mercoledì 4 dicembre 2013

Hanno deliberatamente occultato "IL GRANDE PADRE"

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Il mito della "Gran Madre"


Ultima modifica: 1/3/2012


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Numerosi siti Web, compresa Wikipedia, spacciano per certa l'esistenza  preistorica del matriarcato. Con altrettanta sicurezza, insegnano che la religione delle società matriarcali era quella – monoteistica – della "Grande Madre", divinità immaginata in forma umana,  come dimostrerebbero le statuine chiamate "veneri".
Il matriarcato ed il culto di questa dea sarebbero stati presenti in tutta l'Europa, nel bacino del Mediterraneo e nel Vicino Oriente. La Gran Madre sarebbe una personificazione della forza generatrice della natura, del ciclo morte/rinascita dei vegetali, insomma della vita di piante e animali.
Col passare del tempo, questa divinità unica si sarebbe moltiplicata, assumendo personificazioni distinte: per es. Venere, Cibele, Iside e diverse altre, in cui però sarebbero riconoscibili i connotati della dea originaria (Wikipedia, voce "Grande Madre"). Secondo la speciale logica dei superstiziosi, l'esistenza di questi numerosi culti in epoca storica basterebbe a dimostrare che doveva esistere un culto unico in epoca preistorica.
Queste affermazioni non sono sorprendenti: il campo delle umane superstizioni è vastissimo e contiene di tutto. Esse, peraltro, appartengono all'armamentario ideologico delle moderne religioni di stile "neo-pagano" e/o "New Age", tra cui occupa una posizione di primo piano la Wicca, religione che si auto-definisce  "stregonica"  e che adora "la Dea".


Un mito stile Novecento
Di invenzioni come il matriacato e la Gran Madre siamo debitori a personaggi abbastanza noti:
  • Johann J. Bachofen, giurista romantico e archeologo religioso. La sua opera monumentale sul matriarcato (1861) è stata prima smentita da tutti gli studi di antropologia, poi definitivamente demolita da Wesel (1980)
  • lo psicanalista mistico Carl G. Jung, secondo il quale la Gran Madre è un "archetipo dell'inconscio"; vale a dire che tutti gli uomini nascono con l'idea della Gran Madre nel cervello.
    Un altro esempio di psicanalisi mistica: secondo l'interpretazione di Jung, i Sette Nani rappresentano i Peccati Capitali, dei quali Biancaneve fu schiava finchè non venne riscattata dal Principe Azzurro, che rappresenta la Carità cristiana
  • lo scrittore-poeta Robert Graves, molto ammirato per le sue "interpretazioni creative" della mitologia greca
  • l'archeologa Marija Gimbutas, profetessa del femminismo di stampo neo-pagano, un po' criticata perchè, per meglio dimostrare la sua teoria, nascondeva le statuette maschili che trovava nei siti archeologici ed esibiva solo quelle femminili. Anche alcune sue altre ipotesi sono ritenute un po' troppo "creative"
Un buon sostegno a queste teorie viene anche fornito da certi "studiosi" di archeologia e preistoria, a cui piace "interpetare" in senso religioso tutti i reperti archeologici di cui non si capisce l'uso pratico (per esempio le palle di creta rossa della cultura paleolitica)
v. nota breve "Archeologia mistica"  vai
Graves s'inventò praticamente dal nulla, come ammise in una nota, il "Mito pelasgico della creazione" (l'Uovo Cosmico della dea Eurinome). Dei popoli che Omero chiamò "Pelasgi" non sono rimaste tracce e non si conoscono neanche i veri nomi; ma Graves scrisse tranquillamente che  "in questo complesso religioso arcaico non vi erano nè dèi nè sacerdoti, ma soltanto una dea universale e le sue sacerdotesse. La donna infatti dominava l'uomo, sua vittima sgomenta" e via di questo passo.
Dove abbia trovato notizie di tale "complesso religioso" e, per di più, queste interessanti informazioni sui suoi contenuti, non lo dice e non è possibile saperlo. Questo può dare un'idea della disinvoltura con cui le invenzioni dei mistici moderni vengono spacciate per fatti storici accertati o probabili.
v. scheda "Miti della creazione"  vai
Mettendo da parte il matriarcato, di cui già si è detto abbastanza, si può osservare che le teorie della Gran Madre si espongono ad alcune elementari obiezioni:
  • non risulta che gli uomini preistorici avessero l'abitudine di tenere il loro diario intimo. Sappiamo che usavano certi strumenti di pietra, che disegnavano animali sulle pareti, che andavano a caccia. Di ciò che pensavano, credevano o speravano non si sa e non si può sapere nulla.
  • si può conoscere con un ragionevole grado di verosimiglianza solo ciò che è testimoniato da documenti scritti; salvo il caso di prove archeologiche inequivocabili, quando è possibile fidarsi degli archelogi e se mai fossero possibili le prove archelogiche di fatti psichici che, come è noto, "non lasciano fossili" (Leroi-Gourhan)
  • le "veneri", che sono state trovate un po' dovunque, sono figurine di donne, di solito nude. Niente autorizza a credere che volessero significare qualche cosa d'altro: altrimenti si dovrebbe credere che le figurine maschili dimostrano l'esistenza di un culto del Gran Padre, che quelle di mammut dimostrano il culto del Gran Mammut, e così via
  • i culti delle divinità di epoca storica non possono dimostrare l'esistenza di culti di epoca preistorica, e tanto meno l'esistenza di un culto preistorico unico e monoteista, che è un'ipotesi assolutamente arbitaria: perfino gli Ebrei, alla faccia della loro Bibbia, erano politeisti e idolatri (il monoteismo giudaico-cristiano apparve migliaia di anni dopo e fu il primo della storia)
  • non si capisce perchè il culto della Gran Madre avrebbe dovuto sparire, per poi riapparire sotto forma di altri culti: questo non è mai avvenuto agli altri dèi, che (casomai) si sono un po' trasformati (come nel caso di Iside, che ha impiegato circa 2000 anni prima di diventare una dea dell'agricoltura)
  • la personificazione in forma umana della forza generatrice e del ciclo morte/rinascita sembra un'idea un po' troppo raffinata per essere preistorica: come quel famoso documento falso che doveva sembrare dell'imperatore Costantino ma era scritto in latino medievale
  • per quanto se ne sa, i primi dèi inventati dall'uomo erano del genere Vento, Tuono, Tempesta, Coccodrillo, Vacca, Serpente; alcuni poi si trasformarono in figure semi-umane o umane. Niente autorizza ad incollare sulla religiosità primordiale le forme espressive che si svilupparono migliaia di anni dopo
  • divinità del genere Madre Natura o Dea Madre sono presenti nella maggior parte delle religioni conosciute di quasi tutte le parti del mondo. Ciascuna cultura ha le sue e niente autorizza a credere che derivino da un solo culto originario o che derivino da culti preistorici
  • nelle  religioni  antiche, la funzione generatrice della natura era attribuita a divinità maschili o femminili, con prevalenza di quelle maschili
  • nei  miti  antichi, la creazione del mondo, degli animali ecc. era attribuita di solito a coppie di divinità (An-Ki, Apsu-Tiamat, Gea-Urano); e qualche volta solo a divinità maschili (Atum, Yahweh)
  • i titoli di Madre e Padre sono generalmente attribuiti alle divinità (ed anche alle persone umane) a cui si vuole manifestare rispetto o di cui si vuole esaltare l'importanza. Tranne pochissime eccezioni, tutti gli dèi sono padri o madri di qualcosa o di qualcuno
  • l'attributo Grande che a volte viene dato a queste divinità è troppo ovvio per significare qualcosa di speciale. Nell'Enciclopedia Britannica la voce Mother goddess non dà definizioni ma soltanto rimanda ad un lungo elenco di divinità di tutto il mondo
E' appena il caso di segnalare che nelle enciclopedie meno sospettabili di ciarlataneria o di frode intenzionale le voci Grande madre e Dea madre  non esistono,  oppure si limitano a rinviare a qualche divinità particolare (di solito Cibele, o Demetra o Astarte), evidentemente considerando tali espressioni come "titoli onorifici" di tali divinità, e non come entità a sè stanti.
Enciclopedia delle mitologie e religioni di Bonnefois; Enc. universale Garzanti; Enc. Garzanti di filosofia, religione ecc.; Enc. Britannica on-line; Enc. Sapere-De Agostini on-line; Enc. Treccani on-line.


Le "veneri" dei cacciatori

Già il fatto di averle chiamate col nome della dea della bellezza la dice lunga sul misticismo di un certo tipo di archeologi (o sulle loro preferenze sessuali).
 Francia, Venere di Lespugue (25.000 anni fa). Figurina in avorio alta 15 cm. Di solito le "veneri" paleolitiche hanno forme abbondanti e caratteri sessuali fortemente accentuati, mentre la testa è piccola, senza lineamenti o con il viso appena accennato.
In qualche caso il volume del ventre potrebbe essere interpretato come un'idea di gravidanza... se non fosse inferiore a quello delle natiche, che gli archelogi mistici non sanno come interpretare.
Venere di Lespugue
  Lespugue
Tali caratteristiche dimostrerebbero che le "veneri" avevano una funzione magico-religiosa in presunti "riti" propiziatori della fecondità  (non è chiaro quale fecondità avessero in mente quei sapienti).
v. la pagina "Veneri paleolitiche" in Wikipedia   vai
C'è però una piccola difficoltà: sotto l'aspetto della fecondità umana, fino all'epoca storica il mondo era popolato da piccoli gruppi di cacciatori nomadi, costretti a portarsi in braccio i bambini in lunghe marce disagevoli. Una donna nomade non poteva permettersi di avere più di un figlio ogni 6-7 anni ed il problema era esattamente quello opposto, cioè limitare le nascite. 
Quanto alla fecondità della natura, forse gli uomini delle caverne non erano abbastanza allegoristi per concepire l'idea di propiziare la riproduzione delle piante selvatiche o della selvaggina rappresentando donnine grasse invece che, per esempio, alberi fruttiferi o bufale gravide.
Nelle pitture parietali (per es. Altamira, Lascaux) la selvaggina è rappresentata spesso con enormi ventri e gambe minuscole, sicchè i soliti "sapienti" si sono affrettati ad "interpretare" le figure in senso magico, come femmine gravide: ipotesi che, come ironizza Leroi-Gourhan, "appare veramente amena quando questi animali fanno mostra di attributi chiaramente maschili".
Non è il caso di dilungarsi qui sulla ricchezza e l'inventiva delle speculazioni archeologiche. Basterà riferire che i crani umani trovati nelle caverne sono stati interpretati come le prove di un  "culto dei morti"  e che una grande vasca trovata in una città sepolta è stata promossa al grado di "tempio" di un misterioso  "culto acquatico". 

Non ammettere mai, come spiegazione di qualcosa che non capisci, qualcosa che capisci ancora meno
Donatien-Alphonse-François de Sade, Storia di Juliette

  • il  dio-terra Geb,  padre originario degli dèi
  • il  dio di Menfi Ptah,  creatore del mondo e del genere umano
  • il dio-ariete  Khnum,  protettore delle sorgenti del Nilo, forza creatrice delle inondazioni
  • l'unico dio dell'agricoltura  in Egitto,  Osiride 
Mesopotamia:
  • il creatore  Enki,  dio della terra e del sottosuolo, delle acque e della fertilità
  • il babilonese  Marduk,  creatore del cielo e della terra, della vegetazione, degli animali e dell'umanità
  • il dio della pioggia e della fecondità, Adad  (accadico),  Ishkur  (sumero), Hadad  (amorreo), che in epoca tarda assunse i connotati del dio solare
  • il "contadino degli dèi" Emesh,  dio dell'agricoltura, fratello del dio-pastore Enten , il "pastore degli dèi"
  • Enbilulu,  (il conoscitore dei fiumi), dio del Tigri e dell'Eufrate (quasi altrettanto importanti del Nilo per le loro piene fecondatrici)
  • Ningirsu o Ninurta,  un altro dio della fertilità
  • Sumugan  (dio della montagna), divinità della vita animale e vegetale
  • Shara,  considerato dio della vegetazione perchè era raffigurato da un ideogramma che somiglia a un fiore e significa "verdeggiante"
Grecia:
  • il "grande"  Zeus  (Giove), padre degli uomini e degli dèi, dio delle nuvole e della pioggia, personificazione della fecondità virile (si accoppiò con praticamente tutte le femmine che gli arrivarono a tiro e gli erano attribuiti circa 150 figli), patrono della famiglia e del matrimonio
  •  Eros,  dio invincibile dell'attrazione sessuale, forza primordiale capace di causare danni a cui né uomini né dèi possono rimediare; a Roma è  Cupido, dio della natura
  • Diòniso  (Bacco), rinnovatore della vita vegetale, creatore della vite e del melo, inventore del vino e della birra, a cui erano sacre le foreste, i vigneti e le vallate dove viveva dandosi alle orge con menadi, ninfe e satiri
  • Pan,  con gambe e corna da caprone, dio luoghi selvaggi (boschi, montagne ecc.) considerato un protettore del bestiame
Le divinità erano centinaia ed avevano centinaia di attributi: c'era perfino il dio della Zappa. Ad averne voglia, si potrebbe stupire il mondo con la "scoperta" di almeno due o tre culti "preistorici", con tanto di "prove" archeologiche e magari qualche "santuario".


L'invasione maschilista
Si è già accennato ad un dubbio, che l'invenzione della Gran Madre dovrebbe suscitare in chiunque: perchè mai la dea preistorica sarebbe scomparsa, per poi riapparire in altre "personificazioni" che le somiglierebbero più o meno lontanamente?
In realtà, infatti, le dee-madri a cui fa riferimento il neo-paganesimo sono quelle delle religioni misteriche, alle quali, dopo il 500 aC, fu attribuito il titolo di Grandi Madri, cioè figure di divinità molto più antiche (Demetra, Cibele, Iside) che furono "adattate" al misticismo ellenistico.
Questo comporta un problema "tecnico": che tra l'inizio della storia e queste divinità passa un intervallo di almeno 2000 anni, durante il quale la Grande Madre "preistorica" non compare o non si manifesta in modo significativo.
A questo problema Graves e Gimbutas avevano già trovato una soluzione altrettanto favolosa: cioè che in tutta l'enorme area tra le isole britanniche e la Mesopotamia, e magari anche oltre, c'erano prima le società e le religioni matriarcali; ma poi erano arrivate le "invasioni" dei popoli maschilisti ed avevano cancellato tutto.
Ma "nei labirinti della mitologia nulla si perde" (come insegna Wikipedia): e gli"archetipi dell'inconscio" tornano sempre a galla (come insegna Jung): cacciata fuori dalla porta, la Gran Madre è rientrata da molte finestre.
Questa teoria, però, è incompatibile con tutto ciò che si sa dell'epoca preistorica nell'area in questione e dimostra a quali aberrazioni può giungere la mentalità cristiano-centrica, almeno per queste elementari ragioni:
  • non ci sono indizi di "invasioni" tali da cancellare improvvisamente le culture indigene. Ci sono stati spostamenti graduali di popolazioni, nell'arco di millenni, in tempi diversi e in zone diverse.
  • la geniale idea del dio unico per tutti i popoli, cioè del monoteismo universale, cioè dell'unico dio "vero" che deve essere  imposto a tutti,  fu di Paolo di Tarso ed è l'unica vera novità introdotta dal cristianesimo  (una delle più nefaste della storia umana, ma questo è un altro discorso)
  • i popoli antichi, a differenza dei cristiani, non avevano l'abitudine di sterminare gli "infedeli", nè quella di imporre la loro religione ovunque arrivassero. Al contrario, ogni popolazione aveva i propri dèi e  se li teneva per sè,  perchè servivano a vincere le guerre contro gli altri popoli ed i loro dèi. E infatti gli Ebrei avevano con il loro dio un contratto in esclusiva (garantito dall'Arca dell'Alleanza) ed erano orgolgiosi di avere il dio più forte e più sanguinario di tutti gli altri
  • poteva accadere, ed accadde, che le popolazioni "conquistatrici" adottassero le divinità dei territori conquistati, non che le sopprimessero.  Esemplare, in questo senso, il caso dei Romani, che copiarono di sana pianta l'intero assortimento delle divinità greche e vi aggiunsero man mano  tutte  le divinità dei territori che andavano conquistando, compresa la presunta Gran Madre  Cibele,  che poi furono costretti a proibire perchè faceva troppe orge
  • questo anche perchè la prudenza non è mai troppa: a che pro irritare gratuitamente gli dèi indigeni ed offendere gratuitamente i loro seguaci? Ma l'ipotesi di un dubbio tanto ragionevole non è compatibile con la mentalità evangelizzatrice e l'arroganza dei cristiani: solo per loro le divinità altrui erano e sono automaticamente false, ma per gli altri (compresi gli ebrei) non era affatto così.
A parte il fatto che gli ebrei diventarono monoteisti in epoca abbastanza recente (gradualmente, dopo la riforma di Ilchia, quindi tra il 600 e il 200 aC), perfino la Bibbia "moderna" è piena di affermazioni del genere che Yahweh "è il più grande di tutti gli dèi". Il monoteismo degli ebrei consisteva – al massimo – nell'avere per sè un solo dio, non nel negare l'esistenza degli altri.



Conclusioni
Ci sono diverse buone ragioni per respingere come  erronea e fraudolenta  l'ipotesi di un culto generalizzato della Gran Madre, sia in epoca preistorica, sia in epoca storica:
  • la completa mancanza di prove archeologiche o documentali, aggravata dalla falsità evidente delle "prove" portate a sostegno dell'ipotesi
  • l'inesistenza del monoteismo in epoca antica
  • l'inesistenza di una religione comune in tutta l'area europea, mediterranea e medio-orientale
  • tutti i miti in cui la creazione del mondo è sempre attribuita a coppie di "genitori", o addirittura ad un solo genitore maschio
  • la costante presenza di divinità maschili, più antiche e più numerose di quelle femminili, a cui erano attribuite le funzioni generatrici della natura
  • l'inesistenza di divinità antiche – maschili o femminili – a cui fossero attribuite funzioni prevalentemente generatrici (mentre invece funzioni generatrici secondarie le possedevano anche in troppi)
  • l'impossibilità di collocare nella preistoria, o all'inizio della storia, una figura con le caratteristiche di una dea moderna, in completo contrasto con tutte le figure delle prime divinità conosciute
  • l'intervallo di tempo (più di 2000 anni) trascorso tra l'inizio dell'epoca storica e le prime divinità femminili a cui in qualche maniera si sono attribuite funzioni prevalentemente generatrici

Ciò premesso, va osservato che la superstizione della Gran Madre non è certo la più diffusa, nè la più pericolosa. Non sarebbe ragionevole illudersi che sia possibile ricondurre alla ragione persone che nel rifiuto della ragione trovano un modo – forse l'unico possibile per loro – d'interpetare la realtà e di sopravvivere alle proprie frustrazioni.
Il problema vero è capire perchè tanta gente ha bisogno di rifugiarsi in una forma o in un'altra d'imbecillità; e, possibilmente, evitare almeno ai giovani, almeno ai propri figli, di cadere in questa specie di tossicodipendenza morale.
Come tutti gli altri, anche questo salmo finisce in gloria: è un problema di cultura.





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