venerdì 21 marzo 2025

𝗠𝗘𝗧𝗔 𝗦𝗨𝗗𝗔𝗡𝗦, 𝗟𝗔 𝗠𝗘𝗥𝗔𝗩𝗜𝗚𝗟𝗜𝗔 𝗥𝗢𝗠𝗔𝗡𝗔

La fontana eliminata
Se siete mai stati al Colosseo di Roma, e immagino che quasi tutti quelli che leggono risponderebbero di sì, allora sarete passati vicini a una grande vergogna per la cultura italiana, magari senza saperlo: quel che resta della Meta Sudans, una grande fontana dell’età dei Flavi.
Come poteva essere


Le prime notizie sulla Meta Sudans ci arrivano da una moneta coniata sotto Tito, circa nell’80 dell’era comune. Da questa si deduce che i lavori per la sua costruzione iniziano quell’anno, anche se l’opera sostituisce un’altra fontana distrutta nel famoso incendio di Roma, quello sotto Nerone. Vi chiederete, ma un nome un po’ meglio non l’hanno trovato?
Vediamo perché si chiama così: “Meta” allude alla meta dei corsi dei carri, ovvero quelle strutture attorno a cui gli auriga dovevano girare. “Sudans” allude alla particolarità della fontana, che era di altezza monumentale – forse 16 metri – e aveva una sfera dorata in cima, tutta bucherellata, da cui usciva trasudando l’acqua, dando l’impressione che la fonte “sudasse”.
Ricostruzione e come era la situazione ai primi del 1900


Una celebre leggenda racconta che i gladiatori, una volta terminati i giochi nel Colosseo – o almeno quelli che sopravvivevano – andavano a lavarsi proprio lì. Una leggenda, lasciatelo dire, piuttosto improbabile.
Per secoli, la fontana ha resistito a tutto: imperatori megalomani, saccheggi barbari, terremoti e perfino alla cristianità, che usava cannibalizzare i monumenti come fossero mattoncini dei Lego per costruire una chiesa dopo l’altra o i palazzoni sontuosi da cui papi e cardinali predicavano la povertà.
E allora, direte voi, perché tra il Colosseo e l’Arco di Costantino possiamo vedere, a farci caso, giusto quel che rimane delle fondamenta? Niente di più semplice, amici e vicini: doveva arrivare quel tipo col mascellone, quello che si affacciava dai balconi e, anziché stendere i mutandoni, proclamava l’impero.
E sì, è proprio il Benito dei treni in orario che fa buttare giù la Meta Sudans, nel 1936. All’epoca, lo possiamo vedere in alcune vecchie foto, la fontana è in rovina, ma il suo aspetto è ancora sontuoso. Ansioso di rinverdire la gloria romana e i fasti dell’impero, il regime s’invaghisce di una grande “visione urbana” e la Meta Sudans finisce per rompere le balle, là in mezzo, proprio dove si immaginano la via dei Trionfi e quella Imperiale.
Insomma, il regime ama tanto l’antica Roma ma non si fa scrupoli a distruggerne le vestigia se questo intralcia la sua rozza visione. La storia viene oltraggiata, distrutta, cancellata – quella sì era “cancel culture” – per qualche patetica parata.
Oggi, come detto, ne rimane solo la forma della base, anche se qualche scavo cerca di riportarne alla luce i miseri resti. A Djemila, in Algeria, nell’antica città di Cuicul, rimane ben conservata una fontana che era una sorta di copia della Meta Sudans, non si sa quanto fedele.
Quella è ancora in piedi: i grandi civilizzatori dell’Occidente sviluppato non hanno fatto in tempo a distruggerla

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