lunedì 27 gennaio 2014

Come passare serenamente all'altra vita secondo la teologia egizia.


IL LIBRO DEI MORTI

Il Libro dei Morti è una raccolta di testi funerari di epoche diverse che forniva al defunto tutte le indicazioni utili per assicurargli la sopravvivenza nell'aldilà. I testi erano scritti su un rotolo di papiro che veniva posto nella tomba accanto alla mummia o dentro il piedistallo della statuetta del dio funerario Ptah-Sokar. Compilato durante il Nuovo Regno partendo dai Testi dei Sarcofaghi del Medio Regno, il Libro dei Morti non era un testo sacro e non rivestiva alcuna importanza nella vita religiosa quotidiana degli antichi egizi, ma diventava assolutamente indispensabile al momento del trapasso. Conteneva infatti formule magiche, invocazioni e inni dedicati agli Dei, in particolare Ra e Osiride, che regnavano sulla sconfinata e pericolosa terra dei morti. Questi testi magici avevano il potere di vivificare il mondo dei morti e di proteggere il defunto nel corso del difficile, interminabile viaggio nel mondo dell'aldilà. 
Il Libro dei Morti era anche una sorta di percorso guidato, che consentiva al trapassato di trovare la strada e di evitare i numerosi pericoli che avrebbero potuto ostacolarlo, sotto forma di demoni e di mostri fantastici: le illustrazioni pervenute fino a noi ci forniscono il quadro di un oltretomba disseminato di laghi e fiumi di fuoco, di strade e portali dietro ai quali si nascondevano creature terrificanti. 


Iniziava con le formule che accompagnavano il bendaggio della mummia, mentre i sacerdoti mettevano i vari amuleti, che sarebbero serviti a proteggere il morto, in punti ben specifici. 

"Tu hai il potere, Iside! Tu conosci la magia! Questo amuleto proteggerà quest'anima grandiosa. Allontanerà coloro che vorranno farle del male!
( Formula 156 )

Quando la mummia era pronta si procedeva con il rito dell'"apertura della bocca", per mezzo del quale si poneva fine all'interruzione rappresentata dalla morte fisica e si "ridava la vita" al defunto. La formula era pressappoco questa: 

"La mia bocca è aperta! La mia bocca è spaccata da Sciu con quella lancia di metallo che usava per aprire la bocca agli dei. Io sono il Potente. Siederò accanto a colei che sta nel grande respiro del cielo.
( Formula 23 ) 

Il defunto veniva quindi condotto da Anubi, guardiano del regno dei morti, nella Sala del Giudizio, al cospetto di Osiride, seduto su un trono, fiancheggiato da Iside e Nefti, e accompagnato da una moltitudine di divinità. 

"O cuore mio, non testimoniare contro di me! Non essermi contro durante il Giudizio. Non essermi ostile in presenza di Colui che tiene la bilancia." 
( Formula 30b )

Questa formula, incisa sul dorso di uno scarabeo avvolto tra le bende della mummia, aiutava l'anima ad estrarre il cuore dal corpo per presentarlo agli dei. A questo punto il sovrano del regno delle tenebre formulava il suo giudizio, attraverso la pesatura del cuore (o dell'anima), la psicostasia. "Non ho truffato sul peso della bilancia, non ho tolto il latte di bocca ai bambini, non ho deviato l'acqua fuori stagione", recitava il defunto, e proseguiva con una lunga confessione nella quale affermava di non aver peccato né contro gli dei né contro gli uomini. 

Anubi poneva quindi il cuore (o l'anima) sulla bilancia. A far da contrappeso la piuma di Maet, mentre Thot, dio della saggezza e delle scienze, registrava l'esito della pesatura: se il cuore (o l'anima) pesava più della piuma, la dea Ammit si gettava sul defunto per divorarlo e trascinarlo in una seconda e definitiva morte, in caso contrario Osiride dichiarava l'anima "voce sincera" e l'accoglieva nel suo regno.


Libro dei morti – Papiro Hunefer (Londra, British Museum )



Particolare della pesatura dell'anima

Nessun commento: