mercoledì 26 novembre 2014

La Roma della potente tradizione Prisca, fondata sulle tombe degli Heroi

Un Impero magico-religioso, oltre che militare e politico (2)

Segue a :
La pratica consisteva in una formula magico-religiosa che solo il generale o dittatore romano, e da nessun altro, poteva e doveva recitare prima della battaglia, mentre nello stesso tempo si sacrificava un animale per sapere, grazie alla lettura delle sue viscere, quale sarebbe stata la risposta degli dei.
Esistono numerosi indizi che fanno pensare che molte divinità romane siano state acquisite nel modo descritto. Si crede, ad esempio, che tale sia stato il destino dei Dioscuri che erano eroi spartani per eccellenza, di cui il primo indomito pugilatore, mentre il secondo era un intrepido guerriero. Combatterono contro l’ateniese Teseo, aiutarono in più occasioni Giasone e parteciparono alla spedizione degli Argonauti. Per aver placato una tempesta in quella circostanza, furono considerati protettori dei naviganti. E’ assai probabile che fossero divinità venerate nel Sud Italia e poi passate nel Pantheon romano.
dioscuri
Una delle statue che ritraggono i Dioscuri nell’atto di smontare dal cavallo, sorretto da un Tritone. Sculture del V sec. a.C., dal tempio di Locri-Marasà (Reggio Calabria, Museo Nazionale
«SI DEUS SI DEA EST CUI POPULUS CIVITASQUE CARTHAGINIENSIS EST IN TUTELA, TEQUE MAXIME, ILLE QUI URBIS HUIUS POPULIQUE TUTELAM RECEPISTI, PRECOR VENERORQUE VENIAMQUE A VOBIS PETO UT VOS POPULUM CIVITATEMQUE CARTHAGINIENSEM DESERATIS, LOCA TEMPLA SACRA URBEMQUE EORUM RELINQUATIS ABSQUE HIS ABEATIS, EIQUE POPULO CIVITATI METUM FORMIDINEM OBLIVIONEM INICIATIS, PRODITIQUE ROMAM AD ME MEOSQUE VENIATIS, NOSTRAQUE VOBIS LOCA TEMPLA SACRA URBS ACCEPTIOR PROBATIORQUE SIT, MIHIQUE POPULOQUE ROMANO MILITIBUSQUE MEIS PRAEPOSITI SITIS UT SCIAMUS INTELLIGAMUSQUE. SI ITA FECERITIS, VOVEO VOBIS TEMPLA LUDOSQUE FACTURUM.» (Macrobius, Saturnalia, liber III, cap. IX.6)
Che sia un dio o una dea, sotto la cui protezione sono posti il popolo e la città di Cartagine; e soprattutto tu, che hai intrapreso la difesa di questa città; io vi prego e imploro e supplico a voi chiedo che voi abbandoniate il popolo e la città di Cartagine, e lasciate i loro luoghi, templi, cose sacre e la città, e vi allontaniate da essi, e che ne ispiriate il popolo e la città con paura, terrore e perdita del ricordo, e che uscendo veniate a Roma, a me e ai miei, e che i nostri luoghi, templi, cose sacre e città siano per voi più accettabili e graditi, e che vi disponiate per me e per il popolo romano e per i miei soldati, e che noi possiamo saperlo e capirlo. Se così avrete fatto, io faccio voto che vi consacrerò templi e solennità.
Cosa emerge da tutto questo…
1) ETRUSCHI. Tale pratica con annessa lettura delle viscere degli animali sacrificati ci riporta immediatamente agli Etruschi ed alla loro Arte Aruspicina ovvero l’arte di leggere presagi e il futuro dalle viscere di animali e non solo da questo.
2) UN PANTHEON ESPANDIBILE. Mi sembra anche di tutta evidenza la assoluta genialità romana: con la evocatio deorum il Pantheon romano si accresceva sempre più, via via che accrescevano le conquiste territoriali! Un impero, dunque, che, prima ancora che territoriale e politico, era un Impero Magico!
3) LIMES MAGICI. Non solo, ma, onde rendere più solido magicamente l’Impero, i Romani erano soliti costruire una rete di santuari, così come noi oggi faremmo con le dogane. I Romani definivano così i confini dello Stato creando una serie di santuari di divinità, cui veniva affidato il controllo del limes, ovvero del confine. In tal modo valicare un confine in armi era considerato un atto gravissimo ed irreparabile prima ancora che rispetto alle leggi dello Stato, soprattutto della religione. Per loro c’era un “confine comune agli dei ed agli uomini”, dunque un confine sacro.
stele
La stele bilingue di Vercelli.
4) UNA PROTEZIONE MAGICA SEMPRE PIU’ DENSA. Poiché Roma espandeva sempre più i suoi confini, la pratica di cui sopra comportava che se un nemico avesse avuto l’intenzione di aggredire Roma stessa, si sarebbe trovato davanti ad una rete di protezione magica sempre più densa e potente via via che si fosse avvicinato a Roma.

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