giovedì 27 giugno 2019

Uno scrigno sotterraneo arrivato fino a noi dall'alto medioevo

Basilica del Santo Sepolcro
Acquapendente (VT), Lazio
La cattedrale del S. Sepolcro si trova sulla Strada Francigena, che attraversa la località di Acquapendente. L'edificio, secondo la tradizione, fu fondato da Matilde di Westfalia nel X secolo, per i pellegrini che per motivi economici o altro non si potevano permettere di raggiungere la Terra Santa. La Basilica con il suo sacello era simbolo del Santo Sepolcro del Redentore a Gerusalemme. L'esistenza di una chiesa e dell'abbazia è attestata dal 1025; la cripta- di epoca romanica- presenta navate di uguale altezza, coperte a crociera. In origine vi si svolgevano funzioni religiose e al suo interno vi è il sacello del S. Sepolcro, forse l'elemento più antico dell'intera costruzione.
Abbiamo dunque due edifici, uno sopra l'altro.
Nella facciata -al di sopra del portale- spicca una grande nicchia dove è collocata una copia del busto di papa Innocenzo X . La facciata della basilica e la navata centrale vennero rifatte nel XVIII secolo.
La chiesa superiore è sobria, molto armonica. Vi abbiamo potuto vedere alcuni 'pugnaloni', caratteristici mosaici di foglie, ispirati al tema universale della libertà, eseguiti interamente dagli abitanti di Acquapendente; tali opere vengono realizzate in occasione della festa della Madonna del Fiore, che si celebra ogni anno la terza domenica di maggio, venendo esposti per le vie e le piazze del paese, colorandolo di vita.
Anticamente, la costruzione era caratterizzata da due file di pilastri differenti per forma e numero. Attualmente, dei 4 che si trovavano a sinistra, rimangono le basi di diversa fattura (croce lobata, circolare, esagonale); dei tre che si trovavano sulla destra, rimane solo il primo, di forma ottagonale a mattoni. Divenuta cattedrale nel 1649, dopo la distruzione della diocesi di Castro, la storia della basilica è rappresentata su tre pannelli di cotto bagnato in rame, che raffigurano l'arrivo della regina di Westfalia, soldati a cavallo in partenza per la I Crociata in Terrasanta (Templari?), la consacrazione della chiesa da parte di papa Eugenio III nel 1149, e infine la distruzione di buona parte della facciata e dell'interno a causa di un'esplosione durante la II Guerra Mondiale (8/6/1944). All'interno, si segnalano due opere attribuite ad Agostino di Duccio (1418-1481), l'Arcangelo Michele che uccide il drago e S, Raffaele Arcangelo con Tobia (ma la loro provenienza è ignota). In fondo alla navata centrale è collocato un fonte battesimale in travertino, del 1300.
Al piano inferiore si trova la cripta romanica del X-XI sec.; per la disposizione delle colonne e degli archi è uno degli esempi più importanti nel suo genere. Situata sotto al transetto e all'abside, con le sue 24 colonne suddivide la pianta in nove piccole navate, con volte a crociera costolonate che formano una caratteristica T.
I capitelli sono decorati con grande varietà e alternanza di figure antropomorfe, zoomorfe, fitomorfe, uccelli, teste d'ariete e di toro; da notare le sirene bicaudate.
Ci sono resti di affreschi del XIII-XV sec., un pregevole altare in terracotta smaltata e dipinta da Jacopo Beneventano (1522) e, al centro della cripta, una grande scalinata permette di raggiungere il Sacro Sacello a forma di piramide rettangolare, costruito ad imitazione del Santo Sepolcro di Gerusalemme.

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