VERONA – Si è
svolto ieri, (venerdì 2 maggio) nella
Sala Farinati della Biblioteca
Civica l’incontro di studio ISIDE: DAL
MEDITERRANEO A VERONA. L’incontro ha presentato i tratti salienti della
figura e del culto della dea Iside quali emergono dalle testimonianze e dai
reperti pervenuti sino a noi, con particolare riferimento all’Italia e a
Verona. Quattro sono stati i relatori: l’egittologo Franklin Baumgarten, Margherita
Bolla (curatrice del Museo Archeologico e di quello Maffeiano), Daniela Zumiani (docente all’Università
di Verona) ed Emanuela Chiavarelli (autrice
di saggi antropologico-religiosi). Moderatore dell’incontro è stato Luigi Pellini. Facendo un excursus sul culto di Iside, Baumgarten ne ha ricordato – partendo
dal 2.500 a.C. e arrivando al 537 d.C. quando Giustiniano fece chiudere il
tempio di File – l’identificazione col geroglifico del trono,
l’antropomorfizzazione che la vede seduta o in piedi con uno scettro in mano,
la raffigurazione con un albero e le rappresentazioni teriomorfe che la
ritraggono come uccellino, serpente, scorpione, ippopotamo, scrofa e leonessa.
Il suo culto – ha ricordato Baumgarten –
“si diffuse, nel periodo Greco-Romano, all’incirca
dal 300 a.C. al 400 d.C., anche in Italia (da Pompei a Roma e a Verona) fino a
raggiungere Vienna”.
Margherita
Bolla ha parlato della presenza, a Verona, dagli inizi del II
secolo d.C., di un santuario dedicato a Iside. Non si sa nulla della
pianta e dell’aspetto del santuario e la sua ubicazione è molto
discussa: sulla base dei reperti “egizi” scoperti, si può ipotizzare che il
complesso fosse situato sulla riva sinistra dell’Adige, nella zona del colle di
San Pietro dove verso la fine del I sec. a.C. era stato eretto il teatro. I
ritrovamenti risultano in gran parte concentrati proprio nell’area
dell’edificio teatrale: un luogo possibile per la collocazione del tempio è la
“grande terrazza”(circa m. 20 x m. 130), posta sopra il loggiato che coronava
le gradinate del teatro. Nel 1480 circa la “grande terrazza” venne occupata dal
convento dei Gesuati di San Gerolamo che cancellò tutte le
preesistenze e che oggi ospita il Museo Archeologico.
Daniela
Zumiani ha parlato del mito egizio di Iside che riapparve nel secolo
XV grazie alla convinzione che la civiltà umana fosse nata lungo il Nilo.
L’Egitto diveniva così, nell’immaginario del Rinascimento, il luogo mitico
della Sapienza. L’iconografia della dea egizia tra il 1400 e il 1800 è evidente
in alcuni cicli pittorici romani: da quello realizzato dal Pinturicchio per l’appartamento
vaticano di Alessandro VI alle Storie di
Psiche tratte dall’Asino d’oro di
Apuleio eseguite da Raffaello per Agostino Chigi, storie emigrate a Mantova alla corte dei Gonzaga e da qui arrivate
a Verona sulle facciate di case locali. La figura di Iside riemerge – ha
sottolineato la docente veronese – nel secolo XVIII grazie a un rinnovato
interesse per l’Egitto che si esprime negli inquietanti e disabitati ambienti
piranesiani e si concretizza nella visionaria Iside di Johann H. Füssli. Infine Emanuela Ciavarelli si è soffermata
sulla simbologia di Iside. Partendo dall’emblema della melagrana, frutto
"coronato" che spicca sui capitelli delle due colonne delle logge
massoniche, ha evidenziato l'identità, proposta dal Pestalozza, tra Iside e
Side, Signora della Melagrana, personificazione dell'Aurora dell'Anno nuovo. Ha
inoltre spiegato come
i simboli egizi di Iside alludano al principio di connessione universale su cui si basano sia la religione che i "sortilegi" della magia.
i simboli egizi di Iside alludano al principio di connessione universale su cui si basano sia la religione che i "sortilegi" della magia.
Nessun commento:
Posta un commento