venerdì 5 luglio 2013

Cesare Mori un duro che non guardava in faccia nessuno

Fu, praticamente, l'unico prefetto che ordinò alle forze dell'ordine di sparare addosso ai Fascisti in un momento dove, nel normale conformismo italiano, tutti si stavano inginocchiando di fronte al potere. Quindi uno che non guardava in faccia a nessuno. Per questa ragione il Duce lo riattivò contro il Crimine Organizzato organizzando la più grande operazione di disinquinamento criminale di un territorio che la Storia Italiana ricordi. Perché prima della fazione viene la Nazione.
Il 5 luglio 1942 moriva a Udine il Prefetto CESARE MORI, il -prefetto di ferro- che vinse la mafia in Sicilia. Già da giovane, all'inizio del secolo, si era distinto nella lotta alla criminalità come commissario di PS a Castelvetrano e poi durante la guerra come capo dei nuclei speciali contro il brigantaggio siciliano (in una sola notte arrestò 300 malviventi a Caltabellotta). Promosso nel dopoguerra Prefetto a Bologna fu particolarmente duro contro i fascisti tanto che lo ebbero in odio e dopo il 28 ottobre fu messo a riposo. Dopo un viaggio in Sicilia Mussolini si rese conto della situazione isolana e decise di stroncare per sempre la mafia e così riprese in servizio Cesare Mori, di cui ammirava comunque l'efficienza. La scelta si dimostrò vincente: Mori dal 1925 al 1928 collezionò successi su successi, dall'ergastolo al capo della mafia Vito Cascio Ferro alle centinaia di arresti e di confini nelle isole penali. I risultati parlarono chiaro da subito: dal 1925 al 1926 nella provincia di Palermo gli omicidi scesero da 268 a 77 e le rapine da 298 a 46. Fu famoso anche per la durezza dei suoi metodi che gli valsero il nome di -prefetto di ferro- (una volta durante una rivolta mafiosa in un'isola penale come via di trattativa scelse, approvato dal Duce, un incrociatore, ovvero spinse un incrociatore sulla rada intimando ai mafiosi di recedere dalla rivolta e liberare le guardie senza aver alcun beneficio tranne quello che avrebbe evitato di radere al suolo l'isola a suon di bombe) Nel 1929, pacificata l'isola, per i suoi grandi meriti fu nominato Senatore a vita. La mafia tornò in Sicilia con lo sbarco americano dato che gli alleati posero a capo delle amministrazioni locali i mafiosi che erano riusciti a fuggire negli USA perché li ritenevano -sicuri antifascisti-.

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