mercoledì 5 novembre 2014

Incorruttibilità dei corpi ed "eternità"


Gigi Di Fiore


MANDELA, L'IMBALSAMAZIONE DEL CORPO E LE MUMMIE DELLA STORIA PASSATA


Anche su Nelson Mandela si potrebbe ripetere il rito, un po' feticistico, dell'imbalsamazione della salma. Lo dice la Cnn. A Pretoria, nel frattempo sono programmate processioni per tutta la settimana, con il corpo trasportato dall'obitorio fino all'edificio dove ha sede il governo. Poi, solo domenica prossima si terranno i funerali.

I cadaveri, materia chimica in decomposizione, diventano simboli. Quasi che loro, e non gli scritti, non le parole, non il ricordo di gesta e azioni, possano rendere immortali il grande defunto. E Mandela non è il primo, probabilmente non sarà neanche l'ultimo, a subire il rito dell'imbalsamazione.

La storia ci ha tramandato l'esempio sorprendente dei faraoni egiziani. Quelle mummie inquietanti, rivelatori della voglia di sottrarre alla morte i nostri miseri resti umani. Manie di grandezza da re che si credevano in grado di competere con l'eternità divina. In epoche più recenti, però, i regimi totalitari hanno tentato di emulare gli egiziani.

La più famosa è la mummia di Lenin, trattata dal patologo Aleksej Abrikosov. Fissata in un'espressione quasi eterna che inquieta, la salma venne visitata dal 1924 fino al 1972 da qualcosa come dieci milioni di persone. Molti turisti, certo. Ma la cifra da record resta.

Nel mausoleo di Lenin sulla piazza Rossa, sistemarono anche la mummia di Stalin nel 1953. Poi, dopo la denuncia dei crimini staliniani, quel corpo imbarazzante fu fatto rimuovere da Kruscev. Ma imbalsamazioni ci sono state anche per il corpo di Mao, sistemato nel mausoleo della piazza Tienammen, e per il vietnamita Ho Chi Min.

Un'altra figura fondamentale del '900, il Mahatma Gandhi, si sottrasse invece al rituale macabro: fu cremato e le sue ceneri sparse nel Gange. Come da sua volontà. 




Giuseppe Mazzini sul letto di morte (1872)



Nella storia italiana, i rari tentativi di imbalsamazione di personaggi illustri si sono coperti di ridicolo. Alla morte di Giuseppe Mazzini, il 10 marzo del 1872, un alchimista sedicente scienziato di Lodi, Paolo Gorini, si offrì di ridurre a mummia il corpo del repubblicano "padre della Patria italiana". Ci provò, sembrò riuscirci, ma il procedimento, tra fasi alterne, fallì: il corpo si decompose. Quando fu portato a Genova, però, la mummia venne accolta da una folla di centomila persone secondo la relazione di polizia. Nel 1946, in occasione del referendum istituzionale, venne riesumato il corpo di Mazzini per esporlo con obiettivi propagandistici a favore della Repubblica. Non si seppe ricorrere a meglio che ad un mucchio di materia decomposta. 

"L'hanno voluto onorare dopo morto, cangiandolo in pietra" scrisse un giornale dell'epoca. A Garibaldi andò peggio: voleva essere cremato, per ragioni di Stato non rispettarono al sua volontà organizzando invece un grande funerale pubblico a Caprera.

Corpi, simboli nel bene e anche nel male. La volontà, rispettata, di Hitler nel bunker berlinese fu che il suo corpo fosse bruciato con quello di Eva Braun dopo il suicidio. Voleva evitare che cadesse nelle mani dei russi. Sul corpo di Mussolini e sugli scempi di piazzale Loreto si sa. Quel cadavere fu anche trafugato nel cimitero di Musocco.

C'è sempre la voglia di sfidare la morte, di identificare nella materia un simbolo, un insegnamento, una parte della storia. Un cadavere può diventare una bandiera, come un sepolcro inteso alla maniera di Foscolo. All'elenco degli imbalsamati illustri si potrebbe aggiungere Mandela. Ma chi crede nel valore dello spirito sa che, al di là dei feticci materiali, conta quello che un grande uomo ha lasciato in eredità nelle parole, nelle memorie, negli insegnamenti. Ora aiutano anche i filmati e le registrazioni sonore, assai più eterni delle mummie. Quelle assai spesso ridicolizzano chi si vorrebbe rendere eterno.


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