La Sicilia dei misteri: le grotte della Gurfa sarebbero in realtà la tomba di Minosse?
di Antonello Ciccarello
Da sempre considerata una terra dove mito e realtà si confondono e il mistero che si cela dietro al primo amplifica la bellezza della seconda, la Sicilia può vantare una serie di opere d’arte e meraviglie architettoniche come pochi luoghi al mondo. Tra quest’ultime spiccano, per non essere state notate per molti secoli da studiosi e archeologi, le cosiddette “grotte della Gurfa”, site nel territorio di Alia (Pa) nell’entroterra dell’Isola.
Questa costruzione rupestre, impropriamente chiamata “grotta” è in realtà un’antica tomba scavata nella roccia (thòlos) che raggiunge un’altezza pari a quella di una palazzina di cinque piani e fu usata per molto tempo dai contadini della zona come granaio per conservare il raccolto. Secondo l’architetto e storico dell’arte Carmelo Montagna, il più importante studioso del complesso archeologico della Gurfa: «Il complesso ipogeico, nonostante l’uso improprio plurisecolare di stalla-magazzino agricolo-abitazione, di cui resta traccia nella dizione islamica del nome (appunto Gurfa), si rivela nelle sue dimensioni monumentali propriamente come la grande architettura che è, di sofisticata progettazione e realizzazione; in particolare l’ambiente campaniforme, “a thòlos”, forato suggestivamente in sommità, è direttamente confrontabile ed associabile a tipologie tholoidi di cultura minoico-micenea».
Partendo da queste considerazioni l’architetto Montagna, attraverso i suoi studi di ricerca, è riuscito ad arrivare ad una ipotesi che potrebbe cambiare qualche pagina di storia dell’architettura e dell’arte antica: le grotte della Gurfa sarebbero in realtà la tomba del re cretese Minosse, assassinato, secondo la mitologia, in una vasca da bagno proprio in Sicilia durante il suo soggiorno presso il re sicano Cocalo. Come ricorda ancora lo studioso: «Il dato di partenza è costituito dall’evidenza monumentale degli ipogei e dai possibili punti di contatto con la saga di Minosse in Sikania, che si conclude con la sua tragica scomparsa e la sepoltura in un ambiente funerario monumentale, interno e riservato, associato ad una grandiosa architettura templare dedicata ad Afrodite. La sua deposizione avvenne in età protostorica presso Kamikos, “tre generazioni prima della guerra di Troia”, in un’architettura , tomba-tempio-santuario, costruita per il re sicano Kokalos, da ricercarsi lungo la vallata del fiume Halykos/Platani. Proprio perché la thòlos della Gurfa è la più maestosa del Mediterraneo, con caratteri simbolici unici ed originari perfino rispetto alla celebrata thòlos di Atreo a Micene, bisogna pensare ad un’attribuzione artistica per la sua manifattura alla sapienza architettonica di un costruttore che, in assenza di altri riferimenti certi, si può chiamare “dedalico».
Secondo le teorie del professor Montagna resta infatti un mistero come, per tutti questi secoli, una struttura funeraria così imponente sia stata confusa con un granaio medievale. Un’altra particolarità della thòlos della Gurfa, che chiarisce il fatto che non si può trattare di altro se non di una tomba-tempio-santuario di probabile età minoico-micenea è la presenza di un foro/oculus comunicante con l’esterno, nella parte alta della volta, come nell’architettura dipinta della rinascimentale “camera degli sposi” di A. Mantegna al Palazzo Ducale di Mantova, che, sempre secondo lo studioso, rappresenterebbe lo Zenith (punto che indica uno dei poli del nostro pianeta insieme al sottostante Nadir, costituenti il simbolico “axis mundi”).
L’evidenza dell’osservazione astronomica fa verificare ai visitatori, tra l’altro, che nel giorno dell’Equinozio di Primavera un raggio di sole segna suggestivamente il punto esatto del Nadir pavimentale della thòlos alle ore 12,00 solari. Come ha ricordato ancora il professor Montagna « L’ambiente a thòlos monumentale della Gurfa, con la sua camera funeraria dinastica dal tetto “a tenda” di piano terra, in cui è possibile ancora verificare la cripta ed il vano/pozzo di discesa per il rito della Catabasi dal soprastante ambiente/megaron, è associabile pertanto, per le sue dimensioni e suggestioni da primato mediterraneo, forse è perfino più antica, a quelli ellenici, datati attorno al 1400 a.C., di Micene (Tesoro di Atreo) e di Orchomenos (Tesoro di Minyas), fino al punto di identificarne la denominazione come probabile Tesoro di Minos/tomba-tempio di Minosse in Sikania».
Tutti questi elementi farebbero sì che le domande postesi dallo storico dell’arte riguardo alla “sacralità regale” del luogo e la probabile leggendaria sepoltura del re di Creta Minosse trovino risposta positiva, rendendo così le Grotte della Gurfa un sito di enorme valore storico-architettonico (e anche mitologico) che dopo secoli di oblio può tornare ad essere una delle più splendide, maestose e misteriose thòlos del Mediterraneo protostorico.
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