Scolastico, Historia ecclesiastica

La predestinazione


Nikolaï Roerich
Sul collo aveva sette nei che formavano il disegno della Grande Orsa. Per questo venne riconosciuto da alcuni lama tibetani come reincarnazione del Grande Quinto

venerdì 20 novembre 2015

Biografia del dott. Hamer

Dottore Hamer/ Un altro approccio alla medicina

Dottore Hamer/ Un altro approccio alla medicina

Biografia del dott. Hamer

Il dott. med. Ryke Geer Hamer è nato in Germania nel 1935. A 18 anni ha conseguito la maturità ed iniziò gli studi di medicina e teologia all’università di Tubinger. Dopo diversi anni d’intensa attività nelle cliniche universitarie di Tubinger e Heidelberg, nel ’72 conseguì la specializzazione in medicina interna e iniziò adoccuparsi quale primario in ginecologia di molti malati di cancro. Parallelamente coltivava un hobby molto particolare: quello dell’inventore.
A lui si devono l’invenzione dello scalpello a taglio atraumatico utilizzato in chirurgia plastica, con lama 20 volte più sottile di quella di un rasoio, della sega speciale per ossa utilizzato in chirurgia plastica, del lettino da massaggio che si adatta automaticamente alla forma del corpo, come pure di un apparecchio per la transcutanea del siero.
Nel 1976 il dott. Hamer, con la moglie ed i suoi quattro figli, volle ritirarsi in Italia, per curare gratuitamente i malati nei quartieri più poveri, dal momento che i brevetti depositati delle sue invenzioni gli permettevano un reddito sufficiente. Il 18 agosto 1978, alle tre del mattino il principe Vittorio Emanuele di Savoia, improvvisamente impazzito, sparò nel pressi dell’isola Cavallo al figlio del dott. Hamer, Dirk, che stava dormendo in barca. Per più di tre mesi Dirk lottò tra la vita e la morte e alla fine il 7 dicembre morì. Questa perdita inaspettata cambiò la vita del dott. Hamer e della sua famiglia. Poco dopo la morte di suo figlio infatti si ammalò di cancro ai testicoli. Lavorando come primario in ginecologia nella clinica oncologica universitaria di Monaco, gli venne il dubbio che la sua malattia potesse essere in rapporto allo choc della morte di suo figlio e quindi che il suo tumore al testicolo non fosse scaturito da una “cellula impazzita”, ma dovesse essere in relazione al cervello.
Chiese ai suoi pazienti se anch’essi avessero vissuto un avvenimento terribile e scoprì che tutti, in effetti, avevano subito un evento traumatico prima di ammalarsi.
hamer-dottore-attestatoNell’ottobre 1981, quando volle portare la sua scoperta ad una conferenza medica, il dott. Hamer fu richiamato dal direttore della clinica e posto davanti alla scelta di negare le sue scoperte o di lasciare la clinica. Non potendo certo rinnegare i dati da lui raccolti e verificati, conscio dell’immenso potenziale di beneficio per tutti i pazienti contenuto nelle sue scoperte, decide, suo malgrado di lasciare la clinica. Prima di partire riuscì a raccogliere i dati di tutti i suoi pazienti affetti da cancro ed i relativi risultati. Egli presentò quindi la sua ricerca all’università di Tubingen e Heidelberg, dove insegnava da diversi anni, allo scopo di verificare la fondatezza delle sue scoperte a livello universitario. Pochi mesi dopo i decani dell’università respinsero in circostanze misteriose le sue teorie sulla correlazione tra cancro e psiche, senza nemmeno verificarne l’esattezza. Incurante delle opposizioni nazionale ed internazionali, degli attentati alla sua vita, dei 67 tentativi d’internamento psichiatrico forzato e alle campagne mediatiche calunniatrici, il dott. Hamer, dal canto suo, ha continuato l’assidua ricerca e verifica delle leggi biologiche da lui scoperte, indagato su più di 30mila pazienti e verificato in ogni caso l’esatta corrispondenza e fondatezza delle sue scoperte.
Infine, il 11 settembre 1998, presso l’istituto oncologico S. Elisabetta a Bratislava e il dipartimento oncologico di Trnava si è proceduto alla verifica delle 5 leggi biologiche della Nuova Medicina a livello universitario, trovandole perfettamente confermate (vedi allegato).
fonte: http://www.disinformazione.it/