I
San Francesco, il bastione dimenticato
L'ITINERARIO. Vicino a Basso Acquar si trova uno dei due esempi di fortificazioni sanmicheliane rimaste intatte sulla destra Adige: è assediato dal degrado. La piazza superiore è invasa da una boscaglia di sterpi e alberi Pulita solo la piazza interna abbruttita da edifici cadenti
l possente
Bello e dimenticato. È il bastione di San Francesco che, con il bastione di Spagna, è l'unico rimasto integro di quelli sanmicheliani sulla destra Adige. Siamo tra Basso Acquar e via dell'Autiere, in prossimità di ponte San Francesco. È stato uno degli ultimi a vedere un primo ma fondamentale intervento di pulizia, alla fine del 2009, grazie ai volontari del gruppo di Protezione civile di Legambiente che hanno ripulito la piazza bassa del bastione invasa da un groviglio di piante e alberi selvatici a cui si è aggiunto un deposito di ferri vecchi comprendente ogni sorta di scarto, dai pezzi di motorino alle televisioni alle sedie ai lampadari. In questa ricognizione ci accompagnano due volontarie di questo gruppo di volontari, Maria Rodriguez e Gaia Zuffa, e Carlo Furlan, coordinatore della collana «Un parco da vivere» e del libro dedicato ai sotterranei delle mura magistrali.
IL BASTIONE visto dall'Adige appare imponente. Siamo in riva al fiume: sulla destra si alza massiccia l'opera fortificatoria voluta dai Veneziani e realizzata da Michele Sanmicheli, di fronte si nota il resto della torre medievale di San Francesco, risalente al XIV secolo, sopra la quale gli Austriaci realizzarono due cannoniere, mentre a sinistra si staglia il ponte di San Francesco dove sono in corso i noti lavori di sistemazione. È uno scorcio straordinario e sarebbe una bellissima passeggiata lungo questo tratto del fiume se la riva non fosse invasa da erbacce e rifiuti. Appoggiate al bastione, la cui sommità, cioè la piazza superiore, è invasa da un boschetto spontaneo le cui radici rischiano di disgregare la possente struttura, ci sono delle casette con annesse baracche, non tutte abitate, eredità dell'ultimo dopoguerra. Qui vive una piccola comunità di famiglie che all'ombra della fortificazione coltiva orti e giardinetti.
SI ENTRA dalla parte opposta, da via dell'Autiere, nella piazza bassa, passando per un massiccia poterna del '500 lunga una quindicina di metri. Sopra l'entrata c'è una targa in pietra che indica il numero dell'opera: NII 1843. Gli Austriaci erano noti per la loro precisione. Attraversato questo passaggio dalla volta semicircolare, sui cui lati si aprono delle specie di corte garritte, si arriva nello slargo interno. Ai lati della poterna ci sono ancora i due locali del corpo di guardia. La piazza bassa fu utilizzata in molti modi, come testimonia l'ingombrante quanto fatiscente baracca di legno sulla sinistra, ormai pericolante, e l'altrettanto vetusta struttura a destra, un'ex fattoria che servì anche come ricovero per i cavalli che facevano in servizio in Bra con le carrozzelle. Dietro a questa «casa colonica» ormai a pezzi s'intravede il muro austriaco, in opus poligonale, che andava a chiudere le postazioni di artiglieria del '500.
SI SCENDE nella galleria di contromina passando da una porticina che si apre accanto al corpo di guardia di destra. Si scendono 25 scalini che a metà rampa curvano sulla sinistra, e ci si ritrova nel classico cunicolo alto circa un metro e 75 e largo un metro e mezzo. Scendendo, sul lato destro, si nota il muro medievale realizzato con i grossi sassi di fiume. Anche qui la storia si stratifica e s'intreccia con le vicende umane. Lungo queste scale scesero e salirono i veronesi che durante il secondo conflitto mondiale cercavano rifugio nella galleria di contromina, circostanza già riscontrata in molte altre parti dei sotterranei delle mura magistrali. Ma qui la permanenza era particolarmente disagiata a causa delle infiltrazioni dell'acqua dell'Adige che, in alcuni punti, creavano dei piccoli acquitrini
IL TRATTO non è particolarmente lungo, una cinquantina di metri in tutto, ma con particolari interessanti, come il passaggio cieco che si trova verso il fondo sulla destra che, dopo un muro di controsoffio realizzato nella seconda guerra mondiale, portava a un'uscita di sicurezza, oggi chiusa. Anche il pavimento racconta qualcosa. Per diversi metri si deve camminare su grossi sassi. Non sono arrivati in epoca veneziana ma vennero portati qua sotto dagli ospiti temporanei della galleria negli anni della seconda guerra, per evitare di bagnarsi i piedi con l'acqua che risaliva dal fiume. La circostanza non doveva essere particolarmente comoda e fece scaturire anche qualche protesta scritta come si legge nell'articolo a fianco.
LA VISITA di questa parte di bastione non è sempre possibile ma si può farne richiesta al gruppo di Protezione civile di Legambiente telefonando allo 045.8009686. Si tratta comunque di una visita parziale poichè la parte superiore del bastione di San Francesco, la piazza alta, è occupata da abitazioni e da una ditta, ormai non più, i cui titolari pagano un affitto al Demanio. Quest'area, perciò, è off limits ai visitatori e ai curiosi in genere. La questione del pagamento della concessione al Demanio è oggetto da lungo tempo di discussioni e probabilmente solo la definizione del federalismo demaniale potrà chiarire la regolarità di questi affitti che, comunque, vengono pagati da anni da chi abita e lavora in questo luogo carico di storia.8-continua
IL BASTIONE visto dall'Adige appare imponente. Siamo in riva al fiume: sulla destra si alza massiccia l'opera fortificatoria voluta dai Veneziani e realizzata da Michele Sanmicheli, di fronte si nota il resto della torre medievale di San Francesco, risalente al XIV secolo, sopra la quale gli Austriaci realizzarono due cannoniere, mentre a sinistra si staglia il ponte di San Francesco dove sono in corso i noti lavori di sistemazione. È uno scorcio straordinario e sarebbe una bellissima passeggiata lungo questo tratto del fiume se la riva non fosse invasa da erbacce e rifiuti. Appoggiate al bastione, la cui sommità, cioè la piazza superiore, è invasa da un boschetto spontaneo le cui radici rischiano di disgregare la possente struttura, ci sono delle casette con annesse baracche, non tutte abitate, eredità dell'ultimo dopoguerra. Qui vive una piccola comunità di famiglie che all'ombra della fortificazione coltiva orti e giardinetti.
SI ENTRA dalla parte opposta, da via dell'Autiere, nella piazza bassa, passando per un massiccia poterna del '500 lunga una quindicina di metri. Sopra l'entrata c'è una targa in pietra che indica il numero dell'opera: NII 1843. Gli Austriaci erano noti per la loro precisione. Attraversato questo passaggio dalla volta semicircolare, sui cui lati si aprono delle specie di corte garritte, si arriva nello slargo interno. Ai lati della poterna ci sono ancora i due locali del corpo di guardia. La piazza bassa fu utilizzata in molti modi, come testimonia l'ingombrante quanto fatiscente baracca di legno sulla sinistra, ormai pericolante, e l'altrettanto vetusta struttura a destra, un'ex fattoria che servì anche come ricovero per i cavalli che facevano in servizio in Bra con le carrozzelle. Dietro a questa «casa colonica» ormai a pezzi s'intravede il muro austriaco, in opus poligonale, che andava a chiudere le postazioni di artiglieria del '500.
SI SCENDE nella galleria di contromina passando da una porticina che si apre accanto al corpo di guardia di destra. Si scendono 25 scalini che a metà rampa curvano sulla sinistra, e ci si ritrova nel classico cunicolo alto circa un metro e 75 e largo un metro e mezzo. Scendendo, sul lato destro, si nota il muro medievale realizzato con i grossi sassi di fiume. Anche qui la storia si stratifica e s'intreccia con le vicende umane. Lungo queste scale scesero e salirono i veronesi che durante il secondo conflitto mondiale cercavano rifugio nella galleria di contromina, circostanza già riscontrata in molte altre parti dei sotterranei delle mura magistrali. Ma qui la permanenza era particolarmente disagiata a causa delle infiltrazioni dell'acqua dell'Adige che, in alcuni punti, creavano dei piccoli acquitrini
IL TRATTO non è particolarmente lungo, una cinquantina di metri in tutto, ma con particolari interessanti, come il passaggio cieco che si trova verso il fondo sulla destra che, dopo un muro di controsoffio realizzato nella seconda guerra mondiale, portava a un'uscita di sicurezza, oggi chiusa. Anche il pavimento racconta qualcosa. Per diversi metri si deve camminare su grossi sassi. Non sono arrivati in epoca veneziana ma vennero portati qua sotto dagli ospiti temporanei della galleria negli anni della seconda guerra, per evitare di bagnarsi i piedi con l'acqua che risaliva dal fiume. La circostanza non doveva essere particolarmente comoda e fece scaturire anche qualche protesta scritta come si legge nell'articolo a fianco.
LA VISITA di questa parte di bastione non è sempre possibile ma si può farne richiesta al gruppo di Protezione civile di Legambiente telefonando allo 045.8009686. Si tratta comunque di una visita parziale poichè la parte superiore del bastione di San Francesco, la piazza alta, è occupata da abitazioni e da una ditta, ormai non più, i cui titolari pagano un affitto al Demanio. Quest'area, perciò, è off limits ai visitatori e ai curiosi in genere. La questione del pagamento della concessione al Demanio è oggetto da lungo tempo di discussioni e probabilmente solo la definizione del federalismo demaniale potrà chiarire la regolarità di questi affitti che, comunque, vengono pagati da anni da chi abita e lavora in questo luogo carico di storia.8-continua
Elena Cardinali da
Nessun commento:
Posta un commento