sabato 3 maggio 2014

La sintesi dell'incontro svoltosi ieri- ISIDE: DAL MEDITERRANEO A VERONA

                                               

VERONA – Si è svolto ieri, (venerdì 2 maggio) nella Sala Farinati della Biblioteca Civica l’incontro di studio ISIDE: DAL MEDITERRANEO A VERONA. L’incontro ha presentato i tratti salienti della figura e del culto della dea Iside quali emergono dalle testimonianze e dai reperti pervenuti sino a noi, con particolare riferimento all’Italia e a Verona. Quattro sono stati i relatori: l’egittologo Franklin Baumgarten, Margherita Bolla (curatrice del Museo Archeologico e di quello Maffeiano), Daniela Zumiani (docente all’Università di Verona) ed Emanuela Chiavarelli (autrice di saggi antropologico-religiosi). Moderatore dell’incontro è stato Luigi Pellini. Facendo un excursus sul culto di Iside, Baumgarten ne ha ricordato – partendo dal 2.500 a.C. e arrivando al 537 d.C. quando Giustiniano fece chiudere il tempio di File – l’identificazione col geroglifico del trono, l’antropomorfizzazione che la vede seduta o in piedi con uno scettro in mano, la raffigurazione con un albero e le rappresentazioni teriomorfe che la ritraggono come uccellino, serpente, scorpione, ippopotamo, scrofa e leonessa. Il suo culto ­– ha ricordato Baumgarten –  “si diffuse, nel periodo Greco-Romano, all’incirca dal 300 a.C. al 400 d.C., anche in Italia (da Pompei a Roma e a Verona) fino a raggiungere Vienna”.    
Margherita Bolla ha parlato della presenza, a Verona, dagli inizi del II secolo d.C., di un santuario dedicato a Iside. Non si sa nulla della pianta e dell’aspetto del santuario e la sua ubicazione è molto discussa: sulla base dei reperti “egizi” scoperti, si può ipotizzare che il complesso fosse situato sulla riva sinistra dell’Adige, nella zona del colle di San Pietro dove verso la fine del I sec. a.C. era stato eretto il teatro. I ritrovamenti risultano in gran parte concentrati proprio nell’area dell’edificio teatrale: un luogo possibile per la collocazione del tempio è la “grande terrazza”(circa m. 20 x m. 130), posta sopra il loggiato che coronava le gradinate del teatro. Nel 1480 circa la “grande terrazza” venne occupata dal convento dei Gesuati di San Gerolamo che cancellò tutte le preesistenze e che oggi ospita il Museo Archeologico.
Daniela Zumiani ha parlato del mito egizio di Iside che riapparve nel secolo XV grazie alla convinzione che la civiltà umana fosse nata lungo il Nilo. L’Egitto diveniva così, nell’immaginario del Rinascimento, il luogo mitico della Sapienza. L’iconografia della dea egizia tra il 1400 e il 1800 è evidente in alcuni cicli pittorici romani: da quello realizzato dal Pinturicchio per l’appartamento vaticano di Alessandro VI alle Storie di Psiche tratte dall’Asino d’oro di Apuleio eseguite da Raffaello per Agostino Chigi, storie emigrate a Mantova alla corte dei Gonzaga e da qui arrivate a Verona sulle facciate di case locali. La figura di Iside riemerge – ha sottolineato la docente veronese – nel secolo XVIII grazie a un rinnovato interesse per l’Egitto che si esprime negli inquietanti e disabitati ambienti piranesiani e si concretizza nella visionaria Iside di Johann H. Füssli. Infine Emanuela Ciavarelli si è soffermata sulla simbologia di Iside. Partendo dall’emblema della melagrana, frutto "coronato" che spicca sui capitelli delle due colonne delle logge massoniche, ha evidenziato l'identità, proposta dal Pestalozza, tra Iside e Side, Signora della Melagrana, personificazione dell'Aurora dell'Anno nuovo. Ha inoltre spiegato come
i simboli egizi di Iside alludano al principio di connessione universale su cui si basano sia la religione che i "sortilegi" della magia.




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