La presunta prova dell'esistenza storica di "Giovanni di Gamala, figlio di Giuda il Galileo" sarebbe stata scoperta dallo studioso Emilio Salsi all'interno dell'ottavo capitolo del settimo
libro de "La Guerra Giudaica" di Giuseppe Flavio:
(I numeri in grassetto stanno ad indicare i paragrafi del testo di Giuseppe Flavio)
252. Al governo della Giudea, morto Basso, era succeduto Flavio Silva. Questi, vedendo che tutto il resto del paese era stato sottomesso con le armi tranne un'unica fortezza ancora in mano ai ribelli, raccolse le forze che stavano nella regione e mosse contro di essa. Masàda è il nome di questa fortezza.
253. A capo dei sicari c'era Eleazar, uomo potente, discendente di quel Giuda che, come sopra abbiamo detto, aveva persuaso non pochi giudei a sottrarsi al censimento fatto a suo tempo da Quirino nella Giudea.
254. A quell'epoca i sicari ordirono una congiura contro quelli che volevano accettare la sottomissione ai romani e li combatterono in ogni modo come nemici, depredandoli degli averi e del bestiame e appiccando il fuoco alle loro case;
255. sostenevano, infatti, che non c'era nessuna differenza fra loro e gli stranieri dato che, ignobilmente, buttavano via la libertà per cui i giudei avevano tanto combattuto, e dichiaravano di preferire la schiavitù sotto i romani.
256. Ma queste parole erano un pretesto per ammantare la loro ferocia e la loro cupidigia.
257. In realtà quelli che si unirono ad essi nella ribellione, e presero parte attiva alla guerra contro i romani, ebbero a subire da loro atrocità più terribili,
258. e quando poi vennero ancora convinti di falsità nella giustificazione che adducevano, ancor più essi perseguitarono chi, per difendersi, denunciava le loro malefatte.
259. Quell'epoca fu in certo modo così prolifica di ogni sorta di ribalderia fra i giudei, che nessun delitto fu lasciato intentato, né chi volesse escogitarne di nuovi riuscirebbe a trovarli:
260. a tal punto erano tutti bacati nella vita privata come in quella pubblica, e facevano a gara tra loro nel commettere empietà contro Dio e soprusi contro i vicini, i signori opprimendo le masse e le masse cercando di eliminare i signori.
261. Infatti gli uni avevano una gran sete di dominio, gli altri di scatenare la violenza e di impossessarsi dei beni dei ricchi.
262. Furono dunque i sicari quelli che per primi calpestarono la Legge e incrudelirono contro i connazionali, senza astenersi da alcun insulto per offendere le loro vittime, o da alcun atto per rovinarle.
263. Eppure Giovanni fece sì che anche costoro sembrassero più moderati di lui; egli infatti non soltanto eliminò chiunque dava giusti e utili consigli, trattando costoro come i suoi più accaniti nemici fra tutti i cittadini, ma riempì la patria di un'infinità di pubblici mali, quali inevitabilmente doveva infliggere agli uomini chi già aveva osato di commettere empietà verso Dio.
264. La sua mensa era infatti imbandita con cibi proibiti ed aveva abbandonato le tradizionali regole di purità, sì che non poteva più far stupore se uno, che era così follemente empio verso Dio, non osservava più la bontà e la fratellanza verso gli uomini.
265. D'altra parte, poi, Simone figlio di Ghiora quale delitto non commise? Quale sopruso risparmiò a coloro che come liberi cittadini lo avevano eletto a loro capo?
266. Quale amicizia, quale parentela non rese questi due più audaci nelle loro stragi quotidiane? Essi consideravano un atto di ignobile cattiveria far male agli estranei, mentre ritenevano di fare una bella figura mostrandosi spietati verso i parenti prossimi.
Le prove dell'esistenza storica di Giovanni di Gamala sarebbero dunque queste:
1) Le parole "A quell'epoca i sicari" (paragrafo 254) sarebbero un chiaro riferimento all'epoca di Giuda il Galileo ed alla sua rivolta contro il censimento del 6 d.C., e tutti i paragrafi successivi si riferirebbero sempre a quel periodo storico.
2) Il Giovanni citato al paragrafo 263 deve essere proprio il famigerato figlio primogenito di Giuda il Galileo e non Giovanni di Giscala, come sostengono tutti gli storici di professione. Peccato che "Simone figlio di Ghiora" (citato al paragrafo 265) era proprio un rivoltoso che fu eletto a capo di Gerusalemme intorno al 69 d.C., l'epoca di Giovanni di Giscala... Nessun problema, qui è evidente che un falsario cristiano ha trasformato "Simone, figlio di Giuda il Galileo e fratello di Giovanni" in "Simone figlio di Ghiora" per depistarci e non farci capire la verità storica!
3) A riprova del fatto che il Giovanni ed il Simone citati sono i figli di Giuda il Galileo, possiamo constatare che, al paragrafo 266, Giuseppe Flavio ci dice che i due erano legati da parentela ed amicizia e noi sappiamo che Giovanni di Giscala e Simone figlio di Ghiora non erano parenti, ed erano acerrimi nemici.
Queste sarebbero le "prove" dell'esistenza storica di Giovanni di Gamala.
Partiamo dalla terza: non è assolutamente vero che Giuseppe Flavio affermi che Giovanni di Giscala e Simone figlio di Ghiora fossero legati da amicizia e parentela.
"Quale amicizia, quale parentela non rese questi due più audaci nelle loro stragi quotidiane?"
Lo storico Giuseppe Flavio ci sta semplicemente dicendo che questi due non si facevano alcun problema ad ammazzare parenti ed amici, non che fossero parenti ed amici tra di loro, reciprocamente.
Passiamo ora alla "prova regina", l'evidente riferimento che (siamo al paragrafo 254, poi ribadito al 259) Giuseppe Flavio avrebbe fatto all'epoca di Giuda il Galileo e della sua rivolta contro il censimento del 6 d.C.. Questo riferimento non solo non è "evidente", ma proprio non c'è: Giuseppe Flavio si sta chiaramente riferendo all'epoca di poco precedente l'assalto di Masada (74 d.C.), ed infatti:
"A quell'epoca i sicari ordirono una congiura contro quelli che volevano accettare la sottomissione ai romani e li combatterono in ogni modo come nemici, depredandoli degli averi e del bestiame e appiccando il fuoco alle loro case"
In nessuna fonte è contenuta l'informazione che Giuda il Galileo abbia mai ordito una congiura contro chi si sottometteva a Roma, né che lui ed i suoi seguaci abbiano mai appiccato il fuoco a delle case. Ma, soprattutto, i "sicari" non erano i seguaci di Giuda il Galileo!
"Furono poi un'infinità i briganti che lui stesso [Felice] fece crocifiggere, o i paesani che punì come loro complici. Però, mentre il paese veniva così ripulito, in Gerusalemme nacque una nuovaforma di banditismo, quella dei cosiddetti sicari, che commettevano assassini in pieno giorno e nel bel mezzo della città." (Guerra Giudaica, libro quinto, capitolo primo, undicesimo paragrafo)
Felice fu procuratore tra il 52 ed il 60 d.C., ad ulteriore riprova che Giuseppe Flavio non si stava riferendo all'epoca della rivolta di Giuda il Galileo contro il censimento del 6 d.C., bensì all'epoca nella quale furono protagonisti Giovanni di Giscala e Simone figlio di Ghiora e non Giovanni di Gamala (storicamente mai esistito) e suo fratello Simone (crocifisso tra il 46 ed il 48 dal procuratore Tiberio Giulio Alessandro, insieme a Giacomo, un altro figlio di Giuda il Galileo):
"Oltre a ciò, Giacomo e Simone, figli di Giuda il Galileo, furono sottoposti a processo e per ordine di Alessandro vennero crocefissi; questi era il Giuda che - come ho spiegato sopra - aveva aizzato il popolo alla rivolta contro i romani, mentre Quirino faceva il censimento in Giudea." (Antichità Giudaiche XX, 102)
In conclusione, io non so se Gesù Cristo sia storicamente esistito. Ma certamente non è storicamente esistito alcun "Giovanni di Gamala, detto il Nazireo, figlio di Giuda il Galileo".
(I numeri in grassetto stanno ad indicare i paragrafi del testo di Giuseppe Flavio)
252. Al governo della Giudea, morto Basso, era succeduto Flavio Silva. Questi, vedendo che tutto il resto del paese era stato sottomesso con le armi tranne un'unica fortezza ancora in mano ai ribelli, raccolse le forze che stavano nella regione e mosse contro di essa. Masàda è il nome di questa fortezza.
253. A capo dei sicari c'era Eleazar, uomo potente, discendente di quel Giuda che, come sopra abbiamo detto, aveva persuaso non pochi giudei a sottrarsi al censimento fatto a suo tempo da Quirino nella Giudea.
254. A quell'epoca i sicari ordirono una congiura contro quelli che volevano accettare la sottomissione ai romani e li combatterono in ogni modo come nemici, depredandoli degli averi e del bestiame e appiccando il fuoco alle loro case;
255. sostenevano, infatti, che non c'era nessuna differenza fra loro e gli stranieri dato che, ignobilmente, buttavano via la libertà per cui i giudei avevano tanto combattuto, e dichiaravano di preferire la schiavitù sotto i romani.
256. Ma queste parole erano un pretesto per ammantare la loro ferocia e la loro cupidigia.
257. In realtà quelli che si unirono ad essi nella ribellione, e presero parte attiva alla guerra contro i romani, ebbero a subire da loro atrocità più terribili,
258. e quando poi vennero ancora convinti di falsità nella giustificazione che adducevano, ancor più essi perseguitarono chi, per difendersi, denunciava le loro malefatte.
259. Quell'epoca fu in certo modo così prolifica di ogni sorta di ribalderia fra i giudei, che nessun delitto fu lasciato intentato, né chi volesse escogitarne di nuovi riuscirebbe a trovarli:
260. a tal punto erano tutti bacati nella vita privata come in quella pubblica, e facevano a gara tra loro nel commettere empietà contro Dio e soprusi contro i vicini, i signori opprimendo le masse e le masse cercando di eliminare i signori.
261. Infatti gli uni avevano una gran sete di dominio, gli altri di scatenare la violenza e di impossessarsi dei beni dei ricchi.
262. Furono dunque i sicari quelli che per primi calpestarono la Legge e incrudelirono contro i connazionali, senza astenersi da alcun insulto per offendere le loro vittime, o da alcun atto per rovinarle.
263. Eppure Giovanni fece sì che anche costoro sembrassero più moderati di lui; egli infatti non soltanto eliminò chiunque dava giusti e utili consigli, trattando costoro come i suoi più accaniti nemici fra tutti i cittadini, ma riempì la patria di un'infinità di pubblici mali, quali inevitabilmente doveva infliggere agli uomini chi già aveva osato di commettere empietà verso Dio.
264. La sua mensa era infatti imbandita con cibi proibiti ed aveva abbandonato le tradizionali regole di purità, sì che non poteva più far stupore se uno, che era così follemente empio verso Dio, non osservava più la bontà e la fratellanza verso gli uomini.
265. D'altra parte, poi, Simone figlio di Ghiora quale delitto non commise? Quale sopruso risparmiò a coloro che come liberi cittadini lo avevano eletto a loro capo?
266. Quale amicizia, quale parentela non rese questi due più audaci nelle loro stragi quotidiane? Essi consideravano un atto di ignobile cattiveria far male agli estranei, mentre ritenevano di fare una bella figura mostrandosi spietati verso i parenti prossimi.
Le prove dell'esistenza storica di Giovanni di Gamala sarebbero dunque queste:
1) Le parole "A quell'epoca i sicari" (paragrafo 254) sarebbero un chiaro riferimento all'epoca di Giuda il Galileo ed alla sua rivolta contro il censimento del 6 d.C., e tutti i paragrafi successivi si riferirebbero sempre a quel periodo storico.
2) Il Giovanni citato al paragrafo 263 deve essere proprio il famigerato figlio primogenito di Giuda il Galileo e non Giovanni di Giscala, come sostengono tutti gli storici di professione. Peccato che "Simone figlio di Ghiora" (citato al paragrafo 265) era proprio un rivoltoso che fu eletto a capo di Gerusalemme intorno al 69 d.C., l'epoca di Giovanni di Giscala... Nessun problema, qui è evidente che un falsario cristiano ha trasformato "Simone, figlio di Giuda il Galileo e fratello di Giovanni" in "Simone figlio di Ghiora" per depistarci e non farci capire la verità storica!
3) A riprova del fatto che il Giovanni ed il Simone citati sono i figli di Giuda il Galileo, possiamo constatare che, al paragrafo 266, Giuseppe Flavio ci dice che i due erano legati da parentela ed amicizia e noi sappiamo che Giovanni di Giscala e Simone figlio di Ghiora non erano parenti, ed erano acerrimi nemici.
Queste sarebbero le "prove" dell'esistenza storica di Giovanni di Gamala.
Partiamo dalla terza: non è assolutamente vero che Giuseppe Flavio affermi che Giovanni di Giscala e Simone figlio di Ghiora fossero legati da amicizia e parentela.
"Quale amicizia, quale parentela non rese questi due più audaci nelle loro stragi quotidiane?"
Lo storico Giuseppe Flavio ci sta semplicemente dicendo che questi due non si facevano alcun problema ad ammazzare parenti ed amici, non che fossero parenti ed amici tra di loro, reciprocamente.
Passiamo ora alla "prova regina", l'evidente riferimento che (siamo al paragrafo 254, poi ribadito al 259) Giuseppe Flavio avrebbe fatto all'epoca di Giuda il Galileo e della sua rivolta contro il censimento del 6 d.C.. Questo riferimento non solo non è "evidente", ma proprio non c'è: Giuseppe Flavio si sta chiaramente riferendo all'epoca di poco precedente l'assalto di Masada (74 d.C.), ed infatti:
"A quell'epoca i sicari ordirono una congiura contro quelli che volevano accettare la sottomissione ai romani e li combatterono in ogni modo come nemici, depredandoli degli averi e del bestiame e appiccando il fuoco alle loro case"
In nessuna fonte è contenuta l'informazione che Giuda il Galileo abbia mai ordito una congiura contro chi si sottometteva a Roma, né che lui ed i suoi seguaci abbiano mai appiccato il fuoco a delle case. Ma, soprattutto, i "sicari" non erano i seguaci di Giuda il Galileo!
"Furono poi un'infinità i briganti che lui stesso [Felice] fece crocifiggere, o i paesani che punì come loro complici. Però, mentre il paese veniva così ripulito, in Gerusalemme nacque una nuovaforma di banditismo, quella dei cosiddetti sicari, che commettevano assassini in pieno giorno e nel bel mezzo della città." (Guerra Giudaica, libro quinto, capitolo primo, undicesimo paragrafo)
Felice fu procuratore tra il 52 ed il 60 d.C., ad ulteriore riprova che Giuseppe Flavio non si stava riferendo all'epoca della rivolta di Giuda il Galileo contro il censimento del 6 d.C., bensì all'epoca nella quale furono protagonisti Giovanni di Giscala e Simone figlio di Ghiora e non Giovanni di Gamala (storicamente mai esistito) e suo fratello Simone (crocifisso tra il 46 ed il 48 dal procuratore Tiberio Giulio Alessandro, insieme a Giacomo, un altro figlio di Giuda il Galileo):
"Oltre a ciò, Giacomo e Simone, figli di Giuda il Galileo, furono sottoposti a processo e per ordine di Alessandro vennero crocefissi; questi era il Giuda che - come ho spiegato sopra - aveva aizzato il popolo alla rivolta contro i romani, mentre Quirino faceva il censimento in Giudea." (Antichità Giudaiche XX, 102)
In conclusione, io non so se Gesù Cristo sia storicamente esistito. Ma certamente non è storicamente esistito alcun "Giovanni di Gamala, detto il Nazireo, figlio di Giuda il Galileo".
Quale dei due?
Da Wichipedia:
Giovanni di Gamala è un personaggio del romanzo del XIX secolo For the Temple di George Alfred Henty. Il libro lo presenta come una figura eroica che combatte i Romani, specialmente quando essi decidono di distruggere il Tempio di Gerusalemme nel 70. Nel seguito del romanzo Giovanni si converte e diventa un discepolo di Gesù. Henty nella prefazione del suo libro specifica espressamente che Giovanni di Gamala è soltanto una sua creazione letteraria.
Luigi Cascioli, ex-seminarista italiano e poi militante ateo, nel libro La favola di Cristo afferma che la Chiesa avrebbe confuso deliberatamente Gesù con Giovanni di Gamala (che quindi sarebbe realmente esistito) e che questo sarebbe stato un pretendente al trono di Gerusalemme in quanto figlio di Giuda il Galileo e nipote del rabbino Ezechia, discendente diretto della dinastia degli Asmonei, fondata da Simone, figlio di Mattatia, e spodestata dalla dinastia erodiana. Secondo Cascioli i figli di Giuda furono: Giovanni primogenito, Simone, Giacomo il maggiore, Giuda, Giacomo il minore, Menahem ed Eleazaro. [1]
La tesi sostenuta da Cascioli non ha incontrato particolare diffusione. In ambito accademico gli storici hanno finora sostanzialmente ignorato le sue ricerche.
Altri autori hanno tentato di identificare Gesù con il personaggio di Giovanni di Gamala, frutto della finzione letteraria di Henty. [2] Afanasij Ivanovic Bulgakov (padre di Michail Bulgakov, autore del romanzo "Il Maestro e Margherita"), docente di Storia delle Religioni presso l'Accademia Teologica di Kiev in Ucraina, esperto in greco e lingue semite, morì nel 1906. Ma, ancor prima, il professore teologo insegnò al figlio Michail di aver scoperto che Gamala, patria dello zelotismo antiromano, era la vera patria di Gesù, mentre il padre di Cristo era un "siriano"; infatti Gamala era situata in Gaulanitide, nell'estremo sud della Siria. Il riferimento a Giuda il Galileo come padre di Gesù, seppur indiretto, era chiaro. Michail Bulgakov tenne a mente la lezione di suo padre e, nel 1928, attestò i dati precisi nel suo romanzo al secondo capitolo dedicato a Ponzio Pilato.
Il primo biblista, che identificò in Giovanni di Gamala il vero personaggio che originò il mito di Cristo Salvatore, fu Daniel Massè. Di nazionalità francese, nacque nel 1872, si laureò in giurisprudenza e, dopo essersi dedicato agli studi sul Cristo storico, scrisse il libro "L'enigme de Jésus Christ" - Editions du Siecle - Paris 1926. Pur senza fornire prove concrete, lo studioso, tramite l'analisi su documenti neotestamentari, giunse alla conclusione che la vera identità di Gesù corrispondeva a quella di uno dei figli di Giuda il Galileo: quest'ultimo fu il più famoso rivoluzionario ebreo del I secolo d.C. e nacque nella città di Gamala. Nel 6 d.C. Giuda si pose a capo del movimento di liberazione nazionale dal giogo romano (lo zelotismo) e il Massè lo indicò come padre di sette figli: Giovanni (Gesù), Simone (Pietro), Giacomo il Maggiore, Giacomo il Minore, Giuda, Filippo, Menahem. Oltre a ciò, per il biblista francese, Giovanni, figlio di Giuda il Galileo, era lo stesso Giovanni Battista.
C'è una traccia di Giovanni di Gamala nelle opere di Flavio Giuseppe, precisamente nell'ottavo capitolo del VII libro della "Guerra giudaica", dal par. 252 al par. 274. Questa equivalenza è stata scoperta dallo studioso Emilio Salsi, che ne parla in modo approfondito e dettagliato sia nel proprio sito internet "Vangeli e Storia" che nel libro "Giovanni il Nazireo detto Gesù Cristo". La differenza tra le analisi dei sopraelencati studiosi e quelle dello storico Emilio Salsi consiste nel fatto che quest'ultimo si avvale esclusivamente delle fonti storiche dirette, confermate dalla archeologia, per poi compararle alla documentazione ecclesiastica pervenuta nei codici stilati dagli amanuensi. Lo storico riesce a pervenire a Giovanni di Gamala tramite la verifica di antichi manoscritti con cui dimostra la falsificazione delle testimonianze cristiane ed extracristiane risalenti ai primi due secoli. Con lo stesso metodo sconfessa la montatura dell'esistenza degli apostoli Giovanni e Giacomo il Minore. Smentisce anche gli altri due parenti di Cristo, Simone e Giuda Giusto (figlio di Giacomo, quindi nipote di Gesù) i quali, ad iniziare da Giacomo, la Chiesa insediò come vescovi di Gerusalemme. Le indagini sono comprovate dagli ultimi reperti archeologici che accertano l'infondatezza dei richiami ai personaggi reali, dei primi due secoli, per incolparli del loro martirio.
L'analista procede e, attenendosi alla descrizione orografica ed all'ubicazione indicate entrambe nei vangeli, in merito a Nazaret, dimostra che corrisponde esattamente alla antica città di Gamala, celebrata roccaforte dello zelotismo ebraico antiromano. Partendo da questi dati, nel primo studio pubblicato sul sito web 'Vangeli e Storia', lo storico evidenzia la matrice zelota dei fratelli di Gesù; quindi, in antichi codici biblici risalenti al IX secolo, scopre che l'insieme dei figli di Maria, riferiti nel vangelo di Matteo (Mt 13,55), comprende 'Giovanni', a conferma del vangelo di Giovanni (Gv 19,26). Stabilito ciò, lo studioso accerta che i nomi dei fratelli di Cristo corrispondono ad alcuni apostoli ma, al contrario degli altri, questi sono di stretta osservanza giudaica con qualifiche estremiste zelote; mentre gli altri apostoli sono indicati con nomi greci senza definizioni rivoluzionarie. Nelle analisi successive lo storico perviene al risultato che 'Gesù' (in aramaico 'Yeshua' significa 'Salvatore') non viene riferito dagli evangelisti come un appellativo giudaico comune bensì alla maniera di 'Salvatore' il cui nome era 'Giovanni'. Se fosse stato un nome comune, i sacerdoti giudei in 'Atti degli Apostoli' ed i paesani di 'Gesù' nei vangeli non avrebbero avuto alcun problema a chiamarlo 'Gesù' (Yeshua) ma, non essendo per gli Ebrei il loro 'Salvatore', gli scribi evangelisti adottarono il lemma 'costui'. Tramite una ulteriore indagine storica, Salsi dimostra che Giovanni, figlio di Giuda di Gàmala, detto "il Galileo", prese il potere a Gerusalemme il 35 d.C. mentre era in corso la guerra tra Roma ed il Regno dei Parti. Allora Giovanni fu riconosciuto dai Giudei come Re Messia 'Salvatore', ma venne crocefisso dai Romani nel 36 d.C. Lo storico conclude che i figli di Giuda il Galileo furono: Giovanni, Simone, Giacomo, Giuda e Giuseppe, i quali corrispondono esattamente ai figli di Maria, madre di Gesù, come vengono nominati nei vangeli: Mt 13,55; Mc 6,3; Gv 19,26. Infine, con apposita analisi, rispettosa delle risultanze storiche, dimostra la coincidenza fra il nome 'Menahem' (ultimo figlio di Giuda il Galileo) e 'Giuseppe' (il più giovane dei fratelli di Cristo) il quale, ormai anziano, si proclamò Re dei Giudei nel 66 d.C., ma fu eliminato dalla aristocrazia sacerdotale alla pari di 'Gesù'.
Note 3. ^ Si veda la mancata risposta di Mauro Pesce alla replica di Emilio Salsi alla nota 2.^: http://www.vangeliestoria.eu/approfondimento.asp?ID=43
1 commento:
Secondo la mia opinione, Emilio Salsi ha perfettamente ragione e con il tempo se ne avrà la conferma.
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