giovedì 18 luglio 2013
Dalla foresta riemergono gli antichi culti!
Scoperto un grande altare megalitico nella selva di Alta Floresta d’Oeste (Rondonia, Brasile)
La zona della Rondonia ubicata nellevicinanze del Rio
Guaporé èmolto interessante, da un punto di vista
archeologico, per vari motivi. Innanzitutto perché le antiche
cronache spagnole, indicano la zona adiacente al Rio Guapor
é come il luogo dove dove si sarebbero nascosti
i discendenti di Huascar, nel famosoPaititi.
A tale proposito, nel 2011, nelle vicinanze del paese di
Costa Marques, insieme al ricercatore Joaquim Cunha da
Silva, abbiamo individuato e studiato la città perduta di
Labirinto.
Il sito di Labirinto potrebbe essere stato uno dei luoghi
dove gli Incas si nascosero, dopo la conquista spagnola
del Cusco, ma fino a che non sarà fatta uno studio in
loco con scavo, non si potrà asserire con certezza la vera
natura del centro archeologico.
La Rondonia è inoltre interessante perché vi sono molti
geoglifi circolari, simili a quelli trovati nello Stato dell’Acre.
Chi ha vissuto nella zona della Rondonia facente parte della
conca del Rio Guaporé?
Bisogna sottolineare che sia nella conca del Rio Machado
(affluente diretto del Rio Madeira), come in quella del Rio
Guaporè (affluente del Rio Mamorè), è stata trovata
moltissima ceramica, ma mentre quella del bacino del Rio
Guaporè è più evoluta, forse per contatti frequenti con il
popolo dei Moxos, (che vivevano nell’attuale dipartimento
boliviano del Beni), quella rinvenuta presso il Rio Machado
ha uno stile piu grezzo, meno ricercato.
Questa evidenza archeologica fa pensare che durante il
periodo ceramico i popoli che vivevano nella conca del Rio
Guaporé (probabilmente i pacifici Arawak), erano
tecnologicamente piu evoluti rispetto ai gruppi umani che
vivevano presso la conca del Rio Machado (forse i temibili
Tupi Guaraní).
Proprio nella zona della conca del Rio Guaporé, nel sito
della Cachoeira do Consuelo (cascata del Consuelo),
presso Alta Floresta D’Oeste, i ricercatori brasiliani Joaquim
Cunha da Silva e Adilson Andrade hanno scoperto, individuato
e studiato un grande altare cerimoniale megalitico,
caratterizzato da 29 coppelle il cui diametro è di circa 30
centimetri.
Poco distante i ricercatori hanno individuato altre 3 coppelle,
allineate nell’asse nord-est/sud-ovest.
Sono state avanzate varie ipotesi per l’utilizzo che veniva fatto
delle coppelle o incavi semisferici nella roccia.
Potrebbero essere state utilizzate a scopo di divinazione,
in quanto gli sciamani, quando la luna si specchiava
nell’acqua in esse contenuta, leggevano il passato e il futuro.
Un’altra interpretazione delle coppelle è quella archeoastronomica,
ovvero che siano state delle vere e proprie mappe delle stelle. In
questo caso venivano riempite con dei carboni ardenti che
rappresentavano la luminosità della Stella.
Un’altra è l’interpretazione sacrificale, ovvero rituale.
In alcuni petroglifi del Nuovo Mondo, il sangue dell’animale
sacrificato veniva fatto scorrere in piccoli canali attorcigliati
secondo logiche complesse, e, anche in seguito all’assunzione
di ayahuasca (dal quechua aya, anima, e huasca, corda, ovvero: la
corda che stacca l’anima dal corpo físico), veniva
interpretata una particolare azione o comportamento.
L’ultima interpretazione, che a mio avviso sembra in
questo caso la più realistica, è quella calendariale, infatti le
coppole sono 29 come i giorni del mese lunare. Se così fosse
gli Arawak che vivevano nella selva della Rondonia stavano
sviluppando un complesso sistema legato alle fasi lunari che
portava al computo del tempo.
E’ possibile anche un’interpretazione calendariale-astrologica,
nel senso che, se ad ogni coppella corrispondeva un giorno
del mese, lo sciamano poteva, osservando la luna specchiata
nell’acqua della coppella stessa, predire il futuro, consigliare il
momento favorevole per la semina, o dissuadere il capo-villaggio
sull’inopportunità di un attacco ad un’altra tribù.
YURI LEVERATTO
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